martedì 27 settembre 2016

Cold War II / 寒战II ( Longman Leung / 梁乐民 , Sunny Luk / 陆剑青 , 2016 )




Cold War II (2016) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

L'attesissimo secondo capitolo di Cold War, lavoro che nel 2012 non solo sbancò al botteghino ma ricevette anche numerosi ed inattesi riconoscimenti a livello di critica, dimostra inequivocabilmente due cose ( al di là del puro e semplice aspetto artistico): la grande e riuscita operazione commerciale che sta dietro al film grazie a notizie , soprattutto sul cast, che sono iniziate a trapelare appena il primo capitolo aveva visto la luce; ci sarà senza dubbio una terza parte sia perchè praticamente annunciato sia perchè il tassello finale di Cold War II si adatta alla perfezione a prima pietra per il nuovo episodio.
Al di là delle considerazioni che si possono fare su questo sistema molto commerciale di costruire i film in cui la possibilità di tenersi aperta la via del sequel diventa preponderante nello sviluppo del racconto, Leung e Luk hanno ben chiaro come inserirsi nel circuito mainstream del cinema sino-HKese, dimostrando un indubbio talento in tal senso.


Cold War II inizia esattamente dove il primo finiva: dopo le esequie dei poliziotti morti Sean Lau, diventato capo della polizia di Hong Kong, riceve una telefonata nella quale un anonimo rapitore gli comunica che la moglie è nelle sue mani e che per riaverla deve liberare Joe Lee, figlio dell'ex capo della polizia  ora in fase di pensionamento, uno dei sospettati della sparizione del Van con cinque poliziotti a bordo.
Da quel momento il film si incanala nel più classico dei thriller movie nel quale ribollono trame segrete  fatte di intrecci tra politici, sistema giudiziario e potenze economiche; Lau è il bersaglio di queste trame che vorrebbero ristabilire un ordine diverso basandosi sul fallimento dell'operazione Cold War.

sabato 24 settembre 2016

Paths of the Soul / 冈仁波齐 ( Zhang Yang / 张杨 , 2015 )




Paths of the Soul (2015) on IMDb
Giudizio: 8/10

1200 chilometri a partire da un minuscolo villaggio al confine tra Yunnan e Tibet fino a Lhasa prima e poi al Monte Kang: il pellegrinaggio buddhista intrapreso da un gruppo di contadini e pastori segna quei sentieri delle anime lungo i quali i protagonisti di questo straordinario viaggio cercano la propria completezza spirituale.
Il viaggio intrapreso a piedi consiste in una rigido rituale che impone ai pellegrini di compiere ogni qualche passo un inchino fino a stendersi con la faccia a terra, lungo i bordi della strada dove sfrecciano camion e auto, rigorosamente tutto a piedi con il solo appoggio di un trattore che traina vettovaglie e attrezzature utili.

Nel manipolo che si mette in viaggio c'è chi vuole andare a vedere qualcosa di diverso dalle montagne in cui ha vissuto tutta la sua vita, chi accompagna l'anziano parente che ha espresso il desiderio di raggiungere Lhasa, chi invece per espiare le sue colpe per avere ucciso nella sua vita troppe mucche e per essere schiavo dell'alcool, chi lo fa per rendere salva la propria anima e quella di due operai morti nella costruzione della casa, e persino chi vicina al parto vuole dare alla luce un figlio fortunato nato durante il viaggio e se proprio non c'è un motivo personale qualcuno lo fa per donare salvezza ed armonia a chi ne ha bisogno.
Il rituale si ripete immutabile, il piccolo drappello che si muove sui bordi delle strade , superando montagne e valichi innevati, uno strano grembiule sul davanti, lungo fino ai piedi che ripara dal continuo contatto con la terra e delle strane protezioni, simili a rudimentali zoccoli, indossate sulle mani per salvarne il palmo nelle migliaia di inchini.

mercoledì 21 settembre 2016

Three / 三人行 ( Johnnie To / 杜琪峯 , 2016 )



Three (2016) on IMDb 
Giudizio: 7.5/10

"Quando tre uomini camminano insieme, c'è sempre qualcosa di buono da imparare. Scegli di seguire quello che c'è di buono e correggi ciò che non è buono" : il brano, tratto dai Dialoghi di Confucio, non solo ispira il titolo Three dell'ultimo lavoro di Johnnie To ( la traduzione letterale dal cinese in effetti è Tre uomini in cammino) ma costituisce il substrato di tutto il racconto che riesce ad unire alle consuete atmosfere da poliziesco marchio di fabbrica del grande regista riflessioni quasi esistenziali sui tre personaggi principali, ognuno in marcia sulla sua strada personale.


Avevamo lasciato To , non senza un certo grado di sorpresa ed in parte anche di delusione, alle prese con un musical completamente , o quasi , ambientato in un ufficio dalle pregevoli linee architettoniche e dalle atmosfere patinate e rarefatte; lo ritroviamo in questa coproduzione Cina-Hong Kong nella quale sceglie di ambientare il suo film totalmente in un ospedale , dove le vie dei tre personaggi del titolo si trovano a convergere.
La dottoressa, il poliziotto ed il delinquente: potrebbe essere il titolo di una film stile anni 70 a metà tra spaghetti western e B-movie, ma Johnnie To con una costruzione molto discreta e al contempo precisa ci pone davanti tre personaggi dal cui interagire sembra venire fuori una beffarda visione della vita.

martedì 13 settembre 2016

The Virgin Psychics ( Sono Sion , 2015 )




The Virgin Psychics (2015) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Nella personale annata cinematografica di Sono Sion, senza dubbio la più prolifica degli ultimi anni, non poteva mancare il lavoro più genuinamente suo, almeno da qualche anno a questa parte, da quando cioè si è lasciato alle spalle le tematiche di The Land of Hope; dopo lavori horror ( o pseudotali) musical eccessivi, riflessioni filosofiche sulla civiltà post atomica alla deriva, storie d'amore quasi smielate, il regista giapponese si esibisce in quello che è uno dei suoi punti di forza: un film assurdo, estremo, volgare e boccaccesco nel quale dà sfogo alla sua passione per gli sguardi sotto le gonne e per le pulsioni sessuali.
The Virgin è però tutt'altro che un film soft porno, nudi non ce ne sono e tanto meno amplessi, ma il suo impianto, fatto di pruriginose immagini e di allusioni frammiste a sprazzi di surreale comicità ,somiglia tanto a quei B-Movie, ed il filone italiano anni 70 in questo è all'avanguardia, in cui con molta audacia si faceva sfoggio di situazioni piccanti e allusive.


Basti il prologo del film per capire di cosa stiamo parlando: uno strano fenomeno cosmico che si appalesa come un violento fascio di luce in una notte colpisce un gruppo di masturbatori solitari , per di più tutti vergini, ragazzi e ragazze; questo regalerà a loro dei poteri eccezionali come la telepatia, la telecinesi, la vista che perfora come erano gli occhiali che consentivano di guardare oltre i muri tanto pubblicizzati negli anni 70 anche qui da noi, insomma in una notte un manipolo di segaioli ( e segaiole) diventa una masnada di supereroi. Perchè tutto ciò? Perchè qualcuno nello spazio lontano vuole salvare il mondo dai diavoli sessuomani che con medesimi poteri si aggirano sulla terra ed in particolare nella tranquilla cittadina giapponese dove i nostri eroi vivono.
La gran parte di essi sono studenti all'ultimo anno di liceo, adolescenti con la ovvia fissazione del sesso ben stampata addosso e ad essi presto si aggiungono due studiosi (si fa per dire...) dei fenomeni paranormali che dovrebbero coordinare il gruppo di supereroi presunti salvatori del mondo.

domenica 11 settembre 2016

Bitter Money [aka Ku Qian] / 苦钱 ( Wang Bing / 王兵 , 2016 )




Ku Qian (2016) on IMDb 
Giudizio: 8/10

Dopo avere raccontato per anni la decadenza e la morte di una civiltà e di uno stile di vita, quello della Cina comunista pre liberalizzazione, che lasciava dietro di sé immensi monumenti decadenti ( Il Distretto di Tiexi) o ferite rimaste aperte nel profondo degli animi umani dalla Rivoluzione Culturale ( He Fengming e The Ditch ) , lo sguardo di Wang Bing si è negli ultimi anni concentrato sulla nuova civiltà e il nuovo mondo che la via intrapresa dalla Cina ha creato: ragazzine rimaste sole tra le montagne perché i genitori vanno in città a cercare fortuna ( Three Sisters) oppure il problema degli emarginati ricoverati negli istituti di cura per malti di mente ( Feng Ai) fino ad approdare al racconto del flusso migratorio all’interno del paese che sposta masse di campagnoli in cerca di fortuna nelle città in rapida e caotica espansione.


Bitter Money ( Ku Qian ), presentato nella Sezione Orizzonti della 73° Mostra del Cinema di Venezia, è il risultato del consueto colossale studio antropologico sociale nel quale il regista cinese trasforma ogni suo lavoro: migliaia di ore girate nell’arco di due anni, 200 ore montate ovviamente ridotte a circa due ore mezza nel suo ultimo lavoro.
La telecamera di Wang Bing, mai così partecipe stavolta, riprende le condizioni di lavoro in una delle tante città dello Zhejiang ( Huzhou in questo caso) pullulanti di piccole e grandi imprese tessili nelle quali si riversano lavoratori in cerca di fortuna proveniente dalle aree rurali.

giovedì 8 settembre 2016

Maudite Poutine ( Karl Lemiuex , 2016 )




Maudite Poutine (2016) on IMDb
Giudizio: 5/10

Nell’immaginario collettivo l’idea del Canada è spesso sovrapposta a quella degli spazi infiniti, luogo dove la sterminata forza della natura si concretizza quasi con l’idea spirituale dell’eternità e dell’infinito; il regista canadese Karl Lemieux ci mostra invece come lo stesso paesaggio che si estende oltre la nostra vista diventa una minuscola cella , quella nella quale ci può racchiudere la solitudine e l’isolamento.
Per fare ciò ci racconta una storia di violenza bruta, ambientata nel Quebec, nella quale i componenti di una band rockettara heavy metal per finanziarsi la registrazione di un album ha la furba idea di rubare della droga ad una gang locale che domina il territorio: prima una bella ripassata di botte e poi la richiesta senza mezzi termini a restituire una quota di denaro equivalente al furto pena guai di gran lunga superiori.
Vince , il batterista della band, ha un fratello che frequenta i malavitosi e che per tale motivo non frequenta più da tempo, ma la necessità di salvare la pelle lo porta a riallacciare un legame che si era col tempo quasi dissolto.

martedì 6 settembre 2016

One Sister [aka Una Hermana] ( Sofia Brokenshire, Verene Kuri , 2016 )




One Sister (2016) on IMDb 
Giudizio: 5/10

Nella provincia argentina che sembra ferma nel tempo, non fosse per i telefoni cellulari che ne suggeriscono una ambientazione contemporanea, Alba cerca la sorella Guadalupe scomparsa da qualche giorno senza lasciare tracce di sè; la giovane donna ha lasciato alle spalle un figlioletto di pochi anni cui Alba e la madre si dedicano con attenzione.
La ricerca non porta alcun risultato, la ragazza sembra essere svanita nel nulla, le autorità sembrano agire con indolenza e il viaggio di Alba nel mistero si popola anche di visioni tangibili della sorella.


Ben lungi dall'essere strutturato come un thriller One Sister ( Una Hermana) presentato alla Biennale College nell'ambito della 73° Mostra del Cinema di Venezia, film argentino diretto dalle giovani registe Sofia Brokenshire e Verena Kuri è una breve opera che nel corso dei sessanta minuti in cui è strutturata cerca di dar corpo ad una serie di tematiche che le conferiscono una impalcatura a tratti confusa e priva di organicità; la ricerca di Alba non è solo il disperato tentativo dettato dai legami affettivi, bensì anche una confusa lettura dei legami famigliari e una denuncia di un malessere diffuso; inoltre il peregrinare della ragazza che cozza contro un muro di silenzio indifferente sembra richiamare i fantasmi dei desaparecidos del passato sebbene in una epoca che vede il paese ormai consolidato in un lungo periodo di democrazia. 

lunedì 5 settembre 2016

The Eremites [aka Die Einsiedler] ( Ronny Trocker , 2016 )




Die Einsiedler (2016) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

The Eremites ( Die Einsiedler ), opera prima del regista Ronny Tracker,bolzanino di nascita  ma di formazione poliedrica grazie al suo peregrinare cinematografico, presentata nella sezione Orizzonti della 73° Mostra del Cinema di Venezia, è opera che colpisce per la sua tetra lucidità non sempre facile da trovare negli esordienti sebbene Trocker abbia al suo attivo numerosi cortometraggi e documentari.
Ambientato in Alto Adige, produzione austro-tedesca The Eremites racconta la storia di una civiltà , quella contadina-montanara, in via di disfacimento al punto tale che l'opera appare prima di tutto una ricerca analitica antropologica che scruta volti, tradizioni, silenzi e isolamento che sono i cardini su cui si poggia appunto la cultura montanare dei masi e degli alpeggi.


Albert lavora in una cava di marmo, posto di lavoro sempre in bilico per le difficili condizioni economiche, le sue origini sono montanare e mentre lui è sceso a valle a vivere i suoi anziani genitori vivono ancora nel cadente maso abbarbicato sui monti; la sua vita si divide tra il lavoro, il silenzioso e scarno legame amoroso con Paolo una addetta alla mensa della cava e le visite ai genitori.
Quando in un fortuito incidente il padre muore, la madre cerca di nascondere l'accaduto ad Albert, seppellendo in fretta e furia il cadavere nel prato prospiciente il maso, soprattutto perchè lei , autentica matriarca indurita da una vita fatta di pastorizia , di gelo e di isolamento, teme che il figlio possa tornare a lavorare al maso lasciando la città.

venerdì 2 settembre 2016

The Handmaiden ( Park Chan-wook , 2016 )




The Handmaiden (2016) on IMDb
Giudizio: 8/10

Se Thirst poteva apparire come un lavoro quasi sperimentale nel quale fede e vampiri cercavano una difficile coniugazione narrativa e Stoker una divagazione occidentale con tanto di contorsione stilistica associata, The Handmaiden, proprio alla luce dei due precedenti lungometraggi ,conferma in maniera netta ed inequivocabile una sterzata spettacolare nella cinematografia di Park Chan-wook.
Alla luce di ciò va premesso che il film è caldamente sconsigliato agli orfani inconsolabili della Trilogia della Vendetta: ad oltre dieci anni di distanza dall’ultimo capitolo di quello straordinario trittico, Park è un altro regista, inutile ricercare quel cinema primordiale, cattivo, asciutto, ma ricco del suo stile rivoluzionario, perché l’evoluzione di Park ha toccato altri lidi, forse più convenzionali ma non per questo meno apprezzabili.


Leggere critiche che rinfacciano al regista di avere dimenticato la Trilogia in favore di uno stanco formalismo estetico fa pensare a certi integralismi cinematografici che nascono dal pensare che un autore debba rimanere sempre uguale a se stesso, pena l’abiura dei suoi fans.
La premessa era d’obbligo perché è alla base delle controversie che The Handmaiden ha ingenerato nel pubblico e nella critica di tutto il mondo, a dimostrazione comunque della considerazione che il regista coreano ha raggiunto, essendo stato, tra l’altro, uno dei pochi registi orientali ad uscire con le ossa intatte dal suo incontro col cinema occidentale.
Ispirato al romanzo Fingersmith della scrittrice gallese Sarah Waters, Park cambia l’ambientazione vittoriana del racconto e la trasporta nella Corea degli anni Trenta durante l’occupazione giapponese, operazione che gli consente di gettare uno sguardo su un periodo storico e su una sanguinosa contrapposizione tra Corea e Giappone che nel cinema coreano degli ultimi due anni è stata finalmente affrontata squarciando il velo di doloroso pudore col quale i coreani tendono a nascondere quell’epoca storica; sebbene The Handmaiden non sia propriamente un film storico, indubbiamente Park il dito nella piaga della occupazione giapponese ce lo affonda, seppur a modo suo.
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