lunedì 8 giugno 2015

Ever Since We Love / 万物生长 ( Li Yu / 李玉 , 2015 )




Wan Wu Sheng Zhang (2015) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Autrice di lavori anche sgraditi alla censura e di altri che invece hanno riscosso un certo successo di pubblico quale Buddha Mountain, anche Li Yu abbraccia quello che sembra essere diventato un nuovo filone del cinema cinese: il racconto generazionale, solitamente ambientato negli anni 90 che sono stati quelli in cui i giovani iniziavano ad allungare lo sguardo oltre la madre patria, spesso ad impronta più o meno autobiografica vista l'età dei registi che con tale forma di racconto si sono cimentati, e che soprattutto ha un certo impatto sul pubblico con un buon ritorno commerciale; in tal senso capostipite di questo sottogenere è l'opera d'esordio di Zhao Wei So Young.


Quindi anche Li Yu lascia per un attimo da parte temi scabrosi o storie oblique o addirittura thriller psicologici per raccontare una generazione di studenti di medicina degli anni 90: lo fa attraverso la voce narrante del protagonista Qiu Shui, studente di medicina e scrittore di novelle wuxia a tempo perso scopiazzando lo stile dei più famosi autori, che ci presenta sin da subito quelli che sono i suoi amici più stretti nel campus e la sua fidanzata.
I giovani vivono una fase di grande esaltazione ottimistica: la Cina sta uscendo dall'isolamento, lo studio potrebbe aprirgli le porte della ricchezza oltre che a far diventare realtà il sogno di poter essere utili per la comunità, ma la giovinezza passa una volta sola e quindi Qiu Shui e masnada non vogliono neppure perdere quegli anni preziosi per divertirsi.
Dopo però un inizio addirittura frenetico ( e divertente) ben presto si capisce che dietro le pulsioni giovanili e le aspirazioni si nasconde soprattutto nel protagonista una certa inquietudine generata dalla mancanza di certezze e dal conflitto tra l'impegnativo studio e la fisiologica voglia di divertimento e di sfogo passionale.

Quando sulla strada del protagonista si para l'avvenente Liu Qing più grande di lui di qualche anno, due inquietudini si toccano e inevitabilmente portano ad una attrazione che non fa altro che acuire il malessere di entrambi: in lui si insinua il dubbio che lei sia una escort, lei da parte sua vede l'ambiente universitario come qualcosa che regala una vitalità che non sembra appartenerle.
Lo sviluppo delle varie storie che si intrecciano arriva fino ai giorni nostri, quando per una sorta di magica catarsi i vecchi amici si rincontrano ognuno col suo bilancio personale e con le sue aspirazioni più o meno raggiunte.
Se nella prima parte la storia si tinge di chiari colori da commedia brillante ( ed in effetti qualche bel momento lo regala), nella seconda sono più i tormenti personali di Qiu e Liu la traccia narrativa declinando lentamente tra atmosfere da commedia romantica e dramma.
Indubbiamente i due personaggi principali sono molto ben tratteggiati, si delineano con molta chiarezza  e proprio nei momenti di interazione tra di loro si hanno i frammenti più sinceri e ricchi di pathos; l'amore tra i due sembra essere di quelli che non raggiunge mai il suo status quo: troppo egoista ed egocentrico lui, troppo scostante ed insoddisfatta lei almeno fino a quando è il destino a metterci lo zampino in maniera decisa.
Non inganni però la solida base commediaiola, in alcuni momenti emergono momenti di dramma interiore, quale ad esempio quello del confronto tra Qiu e Liu nel laboratorio dell'università nel quale emerge prepotente il disagio personale ( e quello di una generazione) che scaturisce dal senso di incertezza e di disorientamento di quegli anni, scena ben costruita anche dal punto di vista visivo.
Li Yu dimostra le sue buone capacità di regia solidamente spalleggiata dalla fotografia di Jian Zeng,che alle spalle una fruttuosa collaborazione con Lou Ye, e dalla musica di Kobayashi Takeshi e in più di un passaggio il film richiama le atmosfere dei precedenti lavori della regista.
L'unico problema di Ever Since We Love è che, sebbene più maturo e meno adolescenziale rispetto ad altre opere, troppo spesso appare simile a quella serie di pellicole che già hanno trattato la tematica del racconto di quella generazione cinese cresciuta al di fuori dell'epoca maoista, per cui alla fine l'impressione del deja vu è fin troppo tangibile.
Nel complesso il lavoro di Li Yu ha le sue qualità, ma più negli aspetti di contorno che nella sostanza della storia, non ultime le prove di Fan Bingbing, che questa volta non si prende a bottigliate in testa come in Buddha Mountain ma presenta pur sempre un alto grado di malessere e di inquietudine e di Han Geng degno alter ego maschile avviato sul viale della sconfitta.

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