giovedì 26 maggio 2016

Bakuman ( One Hitoshi , 2015 )




Bakuman. (2015) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Il Manga è probabilmente uno dei simboli indiscussi del Giappone, della sua cultura e della sua società; non a caso spesso assistiamo a lavori cinematografici ispirati ai manga diretti da registi di fama riconosciuta a conferma dell'importanza culturale che questo genere letterario ha nel paese.
Naturalmente da ciò ne deriva che diventare disegnatore di manga è una porta aperta sul successo e sulla fama che in una società animata da grande competitività quale quella giapponese garantisce benessere e soddisfazioni.


Ma per diventare uno scrittore di manga di successo si deve scalare una montagna infinita sulla quale in molti ci lasciano le penne perchè si parte in tanti ma in pochi arrivano in vetta.
Da questo concetto parte Bakuman il lavoro del regista giapponese One Hitoshi, visto al recente Far East Film Festival, che vuole essere un ritratto vivace e snello dell'ambiente dei disegnatori manga.
I protagonisti sono due adolescenti: Saiko, dotato di grandi capacità grafiche che sfrutta per riempire quaderni di ritratti segreti della sua compagna di classe Azuki della quale è infatuato e Shujin, dotato di maggiore visionarietà progettuale e che coinvolge l'amico il quale inizialmente appare indifferente nell'avventura; Saiko il grafico, Shujin il narratore e Azuki la musa del primo che dà il colpo finale affinchè la coppia prenda piede nel loro percorso verso il successo.
Il successo passa per le incasinate e rumorose stanze della rivista Weekly Shonen Jump, una sorta di tempio del manga, dove i due cercano di piazzare i loro lavori.

mercoledì 25 maggio 2016

Fourth Place ( Jung Ji-woo , 2015 )




Fourth Place (2015) on IMDb
Giudizio: 7/10

La grande promessa del nuoto coreano Gwang-soo possiede un talento natatorio smisurato che potrebbe portarlo a ben figurare alle prossime Olimpiadi, ma al contempo quel talento è racchiuso in una mente immatura, da ragazzino scapestrato e bizzarro che si comporta quasi fosse un idiota fino a veder fallire le sue aspettative e soprattutto quelle del coach con comportamenti assurdi (si può saltare di punto in bianco una settimana di allenamenti in vista delle selezioni olimpiche solo perchè si vuole cazzeggiare giocando d'azzardo con un manipolo di compari? ).


Nei primo quarto d'ora di Fourth Place prendiamo quindi contatto con la personalità di Gwang-soo, attraverso un elegante bianco e nero.
Salto in avanti di sedici anni e vediamo lo stesso Gwang-soo, grigiamente adagiato nella sua vita insulsa, contattato da una donna cui vuole affidare il figlio adolescente, anche lui dotato di buon talento ma che inevitabilmente alle gare arriva sempre quarto.
Per un coreano la medaglia di legno è una umiliazione prima di tutto, perchè non placa la competitività , più o meno indotta dalla società, tra le più selettive del mondo.
Inoltre per il ragazzino Joon-ho primeggiare nel nuoto significherebbe poter ambire ad una borsa di studio che gli assicuri la frequenza di qualche prestigiosa università.
Gwang-soo ha fama di essere inaffidabile, scontroso e terribilmente duro coi suoi allievi, nei quali, probabilmente sfoga la sua frustrazione per l'occasione persa in giovane età.
Da un lato un insegnante tirannico e violento che non lesina le bastonate di fronte ai scarsi risultati del ragazzino, dall'altra un allievo con talento sì ma irrimediabilmente figlio dei nostri giorni, terzo incomodo una madre che pur di vedere il figlio affermato, e quindi socialmente encomiabile, è disposta a tutto in un eccesso di amore materno che sconfina nella ossessione accecante.

Creepy ( Kurosawa Kiyoshi , 2016 )




Creepy (2016) on IMDb
Giudizio: 6/10

L'attesa per il ritorno al suo genere prediletto di Kurosawa Kiyoshi, quel horror-thriller spesso metafisico e dalle tinte oscure quanto affascinanti che hanno fatto di lui uno dei registi giapponesi più interessanti, avviene dopo diversi lavori ad impronta atipica.
L'attesa però va smorzata subito: Creepy non è un horror, è caso mai un thriller a tutti gli effetti dove indubbiamente si riconoscono non solo la mano ma anche le tematiche di Kurosawa, ma inutile dirlo, una certa qual delusione filtra per il risultato complessivo.


L'inizio del film è una classica storia di deriva personale: un poliziotto specializzato in psicologia criminale compie una grossa fesseria durante un interrogatorio al seguito del quale il delinquente di turno ferisce lui e una ignara innocente.
Qualche tempo dopo Takakura, dopo avere lasciato la polizia, insegna criminologia in una università di provincia dove si è da poco trasferito con la moglie Yasuko; l'usanza tutta giapponese di recarsi a rendere omaggio ai vicini con piccoli regali lascia subito intuire che il luogo in cui ora vive la coppia non è tra i più accoglienti ed i vicini a dir poco bizzarri e scostanti.
Con l'ingresso sul proscenio del vicino di casa Nishino e di un ex collega che lo consulta per uno strano caso di sparizione avvenuta qualche tempo prima da quelle parti, Creepy scivola inesorabilmente nel thriller, dapprima di pura ambientazione, poi più ricco di efferatezze.
Il vicino di casa Nishino, il personaggio che più di ogni altro dà l'impronta al film è un uomo scostante, solitario , che vive in una casa con la figlia, stramba anche lei, ed una moglie che non si vede mai perchè malata; grazie al suo modo insinuante di fare riesce ad avvicinarsi a Yasuko , mentre Takakura, che poliziotto nel profondo è rimasto, si mette alla ricerca di prove che spieghino come una intera famiglia possa essere sparita nel nulla.

lunedì 23 maggio 2016

A Break Alone ( Cho Jae-hyun , 2015 )




A Break Alone (2015) on IMDb
Giudizio: 7/10

Quando sul palco del Teatro Nuovo di Udine sede del Far East Film Festival è salito il regista Cho Jae-hyun per presentare la sua opera prima A Break Alone, un brivido è corso sulla schiena di molti dei presenti: quel signore con tanto di cappello, dai modi quasi timidi altri non era che l'attore preferito da Kim Ki-duk per i primi suoi lavori , interprete soprattutto di quello straordinario personaggio protagonista di Bad Guy, film che ha segnato l'apice della filmografia del regista coreano e che rimane a tutt'oggi una delle opere di più straordinaria e cruda bellezza del cinema del terzo millennio.


Noi grandi amanti di quel Kim e del suo cinema intimamente rivoluzionario abbiamo avuto la schiena squassata dai brividi , forza del ricordo e del cinema che rimane impresso, soprattutto grazie ai suoi personaggi.
Da allora Cho ha avuto diverse esperienze: altri lavori con Kim ( lo sconcertante Moebius ) , il ruolo da protagonista nel bellissimo The Weight di Jeon Kyu-hwan, regista di cortometraggi , direttore di Festival, presidente di istituzioni coreane nel campo del cinema e appunto con A Break Alone , regista di lungometraggi.
Il preambolo era d'obbligo , considerato lo spessore della figura e anche perchè la sua opera prima è pellicola che in qualche modo il segno lo lascia, pur non essendo privo di difetti.
E' il racconto di una ossessione amorosa, svolto attraverso il sovrapporsi e l'incrociarsi di due segmenti temporali distanti 10 anni uno dall'altro, senza che però esista mai un reale hiatus tra i due livelli narrativi.
Gangjae è , come suol dirsi, un uomo ormai stabilmente realizzato: famiglia, lavoro e relativo benessere; quando incontra Siyeon, una giovane insegnante di yoga , la scintilla esplode presto in incendio; i due si frequentano segretamente, si amano ma poi la ragazza delusa da una relazione che sembra senza sbocchi reali decide di porvi termine e sposarsi con un altro uomo.

Heart Attack ( Nawapol Thamrongrattanarit , 2015 )




Heart Attack (2015) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Nell’intervista concessa da Sabrina Baracetti, direttrice del Far East Film Festival, a LinkinMovies pochi giorni prima dell’inizio della kermesse udinese, alla domanda su quale film avrebbe potuto essere la sorpresa del Festival, rispose Heart Attack del thailandese Nawapol Thamrongrattanarit: in effetti mai previsione fu più azzeccata, perché la pellicola, seppur non la più bella in assoluto della rassegna, è sicuramente la più sorprendente.


La sparuta pattuglia thailandese al FEFF, dove solitamente lascia sempre il segno, era appunto guidata da questo lavoro che si trascinava dietro una lunga scia di critiche positive e una messe sterminata di premi, non solo in patria; inoltre il regista è di quelli che nell’ambiente internazionale è già conosciuto avendo calcato niente meno che il Red Carpet della Mostra Cinematografica di Venezia nel 2013 e avendo alle spalle una buona carriera di regista soprattutto di cortometraggi e di tre lungometraggi.
Autore tra i più seguiti in patria grazie alla sua capacità di coniugare il cinema di qualità a quello più orientato al mainstream, Thamro (chiamiamolo così da ora, altrimenti la tastiera impazzisce) compie una operazione tanto semplice quanto intelligente: raccontare la vita di un grafico freelance in una realtà iperdinamica come quella thailandese dove il tempo è sempre poco e dove se non rispetti gli impegni presi sei fatto fuori.

venerdì 20 maggio 2016

Chongqing Hot Pot / 火锅英雄 ( Yang Qing / 杨庆 , 2016 )




Chongqing Hot Pot (2016) on IMDb
Giudizio: 7/10

Quando nell’ormai lontano 2009 , il giovane regista Yang Qing esordì con la commedia dalle mille sfumature One Night in Supermarket, in molti intravidero nelle pieghe del film una certa personalità e bravura che faceva pensare ad un futuro interessante per l’autore cinese; a sette anni di distanza, periodo di tempo insolitamente lungo per una opera seconda al seguito di un buon esordio, Yang Qing presenta ad Udine al 18° Far East Film Festival il suo nuovo lavoro Chongqing Hot Pot che solo un mese prima aveva avuto la sua prima mondiale all’Hong Kong International Film Festival.



Siamo a Chongqing, sterminata megalopoli cinese, una delle città simbolo del cambiamento intercorso nel paese negli ultimi 30 anni e l’inizio della storia è di quelli ricchi di suspance; una rapina in banca coi malfattori dal visto coperto da maschere che rimandano al Re Scimmia e ai suoi compari di Viaggio in Occidente; nel cercare una via di fuga i banditi scoprono nel caveau un buco nel pavimento; lo percorriamo con una ripresa frenetica ed eccoci catapultati con un violento flashback a qualche giorno prima in un ristorante dove si cucina il tipico Hot Pot allestito in uno dei tanti bunker antiaereo che percorrono le viscere della città.
Il locale è gestito da tre amici, Liu Bo,Xu Dong e Four Eyes che si conoscono dai tempi della scuola e che hanno tentato la fortuna con questa impresa, che però rende poco e quindi hanno deciso di vendere ; il compratore però vuole un locale più grande e quindi i tre danno il via ai lavori di ampliamento che sfociano in un buco praticato nel pavimento del caveau di una banca.

giovedì 19 maggio 2016

Ola Bola ( Chiu Keng Guan , 2016 )




Ola Bola (2016) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Per un paese come la Malaysia dove la passione per il gioco del calcio è rivolta principalmente ai grandi campionati nazionali europei, partecipare ad una fase finale di una competizione calcistica planetaria è evento che si ricorda per decenni; per tale motivo la giovane giornalista Marianne viene inviata ad intervistare una vecchia gloria del calcio malese, ora allenatore di una scuola calcio in provincia; Eric infatti fu uno dei protagonisti della storica qualificazione della Malaysia alle Olimpiadi di Mosca del 1980.


Il film diventa quindi un lungo flashback nel quale lo stesso Eric racconta come nacque quell'incredibile impresa sostenuta da un gruppo di volenterosi giocatori autenticamente dilettanti che scatenò uno spirito nazionale ed un orgoglio popolare che solo il calcio e poche altre attività sono in grado di presentare.
Il gruppo di calciatori , guidati da un allenatore, inglese è di fatto una allegra brigata di gente di varie estrazioni sociali ed etniche, ognuna con la sua storia personale che va dal talento che aveva forse la possibilità di sfondare in Inghilterra e che sceglie invece di rimanere vicino alla famiglia nel lavoro dei campi, al portiere riciclato attaccante che riesce a trovare quel magico momento di incontro e di unità di intenti che porterà all'incredibile risultato sportivo.

martedì 17 maggio 2016

Mohican Comes Home ( Okita Shuichi , 2016 )




The Mohican Comes Home (2016) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Dopo sette anni passati a Tokyo in cerca di improbabile fortuna con una band punk, Eikichi firma il suo fallimento personale e con la coda in mezzo alle gambe e con una fidanzata gravida al seguito, torna sul suo isolotto d'origine situato nel mare davanti ad Hiroshima.
Pensate forse che madre e padre lo accolgano a braccia aperte? Giammai! La madre sa solo chiedergli perchè non ha avvisato, il padre gli corre dietro per casa con l'intento di tirargli il collo ed il fratello mezzo scemo guarda e non dice nulla.


La via a ritroso dalla ricerca di gloria  e fortuna che ogni tanto segna le esistenze nel pur ricco e opulento Giappone è un segno di sconfitta difficilmente sopportabile, ma il nostro eroe sembra non rendersene conto e così la sua esistenza sull'isola si consuma tra riti famigliari strambi, bizzarri personaggi e situazioni sconclusionate al limite del demenziale.
Quando però la malattia irrompe con le vesti del cancro al polmone che viene diagnosticato al padre, Eikichi decide che forse l'unico modo per mettere una pezza alla sua vita fallimentare è quello di dedicarsi, un po' a modo suo a dire il vero, ai suoi vecchi, sottolineando così il valore della famiglia e la possibilità di dare un senso alle proprie azioni.
Mohican Comes Home del regista Okita Shuichi, personaggio di punta di quel cinema giapponese un po' discostato dalle grandi produzioni e attento più ai contenuti che alla forma, è lavoro che indubbiamente possiede dei pregi notevoli.

domenica 15 maggio 2016

The Mobfathers / 選老頂 ( Herman Yau / 邱禮濤 , 2016 )




The Mobfathers (2016) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Nonostante la sua produzione si sia ridotta negli ultimi anni a solo un paio di lavori a stagione, anche quest'anno Herman Yau non ha voluto far mancare il suo contributo al Far East Film Festival di Udine: dopo il dramma sociale di Sara dell'anno scorso, quest'anno abbiamo assistito al ritorno ad uno dei generi che più di ogni altro hanno fatto la storia della recente cinematografia HKese; Yau, uno degli ultimi paladini della fierezza cantonese cinematografica e non solo, dirige The Mobfathers, una storia di gangsters legata al mondo delle triadi.
Come consuetudine il regista , nonostante il genere e le tematiche non siano di quelle originalissime, riesce comunque a dire la sua, usando una prospettiva che presenta forti implicazioni sociali e politiche.


The Mobfathers è il racconto di una aspra e truce guerra all'interno di una famiglia delle triadi fra bande che vogliono assicurarsi il controllo degli affari della intera gang: il vecchio padrino è malato di tumore alla prostata, gira col catetere e parla con un filo di voce quasi come don Corleone, i grandi capi debbono designare due successori tra i quali poi in una elezione in stile setta verrà deciso il vincitore.
Da un lato c'è Chuck, appena uscito di galera per una rissa avvenuta anni prima e divenuto padre mentre era in carcere, dall'altro Wulf, un personaggio direi al limite ( per il genere) e forse oltre, non tanto per il suo pacchiano abbigliamento, ma anche perchè chiaramente di tendenze omosessuali.
La guerra tra i due vedrà coinvolte anche le altre bande della famiglia in una continua ricerca di alleanze e di atti di forza finalizzati a giungere al verdetto conclusivo con il coltello dalla parte del manico; il tutto sotto lo sguardo furbo ed ambiguo del malandato padrino che impersonifica il vecchio stile delle triadi HKesi.
Finale a tinte forti, eccessivo, quasi pulp dietro al quale si nascondono però una serie di osservazioni politche.

venerdì 13 maggio 2016

Hime-Anole ( Yoshida Keisuke , 2016 )




Himeanole (2016) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Hime-Anole del regista giapponese Yoshida Keisuke è stato uno dei film sicuramente più originali del Far East Film Festival 18, uno di quei lavori che ha il raro pregio di sorprendere, all’improvviso, senza alcun chiaro preavviso, anzi inizialmente sviando l’attenzione e presentando una storia che parte in un modo, sul genere commedia bizzarra e di situazione, e termina come un thriller macabro e violento.


Nella prima parte del film assistiamo ad una storia dai contorni tanto strampalati quanto ben costruita: Ando e Okada lavorano per una ditta di pulizie, non sono certo amici, risolvendosi il loro rapporto in brevi e meccanici scambi di battute insulse, finchè un giorno il primo confessa all’altro di essere innamorato follemente di Yuka, una ragazza che lavora in un bar dove solitamente vanno a pranzare; naturalmente la ragazza non ha la più pallida idea di questo sentimento , ma Okada, semplice di spirito e bonaccione decide, su richiesta di Ando, di aiutarlo nell’approccio alla ragazza; come non bastasse questi sospetta  che un tizio seduto spesso  al bar sia in realtà un pericoloso stalker che perseguita la sua pupilla; il caso vuole che invece il tizio, Morita, sia un vecchio compagno di scuola di Okada, il quale a questo punto si trova messo in mezzo per bene, a maggior ragione quando la ragazza confessa che i suoi sentimenti, lungi dall’essere rivolti ad Ando, sono invece indirizzati a lui.
Poi però a metà film succede qualcosa di strano: compaiono i titoli di testa e una mente sveglia e cinematograficamente smaliziata inizia subito a sentire odore di bruciato; tutto quello visto fino ad allora non è altro che un curioso prologo a quanto sta per iniziare che si sviluppa abbracciando ben altri generi ed atmosfere.

Destiny / 喜禾 ( Zhang Wei / 张唯 , 2015 )



Giudizio: 7.5/10

Film con tematiche legate all’autismo sono divenuti sempre più numerosi in maniera proporzionale alla crescita nel mondo delle persone affette da tale malattia: essendo patologia che si manifesta per lo più in eta infantile o giovanissima molto spesso il cinema ha rivolto lo sguardo al caso umano toccante legato allo stato dei piccoli protagonisti; altrettanto spesso ciò ha portato a lavori che indugiavano molto sull’aspetto più strettamente intimo della malattia, scadendo sovente nel drammone sentimentale a tinte furbastre.


Destiny del regista cinese Zhang Wei, curiosamente e repentinamente riciclatosi da imprenditore ad uomo di cinema, possiede una peculiarità non facile da trovare nei numerosi altri lavori sul tema: lo sguardo è infatti privo di facili derive sentimentali, anzi si mantiene sempre su una certa durezza, basta saperla leggere; questa caratteristica ha fatto sì che la pellicola si imponesse come una delle più belle ed interessanti di tutto il Far East Film Festival 18.
Siamo a Shenzhen, città simbolo del nuovo corso economico della Cina continentale da dove partirono negli anni 90 i primi meccanismi di economia libera ; la sua posizione geografica ne ha fatto una sorta di roccaforte mainlander di Hong Kong che dista pochissimo; la città è una di quelle che per prima ha visto nascere quel ceto medio che è un po’ la caratteristica dei paesi ad economia capitalistica e i genitori di Xi He appartengono a questa categoria: impiegata di banca lei, tecnico specializzato in impianti di climatizzazione lui hanno impostato la loro vita sulle esigenze del piccolo figlio affetto da una forma di autismo neppur troppo malvagia.

lunedì 9 maggio 2016

Ten Years / 十年 ( Kwok Zune,Wang Fei-pang,Jevons Au,Chow Kwun-wai,Ng Ka-leung , 2015 )




Ten Years (2015) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Negli ultimi anni la città di Hong Kong è diventata la culla di ribollenti sentimenti contrapposti: l’orgoglio per essersi presentata all’alba del nuovo millennio come città-modello della sterminata realtà asiatica si è lentamente ma inesorabilmente affievolito sulla spinta delle preoccupazioni, sociali e politiche, che la difficile integrazione  con il governo centrale della Cina continentale ha spietatamente fatto emergere.


Questo effetto ha avuto conseguenze importanti anche sul mondo cinematografico di Hong Kong, storicamente uno degli universi più vivaci ed interessanti: dal punto di vista “industriale” la fuga di molti autori spinti da una sorta di “realpolitik” verso la Cina , ormai potenza economica mondiale indiscussa anche nel cinema e dal punto di vista delle tematiche trattate dai non molti cineasti ancora attivi nell’ex colonia britannica, tutte improntate, a partire da quel fatidico 1997, alla descrizione del senso di incertezza e paura  che vivono gli abitanti della città.
Quando nel 2014 presa il via la ribellione pacifica per le strade di Hong Kong ribattezzata come Rivoluzione degli Ombrelli Gialli, un gruppo di giovani registi hongkonghesi per lo più esordienti, decise di dare il via al progetto di Ten Years: una raccolta di cinque cortometraggi che ipotizzavano quale sarebbe stato il futuro di Hong Kong dopo dieci anni.

domenica 8 maggio 2016

The Treasure [aka Comoara] ( Corneliu Porumboiu , 2015 )




The Treasure (2015) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

The Treasure , ultimo lavoro di Corneliu Porumboiu che tanto successo ha riscosso a livello di critica al Festival di Cannes del 2015 nella sezione collaterale Un Certain Regard, è film che conferma il talento del regista rumeno, uno delle figure di spicco della Novelle Vague rumena nata subito dopo la caduta del comunismo e che ha regalato molteplici lavori degni di nota nel panorama cinematografico europeo dimostrandosi una delle correnti più attive e interessanti.
Il film di Porumboiu è una storia piccola, contenuta in un involucro altrettanto minimalista , come lo fu anche il divertente Ad Est di Bucarest, nel quale però il regista è capace di costruire con estrema semplicità tecnica e narrativa un racconto nelle cui pieghe si nascondono riflessioni sul paese e sulla situazione sociale attuale.


Due uomini in cerca di un fantomatico tesoro, potremmo definirlo: Costi, un impiegato con famiglia con la quale trascorre le serate leggendo le gesta di Robin Hood al figlio e Adrian un vicino di casa che una sera si presenta alla porta chiedendo un prestito per affittare un metal detector; le cose vanno male ad Adrian, è pieno di debiti ma quegli 800 euro potrebbero risolvere tutto, permettendogli di trovare un tesoro che dovrebbe nascondersi nel giardino della casa di famiglia, nascosto dal nonno allorquando i comunisti conquistarono il potere.
Costi presta il denaro ad Adrian con la promessa di spartirsi il tesoro.
La casa di famiglia è situata nella cittadina di Islaz, luogo storico per la Romania grazie ai moti che portarono alla nascita della nazione e la casa ne ha viste di tutti i colori negli anni: sequestrata dai comunisti e poi utilizzata dopo la Rivoluzione che portò alla caduta di Ceausescu come bordello e bar, quindi la ricerca è tutt'altro che semplice.

sabato 7 maggio 2016

The Dead End / 烈日灼心 ( Cao Baoping / 曹保平 , 2015 )




The Dead End (2015) on IMDb
Giudizio: 8/10

Un prologo di pochi minuti  cupo ed ambiguo in un bianco e nero da film classico d’annata apre The Dead End, il nuovo lavoro del regista cinese Cao Baoping: tre uomini in fuga in un bosco, alle loro spalle un efferato omicidio plurimo che ha sterminato una intera famiglia con tanto di stupro di una giovane donna; al seguito una infante , unica sopravvissuta alla strage, macabro bottino dell’atto criminoso.


Sette anni dopo nella coloratissima città di Xiamen i tre si sono faticosamente costruiti una nuova vita: Yang lavora come tassista , con una spontaneo atteggiamento sempre in difesa del più debole, Xin è un efficiente ausiliario delle forze di polizia e Chen, che in quella fuga rimase ferito ed in seguito mentalmente instabile, passa il suo tempo a pescare in un villaggio in riva al mare e si occupa amorevolmente della cura della ragazzina di salute cagionevole che i tre hanno adottato.
Quando Xin viene assegnato ad un nuovo detective proveniente anche esso dalla sua città d’origine, sembra proprio che il destino che era rimasto silente e nascosto per sette anni sia finalmente pronto a lanciare il suo dardo micidiale e fatale: infatti il detective Yi, tipico poliziotto dall’intuito brillante, basandosi su piccoli indizi che riguardano il suo collaboratore ,intravede la possibilità di poter finalmente chiudere quel suo primo caso di anni prima di omicidio plurimo efferato che fu il suo primo caso insoluto cui prese parte.

The Tiger ( Park Hoon-jung , 2015 )




The Tiger: An Old Hunter's Tale (2015) on IMDb
Giudizio: 5/10

Per l'apertura della 18° edizione del Far East Film Festival, gli organizzatori scelgono il kolossal blockbuster coreano The Tiger, grande successo in patria, e non poteva essere altrimenti per i motivi di cui diremo poi.
Negli anni 20 dello scorso secolo la Corea è occupata militarmente dalle truppe dell'Impero Nipponico le quale danno la caccia ai ribelli asserragliati sulle impervie montagne; nelle medesime montagne innevate vive Man-deok un tempo il più formidabile ed esperto cacciatore del paese, ora ritiratosi a vita privata col giovane figlio adolescente in seguito alla morte della moglie avvenuta durante una battuta di caccia per mano del temibilissimo "Signore delle Monteagne", una tigre che domina il suo impervio territorio, circondata da un'aura di sacralità.


I giapponesi occupanti, naturalmente ignobili e tirannici, hanno al loro soldo un gruppo di cacciatori nell'intento di sterminare l'ultimo esemplare di tigre coreana, proprio quel "Signore della Montagna " tanto temuto, con un accanimento che trova solo nella metafora la sua spiegazione.
Il tentativo di coinvolgere il vecchio Man-deok nella caccia finale trova il rifiuto dell'uomo, ormai dedito solo all'alcol e alla cura del figlio, il quale però ,spinto da spirito da avventura e da orgoglio personale, vorrebbe partecipare alla caccia; ecco quindi che il giovane diventa il grimaldello con   il quale scardinare il rifiuto del vecchio cacciatore.
Al di là degli arditi e improbabili paragoni letti, The Tiger del regista  Park Hoon-jung non è la risposta coreana al pluripremiato Revenant di Inarritu nel quale le atmosfere erano a metà strada tra documentario stile National Geographic e i racconti di Jack London, qui invece dominano i toni da favola morale e Il Libro della Giungla, presentati con una prepotente veste metaforica.

giovedì 5 maggio 2016

Sori:Voice from the Heart ( Lee Ho-jae , 2016 )




Robot Sound (2016) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Mentre un satellite americano in avaria si schianta nel mare di Corea, un uomo di mezza età da dieci anni vaga per il paese alla disperata ricerca della figlia scomparsa che tutti riferiscono essere morta in un incidente nella metropolitana: su una spiaggia l’uomo trova un piccolo robottino che dalle fattezze ricorda molto da vicino il C-3PO di guerre stellari, in realtà una forma di intelligenza artificiale nascosta nel satellite in avaria, un grande fratello planetario che controlla tutte le comunicazioni e la relativa localizzazione.


He gwan, il protagonista, vede subito nel piccolo mucchio di ferraglia un possibile strumento da utilizzare nella sua instancabile ricerca; il robot, chiamato da subito Sori, a sua volta non vede l’ora di liberarsi della sua aura fredda da macchina intelligente per rendersi utile alla causa dell’uomo.
Nasce così una amicizia che è il tessuto connettivo di una moderna favola nella quale non possono mancare i cattivi: gli americani vogliono recuperare il robot per tenere nascosta la sua vera funzione, i coreani viceversa vogliono appropriarsene per carpire chissà quali segreti , i due trovano una insperata complice nella bella  Ji-hyeon , una scienziata dell’agenzia spaziale coreana, che offre il suo appoggio nel tentativo di proteggere Sori dai suoi cacciatori.

mercoledì 4 maggio 2016

A Melody to Remember [aka Thinking of My Older Brother] ( Lee Han , 2016 )




Thinking of My Older Brother (2016) on IMDb
Giudizio: 6/10

Nei primi anni 50 la Corea è sconvolta dalla guerra civile che porterà alla separazione del paese che ancora oggi permane; il giovane tenente Sang-ryul , scampato per miracolo ad una sanguinosa battaglia, viene inviato nelle retrovie a Busan, zona relativamente più tranquilla rispetto al fronte del nord; qui riceve l’incarico di dirigere un orfanotrofio annesso ad uno dei campi militari della zona.
La moltitudine di orfani lasciati dalla guerra è uno dei problemi che affliggono il paese e lo stesso tenente porta su di sé il peso di questa condizione: i ragazzini diventano merce  in balia di personaggi senza scrupoli che li utilizzano a scopo di lucro come bande di mendicanti, accattoni e ladruncoli .


Il tenente è un giovane che ha studiato musica, suona il piano e decide , con l’aiuto della della  responsabile dell’orfanotrofio, di mettere in piedi un coro, mediante il quale poter offrire ai ragazzini una possibilità per uscire dall’abbrutimento e dalla spirale di violenze cui sono sottoposti.
Attraverso un lungo percorso di recupero, coadiuvato dalla potenza catartica della musica Sang-ryul e la sua giovane collaboratrice riusciranno a strappare alla strada e al baratro un buon numero di ragazzini che a loro volta troveranno nella musica una ragione di speranza.

The Bodyguard [aka My Beloved Bodyguard] / 特工爺爺 ( Sammo Hung / 洪金寶 , 2016 )




My Beloved Bodyguard (2016) on IMDb
Giudizio: 7/10

Il ritorno alla regia di Sammo Hung, personaggio leggendario ormai del cinema di Hong Kong, trova la sua apoteosi nell'ultima giornata del Far East Film Festival dove il Maestro è stato acclamato ospite.
Quasi vent'anni sono passati dall'ultima prova alla regia e The Bodyguard è stato preceduto da una spasmodica attesa, sebbene circondato da una cortina di critiche tutt'altro che positive.
Sammo Hung interpreta Ding , un leggendario membro delle unità scelte di difesa dell'esercito della Repubblica Popolare Cinese, eccelso artista marziale, ora in pensione, affetto da una forma iniziale di demenza e ritiratosi a vita privata nella sua città natale situata in quel fazzoletto di terra nella quale Cina, Russia e Corea del Nord sembrano abbracciarsi l'un l'altra.


Imbolsito e malandato Ding vive una esistenza semplice, tormentato dal rimorso della nipotina morta per sua disattenzione e abbandonato dalla figlia che non riesce a perdonargli la fatidica leggerezza.
Nella casa accanto vive un malfattore da quattro soldi dedito al gioco d'azzardo e agli imbrogli insieme alla figlioletta che per fuggire alla solitudine e agli intrecci loschi del padre si rifugia spesso da Ding.
La strana coppia, nella quale rivive il dramma dell'uomo, passa spesso le sue giornate insieme, sotto lo sguardo di una vicina di origini coreane infatuata del fascino senile di Ding e del suo continuo bisogno di aiuto causato dalla malattia.
Quando il padre della ragazzina si trova invischiato in un losco e pericoloso affaire col boss cittadino e con una banda di gangster provenienti dalla vicina Russia che coinvolge anche la ragazzina, Ding si erge a difensore strenuo della sua giovanissima amica e dimostra come il dovere fare i conti con lui è ancora un esercizio altamente pericoloso; il vecchio leone, sebbene rincoglionito, è ancora un combattente letale, la demenza ha scalfito la sua memoria a breve  termine , non la sua forza e la sua sopraffina conoscenza delle arti marziali.
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