tag:blogger.com,1999:blog-36858557558743049332024-03-16T19:51:19.552+01:00Cinema e MissiliQuando il Cinema colpisce senza scampo.Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.comBlogger1997125tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-6612717171771166652024-03-15T17:09:00.004+01:002024-03-15T17:09:36.038+01:00Memory [Michel Franco , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1njylcKar9zT2j3fmeTNiPBRUk6mtUmjuSrjuJS9YgrQxFm9EscT1TASucxPjId3GfEMDaShiliz0iEJcY244-8moHMG333aUw6XV3wjOh1pmH9HoPac0UxuAm151hh_8DnrWO2ajzXlTG4r8-2ox5uSb1zAzD2TBlVkwcqRtyHgoQCRAear8MwOBYUBh/s1600/memory-poster-trailer-think-movies.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1njylcKar9zT2j3fmeTNiPBRUk6mtUmjuSrjuJS9YgrQxFm9EscT1TASucxPjId3GfEMDaShiliz0iEJcY244-8moHMG333aUw6XV3wjOh1pmH9HoPac0UxuAm151hh_8DnrWO2ajzXlTG4r8-2ox5uSb1zAzD2TBlVkwcqRtyHgoQCRAear8MwOBYUBh/w640-h360/memory-poster-trailer-think-movies.webp" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt19864828" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt19864828/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Memory (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 7.5/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Anche questa volta per presentare la sua ultima fatica, il regista messicano Michel Franco sceglie il palcoscenico della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia: con le su precedenti opere il regista aveva ottenuto il Premio della Giuria per Nuevo Orden e lusinghieri giudizi da parte della critica per <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2022/05/sundown-michel-franco-2021.html">Sundown</a>; Memory, appunto l'ultima fatica di Franco, film girato negli Usa, sembra a prima vista avere poche attinenze con i due precedenti, opere da considerarsi quasi estreme nella loro (differente) durezza.</div><div style="text-align: justify;">Memory invece può apparire sin da subito come una atipica ed inusuale love story che però affonda le sue deboli radici in un contesto molto buio e , a suo modo estremo anche esso.</div><div style="text-align: justify;">Sylvia vive da sola Brooklyn con la sua figlia adolescente ( non esiste il seppur minimo accenno a chi possa essere il padre, anche se poi capito il contesto generale del film lo si può facilmente immaginare...), lavora in una casa di riabilitazione assistendo soggetti fragili non autosufficienti, ha un passato alle spalle di alcolismo , dal quale si è liberata ormai da 14 anni, pur continuando a frequentare una associazione di alcolisti anonimi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="359" src="https://www.youtube.com/embed/uIi11F-lPDw" width="482" youtube-src-id="uIi11F-lPDw"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Una sera , molto controvoglia, accetta di recarsi ad una reunion di ex compagni di scuola del liceo che appena può abbandona per fare ritorno a casa.</div><div style="text-align: justify;">Sulla via del ritorno si accorge che un uomo che aveva visto alla festa la sta seguendo ed una volta rifugiatasi in casa l'inseguitore si mette seduto in attesa sul marciapiede. Avendolo trovato ancora lì la mattina seguente, in stato confusionale , la donna riesce a rintracciare il fratello grazie al telefono dell'uomo.</div><div style="text-align: justify;">Colpita, o forse meglio dire incuriosita da questo episodio, Sylvia mette in moto la sua memoria e si convince che l'uomo sia un vecchio compagno di scuola che le aveva usato violenza ai tempi del liceo, sfruttando il suo stato di ebrezza alcolica.</div><div style="text-align: justify;">L'uomo però non ricorda nulla perchè affetto da una forma di demenza precoce e Sylvia ad una iniziale reazione ostile fa seguire una fase di ripensamento: è lui veramente il violentatore, amico di un fidanzato dell'epoca che sfruttava lo stato di alcolismo di Sylvia per approfittare di lei? oppure quell'uomo ha frequentato la scuola quando lei già se ne era andata perchè trasferitasi altrove?</div><div style="text-align: justify;">I due iniziano a frequentarsi con Sylvia che funge da dama di compagnia , ma ben presto il rapporto si fa più intenso e sfocia nell'amore.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">E' vero che Memory è fondamentalmente una storia d'amore inusuale , atipica, che si poggia su basi instabili, ma altrettanto vero è che il film di Franco è anche una profonda riflessione sul concetto di memoria e attraverso la speculare contrapposizione tra la condizione dei due personaggi il regista indaga l'importanza della memoria stessa e del suo divenire verità: Saul ha un deficit di memoria, è destinato a trasformarsi in una scatola piena di ricordi che non vedranno mai la luce sepolti nel buio della demenza, Sylvia invece ha una memoria che deve costantemente e strenuamente tenere a bada per non riaccendere in lei ricordi terribili di soprusi , di violenza e di umiliazione ( l'alcolismo, la violenza sessuale, una famiglia malata che ha tenuto ingabbiate per anni lei e la sorella); anche in questo caso dunque Franco porta agli estremi le situazioni che narra così come aveva fatto, senza esaltare va detto, in Nuevo Orden o in maniera più solida in Sundown.</div><div style="text-align: justify;">Storia d'amore che diventa cura di una solitudine di due perdenti quasi seriali, lui perchè oltre che malato anche mal sopportato dal fratello che si prende cura di lui , lei perchè segnata in modo indelebile da un passato orribile che solo con la rimozione perenne può forse mitigare: sembra quasi naturale che due personaggi così complessi possano trovare una simbiosi amorosa consolatoria che porti un minimo di calore nel loro gelo interiore che trova origini da una memoria "malata" in entrambi i casi.</div><div style="text-align: justify;">Ed in effetti la storia d'amore funziona come pilastro portante del film, i due protagonisti emanano un senso di tenerezza infinito soprattutto quando sembrano comportarsi come due ragazzini alle prime armi, semplicemente perchè la loro vita sembrava avere messo da parte i sentimenti amorosi, il racconto sull'adolescenza di Sylvia crea un tale clima di orrore e disgusto da far nascere una fortissima empatia con la protagonista; viceversa il finale un po' frettoloso , dalle tinte dozzinali, tronca in modo quasi brutale una storia che forse poteva trovare una conclusione , dal punto di vista narrativo, più convincente.</div><div style="text-align: justify;">Nel suo complesso il film ha qualità e tratta un argomento non facile da esporre in modo organico, ma soprattutto dal punto di vista emotivo Franco ci riesce di sicuro, inoltre non va sottovalutata la prova dei due attori protagonisti che , seppur circondati da personaggi di contorno ben delineati, sono l'autentico fulcro del film: Peter Sarsgaard , Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, è autore di una prova maiuscola, riuscendo a portare sullo schermo con grande bravura un personaggio nel quale si alternano il buio della memoria e i rari sprazzi di luce, Jessica Chastain a sua volta è magnifica, come sempre: un quasi commovente esempio di personaggio dall'apparenza arida, pietrificato dalla vita, spigoloso, ma che nel suo profondo nasconde una grandissima tenerezza.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-71500147279102455922024-03-13T17:27:00.001+01:002024-03-13T17:27:30.197+01:00About Dry Grasses ( Nuri Bilge Ceylan , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNyBaocKdmqbNl7WuG19_Q5MwnFUxg21FFmhVglgJcbz_hPJmKyH3POV95w7owOUMbwVa4E0JSK1MZU5Id0AP1zCDmyiwzKlCgII1Czaa7zYsZQ8hzZnSvP4FpXUCjDs3if7AY86evd1PNFapUruhi6MjbaVz-U6oh6YqDbvnDdirpO-yEzT8U3PDkYdsA/s1000/ABOUT_DRY_GRASSES_slideshow.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="621" data-original-width="1000" height="398" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNyBaocKdmqbNl7WuG19_Q5MwnFUxg21FFmhVglgJcbz_hPJmKyH3POV95w7owOUMbwVa4E0JSK1MZU5Id0AP1zCDmyiwzKlCgII1Czaa7zYsZQ8hzZnSvP4FpXUCjDs3if7AY86evd1PNFapUruhi6MjbaVz-U6oh6YqDbvnDdirpO-yEzT8U3PDkYdsA/w640-h398/ABOUT_DRY_GRASSES_slideshow.png" width="640" /></a></div><br /><p></p><div><br /></div><div><br /></div>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt13231544" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt13231544/?ref_=plg_rt_1"><img alt="About Dry Grasses (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 9.5/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Festival di Cannes è un po' la seconda patria di Nuri Bilge Ceylan, ormai quasi adottato, almeno a livello cinematografico, dalla Francia sempre presente come contributo produttivo nei lavori del regista turco; a tutta la serie di premi ricevuti aggiunge quest'anno quello per la migliore interpretazione femminile ( una magnifica Merve Dizdar) , che forse non sarà il più prestigioso sebbene l'ultimo lavoro sia opera degna di Palma d'Oro.</div><div style="text-align: justify;">Ma al di là dell'importanza dei premi About Dry Grasses ( che in Italia uscirà-non si sa quando- grazie alla meritoria opera di Movies Inspired col titolo di Racconto di due stagioni) è l'ennesimo capitolo della filmografia di un cineasta tra i più grandi del Cinema contemporaneo, che troppo colpevolmente viene spesso dimenticato quando si tratta di citare i sommi interpreti della Settima Arte.</div><div style="text-align: justify;">Siamo , come sempre soprattutto negli ultimi lavori, nel ventre molle della Turchia asiatica, quel lembo di terra che non è più Europa , che si prolunga verso l'Asia e nel quale l'inverno ricopre con la fitta coltre di neve tutto ( immagine che avrà un forte significato anche in questa opera...); Samet è un insegnante di arte che presta servizio in un piccolo villaggio dell'Anatolia, vive insieme ad un suo collega e spera in breve tempo di poter finalmente ottenere un trasferimento ad Istanbul, convinto che quello della metropoli sul Bosforo sia il suo mondo, dove cultura e tradizione si abbracciano.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="381" src="https://www.youtube.com/embed/Ywajc6S8YEg" width="484" youtube-src-id="Ywajc6S8YEg"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Samet vive questa situazione con rassegnazione nella speranza di finire presto il suo periodo di apprendistato in provincia (come pare preveda la legge turca riguardo alle professioni socialmente importanti-insegnanti,militari, poliziotti), non ha grossa considerazione dei paesani e dei colleghi della scuola, solo una ragazzina , Sevim, sembra suscitare in lui qualche interesse ( senza fraintendimenti, la tematica pedofila non è neppure minimamente accennata e alla fine lo scopriremo inequivocabilmente , ma una certa ambiguità comunque si genera, almeno all'inizio).</div><div style="text-align: justify;">Proprio un episodio di per sè insignificante in cui Samet mostra però la sua meschinità larvata, fa sì che dalla scuola , su segnalazione di due allieve, vengano mosse a lui e al suo collega coinquilino, accuse di aver avuto atteggiamenti non consoni verso le allieve; il tutto si risolverà con un nulla di fatto dal punto di vista disciplinare , tutto verrà sepolto sotto metri di neve, ma qualcosa nei due insegnanti ormai è scattato, anche perchè in qualche modo non vengono più visti come prima da parte degli allievi e dei colleghi.</div><div style="text-align: justify;">Nello stesso momento i due iniziano a frequentare una loro collega, Nuray, insegnante di inglese, attivista politica, che insegna nella vicina città e che i due conoscono quasi come in un appuntamento al buio: dapprima Samet è disinteressato alla donna , ma quando vede l'amico Kenan stringere con lei amicizia sono ancora la sua acrimonia e meschinità a prendere piede.</div><div style="text-align: justify;">L'irruzione nella storia di Nuray ha l'effetto di portare a galla in Samet quello che ristagna nel suo profondo, la sua idea di socialità e di egoismo, il suo (dis)impegno politico, il suo individualismo, il suo accidioso nichilismo, il tutto espresso in una delle scene più belle che il Cinema abbia mai mostrato negli ultimi anni.</div><div style="text-align: justify;">Passato l'inverno, finita la scuola, ottenuto (almeno pare) il trasferimento di Samet ed esplosa l'estate vediamo i tre in gita presso un sito archeologico e la fine poetica e filosofica di un film che riesce a toccare a vari livelli coscienza ed emotività in una atmosfera che mescola la rassegnazione e il crepuscolare.</div><div style="text-align: justify;">L'osservazione che viene mossa abitualmente a Ceylan è quella di fare sempre lo stesso film, cambiando solo qualche contesto e qualche situazione: ammesso che ciò sia vero, comunque il regista turco , in questa ipotetica rigorosa fedeltà a se stesso, riesce sempre a raccontare qualcosa che riesce a coinvolgere e ad avvolgere , non sprecando mai neppure un minuto dei suoi mastodontici lavori.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">About Dry Grasses non viene meno a questa regola, le oltre tre ore di pellicola ci regalano un'opera monumentale in cui nulla è fuori posto, nella quale, nonostante si parli di piccole storie comuni di gente comune, emerge una forza eroica inarrestabile, che basa la sua solidità su una scrittura magistrale, potente.</div><div style="text-align: justify;">Come in quasi ogni suo lavoro i protagonisti sembrano ingabbiati in un ambiente ostile , sotto tutti i punti di vista, dal quale per un qualche motivo pare impossibile fuggire, un luogo che quasi non ha tempo e dove gli unici segni di vita appaiono gli eventi atmosferici: cumoli di neve, bufere , strade appena tracciate , natura sopraffatta dal gelo e dal freddo, metafore di un inverno interiore che stringe in una morsa pungente i personaggi.</div><div style="text-align: justify;">Questa visione esistenzialista Ceylan la fa emergere dal racconto e soprattutto dalle storie personali dei protagonisti che lentamente col passare del tempo assumono sempre più nitidamente i loro contorni, il tutto senza risultare mai stucchevole, ne pletorico; la durata del film del regista turco ha una sua ben precisa motivazione che è quella di delineare in maniera completa e mirabile i personaggi.</div><div style="text-align: justify;">Il protagonista è chiaramente un personaggio che mal sopporta la situazione in cui vive, che sembra avere già addosso la delusione di una vita semplicemente perchè sopraffatto da quella che chiama la stanchezza della speranza; Samet è personaggio complesso, appare come un perdente, un uomo che vomita sul mondo che lo circonda la sua delusione e la sua frustrazione: dapprima prende di mira Sevim , la sua allieva prediletta che si è resa responsabile dell'oltraggio accusatorio semplicemente perchè ha visto nell'insegnante un manipolatore bugiardo, quindi l'amico Kenan quando capisce che la su amicizia con Nuray potrebbe andare oltre escludendolo e mette in piedi una sceneggiata meschina pur di allontanare l'amico e potersi avvicinare lui alla donna.</div><div style="text-align: justify;">Ceylan con Samet ci mette in mostra la meschinità umana, il suo bieco individualismo, la sconfitta di essere imprigionati in una realtà rurale gretta dove nulla cambia: per tale motivo aveva visto in Sevim una luce in fondo al buio, qualcosa di trascendentale , una ragazza vivace, intelligente, sveglia che avrebbe forse potuto salvarsi dall'abbandono di quel vivere ai margini, la ragazza è per lui quasi uno specchio nel quale vede come avrebbe voluto essere lui che invece sente la vitalità fuggire via.</div><div style="text-align: justify;">Nel suo rapporto con Nuray, splendidamente rappresentato nella lunga scena della cena, trova spazio la riflessione politica di Ceylan , attraverso i concetti di socialità e di militanza, di individualismo e di egoismo, di persecuzione delle minoranze etniche, come quella subita dalla donna , per di più rimasta mutilata in seguito ad un attentato; quel lembo di terra in cui si svolge la storia si proietta verso il Kurdistan, zona di guerra permanente e Ceylan ce lo ricorda con i rumori lontani degli spari e delle esplosioni che bucano la notte insonne del protagonista.</div><div style="text-align: justify;">Il sottofinale e il finale dell'opera sono tra i momenti più belli che il Cinema ci abbia regalato in questa annata, dapprima con un lungo monologo, quasi un dialogo con se stesso del protagonista che intravede in quelle erbe gialle e secche che sta calpestando e di cui nessuno si cura la rappresentazione della sua vita in quel posto dove neppure il tempo riesce a passare e poi un immaginario dialogo con Sevim: " il tempo passerà , e se tu sopravvivi in questa terra di sconfitte senza fine diventerai alla fine gialla e secca; ti troverai a metà strada della tua vita e vedrai che non hai ottenuto nulla nella vita ma solo il deserto dentro di te, niente altro".</div><div style="text-align: justify;">Qualcuno ha scritto che Dry About Grasses è un film di un grande regista ma che si legge come un grande romanzo russo: ed in effetti c'è la scrittura magnifica di Tolstoj , il nichilismo drammatico di Dostoevskij e, nei lunghi e mirabili dialoghi, il teatro di Checov; About Dry Grasses è un opera splendida, emozionante, che riempie gli occhi per il rigore stilistico e la perfezione dell'immagine che crea il regista e per le profonde tematiche che presenta, uno studio sull'esistenza umana vista con l'occhio di un grande drammaturgo e con la sensibilità di un eccelso poeta.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-55610190232313920662024-03-04T19:59:00.000+01:002024-03-04T19:59:25.544+01:00La zona d'interesse [aka The Interest Zone] ( Jonathan Glazer , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfAuHnNarCQIY1MWXKIqIyoYyfmbVVXmggwz9wR1ok6FdHmK0yXUyRorVCX2ZW3bNuQgz1NZrK22PgWDrLuNVKnR4LXNxkTGzKX5-Lan7YmIk0AdU5lTPRrSrCOy64Qz2v-VeqvUo1ZIhvdlVOgfB3gkc3ONWH_fgl2i5jk7piJBdOytmXWzpJsuezDy52/s1920/articolo-170481.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfAuHnNarCQIY1MWXKIqIyoYyfmbVVXmggwz9wR1ok6FdHmK0yXUyRorVCX2ZW3bNuQgz1NZrK22PgWDrLuNVKnR4LXNxkTGzKX5-Lan7YmIk0AdU5lTPRrSrCOy64Qz2v-VeqvUo1ZIhvdlVOgfB3gkc3ONWH_fgl2i5jk7piJBdOytmXWzpJsuezDy52/w640-h360/articolo-170481.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt7160372" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt7160372/?ref_=plg_rt_1"><img alt="The Zone of Interest (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 10/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Schermo nero, titolo scritto in bianco che campeggia nel centro; lentamente il bianco svanisce, il nero rimane e una musica stridente che dapprima raggela poi lascia spazio a note che sembrano provenire da un baratro che sprofonda nella terra; note che solcano lo schermo nero, in mezzo qualche rumore metallico, forse addirittura delle voci lontane, il tempo passa... Poi lentamente qualche cenno di vita si fa strada: cinguettii lontani, sempre più frequenti e più limpidi e alla fine dopo alcuni minuti interminabili il mondo si apre , squarciando il nero dello schermo con una immagine bucolica anche essa interminabile, piano fisso in lontananza che riprende scene d'estate su una riva di un fiume, qualche mormorio , qualche gesto lontano.</div><div style="text-align: justify;">In questo inizio tra i più strazianti e drammatici possibili, Jonathan Glazer cala il biglietto da visita della sua personale (e geniale) lettura dell'abominio nazista: aguzzate le orecchie, sembra avvertire, perchè non vedrete nulla ma ascolterete quello che a volte, soprattutto senza vedere, può essere più lacerante e raccapricciante di ogni cosa; il Cinema, arte visiva per eccellenza, nata senza parole, al massimo una musica ad accompagnare, demanda al suono, quello generato non dagli strumenti musicali bensì dalla follia umana, il racconto di una delle più grandi tragedie dell'umanità, uno dei trionfi più assurdi del male e della follia lucida dell'uomo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="357" src="https://www.youtube.com/embed/1uIVpxk1pTk" width="482" youtube-src-id="1uIVpxk1pTk"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La famigliola che vediamo in riva al fiume , in quello che potrebbe sembrare quasi un quadro impressionista, è quella di Rudolf Hoss, gerarca nazista , comandante del campo di sterminio di Auschwitz; c'è la moglie , i figli, dei ragazzi ospiti che si godono il sole e il bagno nel fiume.</div><div style="text-align: justify;">Giunti a casa , di ritorno da questa giornata di sole e riposo, capiamo chiaramente che quella che sembra una casa linda e pinta circondata da un bel giardino con tanto di orto e serra ha come muro confinante quello del campo di concentramento di Auschwitz: un casa e lavoro perfetto per uno che deve occuparsi di far funzionare alla perfezione la fabbrica di morte che dirige.</div><div style="text-align: justify;">E qui piano piano cominciano ad entrare nelle nostre orecchie, già messe in allerta dal prologo, rumori lontani che però non lasciano dubbi: grida disperate, risate oscene, colpi di arma da fuoco, il rumore incessante , come quello di un maglio che non si ferma mai, dei forni crematori che rilasciano senza tregua nuvole di fumo, ordini urlati con voci da esseri demoniaci.</div><div style="text-align: justify;">E' il Truman Show, il grande fratello antelitteram del nazismo e dei suoi fedeli servitori: Glazer con una scelta geniale, degna di un grandissimo cineasta, prende spunto dal romanzo omonimo dello scrittore inglese Martin Amis, che per un incredibile scherzo del destino muore negli stessi giorni in cui il film di Glazer viene presentato a Cannes, per costruire , primo probabilmente nella storia del cinema, un racconto dell'Olocausto con la prospettiva dei carnefici, dipingendo i nazisti non come dei "mostri" come troppo spesso vengono identificati, di fatto deumanizzandoli e ponendoli in un mondo quasi avulso dal nostro, ma come dei personaggi mediocri, delle larve umane , incapaci di poter distinguere neppure lontanamente il bene dal male, dei borghesotti in cerca di gloria forti della loro ideologia inculcata da grottesche figure subumane.</div><div style="text-align: justify;">Scegliendo di mostrarci Hoss e la sua bella famigliola che vive la propria esistenza in tutta tranquillità, nell'agio più completo, facendo crescere i figli ad un passo da quella fabbrica di morte ed abiezione che è stata Auschwitz, non solo ci mostra come dei mediocri personaggi fossero gli attori della messinscena della banalità del male, ma lo fa sfruttando la tecnica e l'arte cinematografica come raramente si è visto nella storia della settima arte.</div><div style="text-align: justify;">I piani fissi interminabili, quasi dei quadri, sempre a distanza, mai un primo piano, una astrazione visiva che rasenta la spersonalizzazione dei personaggi, domina soprattutto la prima parte del film, con quel sottofondo sonoro che fa contorcere le budella a noi ma che a loro non risulta neppure un po' fastidioso; la cenere invece no, quella dà fastidio quando ci sono i panni stesi, e anche quel muro di cinta , meglio far crescere delle belle viti che lo nascondano un po' per non turbare i pomeriggi in giardino con gli amici.</div><div style="text-align: justify;">E' questa totale normalità che rende La zona di interesse un film che lascia senza parole, che non riesce neppure ad indignare; è quel suono continuo , quel misto di dolore e lamenti, di follia e di brutalità che rimane nelle orecchie che dà la vera misura dell'atrocità, senza che essa venga mai mostrata.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Tutta la prima parte del film è una lunga rappresentazione della assoluta mancanza di etica, dell'assurdo concetto che sterminare migliaia e migliaia di persone sia un lavoro come un'altro; e poi i ragazzini che giocano coi denti d'oro sottratti ai condannati, la moglie di Hoss che indossa con fare civettuolo la pelliccia rimediata chissà come, le donne della servitù cui viene regalata la biancheria tolta alle donne ebree, il terrore di Hoss quando nel fiume compaiono ossa umane che possano contaminare la purezza dei figli (povero idiota...), la riunione dei gerarchi per mettere a punto i nuovi forni crematori come si trattasse di una catena di montaggio per costruire biciclette.</div><div style="text-align: justify;">Quando poi al gerarca viene proposto il trasferimento per occuparsi di una delle fasi decisive della Risoluzione Finale, che dire del confronto aspro tra lui e la moglie che sentenzia. " Abbiamo lavorato tanto per avere una vita bella come questa, un posto dove far crescere i nostri figli e adesso non voglio rinunciarci" ? Probabilmente l'attimo più buio del film a confermare l'assoluta mancanza di coscienza.</div><div style="text-align: justify;">Ci sono solo due piccole scintille di umanità nel racconto, la presenza della suocera di Hoss che evidentemente sopraffatta dalla coscienza se ne andrà di soppiatto da quella casa dopo averci fatto sapere che lì oltre il muro c'era sicuramente la signora ebrea dove lei lavorava a servizio, spettacolare ribaltamento delle classi figlio della "rivoluzione" nazista.</div><div style="text-align: justify;">L'altro spiraglio di umanità è una delle figlie di Hoss che soffre di incubi notturni per i quali il padre trova l'antidoto della fiaba mentre però sullo schermo noi vediamo una ragazzina ripresa con le telecamere a calore che vaga per il campo lasciando da mangiare nascosto per i deportati, un'inserto del film che si muove tra la fiaba, il poetico e la dubbia interpretazione.</div><div style="text-align: justify;">Abbiamo altri due momenti che colpiscono duro nel film, il primo quando Hoss al termine di una riunione di gerarchi che lo ha nominato, in virtù del suo servigio fatto ad Auschwitz, responsabile di tutti i campi di sterminio, viene colto per un paio di volte da conati di vomito: Glazer ha chiaramente detto in una intervista che in quel momento lui è il male assoluto che si è nutrito di cenere, ossa , corpi decomposti e che con un montaggio anche questo geniale, sembra che abbia una visione del futuro: Auschwitz è adesso un museo , cimeli conservati sotto le teche, le donne delle pulizie che scopano in terra, come se stessero in una camera d'albergo, perchè l'abitudine supera lo sgomento e la pietà, come è ovvio che sia , una armatura di cinismo per sopravvivere e non soccombere di fronte al male; ma Auschwitz è anche il luogo dove Hoss, condannato a morte a Norimberga, viene impiccato, ultimo atto di una circolarità aberrante.</div><div style="text-align: justify;">Credo che questo film, vincitore del Gran Prix a Cannes, favoritissimo agli Oscar, possa avere in sè una importanza che solo il tempo saprà delineare in maniera netta, ma definire La zona di interesse un capolavoro non penso sia azzardato: la scelta narrativa di Glazer di presentare il punto di vista dei carnefici, cosa che va a cozzare con quanto fatto nel cinema fino ad ora, è una scelta rivoluzionaria, soprattutto perchè diventa causa ed effetto di una scelta narrativa e tecnica che riesce a travolgere emozionalmente ben più di quanto possa essere avvenuto nei film che rimangono i capisaldi del racconto dell'Olocausto (La vita è bella, Schindler's List, Il Pianista, Train de vie , Il figlio di Saul); inoltre l'avere delegato ad un sonoro che è specchio di una realtà che non vediamo mai ma solo immaginiamo il carico emotivo che contrasta con la facciata borghese ripulita della famiglia di Hoss, è qualcosa che riesce a lacerare più di mille immagini.</div><div style="text-align: justify;">Non è un film per tutti, questo va detto, è un film che non fa passare certo una bella serata, quando va bene, è un film per molti versi anche ostico, ma al contempo è un'opera la cui grandezza artistica raggiunge livelli incommensurabili, uno tra i più grandi film degli ultimi anni, la cui reale portata , forse, potremo apprezzare solo con l'ausilio del tempo ; ma soprattutto è un film che ci sbatte in faccia come persone così mediocri , larve umane prive di tutto possano avere contribuito con la loro visione da poveri miserabili arroccati sui propri privilegi ad una tragedia come l'Olocausto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-45581490626032168872024-02-27T20:05:00.006+01:002024-02-27T20:05:33.885+01:00Next Sohee ( Jung July , 2022 ) <p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSKUE5tcOmtFsPXgM7BKGI3iesoWAsEeUKZjUQbLC00hC7HrMAMdbneKjKYire0UgksTFMEZ-JgLK-sAK4IpboQJpVpVlyQRM809QbQU1-d5usg-AtICo_0_HarM24AxeWe4pJ0WJo-SzmkWA-5gWXzLLYiIKNpU9_1G9Ndpay3pnRDbvOkmLyS7oJyXRc/s1000/h!nextsohee_fkff2023_cinefacts_cover.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="620" data-original-width="1000" height="396" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSKUE5tcOmtFsPXgM7BKGI3iesoWAsEeUKZjUQbLC00hC7HrMAMdbneKjKYire0UgksTFMEZ-JgLK-sAK4IpboQJpVpVlyQRM809QbQU1-d5usg-AtICo_0_HarM24AxeWe4pJ0WJo-SzmkWA-5gWXzLLYiIKNpU9_1G9Ndpay3pnRDbvOkmLyS7oJyXRc/w640-h396/h!nextsohee_fkff2023_cinefacts_cover.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt19820538" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt19820538/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Next Sohee (2022) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 8/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Confermando tutto quanto di buono fatto vedere nella sua opera prima , <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2015/04/a-girl-at-my-door-july-jung-2014.html">A Girl at my Door</a> del 2014, presentata a Cannes e accolta con grande favore dalla critica, la regista coreana Jung July a 8 anni di distanza si cimenta con la sua opera seconda che quanto la prima ha un forte carico di impegno civile e di denuncia sociale: Next Sohee è pellicola nella quale la regista mette drammaticamente a nudo alcuni aspetti della realtà della società coreana nei quali soprattutto i giovani subiscono pesantissimi condizionamenti , quando non delle autentiche violenze psicologiche.</div><div style="text-align: justify;">La protagonista della storia è una Sohee, giovane ragazza all'ultimo anno di liceo , con una grande passione per la danza; come prevede la legge coreana la ragazza sotto la supervisione della scuola viene avviata al percorso di integrazione al lavoro, istituto che da alcuni anni sta prendendo piede anche da noi, e viene assunta come stagista in un call center di una società che gestisce servizi legati alla connettività digitale.</div><div style="text-align: justify;">Sohee inizia il suo lavoro con grande entusiasmo, nonostante il suo primo approccio è tutt'altro che positivo e ben presto inizia a rendersi conto che quel tipo di lavoro che prevede anche capacità da venditore di fumo non fa per lei; inoltre dovrà anche fare i conti con dei capireparto e con il vertice della società che spingono i lavoratori verso una competitività feroce che poco si adatta al carattere mite e controllato della ragazza.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="358" src="https://www.youtube.com/embed/y9PmjTKhlBg" width="483" youtube-src-id="y9PmjTKhlBg"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La morte per suicidio di un caporeparto prima, una serie di imbrogli che Sohee deve subire sulla sua pelle, una lunga fila di umiliazioni che deve sopportare nonostante abbia cercato in tutti i modi di aumentare la sua produttività riuscendoci pure, causeranno una deflagrazione nella psiche della ragazza, che ben presto si renderà conto di essere diventata un ingranaggio di un grande sistema di sfruttamento e di vessazione.</div><div style="text-align: justify;">Sohee non reggerà la pressione e si ucciderà.</div><div style="text-align: justify;">A quel punto il filo conduttore del film passa nelle mani della detective Yoojin, chiamata ad indagare sulla morte della ragazza che viene ritrovata senza vita in un lago, risultando sin da subito chiaro che non si trattasse di omicidio.</div><div style="text-align: justify;">Una staffetta anche narrativa tra Sohee e la detective , che sotto molti aspetti sembrano avere qualcosa in comune ed un seppur brevissimo, quasi impercettibile contatto prima che la ragazza si togliesse la vita.</div><div style="text-align: justify;">La detective inizialmente sembra occuparsi quasi contro voglia del caso, intuiamo che c'è qualcosa nel suo passato che la incupisce; ma quando diventa chiaro che la morte di Sohee pur non essendo tecnicamente un omicidio , di fatto è quasi una induzione al suicidio, Yoojin inizia ad affrontare il caso con piglio diverso, con grande impegno, spinta dalla volontà di rendere giustizia alla ragazza: quasi una missione sostenuta da un senso di giustizia prima di tutto civile.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">La denuncia sociale contenuta nel film di Jung July prende di petto con grande veemenza sia l'atavica competitività sfrenata che regna nel mondo del lavoro e nella società coreana , ossessionata dal formalismo e dall'ipocrisia che creano un carico di aspettative insostenibili alla gran parte delle persone; in più l'accusa al mondo del lavoro che sfrutta i giovani in attesa di entrare nel mondo del lavoro, assumendoli con contratti capestro, privandoli di ogni diritto , ritardando i pagamenti ben sapendo che pochi reggono oltre i pochi mesi , rubandogli , una volta licenziatisi, le mensilità arretrate; e per finire il dito viene puntato anche contro la scuola che da istituzione deputata alla formazione dei giovani diventa invece fiancheggiatrice di un vergognoso mercato dello sfruttamento.</div><div style="text-align: justify;">La regista seppur senza mai andare oltre i limiti, lancia le accuse pesanti contro questi settori della società e contro le ataviche consuetudini dello stile di vita coreano e lo fa con una piccola eroina perdente quale risulta essere la povera Sohee , che è il motore trainante della prima parte del film fintanto che non subentra Yoojin che con la sua rabbia nascosta, i suoi silenzi , ma anche con la decisione ferma di andare fino in fondo diventa l'alter ego della ragazza morta.</div><div style="text-align: justify;">Il film è indubbiamente carico di una emotività drammatica, ancor più pesante se pensiamo a quante vite vengono rovinate da un sistema che pensa solo solo alla competitività che serve solo a far girare i soldi, a come persino dei ragazzi ancora adolescenti debbano subire una pressione insostenibile sin dal loro primo approccio col mondo del lavoro.</div><div style="text-align: justify;">Il film di Jung è uno di quelli che una volta si sarebbe definito di impegno sociale e di denuncia, e la regista conferma quanto fatto con il suo primo lavoro, che forse conteneva tematiche più intime ma sempre inerenti i lati oscuri della società coreana, costruendo un film dove domina l'atmosfera cupa, grigia senza però diventare mai pesante, grazie a una regia attenta ed essenziale.</div><div style="text-align: justify;">Brava Kim Sieun nel suo primo ruolo da protagonista: riesce a interpretare con grande efficacia la caduta nella disperazione di una ragazza che invece si mostra all'inizio piena di vita e allegra, Bae Doona è la solita splendida conferma: attrice di grande spessore , ricca di una versatilità che la porta ad interpretare con grande naturalezza qualsiasi ruolo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-84752029447624109892024-02-19T17:25:00.000+01:002024-02-19T17:25:36.073+01:00Record Without Words / 沉默笔录 ( Hao Feihuan / 郝飛環 , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglMVU1fwAGzg1fiAgNsbsHB6g4FjVr7L0x-k2pR2XIf4KtWFhEdnDH1luyZeuZi8ZC8EoL7jbwXtOhkODCksLec_FmQeyGXVj0-t4hdFNmvL_6_T7bQ9Zg623kt2ZC9N7LzF885ehyjaPU0cgbVF5l6ePum_EcdB1Be4LMic_J68XBt-CxYfmh9ZWR3Fkr/s800/image-w1280.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="800" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglMVU1fwAGzg1fiAgNsbsHB6g4FjVr7L0x-k2pR2XIf4KtWFhEdnDH1luyZeuZi8ZC8EoL7jbwXtOhkODCksLec_FmQeyGXVj0-t4hdFNmvL_6_T7bQ9Zg623kt2ZC9N7LzF885ehyjaPU0cgbVF5l6ePum_EcdB1Be4LMic_J68XBt-CxYfmh9ZWR3Fkr/w640-h360/image-w1280.webp" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt10121904" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt10121904/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Chen Mo Bi Lu (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 7.5/10</span><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script></i></b><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Negli anni '90, in concomitanza dei primi passi verso il liberismo economico che in breve tempo avrebbe stravolto il tessuto sociale cinese, essendoci una cronica carenza di personale impiegato nelle forze di polizia ed un considerevole aumento della piccola e media criminalità, alcuni aspetti dell'ordine pubblico venivano gestiti dalle squadre di sicurezza cittadine di cui i piccoli villaggi o i quartieri nelle città più grandi si erano dotati; ovviamente si trattava di forze non di polizia , ma costituite da civili cui veniva demandato il controllo del territorio. </div><div style="text-align: justify;">Questa opera prima del regista cinese Hao Feihuan è ambientata nei primi anni 90, in un piccolo villaggio della provincia cinese, e il protagonista, Li Lizhong, è proprio un membro di questa milizia civile, arruolato sin da giovane grazie ai buoni uffici del padre, di recente morto in circostanze misteriose.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="370" src="https://www.youtube.com/embed/0SYtstryndU" width="484" youtube-src-id="0SYtstryndU"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quando alcuni cani vengono trovati morti, subito si pensa ad un serial killer e la milizia di Li viene incaricata di svolgere le indagini; all'interno del gruppo , composto da personaggi a loro modo anche pittoreschi, c'è anche il vecchio Zhou Shengkui, un amico di vecchia data del padre di Li , che è visto da questo con occhi non molto benevoli in quanto sospetta una eccessiva vicinanza alla madre rimasta vedova.</div><div style="text-align: justify;">Quando nel tentativo di acciuffare il killer dei cani, dalle tasche del sospetto cade il portafoglio appartenuto al padre di Li, tutto il fatto inizia ad assumere contorni più inquietanti, facendo crescere fortissimo il sospetto che la morte del padre sia in qualche maniera legata al presunto killer dei cani.</div><div style="text-align: justify;">Che il vecchio Li sia morto in circostanze molto sospette è una idea che balena da subito nella testa del giovane Li, a partire dalla ambigua scena iniziale e ad una serie di dialoghi surreali tra il ragazzo e il padre morto, che avvengono ovviamente nella mente e nella fantasia di Li.</div><div style="text-align: justify;">Ed in effetti la storia si svilupperà proprio intorno a questo legame tra i cani morti e la drammatica fine del vecchio Li, confermando i sospetti del giovane protagonista.</div><div style="text-align: justify;">Strutturato come un crime dai canoni classici del neonoir cinese, presentato al Festival di Pingyao e con la partecipazione alla produzione di Jia Zhangke, Record Without Words è opera interessante che mostra anche una struttura abbastanza articolata per essere un'opera prima.</div><div style="text-align: justify;">All'interno del giallo incentrato sul killer dei cani e sulla morte di Li, il regista Hao arricchisce il film di altre tematiche che lo rendono di buona fattura e con vari livelli di lettura</div><div style="text-align: justify;">Ad esempio il rapporto padre-figlio tra il giovane ed il vecchio Li, raccontato attraverso la descrizione di un rapporto conflittuale che si nutre di odio che neppure la morte improvvisa e drammatica dell'uomo riesce a sanare, anzi il finale , dalle tinte cupe, non farà altro che delineare bene i contorni di questo conflitto personale.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Naturalmente come tutte le crime story ci sarà un segreto da svelare e ciò riesce a tenere sempre l'attenzione alta nel film sebbene i ritmi siano volutamente placidi, quasi ad accentuare l'atmosfera di disagio che si apprezza, ma nel film c'è anche una analisi spietata della liberalizzazione che iniziava in quell'epoca a dare i primi risultati, il rapporto tra Li e la giovane fidanzata è tutto incentrato sul desiderio di quest'ultima di lasciarsi il villaggio ed un presente con ben poche prospettive alle spalle , prendendo il volo per Shenzhen ( a quell'epoca la città dove la liberalizzazione economica in salsa cinese faceva i suoi esperimenti) ed il rifiuto invece di Li a seguirla, rimanendo legato alla sua terra ; c'è molto forte il grido contro lo sfruttamento delle risorse naturali che ha stravolto il territorio con azioni scellerate (la cava che è un po' il nodo cruciale del racconto): l'emblema di questo aspetto è la presenza della vecchia diga dove viene trovato morto Li il vecchio ormai prosciugata a causa dei disastri causati dall'intervento umano, un misero e agghiacciante monumento alla cupidigia priva di scrupoli.</div><div style="text-align: justify;">I temi trattati in Record Without Words sono insomma svariati e va detto che Hao, seppure con un budget chiaramente limitato riesce a costruire un film non particolarmente originale ma di indubbio valore nel quale si vede l'influsso di Diao Yinan e dello stesso Jia Zhangke e che riesce a rendere con grande efficacia il clima di quegli anni che sono stati indubbiamene tra i più turbolenti e al tempo stesso importanti per la storia e la società cinese e che sono diventati sempre più un pabulum cinematografico di ampiezza immane cui molti autori attingono a piene mani.</div><div style="text-align: justify;">C'è sempre qualcosa di eroico strisciante nei film che si strutturano in una società in tumultuoso movimento come quella cinese dell'epoca ( e odierna ancora), piccoli eroi che cercano di tenere il passo e che affrontano i cambiamenti mettendo in gioco tutto se stessi pena l'annientamento: non a caso un grande autori del cinema cinese, Jia Zhangke ha spesso insistito sul tema del wuxia moderno nel quale " vediamo come le persone reagiscono ai momenti di difficoltà" che è contenuto nei lavori più calati all'interno della realtà sociale; anche il lavoro di Hao possiede questo conflitto latente tra un fato spietato e una salvezza da conquistare ad ogni costo sovvertendo quanto il destino sembra avere riservato.</div><div style="text-align: justify;">Zhang Yu, già apprezzato nell'indimenticabile <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2018/10/an-elephant-sitting-still-hu-bo-2018.html">An Elephant Sitting Still</a> , si conferma attore di ottime qualità che soprattutto negli ultimi anni si è conquistato notevole credito nella cinematografia cinese e che per questo ruolo ha ottenuto il premio come miglior attore al Festival di Pingyao.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-29179239157071601052024-02-15T17:06:00.001+01:002024-02-15T17:09:17.933+01:00Povere Creature ! [aka Poor Things] ( Yorgos Lanthimos , 2023 )<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhecmVjiYr8e5zLZb3ooax3evRnLdWSBhOBsmIOiD7pAoLcoG-4F25NU6XERDPPtKTQeXs9-wcdNN-yM3w6HQmaijEsG0K56rJZ_p5oRY8EQzJAcPJ-GY2knw1w7mBKqdHs0FcwuEdaUit-ttOeDdEjxJDIzpJR6hsHFvQSOsq21rf9Y5sPAfzfDf-2NzY/s1024/Emma-Stone-Poor-Things-un_onirica-Lisbona-1024x683.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="683" data-original-width="1024" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhecmVjiYr8e5zLZb3ooax3evRnLdWSBhOBsmIOiD7pAoLcoG-4F25NU6XERDPPtKTQeXs9-wcdNN-yM3w6HQmaijEsG0K56rJZ_p5oRY8EQzJAcPJ-GY2knw1w7mBKqdHs0FcwuEdaUit-ttOeDdEjxJDIzpJR6hsHFvQSOsq21rf9Y5sPAfzfDf-2NzY/w640-h426/Emma-Stone-Poor-Things-un_onirica-Lisbona-1024x683.webp" width="640" /></a></div><br /> <p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt14230458" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt14230458/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Poor Things (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 8.5/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Erano parecchi anni , come confermato dallo stesso Yorgos Lanthimos, che il regista aveva in mente di metter mano al romanzo dal titolo omonimo di Alasdair Gray: finalmente nel 2021 iniziano le riprese e l'opera vede la luce alla Mostra del Cinema di Venezia di quest'anno , dove conquista il Leone d'Oro , per poi fare incetta di nomination per la serata degli Oscar che si terrà a breve.</div><div style="text-align: justify;">Al di là di tutto quanto si possa dire su questo film, di certo Povere Creature! è un'opera di svolta nel percorso cinematografico del regista, non tanto perchè ormai sembra abbia definitivamente lasciato alle spalle la sua esperienza autoctona greca, ma soprattutto per la maturità che mostra in questo lavoro, da troppi considerato un po' troppo superficialmente una pellicola leggera, quasi una favoletta adulta moderna, con qualche divagazione sociale.</div><div style="text-align: justify;">Povere Creature! è invece opera di grande impatto, completa, addirittura complessa in alcuni aspetti, oltre che di grande valore visivo, che sembra costituire una giusta sintesi degli aspetti del cinema di Lanthimos, nella quale sono inseriti svariati riferimenti , se non quando vere e proprie citazioni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="355" src="https://www.youtube.com/embed/tBKWXtdpbNQ" width="481" youtube-src-id="tBKWXtdpbNQ"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Godwin Baxter (per tutti God , occhio al nome...) è un medico di epoca vittoriana, dal volto deturpato e dal fisico abusato dal padre che lo usava impietosamente come cavia per esperimenti ; novello dottor Frankenstein salva una giovane donna incinta buttatasi nel fiume , le trapianta il cervello del feto che ha in grembo e la rianima, dando vita ad una creatura dalle fattezze esterne di una giovane donna ma dal comportamento e dal linguaggio di una bambina che impara 20 parole nuove al giorno e a cui i capelli crescono di svariati cm al dì.</div><div style="text-align: justify;">La ragazza ribattezzata col nome di Bella ( anche questo non è un nome casuale) tratta Godwin come fosse un padre creatore, non a caso è con il nome di God che lo chiama, si muove in modo sgraziato, a metà strada tra la bambola e una bambina di un anno, è totalmente priva di inibizioni anche perchè God l'ha sempre gelosamente tenuta lontana dal mondo esterno, vicine alle altre sue creature ibride ( galline con teste di cane, papere a quattro zampe a altri esseri costruiti con un assemblaggio curioso) , ma ha un intelletto vivace e vorace, che vorrebbe apprendere il più possibile; quasi un freak perfetto: una donna con un cervello da infante.</div><div style="text-align: justify;">God volendola tenere lontana dal mondo esterno assolda uno dei suoi studenti più brillanti per studiare giorno per giorno i comportamenti di Bella ed in breve Max, il giovane dottore , se ne innamora e le propone di sposarsi.</div><div style="text-align: justify;">Ma ormai Bella sembra essere diventata fuori controllo, la sua sete di conoscere e sperimentare ogni cosa nuova del mondo che la circonda la rende un essere famelico, a cominciare dalla scoperta della sua sessualità, motivo per cui, senza che God si opponga , decide di partire per un viaggio col playboy dandy Duncan, l'avvocato chiamato a stilare il contratto di matrimonio.</div><div style="text-align: justify;">Il viaggio, in una atmosfera che oscilla tra il fiabesco ed il surreale, la porterà a conoscere nuove città e persone, la miseria e la morte, a sperimentare le varie forme di sesso per poi mollare, dopo averlo rovinato, il misero Duncan: un perfetto racconto di formazione con un finale tra il divertito e il brillante, dopo aver sfiorato il dramma.</div><div style="text-align: justify;">Vuoi per il suo forte impatto visivo ( eccellente la fotografia di Robbie Ryan ) vuoi per il ritmo che grazie all'alternarsi di momenti fantastici e fiabeschi ad altri invece drammatici si mantiene vivace, le due ore e venti minuti di Povere Creature ! passano senza alcun momento di stanca anche grazie ai continui cambi di registro del film: si parte con un colore desaturato in clima da pieno romanzo gotico, si passa poi a scenografie e a ricostruzioni di città che richiamano alla lontana Wes Anderson, ci si trova immersi in un racconto carroliano ambientato in epoca vittoriana, nel suo sfiorare il dark sembra scorgersi l'ombra di Burton, altre volte sembra di immergersi in un cartoon, mentre a sprazzi c'è anche un richiamo al Todd Browning di Freaks ; insomma Povere Creature! dal punto di vista strutturale è opera molto stratificata, che diventa poi ancora più solida quando si vanno ad analizzare i contenuti del racconto.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Le due tematiche più preganti che emergono dalla pellicola e che in qualche maniera tendono poi a sovrapporsi ed intersecarsi, riguardano una rilettura del mito del buon selvaggio, caposaldo del positivismo naturista derivato dall'Illuminismo francese; Bella il cui cervello inizia a funzionare in un corpo già adulto è priva di inibizioni, di regole, di leggi imposte, segue solo il suo istinto quasi animalesco, cresce priva della dicotomia giusto-sbagliato che può condizionare i suoi gesti: il mangiare non le piace? lo sputa via, deve urinare? la fa sul pavimento restando in piedi; man mano che cresce e acquisisce nozioni dall'esperienza diventa sempre più una "diversa", libera dalle convenzioni sociali; sei brutta e vecchia? Bella de te lo spiattella in faccia durante una cena, puzzi? idem come sopra; il viaggio con Duncan non è solo conoscenza del mondo, ma anche di quel particolare tipo di società umana che impone regole e convenzioni.</div><div style="text-align: justify;">Legandosi in parte al precedente l'altro pilastro del film è il racconto di rivalsa di genere che travalica quasi in un femminismo militante tutt'altro che ipocrita e superficiale: Bella è l'eroina femmina che priva delle gabbie in cui viene racchiusa la donna in epoca vittoriana spacciate come convenzioni sociali e bon ton, si ribella ad esse , dapprima inconsapevolmente , quasi per istinto finchè il suo cervello rimane ad un grado di sviluppo basso, quindi con i comportamenti naturali privi di ipocrisie e di mediazioni culturali, per finire alla ribellione pura contro un potere maschile che con le convenzioni , le regole e la sessualità (sostanziate nella figura di Duncan) prima e con la violenza, la sopraffazione fisica (la figura del marito di quella che era Bella prima del suicidio) poi tengono tutto il genere femminile schiacciato da un peso che la società usa per reprimere: siamo praticamente alla ridicolizzazione del maschio che sotto varie forme impone il suo potere patriarcale e c'è anche spazio per un accenno alla parità e al socialismo di cui Bella ( divenuta nel frattempo non solo affascinante, ma anche dotta grazie alle sue infinite letture cui si dedica) nella sua esperienza parigina abbraccia gli ideali.</div><div style="text-align: justify;">Il finale è tutto sommato rassicurante , quasi a dimostrare che fatta piazza pulita di quanto opprime , sfrutta e mortifica, la vita può avere anche un lieto fine attraverso una sorta di famiglia allargata sui generis di cui Bella, proprio come fece il God, sarà la creatrice.</div><div style="text-align: justify;">Povere Creature è dunque film che colpisce per le tematiche, per la sua lussureggiante visionarietà mediata da una tecnica cinematografica eccelsa ( i fish-eyes di Lanthimos sono ormai storia del Cinema...), per il ritmo che abbatte il problema (apparente) delle due ore e venti di durata e per il suo essere lavoro che rispecchia in pieno, probabilmente come nessun altro, almeno per questa seconda parte della sua carriera, l'idea di Cinema di Yorgos Lanthimos.</div><div style="text-align: justify;">Emma Stone, di cui onestamente non ammiravo più di tanto le doti di attrice, regala una prova al limite del prodigioso, di quelle che diventano pietre miliari nella carriera di una attrice; magnifica nella sua goffaggine quando il corpo e il cervello non sono collimati , affascinante e sorprendentemente priva di inibizioni nel mettersi a nudo con una certa frequenza quando ormai è divenuta donna a tutti gli effetti: una interpretazione che non mancherà di ricevere una marea montante di consensi.</div><div style="text-align: justify;">Mark Ruffalo è bravissimo e pieno di ironia nel suo interpretare un Duncan a metà gaglioffo e metà galantuomo che finisce stritolato da Bella e Willem Dafoe è una maschera raccapricciante ma molto credibile nei panni di God.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-57794472838027287482024-02-12T18:26:00.005+01:002024-02-12T18:26:57.902+01:00Cobweb ( Kim Jiwoon , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyKz9v525-elqFLRXNoEy0cGVKVtRRGWvRZwOi9v-IosVOfvaBXPN22DHAYj3U0QwroE8xShk9HW1856BJaGtIeDwldRuNILBsPF-XD3AwNTiu-Z8o0A0fXE6yDw_2QIJd2ZlsWZOtnB7jtUw0zcx2MaGrxG5tN0-WDLfiNRyjr-lSZLMvKbAv-pKLKCGH/s1000/COBWEB_STILL-cr-res.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="563" data-original-width="1000" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyKz9v525-elqFLRXNoEy0cGVKVtRRGWvRZwOi9v-IosVOfvaBXPN22DHAYj3U0QwroE8xShk9HW1856BJaGtIeDwldRuNILBsPF-XD3AwNTiu-Z8o0A0fXE6yDw_2QIJd2ZlsWZOtnB7jtUw0zcx2MaGrxG5tN0-WDLfiNRyjr-lSZLMvKbAv-pKLKCGH/w640-h360/COBWEB_STILL-cr-res.webp" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt21254598" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt21254598/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Cobweb (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 8/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Dopo 13 anni, da quando cioè lasciò il segno con <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2010/12/i-saw-devil-kim-ji-woon-2010.html">I Saw the Devil</a>, Kim Jiwoon torna a colpire in maniera decisa , lasciandosi alle spalle un paio di prove non eccelse: Cobweb è infatti un'opera nella quale il regista coreano tributa un grande e sentito omaggio , divertito ed ironico, ad una stagione cinematografica del suo paese, quella degli anni 60-70 , che ha costituito l'inizio della rinascita, attraverso un'opera che nonostante la sua durata (due ore e 15 minuti) risulta piacevole e divertente.</div><div style="text-align: justify;">La storia è ambientata nei primi anni 70 e vede protagonista il regista Kim Kiyeol, alle prese con la sua opera seconda; proprio quando ormai le riprese sono terminate e si passa alla fase di postproduzione, Kim subisce una illuminazione che lo porta a rivedere il finale del film che sta concludendo, solo qualche piccolo ritocco che però necessita di altri giorni di ripresa, cosa che trova pienamente contraria la produttrice Baek , che fra l'altro è anche la moglie di un famoso regista morto in circostanza tragiche e che è stato il mentore e pigmalione di Kim.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="350" src="https://www.youtube.com/embed/yusx3Gma9jI" width="485" youtube-src-id="yusx3Gma9jI"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Approfittando della partenza di Baek per il Giappone e dei buoni uffici della sua nipote Mido che in sua assenza gestisce la produzione del film e che del regista è una fan adorante e fanatica, Kim decide di girare per altri due giorni il finale alternativo che farà del film un capolavoro, confidando sulla sua visione quasi messianica avuta e mettendo sdegnosamente da parte ogni problema legato alla censura che dovrà rivalutare la pellicola, agli oneri finanziari del prolungarsi delle riprese, senza contare il malcontento di attori e crew che debbono rivedere i loro programmi.</div><div style="text-align: justify;">Da qui in poi il film, grazie ad un ritmo a tratti forsennato, ma sempre con una convinta verve brillante, diventa una fucina di eventi nella quale è racchiuso in piccolo tutto il mondo del cinema dell'epoca, ben lungi dall'essere quella fabbrica perfettamente funzionante e tecnologica che è diventato oggi.</div><div style="text-align: justify;">Ecco quindi che si scoprono tresche tra attori e attrici, invidie e avversioni reciproche, aspirazioni frustrate, acciìuse reciproce neppure tanto velate, furti misteriosi e poi visite inaspettate di funzionari governativi che debbono capire se il film non contiene messaggi filocomunisti, situazioni al limite del comico per tenere lontani occhi indiscreti dal set, attori che si ubriacano e Kim che deve pure fare una parte in sostituzione di uno degli attori; l'importante è che i censori vedano nel film un po' di comunisti morie, non importa come ,basta ce ne siano, affinchè il film possa passare le forche caudine.</div><div style="text-align: justify;">Naturalmente di tutto ciò a Kim non interessa nulla, spinto come è , quasi con una forza soprannaturale, alla costruzione del suo capolavoro: " Il talento è credere in se stessi" ripete quasi come un mantra per andare dritto al bersaglio.</div><div style="text-align: justify;">Nel sottofinale scopriremo poi un po' di cose che saranno i tasselli finale che faranno da puntelli definitivi al racconto.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Come detto all'inizio, finalmente Kim Jiwoon sembra aver ritrovato una verve poderosa , paragonabile a quella dei suoi lavori brillanti più validi e cioè il suo esordio <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2009/10/quiet-family.html">The Quiet Family</a> e <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2009/10/good-bad-weird.html">The Good, the Bad, the Weird</a> , sapientemente combinata con una nota nostalgica e ironica verso un'epoca cinematografica fondamentale per il Cinema coreano; la figura del regista Kim è un po' l'archetipo del regista in perenne ricerca della ispirazione che lo porti a costruire la storia perfetta, costi quel che costi, sfruttando anche qualche situazione non proprio chiara, ma che al tempo stesso è un omaggio a quella forza ispirativa molto artigiana che animava il cinema di quegli anni un po' dappertutto nel mondo ( in tal senso la scena del piano sequenza del film in lavorazione è veramente un momento di grande cinema) e una divertita presa per i fondelli della censura amministrata da bifolchi che gestiscono il potere e cui interessa solo vedere più comunisti morti possibile senza capire nulla di cinema e del suo linguaggio artistico.</div><div style="text-align: justify;">Chiaro che vuoi per i rimandi specifici ad alcuni personaggi o film , vuoi per la poca conoscenza di quel periodo della cinematografia coreana il film di Kim verrà apprezzato maggiormente da chi conosce quello specifico periodo, ma tutto sommato anche chi ne una conoscenza marginale può comunque apprezzare situazioni e dinamiche descritte perchè comunque il linguaggio del cinema, nel bene e nel male , è universale.</div><div style="text-align: justify;">La scelta di Kim Jiwoon di un bianco e nero superclassico per il film nel film e del colore con un certo grado di desaturazione per le tinte più vivaci per quello che sta di fuori del film in lavorazione, sebbene non abbia nulla di rivoluzionario, è certamente un buon espediente per mantenere i due piani separati, anche se poi in qualche frangente le due linee narrative sembrano quasi collimare.</div><div style="text-align: justify;">Cobweb è quindi lavoro di qualità, intelligente, divertente , che lascia spazio alla riflessione sul mondo del cinema visto attraverso una prospettiva ironica , a tratti sarcastica, un omaggio sui generis insomma ad un periodo cinematografico fondamentale per la Corea.</div><div style="text-align: justify;">Il cast del film mette insieme una bella schiera di interpreti di valore : su tutti spicca Song Kangho nel ruolo di Kim , la cui prova magistrale ormai non sorprende più, ma sia Jeon Yeobeen (Mido) che i tre attori protagonisti del film in lavorazione ( Im Soojung , Oh Jungse e Krystal Jung) interpretano al meglio i loro personaggi con la giusta dose di ironia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-45922934535020962312024-02-10T16:09:00.000+01:002024-02-10T16:09:11.458+01:00Napoleon ( Ridley Scott , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3fDgevvv36lphQDAq6pzhST2w3P8_u2mraehZ_RrCHubjHyGQJ8gR0UJDzuHoS-lflxU1d9JZItQ_wZPEQHnQM56hFIBhud21UzQrQ5ukvdQyMPFIv7Sbh5jRHcO7i8YU5Kls4vFkihIZ1uzl9UoYYHbNElPFlgaz0oDhPXwYu1MhMIV1GW2TbCbdhyphenhyphenjI/s1200/napoleon-corona-copertina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3fDgevvv36lphQDAq6pzhST2w3P8_u2mraehZ_RrCHubjHyGQJ8gR0UJDzuHoS-lflxU1d9JZItQ_wZPEQHnQM56hFIBhud21UzQrQ5ukvdQyMPFIv7Sbh5jRHcO7i8YU5Kls4vFkihIZ1uzl9UoYYHbNElPFlgaz0oDhPXwYu1MhMIV1GW2TbCbdhyphenhyphenjI/w640-h360/napoleon-corona-copertina.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt13287846" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt13287846/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Napoleon (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 5/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">La figura di Napoleone Bonaparte nel cinema ha più spesso avuto un effetto respingente sui registi che uno invece stimolante: sebbene esistano svariate opere , alcune delle quali datano ormai quasi cento anni, prodotte in epoca di muto e bianco e nero, ove si escluda il Napoleon di Abel Gance del 1927 opera basilare della cinematografia francese, sono pochissime quelle che si ricordano come pellicole importanti; viceversa si conosce con certezza il fatto che numerosi registi, Kubrick persino, hanno per una vita intera rincorso la possibilità di dirigere un film sull'imperatore dei francesi, rinunciando di fronte alla impossibilità di poter maneggiare in maniera compiuta un personaggio di tale portata e complessità e l'epoca storica in cui è vissuto.</div><div style="text-align: justify;">Nel 2020 Ridley Scott decide di mettere in cantiere un lavoro incentrato sulla figura di Napoleone Bonaparte e nel 2023 l'opera dell'ottantaseienne regista britannico vede la luce nei cinema prima e sulla piattaforma di streaming di Apple poi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="368" src="https://www.youtube.com/embed/rztd9Kw_D1I" width="481" youtube-src-id="rztd9Kw_D1I"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il Napoleon di Scott va ad aggiungersi però alla lista di opere che per un motivo o per l'altro non risultano imprescindibili nella filmografia su un personaggio storico della portata di Bonaparte: il suo infatti è un tentativo di voler raccontare il personaggio quasi svincolato dal contesto storico , incentrando la sua figura non tanto sul ruolo avuto nei destini della Francia e dell'Europa, quanto invece sul suo rapporto personale con la moglie Giuseppina.</div><div style="text-align: justify;">Il racconto su Napolene parte dal 1789, anno in cui la Francia fu travolta dalla Rivoluzione e dalle turbolenze che la seguirono; assistiamo quindi al giovane Napoleone, ufficiale di artiglieria, che presenzia alla decapitazione per mezzo della ghigliottina della regina Maria Antonietta nel 1793 e lo seguiamo fino alla fine dei suoi giorni sullo scoglio in mezzo all'Oceano dove morì in esilio.</div><div style="text-align: justify;">Già il volere affrontare quasi trent'anni di vita di uno dei personaggi più complessi ed importanti della storia dell'umanità, dalla Rivoluzione Francese al fatidico 5 maggio del 1821, è impresa ardua seppure in oltre due ore e mezza di pellicola (forse la director's cut di quattro ore d durata, di prossima uscita su Apple Tv ,potrà in parte risolvere il problema), se poi si vuole concentrare la prospettiva narrativa su alcuni aspetti, tralasciando in maniera completa altri fondamentali, è facile comprendere come il tratteggio del personaggio che ne risulta non possa che essere parziale e riduttivo.</div><div style="text-align: justify;">Il problema del Napoleone di Scott è che il personaggio, di cui il regista mette in atto una sorta di demitizzazione in favore di uno sguardo più concentrato sulle sue caratteristiche umane, non ha profondità, spesso vaga sullo schermo quasi smarrito non dando certo l'impressione di essere quella fucina di volontà e di despotismo che faceva di lui un astuto generale e un politico pragmatico.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Come abbiamo detto, buona parte del film si incentra sul rapporto di Napoleone con la moglie Giuseppina, una sorta di battaglia tra titani in cui alla fine l'Imperatore non ne esce granchè bene , quasi sopraffatto dalla personalità della moglie che sin dall'inizio della vita matrimoniale non disedegna di affermare la sua libertà di azione frequentando amanti; nonostante ciò , forse esito di un sottile complesso di Edipo verso la madre che in certi frangenti traspare e che rende Bonaparte fortemente dipendente non solo dal punto di vista affettivo dalla moglie, la loro vita matrimoniale si mantiene salda anche in virtù di una ragione di Stato che i due sanno ben interpretare.</div><div style="text-align: justify;">Le demitizzazione di Napoleone passa anche nel porre alla berlina il suo essere una sorta di becero buzzurro, il suo avere comportamenti quasi da adolescente in crisi di ribellione, aspetti questi che poco collimano con l'aspetto eroico del Napoleone grande condottiero, stratega infallibile e generale attento al suo appeal sulla truppa; le battaglie storiche ( Tolone, Austerlitz, Waterloo) sono raccontate un po' troppo sbrigativamente, quasi fossero degli intermezzi fastidiosi, sebbene, soprattutto quella di Austerlitz è resa con grande efficacia dal punto di vista tecnico.</div><div style="text-align: justify;">Insomma questo Napoleone, fin troppo demitizzato, non riesce a creare alcun legame emotivo con lo spettatore e Joaquin Phoenix sembra assecondare con una recitazione dimessa questo ruolo che il protagonista assume nella storia; chi si aspetta il ritratto di un despota, di un condottiero, di un fine stratega e il racconto della sue gesta , della sua crudeltà (vera o presunta) della sua sete di potere e della ambizione smodata, rimarrà fortemente deluso perchè Scott estrapola completamente il personaggio dal contesto storico e lo inquadra solo dalla prospettiva privata.</div><div style="text-align: justify;">A tal proposito si è accesa una vivacissima disputa tra coloro che contestano gli enormi e pacchiani errori storici presenti nel film ( ma dopo Il Gladiatore non c'è da stupirsi più di tanto di ciò...) e coloro che ritengono che ciò non deve condizionare il giudizio sul film: lungi dal voler partecipare a tale disputa, va però detto che non trattandosi di film strettamente storico qualche licenza ci può stare, ma impostare il racconto su fondamenta chiaramente e storicamente errate che diventano elementi basilari dal punto di vista narrativo della storia ( quella con la s minuscola) è operazione francamente poco comprensibile, a meno che non ci si approcci alla Storia in maniera molto poco rispettosa ( come tipicamente fanno gli americani dotati per fattori oggettivi di un diverso concetto della Storia) in cui tutto può andare bene riducendo quindi il film ad un fantasy.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-90955227812708389012024-02-06T18:48:00.001+01:002024-02-06T18:48:15.414+01:00Across the Furious Sea / 涉过愤怒的海 ( Cao Baoping / 曹保平 , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGM4BNIfoQAP9PiKeVuDU7GxflL4OTnTBOToLyUuoSS5w89k-QqG3C7cBLrsg2SRnazR3hxezJJBGZKKqIiSacoqmcsNcKLbL1wbx8FIcqM4Nm3SMACDzj7_sj38LB9jgxq0Ndiovu623YbbWXPqoqXxsiSvr33wJzM87rpMoopLVIP41l_thwfkuq2AuP/s310/download.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="163" data-original-width="310" height="337" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGM4BNIfoQAP9PiKeVuDU7GxflL4OTnTBOToLyUuoSS5w89k-QqG3C7cBLrsg2SRnazR3hxezJJBGZKKqIiSacoqmcsNcKLbL1wbx8FIcqM4Nm3SMACDzj7_sj38LB9jgxq0Ndiovu623YbbWXPqoqXxsiSvr33wJzM87rpMoopLVIP41l_thwfkuq2AuP/w640-h337/download.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt12151818" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt12151818/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Across the Furious Sea (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 7.5/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Con sette opere all'attivo nell'arco di quasi un ventennio, Cao Baoping, si è imposto come uno degli autori più interessanti e anticonvenzionali del cinema cinese , da qualcuno inserito fra i registi della Quinta Generazione, da altri considerato più affine invece a quelli della Sesta Generazione, grazie sopratutto al suo sguardo sempre molto attento alle problematiche sociali derivate dalla profonda trasformazione che ha subito la società cinese in questi ultimi anni; i suoi lavori hanno oscillato tra il thriller e la dark comedy, con atmosfere e tonalità tendenti spesso al cupo, ma non disdegnando una certa dose di umorismo e sarcasmo.</div><div style="text-align: justify;">Lasciando da parte Perfect Blue, film ufficialmente del 2022 di cui però si san ben poco, questo Across the Furious Sea vede la luce a sette anni di distanza dal divertente Cock and Bull una riuscita summa di generi e di riferimenti cinematografici; in verità anche quest'opera di Cao , come non di rado è successo a causa della censura, ha avuto una storia piuttosto tribolata, ufficialmente in ragione della pandemia da Covid-19 che ne avrebbe congelato la produzione e l'uscita.</div><div style="text-align: justify;">In effetti la pellicola di Cao potrebbe prestarsi a qualche colpo di scure censorio, ma in questi ultimi anni i funzionari incaricati di rilasciare il fatidico dragone che campeggia nell'incipit dei film cinesi, sembrano avere spostato il bersaglio della loro opera; per quanto riguarda il film di Cao c'è comunque un cosante riferimento ad una morale e comunque i cattivi non sono poliziotti , motivo per cui probabilmente , come si dice, il film non ha subito alcun intervento della censura, nonostante alcuni momenti alquanto disturbanti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="361" src="https://www.youtube.com/embed/NHxzxZj7tEY" width="483" youtube-src-id="NHxzxZj7tEY"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Lao Jin gestisce uan flotta di pescherecci con i quali si trova spesso a sfidare le autorità di un non precisato paese confinante allorquando sconfina con le sue reti nelle acque territoriali straniere; il suo obiettivo è guadagnare più possibile per permettere alla giovane figlia Nana di continuare a frequentare l'università in Giappone; ha un matrimonio alle spalle finito male e la custodia della ragazza sin da quando aveva otto anni.</div><div style="text-align: justify;">Improvvisamente arriva la notizia che la ragazza è scomparsa da alcuni giorni in Giappone, motivo per cui Jin parte per recarsi alla sua ricerca , cosa che fa anche la sua ex moglie con la quale si incontra a Kyoto dove Nana studiava; dopo poco il corpo della ragazza viene trovato, uccisa da numerose coltellate e il primo sospetto diventa un ragazzo cinese anch'esso che frequentava la ragazza che Jin cerca di fermare per avere notizie non riuscendoci in quanto quest'ultimo riesce a fuggire in Cina.</div><div style="text-align: justify;">Da questo momento in poi Jin , accecato dalla smania di vendetta cercherà di farsi giustizia da solo, trovandosi però nella condizione di poter pretendere poco dalle autorità cinesi in quanto il caso è di gestione giapponese.</div><div style="text-align: justify;">Il ragazzo sospettato , Miaomiao , è un bulletto esaltato con il coldplay e con un sapiente gioco di incastri di piani temporali veniamo a sapere come i due si sono conosciuti instaurando una relazione insana; oltretutto il ragazzo è figlio di una famiglia di "nuovi ricchi" disgregata in cui la madre ha mollato il marito ma che in occasione del fatto torna a prendersi cura di Miaomiao.</div><div style="text-align: justify;">Sin da subito è chiaro che la famiglia del giovane soffre di problematiche profonde che si riveleranno drammatiche e che forse la prospettiva con cui concosciamo gran parte della storia , che è quella di Jin, probabilmente non è del tutto esatta.</div><div style="text-align: justify;">Utilizzando il gioco di prospettive, di intrecci, di verità e menzogne, manovrando sulla storia grazie a colpi di scena più o meno attesi e spostando sempre più in alto l'asticella dello sconcerto e l'angoscia per quanto accaduto, Cao Baoping costruisce un film di quasi due ore e mezzo che non perde praticamente mai ritmo e tensione narrativa; ogni volta che si pensa di essere giunti al capolinea della storia c'è ancora qualche altro tassello da dover mettere a posto che squarcerà qualche altro velo che nasconde qualcosa.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Che Cao Baoping sappia tener in mano un thriller in maniera egregia lo dimostrano la gran parte delle sue opere precedenti, che nell'ambito della storia dai toni torbidi ci sia sempre spazio per una impulso vitale di morale personale è una situazione ormai costante, che spesso inserisca dei momenti di ironia macabra è anch'essa una costante ricorrente ( in questo caso pensiamo alla pioggia di pesci...), ma il suo occhio indagatore riesce a fare del suo meglio quando mette sotto osservazione la società cinese: in Across the Furious Sea è chiaro il suo grido di allarme riguardo alla precarietà della istituzione famiglia, di come questi nuclei diventino sempre più spesso il punto nevralgico da cui prendono vita malesseri e situazioni terribili a grande impatto esplosivo; le due famiglie, quella di Nana e quella di Miaomiao, attraverso strade diverse , percorrendo sentieri forse agli antipodi giungono alla stesso fallimento.</div><div style="text-align: justify;">Su questo aspetto sociale che riguarda da vicino la società cinese, risultato di uno dei processi di trasformazione sociale più travolgente che abbia mai solcato la storia dell'uomo, per lo meno in questi ultimi due secoli, il regista costruisce una storia durissima, per certi versi disturbante, nella quale trova spazio la pietas umana per vittime e carnefici e che si struttura su una impalcatura narrativa fatta di prospettive diverse che generano verità e menzogne, certezze e ambiguità che diventano l'aspetto forse più valido di un racconto che come genere abbraccia senza incertezze il thriller.</div><div style="text-align: justify;">Probabilmente alcune scelte di Cao sono un po' troppo disinvolte soprattutto dal punto di vista narrativo e Across the Furious Sea non raggiunge i livelli di <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2010/01/equation-of-love-and-death.html">The Equation of Love and Death</a> che fu l'opera che lo impose anche in Occidente, ma di certo questa sua nuova fatica ci regala un regista in buona forma che non ha perso di certo lo smalto nel raccontare storie crude che sono lo specchio di una società sempre più ricca di problematiche nuove come quella cinese.</div><div style="text-align: justify;">Huang Bo , ammesso ce ne fosse bisogno, dimostra di essere un attore a 360 gradi capace di apparire travolgente nei film brillanti e convincente nei ruoli drammatici, come è quello di Jin , un uomo corroso da una sete di vendetta che obnubila; Zhou Xun torna a lavorare con Cao 15 anni dopo il già citato The Equation e si confronta per la prima volta con Huang Bo in una accoppiata di livello stellare in cui svolge con la giusta dose di mistero e di dramma il ruolo della mamma di Miaomiao, decisa a difendere il figlio fino alla fine; e infine merita una menzione Zhou Yiran, praticamente quasi esordiente, che lascia una traccia importante con la sua interpretazione di Nana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-4871362311597453352024-01-31T21:25:00.001+01:002024-01-31T21:25:15.286+01:00Il ragazzo e l'airone ( Hayao Miyazaki , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYfaWr0ofcaNLNBH57Nf1iRLXpedyGhHHWF20J9HpyFYUgxerD8dkwE4EWY8W3Jo7IxRxRD9Zfy5L-mhoOrviCYmV2B9DrgHb0DliVgNmJwYAEl96li46_OmM3QAaPE-rACLUnlemcP0uj8_uqM0azTNQ5X1iv8kLkF3Xax477oZriTlkdmNVd2NHzFR1_/s1000/il-ragazzo-e-l-airone.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="523" data-original-width="1000" height="334" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYfaWr0ofcaNLNBH57Nf1iRLXpedyGhHHWF20J9HpyFYUgxerD8dkwE4EWY8W3Jo7IxRxRD9Zfy5L-mhoOrviCYmV2B9DrgHb0DliVgNmJwYAEl96li46_OmM3QAaPE-rACLUnlemcP0uj8_uqM0azTNQ5X1iv8kLkF3Xax477oZriTlkdmNVd2NHzFR1_/w640-h334/il-ragazzo-e-l-airone.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt6587046" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt6587046/?ref_=plg_rt_1"><img alt="The Boy and the Heron (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 9/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Dieci anni dopo quello che doveva essere il lavoro d'addio, proposito per fortuna durato solo quattro anni, Miyazaki Hayao porta a termine quello che può ben definirsi come una sorta di testamento spirituale cinematografico e personale: magari il Maestro ci regalerà ancora qualche lavoro, ma Il ragazzo e l'airone rimarrà probabilmente per sempre a imperitura memoria come il suo ultimo atto artistico, proprio perchè , pure essendo opera in alcuni tratti persino difficile e ostica, contiene sia un compendio del suo ideale cinematografico che un resoconto della sua esperienza personale e artistica.</div><div style="text-align: justify;">Ispirato , ma in maniera molto labile, quasi esclusivamente come spunto, al romanzo di formazione giovanile E voi come vivrete? scritto da Yoshino Genzaburo nel 1937, Il ragazzo e l'airone , ambientato in pieno periodo bellico , vede come protagonista Mahito, un adolescente costretto a rifugiarsi in campagna col padre dopo la dolorosa scomparsa della madre morta in un incendio; qui , in quella che era la magione di famiglia della mamma , vive la zia Natsuko, divenuta la compagna del padre da cui aspetta un bambino; il ragazzo non vive serenamente la situazione in cui si trova e oltre tutto trova opprimente il senso di protezione che su di lui instaura la zia che si prende cura di lui quando il padre è assente impegnato col lavoro nella sua fabbrica di componenti per aerei da guerra (chiaro rimando autobiografico del regista).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="364" src="https://www.youtube.com/embed/IVHsUddTmK0" width="482" youtube-src-id="IVHsUddTmK0"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Mahito vorrebbe trascorrere le giornate vagando nel grande parco che circonda la villa che confina con una foresta fitta e che sembra nascondere una grande torre apparentemente in rovina, ma si trova sempre pedinato dalle governanti della casa e dalla zia stessa.</div><div style="text-align: justify;">A perseguitarlo c'è anche uno strano e petulante airone cinerino che vorrebbe portarlo all'interno della torre promettendogli che lì avrebbe potuto incontrare sua madre defunta; quando la zia scompare e intenzionato a cercarla per salvarla, Mahito finalmente cede alle lusinghe dell'airone ed entra nella torre misteriosa: "fecemi la divina potestate" campeggia scritto sulla porta di questa austera e vetusta torre e oltrepassata, come Dante all'inferno, il ragazzo si ritrova in un mondo fantastico dove la realtà può assumere forme diverse, come ad esempio l'airone che altri non è che uno strambo personaggio umanoide che diventa il suo Virgilio in questo viaggio in un mondo abitato da vivi, da ancora non vivi e da morti, dove incontra la governante cui è affidato con cinquanta anni di meno, la mamma adolescente e dove tutto è regolato dalla volontà di un personaggio che scoprirà essere il suo prozio che costruì la torre , autentico deus ex machina di un mondo che vive su un labilissimo equilibrio armonico grazie ai poteri magici del prozio stesso, conferitigli da una pietra magica piovuta dallo spazio e che domina il mondo come un monolite kubrickiano.</div><div style="text-align: justify;">Mahito secondo i voleri dello zio dovrebbe diventare il suo erede e mantenere quell'equilibrio che consente a quel mondo dove le anime transitano prima di poter nascere e diventare esseri viventi, dove esistono comunità di pellicani malvagi e di parrocchetti diligentemente inquadrati come una società organizzata , di poter continuare ad esistere nella sua armonia.</div><div style="text-align: justify;">Sarà un viaggio che possiede la forza della metafora della crescita personale e del processo di formazione, del superamento del lutto e della presa di coscienza della propria esistenza al mondo; Mahito però vuole rimenare legato al mondo reale, quello imperfetto, dove imperversa la guerra, dove il dolore per una perdita è straziante, piuttosto che ad uno che si basa su una labilissima armonia.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Naturalmente ci fermiamo qui con la sinossi anche perchè il racconto possiede varie stratificazioni, rimandi più o meno complicati, addirittura dei passaggi che possono risultare ostici, come raramente è successo coi lavori del Maestro giapponese; ma soprattutto Il ragazzo e l'airone è film che dobbiamo cercare di vivere, di seguirne il flusso, cercando in alcuni momenti di non farci troppe domande pena la perdita di quella atmosfera di magico stupore che lo domina.</div><div style="text-align: justify;">Miyazaki cesella riferimenti cinematografici delle sue opere precedenti, quasi a costruire un compendio , cita il riferimento letterario dal quale prende ispirazione come modello , l'opera di Yoshino del 1939, cita Dante Alighieri e la Comedia ponendo quella scritta sulla porta che Mahito oltrepassa col suo personale Virgilio per entrare in un mondo che come quello dantesco è il trionfo allegorico dell'esistenza umana, cita Fellini e Kubrick, sembra quasi rivolgersi a Freud nell'interpretazione del subconscio del protagonista, ma più di ogni cosa costruisce una storia che è una magnifica parabola della sua esistenza personale e artistica: i rimandi alla sua vita personale sono innumerevoli ( la madre morta , il padre che va a vivere con la sorella della moglie, il lavoro del padre che è lo stesso di quello di Mahito, l'esperienza traumatica della guerra) ma la costruzione allegorica e metaforica che più affascina è quella su se stesso come creatore di un mondo fantastico (la Ghibli ovviamente) di cui lui è il burattinaio, dove gli equilibri sono mirabilmente tenuti assieme dalla grandezza dell'arte, il suo ruolo di leader indiscusso ancora in cerca di un erede designato.</div><div style="text-align: justify;">In fin dei conti l'ultima opera di Miyazaki è un lavoro molto personale, più di quanto non lo siano i precedenti, nonostante le tematiche possano apparire simili, e questo rende la comprensione a volte difficile; la stessa figura del prozio, creatore geniale e onnipotente di quel mondo fantastico racchiuso nella torre altro non è che il suo alterego, su cui imbastisce la riflessione sul ruolo del regista, demiurgo costruttore di mondi di fantasia nei quali incastonare frammenti della propria vita e dove il sogno costruisce il legame e al tempo stesso lo hiatus tra realtà ed immaginazione.</div><div style="text-align: justify;">Il mondo in cui entra Mahito è un sorta di magma vitale dove c'è la vita, c'è la vita che ancora non è nata , c'è la morte che appare però solo come uno degli anelli della circolarità dell'esistenza che si perpetua attraverso la reincarnazione, concetti filosofici ben consolidati nel buddhismo; un mondo di passaggio insomma nel quale entrare ed uscire seguendo il ciclo vitale.</div><div style="text-align: justify;">Il ragazzo e l'airone per tali motivi risulta essere lavoro che colpisce con una potenza emozionale straordinaria, alla quale noi dobbiamo esporci quasi con passività per poter apprezzare al meglio la grandezza di questo film, giustamente considerato da molti il capolavoro definitivo e probabilmente insuperabile della carriera di un grande Maestro capace come pochissimi di saper raccontare la vita in tutti i suoi aspetti cogliendo attraverso una straordinaria sensibilità l'essenza dell'animo umano.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-29124376520490350102024-01-27T14:17:00.003+01:002024-01-27T18:40:31.002+01:00Monster ( Kore-eda Hirokazu , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihY65jjyC2I59BRCymUeW7CJf1H2cOIssxkofNpBkp2Vou0mtW5pmo01jeolvX4xlcs_sDMHV6wP2cApCvlxGiNR1Glzv0KKkUYe0e73SKBwB4YX6n_7DF_J_WwcLzgLf3uMfGiH936d73y8UQf12lVluOc45ZonrNQQ-21JbprSwhg1XJ0Gor2SSK7xaO/s980/monster-6465fcae95998.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="654" data-original-width="980" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihY65jjyC2I59BRCymUeW7CJf1H2cOIssxkofNpBkp2Vou0mtW5pmo01jeolvX4xlcs_sDMHV6wP2cApCvlxGiNR1Glzv0KKkUYe0e73SKBwB4YX6n_7DF_J_WwcLzgLf3uMfGiH936d73y8UQf12lVluOc45ZonrNQQ-21JbprSwhg1XJ0Gor2SSK7xaO/w640-h428/monster-6465fcae95998.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt23736044" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt23736044/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Monster (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 9/10</span></i></b></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Quattro anni è durata la lontananza cinematografica di Kore-eda Hirokazu dal suo Giappone: l'esperienza francese prima e coreana poi , oltre a portare in dote il consueto bagaglio di premi e riconoscimenti, ha dimostrato come il regista sia stato capace di produrre due opere apprezzabili, non cadendo nella trappola che troppo spesso, soprattutto per i registi asiatici, si è dimostrata l'esperienza all'estero e soprattutto in Europa.</div><div style="text-align: justify;">Il Festival di Cannes, dove Kore-eda è abituale ospite, ha tributato a Monster il Premio per la migliore sceneggiatura, scritta da Yuji Sakamoto, unica pellicola, insieme a Moborosi , la sua opera prima, in cui il regista non figura anche come sceneggiatore e dove ha ricevuto giudizi dalla critica positivi.</div><div style="text-align: justify;">La storia, che presenta un tripartitura informale ma strutturalmente chiarissima e di cui parleremo poi, inizia con un incendio che divora un palazzo di una città di provincia giapponese, da un balcone una giovane donna e un ragazzino osservano e quest'ultimo chiede " se ad un uomo trapiantano il cervello di un maiale , è un essere umano o un maiale? " , stupita della domanda la donna chiede chi gli ha detto una cosa simile , e il ragazzo risponde che è stato un insegnante della scuola che frequenta.</div><div style="text-align: justify;">In questo microscopico prologo e nelle parole del ragazzo c'è il centro della tematica che sta alla base di Monster.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="352" src="https://www.youtube.com/embed/xoviKDGaLao" width="481" youtube-src-id="xoviKDGaLao"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Saori è la mamma di Minato, ragazzino che frequenta quelle che da noi sono le scuole medie, il padre del ragazzo è morto giovane ed il figlio vive ancora nel mito paterno, ma negli ultimi giorni la madre si accorge che Minato si comporta stranamente: è scontroso, silenzioso, tende ad isolarsi e soprattutto ha dei segni sul corpo che lascerebbero intendere a qualche percossa ricevuta, solo dopo numerose insistenze e di fronte a una mezza ammissione del ragazzo, Saori si convince che il figlio abbia subito maltrattamenti da un insegnante per cui si reca alla scuole per chiedere spiegazioni e di fronte all'ammissione molto formale da parte della preside, in presenza del presunto colpevole, Hori, appunto uno degli insegnanti della classe di Minato, Saori pretende una spiegazione che sia meno omertosa da parte della scuola, da parte loro gli insegnanti sostengono che Minato sia violento con alcuni compagni e che si comporti da bullo.</div><div style="text-align: justify;">Appare subito chiaro insomma che la situazione è ben lungi dall'essere ben definita e molti dubbi permangono su come siano andate realmente le cose, anche in funzione delle testimonianze degli altri alunni della scuola; sta di fatto che Minato appare troppo spesso come un soggetto problematico e l'unico compagno che frequenta è Yori, un ragazzino mansueto dal sorriso intriso di tenerezza.</div><div style="text-align: justify;">Quando si cominciano a profilare i contorni della storia che sembrano emergere da una fitta coltre di nebbia narrativa e che sembrano portare verso ipotesi inquietanti, torniamo da capo, all'incendio del palazzo , e quello che avevamo visto e ascoltato fino ad allora non era altro che la prospettiva di Saori; a questa seguirà , come un rewind programmato , la prospettiva del maestro Hori, e poi quella di Minato.</div><div style="text-align: justify;">Quasi un thriller insomma, che però del thriller non ha nulla se non questo riuscitissimo , e tutto sommato anche abbastanza utilizzato, gioco di prospettive, di sguardi, di verità , di supposizioni che pone il film sotto una luce ben diversa da quella che si era strutturata nella prima parte.</div><div style="text-align: justify;">Se la struttura filmica di Monster, sostenuta da una attenta e misurata , come sempre , regia di Kore-eda è un po' il cardine narrativo su cui si regge la storia, i contenuti dell'opera sono molteplici e ci offrono uno sguardo un po' diverso da parte del regista: non inganni il ricorso ad una storia di ragazzini e famiglie a pezzi che costituisce il marchio di fabbrica del cinema di Kore-eda perchè questa volta c'è dell'altro in Monster, una sorta di deriva annunciata , verso altre tematiche che siano anche innovative per il cinema del regista giapponese.</div><div style="text-align: justify;">Cosa è dunque Monster? L'opera di Kore-eda è un film sulla diversità, sulla percezione di questa e sulla sua accettazione , individuale e sociale; spesso sentiamo dire nel film "Io sono il mostro" da uno dei due ragazzini protagonisti della storia quasi ad esorcizzare l'epiteto che nasconde omofobia, razzismo, grettezza, ma soprattutto è il racconto di una lotta per scindere in maniera netta il binomio diversità-malattia, attraverso una critica sociale alla scuola e alla famiglia ; la prima per il suo patetico formalismo ( la scena degli incontri di Saori con il preside e gli insegnanti è al limite del surreale , pur tenendo in considerazione quanto i giapponesi siano legati alle loro ritualità sociali) la seconda per la sua forza destruente nel colpire i più giovani attraverso padri alcolizzati e storie di abbandono; la difesa della diversità contro il bullismo e la violenza diventa quindi anche la critica feroce del perbenismo e della omogeneizzazione della società.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Lo stesso gioco magistrale di prospettive che ci presenta il racconto, chiaro rimando al Kurosawa di Rashomon, sembra nascondere verità diverse e menzogne altrettanto differenti, che diventano lo scudo dietro al quale si costruiscono le cosiddette fake news, in una società in cui tutto ciò che devia dal formalismo integralista diventa diversità e come tale pericolosa.</div><div style="text-align: justify;">Tutto questo impianto che Kore-eda mette in piedi dall'inizio e che sembra portarci sul terreno pericoloso e viscido di una storia di bullismo e maltrattamenti, di moralismo e di formalismo sociale, con il suo twist di prospettive diventa invece una bellissima e singolare "storia d'amore", un racconto di crescita e di emancipazione da legami sociali e da famiglie che in perfetto stile koreediano sono spesso solo un inutile e spento simulacro all'interno del quale covano lo squallore e la violenza.</div><div style="text-align: justify;">Il dubbio che ci pervade dopo la prima parte del film è il vero motore della storia , ed in questo Monster si dimostra opera di grande valore anche dal punto di vista tecnico; quante domande ci poniamo un attimo prima che il primo rewind ci porti repentinamente verso una nuova prospettiva? quante volte ci domandiamo come mai l'amicizia tra Minato e Yori sembri soffrire di qualcosa di doloroso e di non detto tra i due, che scompare improvvisamente e magicamente quando i due ragazzini si trovano nel loro piccolo mondo nascosto?</div><div style="text-align: justify;">Il gioco di prospettive e di sguardi introduce anche una critica del regista verso la società ammalata di social, la società nella quale tutti hanno una credibilità autoreferenziale sterile, una società dove ogni cosa può essere bianca o nera e dove comunque la diversità , il non omologarsi ai canoni imposti diventa motivo di prevaricazione e di violenza.</div><div style="text-align: justify;">Nel complesso Monster è un lavoro in cui brilla lo spirito umanistico di Kore-eda, un lavoro che nonostante presenti momenti anche cupi e duri, possiede una luce catartica in grado di mostrarci quanto ancora sia possibile accettare le diversità e l'anticonformismo.</div><div style="text-align: justify;">Come abbiamo detto la regia di Kore-eda è pulita, regala inquadrature ed immagini molto rigorose prive di sovrastrutture, salvo forse la scena finale, di cui parleremo, in cui eccede in enfasi; la musica del compianto Ryuichi Sakamoto, morto poco dopo la fine delle riprese e cui il film è dedicato, sostiene con grande forza ma con grazie le immagini.</div><div style="text-align: justify;">Due parole merita anche il cast: Ando Sakura ( Saori) è interprete meravigliosa, una assoluta certezza in quanto a presenza carismatica, ma il vero capolavoro lo regalano come spesso succede con Kore-eda i due ragazzini : Kurokawa Soya è magnifico nei panni di Minato, macerato nei suoi sentimenti e nella sua giovane esistenza, Hiiragi Hinata non è da meno nel ruolo di Yori, grazie al suo sguardo dolce da ragazzino nel pieno della sua vita.</div><div style="text-align: justify;">Il finale di Monster, unico momento, mostra una certa dose di enfasi, forse perchè carico di immagini evocative oltre che animate di una forza metaforica: il sole dopo la tempesta splenderà per tutti o sarà solo per i due ragazzini? Sarà una nuova vita più consapevole oppure sarà una nuova società in grado di guardare con più umanità ogni suo aspetto?</div><div style="text-align: justify;">Una cosa è certa Kore-eda Hirokazu con Monster scrive forse il suo lavoro più bello, più completo, che riesce ad abbracciare totalmente la sua poetica e la sua idea di cinema.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-35283466248055299062024-01-15T22:36:00.009+01:002024-01-15T22:36:56.587+01:00Perfect Days ( Wim Wenders , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWchnQIPECf6EFrnEapqfDkKKZNojNucr6yn6ZD15fOJ2k8Jicj-YDN-uh0UZ7n2QOn3rwWp2whK9AixO7x0n66W5HAFeQFcMIEaPno1wWnpDh6d0s7DIFNupqrZuXNWxJ9ffTwO3o7PnQYIUldl2BoSujbubgN3LG85abdVwp-DoOKmY8A-ccvBUTASa7/s1800/2024_01_04_Perfect_Days_01.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1800" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWchnQIPECf6EFrnEapqfDkKKZNojNucr6yn6ZD15fOJ2k8Jicj-YDN-uh0UZ7n2QOn3rwWp2whK9AixO7x0n66W5HAFeQFcMIEaPno1wWnpDh6d0s7DIFNupqrZuXNWxJ9ffTwO3o7PnQYIUldl2BoSujbubgN3LG85abdVwp-DoOKmY8A-ccvBUTASa7/w640-h426/2024_01_04_Perfect_Days_01.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt27503384" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt27503384/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Perfect Days (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 8.5/10</span></i></b></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Nel 1983, fresco vincitore della Palma d'Oro alla Mostra di Venezia del 1982 con Lo stato delle cose e ormai divenuto uno degli esponenti di punta del Cinema Europeo che si proiettava verso la modernità, durante la lavorazione di Paris, Texas che gli regalò a sua volta nel 1984 la Palma d'Oro a Cannes, Wim Wenders intraprese un viaggio a Tokyo alla ricerca delle tracce cinematografiche di quello che lui ha sempre considerato come uno dei registi ispiratori della sua opera, Ozu Yasujiro, morto circa vent'anni prima ; attraverso la raccolta di interviste e colloqui con alcuni collaboratori del maestro giappomese, oltre che lunghe riprese che volevano rappresentare la vita frenetica che animava la capitale del Giappone, presentò due anni dopo, nel 1985 , il documentario Tokyo-Ga, , autentico appassionato omaggio ad Ozu e alla cultura giapponese in genere.</div><div style="text-align: justify;">Oltre 40 anni dopo, giunto ormai alla soglia degli ottanta anni, peraltro ottimamente portati e con alle spalle una serie di grandi opere che ne hanno fatto una delle voci più importanti del Cinema contemporaneo, il regista tedesco ha intrapreso un nuovo viaggio in Giappone, idealmente quasi una chiusura di un cerchio iniziata appunto nel 1983 con un omaggio ulteriore ad Ozu, sebbene non esplicitamente dichiarato come fu per Tokyo-Ga.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="354" src="https://www.youtube.com/embed/vj__7LO2cdc" width="484" youtube-src-id="vj__7LO2cdc"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Con Perfect Days, ricoperto da elogi e giudizi lusinghieri a Cannes dove è stato presentato e premiato, Wenders infatti decide di raccontarci la sua visione della vita , attraverso un uomo semplice che vive ogni momento con lo spirito di chi ha gli occhi e l'animo per vedere e sentire la bellezza di una esistenza fatta di piccole cose e di momenti di ispirazione: un classico personaggio alla Ozu, appunto, che attraverso il racconto della vita quotidiana ha mirabilmente immortalato la società giapponese a partire dagli anni tra le due guerre e i primi anni 60.</div><div style="text-align: justify;">Hirayama (nome non scelto a caso per il protagonista...) è un uomo non più giovane, vive una vita solitaria e tranquilla nella sua casa tradizionale su due piani, lavora come addetto alle pulizie nei bagni pubblici di Tokyo e con senso civico tutto nipponico pulisce i bagni come se fossero quelli di casa sua; la sua è una esistenza dettata sempre dagli stessi gesti, gli stessi ritmi, una metodicità che gli fa ripetere quasi meccanicamente i gesti che scandiscono la sua giornata e il tempo che passa: la sveglia presto, anticipata dal rumore della ramazza che pulisce il marciapiede, il futon piegato ad arte e messo a posto, il segnalibro infilato tra le pagine , l'igiene personale , il taglio della barba, la vestizione , l'acqua alle piante, la colazione consumata alla macchinetta automatica proprio fuori casa e il furgoncino parcheggiato lì accanto nel quale appena sale inserisce una musicassetta; Hirayamo è un uomo vecchio stampo, sembra quasi che scientemente abbia deciso di vivere in una epoca che non è quella contemporanea: telefonino di quello con i tasti, niente digitalizzazione, musica ascoltata attraverso le cassette appunto, niente e-book ma il classico e frusciante libro di carta che ogni settimana cambia dopo averlo finito di leggere, e le sue letture sono Patricia Highsmith e Faulkner, bicicletta per muoversi, andare ai bagni pubblici o , in giorni stabiliti, al bar o al ristorante.</div><div style="text-align: justify;">Insomma una metodicità che rende la sua vita tranquilla e sicura, priva di contrattempi, per lo meno fino a quando il mondo che ruota intorno a lui, e che non sembra avere la classica e proverbiale caoticità che contraddistingue sempre nel Cinema Tokyo, così come la aveva descritta Wenders stesso in Tokyo-Ga, non porta qualche imprevisto sia esso un misterioso giocatore col quale inizia una partita su un foglietto di carta lasciato in un bagno, oppure una chiusura improvvisa del bar, o l'arrivo della nipote, una giovane che si rifugia da lui dopo essere scappata di casa.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Per Hirayama è proprio questa esistenza routinaria che rende la vita meritevole di essere vissuta nei suoi momenti più belli che sono quelli in cui a pranzo si siede su una panchina nel parco e fotografa gli alberi che con il loro movere le fronde al vento creano giochi di luce ed ombre che richiamano alla mente del protagonista immagini ipnotiche, oppure i brani ascoltati in macchina , incisi sulle fedeli musicassette che i giovani (come il collega che lavora con lui o la nipote non sanno neppure come si infilano): Lou Reed , di cui ascoltiamo svariate volte Perfect Day, forse ispirazione per il titolo o forse semplicemente una descrizione di quella che è la vita del protagonista, Van Morrison, Patti Smith, Velvet Underground, gli Stones, Nina Simone e The Animals sono la colonna sonora che fa da sfondo alla vita di Hirayama ma che di fatto sono anche le ispirazioni musicali del regista stesso.</div><div style="text-align: justify;">Wenders sta molto attento a non raccontarci perchè Hirayama faccia questa vita, perchè abbia scelto di vivere una esistenza semplice , fatta di piccole cose, facendolo probabilmente ne spegnerebbe la poesia dandoci un appiglio sociale o personale che potrebbe spiegare qualcosa; con l'arrivo della nipote adolescente qualcosa iniziamo a intuire del passato dell'uomo che era decisamente diverso probabilmente e pieno di conflittualità famigliari, ma nulla scalfisce la sua figura di persona che ha scelto di vivere una vita quasi estraniata dal suo tempo, una vita che gli permetta nella sua semplicità di osservare il mondo al di fuori nei suoi aspetti magari insignificanti ma che riescono a fargli apprezzare quanto lo circonda.</div><div style="text-align: justify;">Supportato da un grandioso Koji Yakusho, finalmente e giustamente insignito del premio come migliore attore a Cannes, che lo inserisce definitivamente nel gotha del cinema, Wim Wenders racconta con una delicatezza e una gentilezza esemplari una storia semplice che fa di una filosofia di vita votata quasi all'attimo fuggente il suo cavallo di battaglia; vivere una vita serena, tranquilla, non farsi sommergere da affanni, frenesie, follie, aspettative irrealizzabili per poter affrontare giorno dopo giorno quanto la scelta di una vita semplice può regalarci; ci sono i libri, ci sono gli alberi che stormiscono e sembrano toccarsi, ci sono le piante che Hirayama ha strappato dall'incuria e messo nei vasi di casa sua, c'è la birra da prendere al bar e la puntata al bagno pubblico, c'è la musica che è il vero sottofondo della vita del protagonista, e c'è persino una Tokyo quasi poetica che ispira tranquillità e calma, una Tokyo dove anche il sole che sorge sa regalare momenti di emozione , proprio come capita al nostro protagonista , con la fedele musica sottofondo, mentre le emozioni lo investono alla guida del suo furgoncino, nella scena che chiude il film.</div><div style="text-align: justify;">Negli ultimi anni Wenders non aveva sempre convinto a pieno, qualche lavoro aveva lasciato qualche dubbio, ma vestendosi da grande saggio come ha fatto con Perfect Days riesce a costruire un'opera bellissima, tra le migliori dell'anno appena finito, una piccola grande storia che emoziona come solo quelle che nutrono la magia del Cinema riescono a fare.</div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-89396817000538848182024-01-08T18:45:00.001+01:002024-01-08T18:45:55.560+01:00Foglie al vento ( Aki Kaurismaki , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilu_BesX6m4n1eOCt23Bmyghnp1FIFVnKhVsIxZsHf5Wp3fW6sJf5MEwO1HfMRJZJBerDcWkjY5_GmY4HbeMI8bc46D3XqYs9yFgrpZjPhuD8Cp-bTskF7ZQ-9vYap2K7crrY31nklYkhFcvqjbtuRsQ7GErKi8SMIDROeqCPQQNShtG38z5bEyitd6PHJ/s1920/fogliealvento_luckyred_4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1281" data-original-width="1920" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilu_BesX6m4n1eOCt23Bmyghnp1FIFVnKhVsIxZsHf5Wp3fW6sJf5MEwO1HfMRJZJBerDcWkjY5_GmY4HbeMI8bc46D3XqYs9yFgrpZjPhuD8Cp-bTskF7ZQ-9vYap2K7crrY31nklYkhFcvqjbtuRsQ7GErKi8SMIDROeqCPQQNShtG38z5bEyitd6PHJ/w640-h428/fogliealvento_luckyred_4.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt21027780" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt21027780/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Fallen Leaves (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 8.5/10</span></i></b></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Sei anni dopo il suo ultimo lavoro Aki Kaurismaki presenta a Cannes Foglie al vento, aggiudicandosi il Premio della Giuria e risultando uno dei film più osannati dalla critica; anche con quest'ultima opera il regista finlandese sembra confermare la tendenza emersa nell'ultimo ventennio a diradare le uscite delle sue pellicole, attese sempre con grande partecipazione della folta schiera di estimatori di tutto il mondo: tutto ciò non deve stupire perchè Kaurismaki dietro alcuni tratti dei suoi racconti che sembrano sfiorare il surreale, ha la straordinaria capacità di saper raccontare delle storie cariche di umanità e di compassione analizzando i destini umani all'interno della società.</div><div style="text-align: justify;">In Foglie al vento abbiamo come protagonisti una donna, Ansa, che lavora in un supermercato, conduce una vita quasi monacale salvo qualche rara uscita con due colleghe in qualche balera di terz'ordine, ancora spera di trovare l'amore sebbene ormai non può dirsi certo più una giovincella e inorridita dall'idea di dover buttare i cibi in scadenza nel negozio non si tira indietro quando qualche poveraccio viene a fare l'elemosina presso i secchi della spazzatura nè tanto meno di portarsi a casa qualche alimento per la cena, motivo questo che le causerà il licenziamento.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="353" src="https://www.youtube.com/embed/VQU3pA4x1jM" width="494" youtube-src-id="VQU3pA4x1jM"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dall'altra parte abbiamo Holappa, un operaio ubriacone, anch'esso una anima sola , che in seguito ad un incidente sul posto di lavoro viene licenziato perchè trovato positivo all'alcool test; anch'esso frequenta le balere in cerca forse di qualche avventura o forse di qualcosa di più profondo o semplicemente di un po' di calore umano che riempia la sua solitudine.</div><div style="text-align: justify;">In uno di questi locali i due si incrociano e si notano , per poi ritrovarsi qualche giorno dopo, vanno al cinema , ma poi lui perde il numero di telefono di lei e quindi sarà solo il caso a farli rincontrare e frequentare.</div><div style="text-align: justify;">Una banale storia d'amore tra due disperati? No, perchè dietro l'incontro tra Ansa e Holappa c'è molto di più, c'è una poetica ermetica ma al tempo stesso luminosissima ed emozionate, c'è un destino che compare come un refolo di vento che si porta via un bigliettino oppure come un cagnolino che va a riempire le serate solitarie di Ansa, oppure un tram sferragliante che sembra volere spezzare un amore che nasce.</div><div style="text-align: justify;">Ma soprattutto c'è un ritratto di umanità folgorante, intimo e al contempo grandioso, una storia piccola ricca di silenzi con pochi gesti dalla quale però emerge una forza propulsiva grandiosa; c'è una umanità di presunti perdenti che sembrano essere respinti dall'ambiente sociale in cui vivono, sui quali incombe la perenne crisi economica, la precarietà del lavoro e la guerra in Ucraina che riempie i giornali radio.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">C'è soprattutto la mano di un regista che non smette mai di stupire, che sembra conoscere l'animo umano meglio di tanti altri cantori confusionari e roboanti, un poeta dell'umanità silenziosa, della solidarietà, della semplicità, della stravaganza, un poeta per il quale il Cinema è vita , è incontro , è il luogo dove tornare a cercarsi quando non si sa più dove andare, un Cinema che Kaurismaki richiama in maniera esplicita perchè i protagonisti per la loro prima uscita scelgono The Dead Don't Die di Jim Jarmusch, si citano Bresson e Godard, rendendo così omaggio ai suoi numi tutelari e Chaplin nella battuta finale del film.</div><div style="text-align: justify;">Foglie al vento insomma è opera tutta di Kaurismaki anche nelle sue citazioni, e perchè il racconto che vede al centro questi due personaggi che appaiono dei diseredati isolati ma che hanno dentro di se però una gentilezza d'animo, una leggerezza, uno sguardo quasi da fanciulli, una spinta alla solidarietà ci regala una prospettiva che permette ai lavori del regista di conservare sempre quell'impronta un po' stralunata e un po' silenziosa , ma sempre animata da una capacità di trasmettere una fortissima umanità carica di empatia.</div><div style="text-align: justify;">Le foglie che cadono e volano via sono il segno della fine di qualcosa, di un ciclo che si chiude , ma l'immagine che ci lascia Kaurismaki è quella di una speranza che solo nella solidarietà e nella semplicità si riesce a rimanere vivi nel corso del tempo che scorre; in un periodo in cui tutto sembra avere la valenza di globale, colossale, frenetico, iperfagico, una voce sincera e semplice , ironica e profonda come quella di Aki Kaurismaki è forse una delle nostre poche ancore di salvezza di fronte alla grettezza e l'inciviltà.</div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-91610554578174706192024-01-07T19:30:00.001+01:002024-01-07T19:30:22.742+01:00May December ( Todd Haynes , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHGlK69VzR4oSfbzYtsX2UwbxcE1SIcAb7STzD3k6kyw5oRqghczEE9W8CSUddYib1YjxzssUOr6_CA9bdKUN_U_FYAKrZp61TqN_2m22vFqpJeeXStklMQbLL0xTRW76E5azll9UWfVvJDkcgG3OcH9TPxPUuNpERotaDqPWm40Jmadh5zHmxhyphenhyphen5ENk47/s3000/MAY-DECEMBER-REVIEW-ztkf-videoSixteenByNine3000.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1688" data-original-width="3000" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHGlK69VzR4oSfbzYtsX2UwbxcE1SIcAb7STzD3k6kyw5oRqghczEE9W8CSUddYib1YjxzssUOr6_CA9bdKUN_U_FYAKrZp61TqN_2m22vFqpJeeXStklMQbLL0xTRW76E5azll9UWfVvJDkcgG3OcH9TPxPUuNpERotaDqPWm40Jmadh5zHmxhyphenhyphen5ENk47/w640-h360/MAY-DECEMBER-REVIEW-ztkf-videoSixteenByNine3000.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt13651794" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt13651794/?ref_=plg_rt_1"><img alt="May December (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 8/10</span></i></b></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Ispirato ad un fatto realmente avvenuto nel 1997 in America in cui una donna matura fu accusata e processata per aver stretto una relazione illecita con un minorenne di 12 anni, sceneggiato da Samy Burch su un soggetto dello stesso e di Alex Mechanik, May December ( modo di dire tipicamente americano ad indicare una coppia in cui esiste una grossa differenza di età) segna il ritorno al cinema di finzione di Todd Haynes dopo la parentesi documentaristica del 2021 sui Velvet Underground, uno dei gruppi musicali storici della scena rock a partire da metà degli anni 60.</div><div style="text-align: justify;">Siamo a Savannah nel 2015 , la scena iniziale del film ci mostra una classico spaccato di vita americana: barbecue nel giardino, hot dog che cuociono, le donne che finiscono di preparare da mangiare, il drink che accompagna le chiacchiere; Gracie è la padrona di casa, una donna ancor bella nonostante ormai l'età cominci a lasciare dei segni, il marito Joe che armeggia al barbecue è molto più giovane di lei; la coppia ha anche tre figli, uno al college e altri due gemelli che debbono ottenere il dipoloma di high school a breve.</div><div style="text-align: justify;">Un quadro molto famigliare, convenzionale, tipico di quell'America della mid class che tante volte vediamo rappresentata nei film.</div><div style="text-align: justify;">In effetti però , e questo lo veniamo a sapere subito, la coppia suscitò uno scandalo clamoroso quasi vent'anni prima quando lei, allora ultratrentenne e sposata con un figlio intraprese una relazione sessuale con Joe, allora tredicenne e compagno di classe del figlio; lei finì addirittura in galera dove partorì il primo figlio della coppia che da allora aveva vissuto insieme e si era sposata.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="350" src="https://www.youtube.com/embed/_2wg45bRRF8" width="483" youtube-src-id="_2wg45bRRF8"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A ridestare l'interesse per questo caso che tutta l'America seguì morbosamente è l'arrivo di Elizabeth , una nota attrice hollywoodiana, designata ad interpretare Gracie in un film di prossima produzione proprio sul fatto che suscitò scandalo venti anni prima, intenzionata a studiare e conoscere la donna per poter al meglio interpretarla.</div><div style="text-align: justify;">Gracie, seppur con formale gentilezza, non mostra particolare simpatia per l'attrice , temendo forse che la sua figura possa venire in qualche modo stravolta nel film, e ancor più diventa meno cordiale quando scopre che Elizabeth cerca di intrufolarsi nella sua vita andando a raccogliere informazioni dal suo datore di lavoro dell'epoca , un proprietario di un negozio per animali, dove i due consumavano i loro incontri, dal primo marito, dall'avvocato che la difese al processo e , grazie ad un incontro casuale , dal figlio avuto da Gracie nel primo matrimonio, un musicista un po' sui generis e tutt'altro che equilibrato.</div><div style="text-align: justify;">Naturalmente anche Joe entrerà nell'"indagine" che Elizabeth ha messo in piedi, e sarà colui che maggiormente lascerà intendere quanto quella esperienza abbia cambiato la sua vita in maniera irreversibile.</div><div style="text-align: justify;">Il film dopo avere messo in tavola le carte (quindi non ci sono misteri da scoprire o enigmi da svelare) inizia un lento percorso che ruota intorno ai personaggi, utilizzando la figura di Elizabeth come una sorta di esploratore che con la sua indagine a scopo professionale porta però lentamente ma inesorabilmente a galla molte cose sepolte e nascoste nel passato dei vari personaggi, e al contempo ci mostra la stessa Elizabeth sempre più interessata alla coppia stavolta non più soltanto per un aspetto professionale, quanto per una sorta di attrazione magnetica in un gorgo in cui il concetto di potere, di sottomissione, di menzogna e di manipolazione, di rimosso, di rancore sopito crea una miscela rimasta sotto traccia per tanto ma pronta ad esplodere (come in un certo senso avverrà...).<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Todd Haynes di certo dà il meglio di sè quando si tratta di affrontare tematiche scomode, situazioni "sconvenienti" o peggio ancora scandalose secondo la morale comune (basti pensare all'eccellente Carol) andando a stuzzicare la nostra curiosità morbosa, e di certo anche in May December questa intenzione c'è, però più che sul fatto di cronaca in sè la sua prospettiva varia su almeno un paio di obiettivi precisi: da un lato la figura della coppia in cui è evidente lo sbilanciamento tra Gracie, donna matura e navigata e Joe, in certi momenti quasi un ragazzino in confronto a lei, e non solo per l'aspetto fisico ma anche per una maniera di raccontare il suo vissuto in maniera molto istintiva e carica di rabbia, dall'altro invece c'è l'aspetto più sostanziale e solido su cui si basa il racconto dell'opera e cioè il rapporto tra Gracie ed Elizabeth.</div><div style="text-align: justify;">Le due donne così distanti tra loro, ad un certo punto iniziano un processo di avvicinamento che passa anche attraverso la vicinanza fisica ( straordinaria la scena in cui le due si truccano davanti allo specchio in cui sembra quasi che i loro corpi si compenetrino in un movimento appena accennato carico di sensualità); probabilmente è più giusto dire che sia Gracie, da buona dominatrice e manipolatrice come potrebbe in fin dei conti essere, che trascina Elizabeth nel gorgo del suo essere morboso e carico di un potere che ha esercitato per anni sul giovane marito; sta di fatto che vedremo Elizabeth truccarsi e vestirsi come come Gracie in un singolare e inquietante processo di assimilazione che non è derivato solo dall'aspetto professionale.</div><div style="text-align: justify;">Per tutta questa serie di incastri, di insinuazioni, di elementi rimossi che tornano a galla, May December è lavoro che sembra essere sempre sul filo del rasoio, con una tensione sottile ma pungente, ed Haynes , anche grazie ad alcuni momenti veramente di grande cinema, costruisce un'opera in cui la riflessione sul potere che passa attraverso la seduzione, il sesso, il ruolo nella società e nella famiglia è profonda e per certi versi gelidamente inquietante.</div><div style="text-align: justify;">Il confronto tra le due protagonista passa anche per il confronto tra due grandi attrici che danno il meglio di loro stesse: Julianne Moore sa essere di una freddezza che rasenta l'alterigia bravissima nell'attrarre a sè qualunque persona le faccia comodo, Natalie Portman riesce a rafforzare e a dare potenza alla figura di Elizabeth che giunge a Savannah con l'intento di studiare Gracie per trarne vantaggio professionale e si ritrova invece lentamente ma inesorabilmente in un vortice non troppo limpido dove si muovono passioni e rancori, molto bravo anche Charles Melton che sa rappresentare benissimo il disagio che lentamente affiora di una vita vissuta in modo incompleto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-65496405300119343672024-01-06T23:40:00.000+01:002024-01-06T23:40:00.588+01:00In Water ( Hong Sangsoo , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdiy7Zw-097jNw4gTmLrYYqoC_3FuXsLeyEk2CLoaROk1UGzDwzGNXx5KsIELUzMHIfBwl7T69cWc4q1da3ji47SqVX32fzsuKxUNL_EojtJbaGYKiOAnDrQ_Paf1t_6tVLUqLnToGe3nGitCGvmp2iVI_5A6nt2g0h9WgkfxvxhwE15JaDa-mWEimBv30/s1600/In-Water-1-1600x900-c-default.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdiy7Zw-097jNw4gTmLrYYqoC_3FuXsLeyEk2CLoaROk1UGzDwzGNXx5KsIELUzMHIfBwl7T69cWc4q1da3ji47SqVX32fzsuKxUNL_EojtJbaGYKiOAnDrQ_Paf1t_6tVLUqLnToGe3nGitCGvmp2iVI_5A6nt2g0h9WgkfxvxhwE15JaDa-mWEimBv30/w640-h360/In-Water-1-1600x900-c-default.jpeg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt26448971" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt26448971/?ref_=plg_rt_1"><img alt="In Water (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 7/10</span></i></b></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;">E' dal 2017 che il regista coreano Hong Sangsoo , con puntualità incrollabile , presenta i suoi ormai abituali due film a stagione, tutti rigorosamente attraverso gli schermi dei maggiori festival europei, soprattutto quello di Berlino, spesso e volentieri ricambiato da premi e riconoscimenti vari.</div><div style="text-align: justify;">E' vero che Hong è sempre stato uno dei meno "coreani " tra i registi del suo paese per le chiare influenze subite soprattutto dagli autori francesi della Novelle Vague, ma altrettanto vero è che ormai gode in Europa di grande stima e di una larga schiera di aficionados che attendono i suoi nuovi lavori come un appuntamento fisso dell'annata cinematografica.</div><div style="text-align: justify;">In Water è il primo dei due film diretti quest'anno da Hong, presentato alla Berlinale, mentre qualche mese dopo a Cannes si è potuto vedere il secondo film dell'annata , In Our Days; e come spesso avviene, nonostante sembri raccontare sempre la stessa storia e nello stesso modo, questo lavoro mostra svariati aspetti nuovi sia dal punto di vista narrativo che tecnico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="365" src="https://www.youtube.com/embed/PVuOor1rbLs" width="481" youtube-src-id="PVuOor1rbLs"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'aver ridotto la durata del film a poco più di un'ora, quasi quella di un mediometraggio, l'aver scelto un racconto ancor più minimalista del consueto e soprattutto l'avere optato per una scelta tecnica di ripresa che ha condizionato anche il suo abituale stile, possa quasi far pensare ad un viraggio verso un cinema più sperimentale, di fatto alla fine del film ci troviamo sempre di fronte alle riflessioni sul ruolo del cinema e dei suoi protagonisti, regista in primis.</div><div style="text-align: justify;">Il racconto si svolge nell'arco di pochi giorni in una località balneare dove un attore che vuole cimentarsi nella regia e la sua mini troupe composta da una attrice e da un operatore alloggiano nell'attesa di girare qualcosa che però il regista non sa ancora cosa possa essere; per trovare ispirazione i tre girovagano per le strade e lungo il mare aspettando l'ispirazione del regista, guardano i muri a secco, osservano l'ambiente che li circonda, passeggiano in riva al mare, ipotizzano come potrebbero essere le riprese in base alla lucee alle ombre.</div><div style="text-align: justify;">Da buona troupe squattrinata il regista non può permettersi altro che cibi da asporto o pizze, mancano persino le proverbiali bevute di soju, ma non mancano invece le discussioni sul cinema e sul ruolo del regista e dell'attore; finalmente una mattina il regista nel vedere una ragazza che raccoglie immondizia dagli scogli ha la giusta ispirazione e così il giorno dopo si può girare la scena.</div><div style="text-align: justify;">Se nella sostanza In Water prosegue nell'ormai interminabile riflessione di Hong sulla figura del regista e sul cinema in generale che prosegue da decenni, nella quale è chiarissimo il riferimento autobiografico, è anche vero che soprattutto dal punto di vista tecnico il film presenta della novità che meritano di essere interpretate: in alcune scene, tipicamente a quadro fisso come è tipico in Hong, soprattutto in esterni, le immagini appaiono sfocate, creando quello trano fenomeno come se si guardasse da dentro l'acqua quello che c'è fuori; in conseguenza di ciò le zoommate tipiche del cinema del regista coreano sono ridotte proprio in considerazione di questa scelta di ripresa.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Da qualche parte si è voluto interpretare questa scelta come un riferimento alla patologia oculare che sta compromettendo la vista del regista oppure come un modo per accentuare quel senso di indecisione , di incapacità a guardare le cose chiaramente che sembra attanagliare il protagonista del film come appunto se fosse in acqua, come farebbe pensare il titolo del film.</div><div style="text-align: justify;">Sta di fatto che Hong in sessanta minuti ci propone una suo stringato compendio di cinema personale, dando l'impressione di essere sempre più chiuso nella sua roccaforte personale dove non c'è spazio per nessun'altro, considerato che Hong si occupa di ogni aspetto, dalla regia fino alla musica e al montaggio; persino per l'amata e musa ispiratrice Kim Minhee questa volta non c'è spazio ( ascoltiamo la sua voce solo al telefono per pochi attimi oltre che in una canzone) in un cinema che ha ormai raggiunto un grado di solipsismo minimalista vicino all'ermetismo.</div><div style="text-align: justify;">Quello che rende questo lavoro di Hong apprezzabile, come quelli che sta sformando da 7-8 anni a questa parte, è la sincerità di prospettiva e di sguardo , l'empatia profonda che dimostra verso i suoi personaggi, e probabilmente verso se stesso, e la tematica ecologica-ambientale sebbene , attraverso una valutazione superficiale si potrebbe essere portati a considerare ogni lavoro lo stesso canovaccio girato e rigirato mille volte.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-32586424219559885962023-11-25T17:30:00.000+01:002023-11-25T17:30:01.474+01:00Anatomia di una caduta [aka Anatomie d'une chut aka Anatomy of a Fall] (Justine Triet , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTVupLEzmRR6gHbKxCpxwIB7_yjKAgR4yEKXEz79kSYNYmmOoiJeJUCBlthwCZiZAqnjaJwPVSyaKFMtHfrOBQtjEN7TNhEJDmQ5Nd3mZdqEc5bT20tZAzyi77VkGhiXYfdPddjMZCM4MVli3tApkWEv2hfLAe5KjNS1RwKn5HCuQWQGSB78aDq9pqKwoQ/s1300/FOTO%20OCCHIELLO.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="703" data-original-width="1300" height="346" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTVupLEzmRR6gHbKxCpxwIB7_yjKAgR4yEKXEz79kSYNYmmOoiJeJUCBlthwCZiZAqnjaJwPVSyaKFMtHfrOBQtjEN7TNhEJDmQ5Nd3mZdqEc5bT20tZAzyi77VkGhiXYfdPddjMZCM4MVli3tApkWEv2hfLAe5KjNS1RwKn5HCuQWQGSB78aDq9pqKwoQ/w640-h346/FOTO%20OCCHIELLO.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt17009710" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt17009710/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Anatomy of a Fall (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 6.5/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes di quest'anno ( i francesi, si sa, come un loro film si elevi anche se di poco sopra la mediocrità, non vedono l'ora di impalmarlo...) Anatomia di una caduta è il quarto lungometraggio di Justine Triet, che dopo una carriera ormai ultraventennale nel mondo cinema, raccoglie il prestigioso riconoscimento dopo una serie di altri premi che l'hanno comunque imposta come una delle voci più interessanti del cinema francese.</div><div style="text-align: justify;">Onde poter da subito sgombrare il campo da pericolosi equivoci e accuse di spoiler, occorre dire che l'opera della Triet non è un thriller, o meglio non lo è nel senso cinematografico-letterario, e tanto meno è un legal thriller, sebbene buoni tre quarti della durata del film siano ambientati in una aula di tribunale; più propriamente possiamo affermare che la regista ha optato per una struttura da thriller classico con apparentemente tutti i canoni del genere, per affrontare in maniera verrebbe da dire quasi originale, tutt'altre tematiche.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="351" src="https://www.youtube.com/embed/r-f-QGh6grM" width="482" youtube-src-id="r-f-QGh6grM"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Diciamo che la storia è semplicissima , come potrebbe essere quella di un thriller di Hitchcock che poi si avvolge intorno ad essa creando suspance e tensione: Sandra e Samuel vivono in uno chalet di montagna nelle Alpi francesi, entrambi sono scrittori, di successo lei, molto meno lui che anzi sembra in piena crisi ispirativa; hanno un figlio di 10 anni ipovedente in seguito ad un incidente di cui Samuel si sente colpevole; un giorno, dopo che Sandra si vede costretta a rinunciare ad una intervista in casa a causa del comportamento del marito che non trova da fare nulla di meglio di sparare a volume assurdo niente meno che la versione strumentale di P.I.M.P. di 50 Cent, Samuel viene trovato morto dal figlio e dal cane che lo accudisce nella sua semicecità , caduto dall'ultimo piano dello chalet con presente in casa solo Sandra; ovviamente ci vorrà poco agli inquirenti, e non poteva essere altrimenti, considerare la donna come una possibile sospettata.</div><div style="text-align: justify;">Un anno dopo inizia il processo nel quale dovrà testimoniare tra l'altro anche Daniel il ragazzino figlio della coppia che del giorno dell'incidente ha dato una testimonianza contraddittoria.</div><div style="text-align: justify;">Da questo momento in poi , in larghissima parte, tranne brevi momenti, soprattutto verso il finale, il film trova il suo habitat nell'aula di tribunale dove si deve decidere se Sandra abbia ucciso il marito o se invece questi non si sia suicidato oppure semplicemente caduto accidentalmente.</div><div style="text-align: justify;">Come ogni legal thriller naturalmente si disquisisce su indizi, moventi, prove, testimonianze , accusa e sospetti, ma ben presto si capisce che l'aula del tribunale serve solo da auditorio per raccontare non la caduta accidentale o meno cui il titolo dell'opera fa riferimento, ma il percorso ed il destino di una storia coniugale che dietro una parvenza di normalità nasconde un groviglio di sentimenti contrapposti, di verità e di bugie, di rancori e di accuse che piano piano verranno a galla con l'indagine.</div><div style="text-align: justify;">Ecco perchè Anatomia di una caduta non è un thriller; inoltre la sensazione tangibile , man mano che la storia va avanti, è che abbia poca importanza sapere se Sandra abbia ucciso o no il marito, cambierebbe poco o nulla rispetto a quello che abbiamo visto e saputo, facendo quindi venire meno il cardine di un thriller che è appunto l'attesa della verità o in alternativa del colpo di scena clamoroso che stravolga tutto; nell'opera di Justine Triet non c'è nulla di ciò e soprattutto non ne sentiamo la necessità , al punto che quel timido accenno a colpo di scena che dovrebbe rovesciare le carte, oltre che ben poco riuscito sembra addirittura forzato.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Naturalmente tutto ciò non significa che Anatomia di una caduta sia un film mediocre, semplicemente lascia un po' interdetti la scelta della regista di affrontare dei temi fondamentali nel rapporto della coppia e altri addirittura universali, come il concetto di verità, attraverso una struttura narrativa che troppo spesso scricchiola, dimostrandosi quasi una sovrastruttura inutile che oltre tutto porta il film ad una durata eccessiva (oltre due ore e mezza)</div><div style="text-align: justify;">Non a caso uno dei momenti migliori del film è quello in cui in aula viene presentata come prova un audio registrato da Samuel in cui ascoltiamo e , solo noi spettatori, vediamo un violento litigio tra i due alla viglia della morte di Samuel, così come è efficacissimo il racconto di un dialogo avuto tra Daniel e Samuel in macchina che il ragazzino riferisce in aula e che noi attraverso le sue parole sentiamo fare dal padre: due momenti di cinema bello , potente e penetrante che nulla hanno a che vedere con il concetto di thriller.</div><div style="text-align: justify;">Quello che invece di positivo emerge dalla pellicola è la disamina delle dinamiche di un rapporto complesso che è giunto ad un punto di rottura perchè troppo sbilanciato, nel quale si confrontano tra loro la tematica della colpa, il rancore reciproco tra chi accusa di egoismo e chi risponde che le scelte sono personali, il ruolo dello scrittore e la sua aderenza alla realtà nel perenne scontro tra finzione e realtà, il peso della diversa riuscita nel mondo della scrittura, e soprattutto il concetto di verità , intesa come valore assoluto, che trova nel dialogo tra Daniel, incapace di capire se la madre menta o dica la verità e la poliziotta incaricata di sorvegliarlo durante il processo: la verità diventa alla fine una scelta personale, perchè abbiamo bisogno di credere in qualcosa essendo la verità assoluta impossibile da raggiungere.</div><div style="text-align: justify;">Nonostante la regia non appaia troppo solida, sicuramente ci sono alcuni momenti in cui la Triet mostra di avere però la mano ferma, coadiuvata da un'ambientazione montana bellissima e da un uso molto pronunciato dei primi piani.</div><div style="text-align: justify;">Sandra Huller è l'elemento che nettamente si staglia su tutto il film, una interpretazione intensa e soprattutto che asseconda l'ambiguità che il personaggio emana, buona la prova di Swann Arlaud, l'avvocato della donna, anch'esso con una certa quota di ambiguità , soprattutto riguardo alla sua convinzione sulla innocenza di Sandra ed infine molto bravo Milo Machado Graner nel ruolo di Daniel, soprattutto nell'incalzante stupore che lo coglie man mano che apprende gli angoli nascosti della storia dei suoi genitori e che parallelamente lo porta ad una crescente incapacità di capire dove sta la verità.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div><br /></div><div><br /></div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-44769299729316895482023-11-21T18:36:00.000+01:002023-11-21T18:36:06.242+01:00The Breaking Ice / 燃冬 ( Anthony Chen / 陈哲艺 , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpO2D6OOiXo2cr4CGqR8cOQZKlCzxSxI2GpFY2CWFHz3hV6ceXNStYdgyT_dm-hI083DjX0lcwuFhizWmxFgzUOCqziC_2pHrXYTR4zO7JysnY3ta20jsGEDwyMNKFj67VZWISF2QRCfrPOYaedjaWAs1IzJEq_dQxhno6vpIduq4vDd7p4oTDDn_LKxt4/s1280/ice-4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpO2D6OOiXo2cr4CGqR8cOQZKlCzxSxI2GpFY2CWFHz3hV6ceXNStYdgyT_dm-hI083DjX0lcwuFhizWmxFgzUOCqziC_2pHrXYTR4zO7JysnY3ta20jsGEDwyMNKFj67VZWISF2QRCfrPOYaedjaWAs1IzJEq_dQxhno6vpIduq4vDd7p4oTDDn_LKxt4/w640-h360/ice-4.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt17052842" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt17052842/?ref_=plg_rt_1"><img alt="The Breaking Ice (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 8/10</span></i></b></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Spinto da una forza propulsiva che sembra ormai inarrestabile Anthony Chen compie un ulteriore passo avanti in direzione di quella stretta cerchia di cineasti capaci sempre di regalare qualcosa di speciale e meritevole di essere ricordato; seguendo quasi un nascosto filo antropologico il regista singaporiano dopo <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2014/01/ilo-ilo-anthony-chen-2013.html">Ilo Ilo</a>, in cui racconta una storia che vede al centro un ragazzino ,e <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2023/11/wet-season-anthony-chen-2019.html">Wet Season</a> ,in cui il protagonista è un adolescente in formazione, con The Braeaking Ice approda al mondo giovanile post adolescenziale con un racconto che in molti tratti si presenta crudo, cupo, ma sempre sostenuto da toni mai sopra le righe; l'opera del regista appare quindi quasi una dissertazione sulle varie fasi della vita, sebbene poi i protagonisti nei lavori citati sono anche altri.</div><div style="text-align: justify;">Il tratto in comune di tutte le opere di Chen è la solitudine, la difficoltà a tenere in piedi una esistenza carica di insoddisfazione quando non di dolore vero e proprio.</div><div style="text-align: justify;">The Breaking Ice probabilmente tocca il punto più alto di questa dissertazione che abbiamo definito antropologica perchè le tematiche che scaturiscono dal film sono molto profonde, nonostante Chen abbia una capacità straordinaria, quella di far emergere dei profili umani complessi e molto articolati senza indugiare in troppe spiegazioni, lasciando che il lato emozionale dei suoi film venga in superficie quasi con lentezza e spontaneamente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="365" src="https://www.youtube.com/embed/_Pxo8or497E" width="482" youtube-src-id="_Pxo8or497E"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ambientato in una glaciale Yanji, città di confine tra la Cina e la Corea del Nord , abitata da entrambe le etnie, Haofeng sta partecipando con ben poco entusiasmo al matrimonio di un amico, subito capiamo che il giovane è in preda ad un malessere profondo confermato dalle continue telefonate che riceve dall'istituto per disordini mentali presso cui è in cura che gli ricorda le sue visite da compiere; il suo sguardo nel vuoto in cima ad una scala lascia capire quale gelo abiti nel suo profondo animo, un gelo prossimo a rompersi e ad esplodere in un gesto insano. Qualcosa però lo distrae: un pullman di turisti che si svuota e la guida che scende, lei è Nana una ragazza che si occupa appunto di fare la guida turistica conducendo le persone in un giro alla visita delle poco memorabili bellezze della città; i due si conoscono e così come è precisa e professionale sul lavoro, dismessi gli abiti professionali la ragazza mostra un volto meno formale dal quale traspare una verve giovanile profonda unita però ad una nota di tristezza; la ragazza frequenta in maniera ambigua un altro giovane Henxiao che aiuta la famiglia nel ristorante e che ha dovuto rinunciare a seguire la sua indole per rimanere vicino alla famiglia.</div><div style="text-align: justify;">Il trio si compone, una sorta di menage a trois , dove però il sesso non c'entra, o meglio le sottili tensioni sessuali fanno da sfondo al loro modo di rapportarsi: Haofeng è il classico cittadino della megalopoli (Shanghai), timido ed introverso che di certo è attratto da Nana e che decide di rimanere a Yanjin qualche giorno, la ragazza da parte sua alterna la sua vivacità a momenti in cui un passato difficile fatto di rinunce e di situazioni dolorose non sembra volerla abbandonare, Henxiao è il guascone del gruppo, anche lui attratto da Nana, con la quale si intuisce c'è stato qualcosa, e anche lui con quel gelo interiore derivato da una vita che ha preso una strada che lui non voleva.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">I tre trascorrono alcuni giorni assieme, come buoni amici: bevono, si ubriacano, ridono, piangono, gironzolano, visitano luoghi che dovrebbero forse aiutarli a rompere quel ghiaccio che li circonda, sembra quasi che la simbiosi emotiva che si crea scaturisca da una prepotente voglia di avere qualcuno vicino che possa capire il proprio stato perchè anch'esso ferito e racchiuso nel suo disagio.</div><div style="text-align: justify;">The Breakign Ice vive sulla metafora, forse un po' abusata e persino scontata, ma che appare efficace,del ghiaccio che circonda i giovani , espressione della loro situazione emozionale e delle piccole e grandi crepe che ogni tanto si aprono a lasciare intravedere un passo verso la salvezza.</div><div style="text-align: justify;">Chen non va mai a fondo sul disagio che mostrano i tre ragazzi, non si sofferma più di tanto sull'incidente che spezzò la carriera di pattinatrice di Nana o sul disagio mentale di Haofeng, per cui le loro storie appena accennate sembrano quasi costruirsi davanti a noi, senza avere mai la pretesa di voler dare una spiegazione a quanto vediamo: The Braeking Ice ha questo che lo rende opera di valore: il racconto sommesso, asettico di un disagio interiore, di un bisogno di connessione umana, un anelito ad emergere dal gelo rompendo lo strato che attanaglia.</div><div style="text-align: justify;">Il film presenta momenti di autentico grande cinema carico di lirismo mai fastidioso ( la scena del labirinto di ghiaccio nel quale i tre ragazzi si trovano a giocare, l'incontro con l'orso , animale solitario per eccellenza, tanto temuto ma di fatto mansueto e fiero della sua solitudine, la magistrale scena della doccia in cui, ben lungi dall'essere foriera di pruriginosità sessuale, i corpi di Haofeng e Nana si toccano attraverso la tenda della doccia, forse il punto di più alta poesia deòl film), conferma la capacità di Anthony Chen di saper essere efficace e profondo pur senza mai alzare i toni, e sebbene il finale possa apparire un po' scontato nella sua dinamica e nella sua poetica del viaggio che ci vuol rappresentare il risultato di quei giorni trascorsi insieme dai ragazzi, il film nel suo insieme è opera che mostra una certa maggiore maturità del regista rispetto alle precedenti prove e una regia di grande spessore.</div><div style="text-align: justify;">Se Liu Haoran ( Haofeng ) e Qu Chuxiao ( Henxiao) sono credibili nei loro personaggi che stanno un po' agli antipodi, la vera fuoriclasse del film è la bravissima Zhou Dongyu, che già aveva entusiasmato in <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2020/05/better-days-derek-tsang-kwok-cheung-2019.html#more">Better Days</a> , decisamente ormai una delle attrici di punta del cinema cinese.</div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-74314124592197528912023-11-09T16:24:00.009+01:002023-11-09T16:24:42.495+01:00Killing Romance ( Lee Wonsuk , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdyo7OE7ayxKC0T3Lm_YYhg0xIqQ8KusIgWIpYsqpeVaGqaSDLLwc1abzQOm3Lnjm4cCsYRLaup-G2UbMlvn0r71efYTL6Vdruevdy6_gjpv7XPsosXumrC-nyCecpbgnAtCg1-qBpVne-gPXiJz6_Dze1nKX9ni9LC7KUfKXhV6ROwi3rGdYrWdjzg3f-/s1280/coverlg.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdyo7OE7ayxKC0T3Lm_YYhg0xIqQ8KusIgWIpYsqpeVaGqaSDLLwc1abzQOm3Lnjm4cCsYRLaup-G2UbMlvn0r71efYTL6Vdruevdy6_gjpv7XPsosXumrC-nyCecpbgnAtCg1-qBpVne-gPXiJz6_Dze1nKX9ni9LC7KUfKXhV6ROwi3rGdYrWdjzg3f-/w640-h360/coverlg.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt27304839" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt27304839/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Killing Romance (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 7.5/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Per chi come chi scrive ha visto la nascita e l'affermazione cinematografica del regista Lee Wonsuk, ormai legato indissolubilmente al Far East Film Festival di Udine sin dal suo esordio nel 2013, ogni lavoro del regista coreano è un appuntamento immancabile, soprattutto perchè con le due opere precedenti si è affermato come uno dei personaggi cinematografici più interessanti ed estrosi del cinema brillante coreano.</div><div style="text-align: justify;">Killing Romance vede la luce ben nove anni dopo <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2015/05/the-royal-tailor-lee-won-suk-2014.html">The Royal Tailor</a> che già aveva mostrato la vivace estrosità del regista nonchè la sua evoluzione repentina verso un cinema comunque di larga portata e con budget non trascurabile rispetto all'esordio brillantissimo ma con mezzi ed ambizioni più contenute di <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2013/05/how-to-use-guys-with-secret-tips-lee.html">How To Use Guys With Secret Tips</a> e conferma in maniera inequivocabile l'approdo nel cinema popolare main stream, pur mantenendo comunque una sua caratterizzazione specifica.</div><div style="text-align: justify;">Introdotta da una simpatica signora che sembra tanto una di quelle narratrici di fiabe per bambini ( così, tanto per capire di che tipo di film stiamo parlando...) la storia si impernia su Yeorae, attrice e cantante la cui trionfale ascesa viene improvvisamente e drammaticamente interrotta da una gaffe fatta durante un film di fantascienza che la trasforma in un lampo in oggetto di scherno feroce da parte del pubblico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="338" src="https://www.youtube.com/embed/zvqFwkvxch8" width="480" youtube-src-id="zvqFwkvxch8"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La donna non regge la pressione e decide di sparire andandosi a rifugiare in una sperduta isola nell'oceano, dove dopo una accoglienza a dir poco grottesca, viene messa in salvo da una sorta di principe azzurro comparso all'improvviso; i due si innamorano e in breve si sposano, sembra l'inizio di una fiaba a lieto fine che riporta felicità nella vita di Yeorae, ma dopo sette anni (guarda caso...), capiamo che il Jonathan che ha sposato è tutt'altro che un principe azzurro, anzi è un trucido parvenue, arricchito , che parla mezzo coreano e mezzo inglese ridicolo, che si nutre del suo ego smisurato riempiendo casa di giganteschi quadri che lo ritraggono con la faccia da ebete e che soprattutto tiranneggia la povera moglie che infatti vorrebbe tornare a fare il suo lavoro dopo il lungo periodo sabbatico, ipotesi alla quale ovviamente il gaglioffo si oppone in tutte le maniere.</div><div style="text-align: justify;">Yeorae è sempre più sprofondata in un pozzo senza fondo, ma c'è ancora qualcuno che sta dalla sua parte: un vicino di casa a Seoul (dove nel frattempo è temporaneamente tornata col marito) è un suo fanatico fan, un ragazzotto mezzo fallito che però è disposto a tutto pur di vedere ancora l'attrice all'opera.</div><div style="text-align: justify;">I due escogitano tutta una serie di azioni per liberarsi del marito e tutte ovviamente prevedono la morte del gaglioffo, progettata utilizzando i metodi più assurdi e inverosimili.</div><div style="text-align: justify;">Da qui in poi Killing Romance diventa quasi una versione umana-coreana di Willy il coyote VS Beep-Beep con un crescendo che mescolando situazioni rocambolesche e registri narrativi varii procede a ritmo serrato e con momenti di assoluta ilarità sostenuti da un sense of humor che il regista aveva già ampiamente dimostrato come utilizzare.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Forse è proprio l'aspetto di fusione di generi cinematografici che Lee usa il punto di forza di Killing Romance, e ancor più la leggerezza con cui si passa da un momento "drammatico" ad un altro demenziale, dal musical , che in fin dei conti è la vera spina dorsale del film, al thriller in stile Tenente Colombo o La signora in giallo, da qualche tematica sommessamente accennata e affrontata però con assoluto disimpegno quale la sfrenata competitività nel mondo del cinema, la prepotenza di certi nuovi arricchiti nella società coreana, la tematica ecologista e quella dello sfruttamento delle risorse naturali alla riflessione sul divismo, senza però mai neppure l'ombra di una pedanteria sociologica-cinematografica, perchè in fin dei conti, e ormai possiamo dirlo senza ombra di dubbio, il cinema di Lee è puro intrattenimento, divertimento ricercato con una "intelligente demenzialità" e con un senso dello humor non proprio frequente nel cinema coreano.</div><div style="text-align: justify;">Fondamentali sono i contorni dei personaggi che di fatto diventano l'architrave su cui poggia il racconto generando simpatia e disprezzo ed indubbiamente non solo Yeorae , Jonathan e lo studente sfigato sono ben costruiti ed efficaci nella loro caratterizzazione, ma anche il contorno non è da meno a cominciare dalla masnada di fans che ad un certo punto irrompe in scena con conseguenze catastrofiche per finire all'omaccione nero che funge da factotum per Jonathan e alle due inquietanti attendenti di quest'ultimo che sembrano uscite da una parodia di un film horror.</div><div style="text-align: justify;">Insomma in un gran pentolone dove però tutto sta bene al posto giusto, Killing Romance, che regala un finale spassosissimo, assicura risate e divertimento e in certi momenti sembra voler ricordare il gran ritmo dell'opera prima di Lee: al di là del suo apparire slegato e a volte eccessivamente caotico il film possiede invece una sua "linearità" pur tenendo presente che il tourbillon che lo tiene in piede a volta possa apparire sfrenato.</div><div style="text-align: justify;">La scelta degli attori protagonisti è stata infine un altro tassello per la buona riuscita dell'opera: Lee Hanee (Yeorae) , si muove bene tra il dramma e la demenzialità assicurando uno spessore apprezzabile al personaggio oltre che una immediata empatia; Lee Sunkyun , da parte sua, è bravissimo nel dare sempre , anche nei momenti in cui mostra la sua brutalità, quel tocco di grottesca comicità al personaggio.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"> </div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-57046270201639746902023-11-07T17:50:00.001+01:002023-11-07T17:50:06.692+01:00Wet Season / 热带雨 ( Anthony Chen / 陳哲藝 , 2019 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWcgTAnh9ch6MEv6CLiDBjVQzzZ7IOiGWGfQEq3xRqftqh9j5P2TuB0t3VTEnoWL__-MfJmW1Y_SPj9qQbaivfcHyhCrvTmIKFTcVzTeUFdQiUBHWlzW_OorJXnkpqnHb3Z4KD4s6MiB-LRwzBgAQBJsmQEFdxvAajXdJdmvkPnzDrtJ9VT90th_O7ziY8/s1920/MV5BMzBmZjAzMmEtNzliOS00M2JmLWE0YWMtMzJiYzFjYTgyMTI5XkEyXkFqcGdeQVRoaXJkUGFydHlJbmdlc3Rpb25Xb3JrZmxvdw@@._V1_.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWcgTAnh9ch6MEv6CLiDBjVQzzZ7IOiGWGfQEq3xRqftqh9j5P2TuB0t3VTEnoWL__-MfJmW1Y_SPj9qQbaivfcHyhCrvTmIKFTcVzTeUFdQiUBHWlzW_OorJXnkpqnHb3Z4KD4s6MiB-LRwzBgAQBJsmQEFdxvAajXdJdmvkPnzDrtJ9VT90th_O7ziY8/w640-h360/MV5BMzBmZjAzMmEtNzliOS00M2JmLWE0YWMtMzJiYzFjYTgyMTI5XkEyXkFqcGdeQVRoaXJkUGFydHlJbmdlc3Rpb25Xb3JrZmxvdw@@._V1_.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt9822706" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt9822706/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Wet Season (2019) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 7.5/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Sei anni dopo il clamoroso successo riscosso con la sua opera prima <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2014/01/ilo-ilo-anthony-chen-2013.html">Ilo Ilo</a>, il regista singaporiano Anthony Chen riunisce i due protagonisti della storia che tanto aveva impressionato e convinto nei circuiti festivalieri, per dirigere Wet Season, altro racconto che fa di quel minimalismo realista che è orami il marchio di fabbrica di Chen, il suo caposaldo principale.</div><div style="text-align: justify;">Se in Ilo Ilo il racconto è incentrato sul rapporto tra un ragazzino di 10 anni con la colf filippina sullo sfondo della crisi che colpì nei tardi anni 90 l'economia asiatica, Wet Season è imperniato invece sul legame che si crea tra un adolescente e la sua insegnante di cinese , con sullo sfondo la crisi politica e sociale della Malesia, paese da cui proviene nella storia la protagonista, ed una sorta di sussurata denuncia verso un paese che sembra sempre più portato ad abbandonare i suoi tratti distintivi in favore di una globalizzazione che sembra inarrestabile ( emblematico il tema della lingua cinese che rimane comunque quella ufficiale della città-stato).</div><div style="text-align: justify;">Senza indugiare oltre sui numerosi punti di contatto che Ilo Ilo e Wet Season possiedono, è chiaro che Chen è regista molto interessato al racconto delle problematiche di fanciulli ed adolescenti per sfociare poi nel suo ultimo lavoro, Breaking Ice, di cui parleremo a breve, nell'universo dei giovani ventenni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="367" src="https://www.youtube.com/embed/2AmITBssvg8" width="482" youtube-src-id="2AmITBssvg8"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In Wet Season abbiamo la protagonista Ling, ancora una volta l'attrice malese Yeo Yann Yann pure stavolta, come nel precedente ricoperta di riconoscimenti per la sua eccellente interpretazione, una insegnante di cinese delle scuole superiori, in evidente fase di crisi coniugale anche per una gravidanza che non riesce ad avere nonostante tutti i tentativi messi in atto, compreso il bombardamento ormonale e l'inseminazione artificiale.</div><div style="text-align: justify;">Tra i suoi allievi, l'unico che sembra dimostrare un minimo di interesse per le attività scolastiche è Wei Lun, un giovane trascurato dai genitori perennemente assenti che col passare del tempo si lega a Ling.</div><div style="text-align: justify;">Quest'ultima passa le sue giornate tra l'attività scolastica e la cura del vecchio suocero semiparalizzato e incapace di parlare, vede nel giovane allievo una persona anch'essa sola, abbandonata e desiderosa di un un rapporto umano e quindi ben volentieri passa i pomeriggi a scuola con lui, unico allievo nelle lezioni di recupero.</div><div style="text-align: justify;">Il legame che Wei Lun instaura con Ling diventa ben presto di quelli pericolosi perchè l'affetto travalica in una sorta di passione insana alla quale Ling riesce a mettere argine con molta difficoltà.</div><div style="text-align: justify;">Se in Ilo Ilo l'assenza della famiglia si riversava addosso ad un ragazzino di 10 anni in piena formazione , qui la medesima situazione si ripercuote su un giovane in fase di sviluppo, alla ricerca del suo spazio nel mondo degli adulti, che vaga però privo di qualsiasi guida e protezione.</div><div style="text-align: justify;">L'incontro con una donna sola, malinconica , delusa e alla ricerca ossessionata di maternità diventa quindi comprensibilmente un cocktail esplosivo, una situazione pericolosa anche socialmente, che mette a repentaglio quanto costruito fin lì.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Il finale beffardo che da un lato ci mostra per la prima volta uno squarcio di sole che Ling non vedeva da tempo in una piovosa e tropicale Singapore, e dall'altro un epilogo ambiguo che non chiude il cerchio se non nella sostanza, concorre comunque a delineare quella che è una caratteristica essenziale del cinema di Anthony Chen, e cioè il racconto quasi sussurrato, raramente sopra le righe, un minimalismo narrativo che non toglie però il carico emozionale alla storia, un ricorso frequente ai silenzi che però dicono più di parole sparate a raffica.</div><div style="text-align: justify;">Anche la scelta , che poi è il motivo del titolo, di rappresentare una Singapore nella quale il cielo è sempre plumbeo e carico di pioggia , quasi fossero le lacrime di dolore che i personaggi riversano in maniera simbolica sul racconto, fa sì che Wet Season viva molto di simbolismi e di emozioni che corrono sotto traccia, mettendo in mostra quello che fondamentalmente è l'incontro di due anime sole, silenziose, abbandonate che subiscono le ingiustizie della vita e che trovano nel semplice stare insieme una via di fuga dal vuoto che li circonda.</div><div style="text-align: justify;">L'opera messa in piedi da Anthony Chan si muove tra sommesse sofferenze e ribellioni, nutrendosi però di una grazia non solo visiva, citando Jackie Chan e King Hu, ricordando come quella regione dell'Asia (quella delle celebri tigri asiatiche) sia sempre in bilico tra economia in sfrenata ascesa e scatti autoritari, equilibri instabili e sommossse, per mostrarci il piccolo mondo di due protagonisti che in questo ambiente così mutevole cercano un piccolo spazio di affermazione personale.</div><div style="text-align: justify;">Se Ilo Ilo aveva mostrato le potenzialità di Anthony Chan che meritavano una conferma per potere essere considerate in maniera completa, Wet Season è la classica opera seconda che conferma quanto di buono fatto vedere e che impone il regista all'attenzione del Cinema che conta.</div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-3487587074131624802023-10-26T16:27:00.000+02:002023-10-26T16:27:28.896+02:00Rapito ( Marco Bellocchio , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzM2jLNUEI0yGcHjPxMpUb5vSipqGsZmP9BsfZDDQZLQsGUlE6CUrXNjXpO7fhaGGYtBC865NGvvBYVny4-fGiOIrbfbZA3tiLhBkLvFbdqC4Ur19RA8_XtKVC30tUCJbzttK1BFxXWh7DAhgvh14HdgH0dw59xkp2m9Y6RX7uPDDkKwsq2DeVd-7XIkdb/s1800/184506758-36050398-afb5-4262-9550-921064f4064a.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1020" data-original-width="1800" height="362" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzM2jLNUEI0yGcHjPxMpUb5vSipqGsZmP9BsfZDDQZLQsGUlE6CUrXNjXpO7fhaGGYtBC865NGvvBYVny4-fGiOIrbfbZA3tiLhBkLvFbdqC4Ur19RA8_XtKVC30tUCJbzttK1BFxXWh7DAhgvh14HdgH0dw59xkp2m9Y6RX7uPDDkKwsq2DeVd-7XIkdb/w640-h362/184506758-36050398-afb5-4262-9550-921064f4064a.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt14137416" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt14137416/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Kidnapped (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio : 8/10<br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script></span></i></b><div><br /></div><div style="text-align: justify;">L'inesauribile verve cinematografica sostenuta da una vitalità sorprendente per un uomo che ha comunque superato già da un po' la soglia degli ottanta anni e che ha alle spalle ben 27 lungometraggi, più una decina di documentari, di cui 12 negli ultimi 23 anni, all'invidiabile ritmo di uno ogni due anni, fa di Marco Bellocchio uno degli autori italiani più longevi oltre che più stimati, capace di offrire ancora sprazzi di Cinema potente e vitalissimo.</div><div style="text-align: justify;">L'ultima fatica, presentata alla rassegna di Cannes di quest'anno, è opera che rimane ben salda nei canoni ormai ben delineati del Cinema di Bellocchio, a conferma di una rigorosa coerenza da parte del regista , che contribuisce a farne una delle voci più alte del cinema europeo e mondiale.</div><div style="text-align: justify;">Ispirandosi liberamente ad un testo di Daniele Scalise del 1996 ( prontamente ristampato), dal titolo Il caso Mortara. La vera storia del bambino ebreo rapito dal papa, Bellocchio mette in scena un'opera dallo spessore robusto, durissima , senza indugiare però in facili orpelli, e che soprattutto, mostra la modernità del suo cinema ( di cui parleremo dopo) nell'affrontare una storia che dimostra come l'intolleranza, l'integralismo e l'ottusità abbiano avuto già a partire dai secoli passati un ruolo fondamentale nella società civile.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="388" src="https://www.youtube.com/embed/plbm-8m8ax8" width="481" youtube-src-id="plbm-8m8ax8"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il fatto, realmente accaduto a metà del 1800 ha per protagonista un bambino ebreo , sesto genito di una famiglia di Bologna, il quale avendo subito un battesimo improvvisato da parte della serva che vedendolo malato e temendone la morte col successivo approdo al Limbo, come la Chiesa ha sempre paventato per i neonati non battezzati, viene rapito all'età di sei anni dai gendarmi pontifici, dietro soffiata all'Inquisitore da parte della serva stessa, tipico esempio di cattolica becera, baciapile e ipocrita, per una manciata di denari; naturalmente il tutto nella perfetta osservanza delle leggi clericali (ricordiamo che Bologna all'epoca faceva parte dello Stato Pontificio) da parte dell'alto prelato capo dell'Inquisizione: un battezzato infatti secondo la legge deve avere una educazione cristiana lontana dalle diaboliche superstizioni giudaiche.</div><div style="text-align: justify;">Il ragazzino viene quindi trasferito a Roma dove nel collegio riceverà l'indottrinamento e , visto che l'opinione pubblica di tutta Europa aveva mostrato il suo sdegno per l'accaduto, Pio IX, già in evidente difficoltà politica, divenne il protettore personale del ragazzino, a sottolineare l'inviolabilità della legge , diretta emanazione di quella divina.</div><div style="text-align: justify;">La storia del ragazzino Edgardo solcherà gli eventi storici di quegli anni, fino alla breccia di Porta Pia e alla unione d'Italia e alla morte di Pio IX, dopo un regno pluridecennale, per approdare ad un finale che suona come resa dei conti con la sua famiglia e con le sue origini, dimostrazione di una violenta coercizione psicologica e morale imposta dalla religione quando essa guarda più alla sacralità del suo essere che alla profondità dell'essere umano.</div><div style="text-align: justify;">Bellocchio, lo sappiamo bene, è sempre stato sin dall'inizio della sua attività di regista molto critico con la religione e con l'autorità ecclesiastica, lasciando in secondo piano la vera essenza filosofica della religione e la presenza del divino, molto più interessato a dimostrare la violenza, il sopruso, la cattiveria e l'immoralità (intesa in senso umanistico) dell'applicazione della legge da parte dell'istituzione ecclesiastica: un mangia preti, come si sarebbe detto un volta, semplicemente una persona che semmai aspirerebbe eventualmente ad un rapporto più diretto con Dio, piuttosto che mediato da personaggi di dubbia moralità e di scarsissima apertura mentale.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Ecco perchè Rapito è film violento: sradicare dalla sua famiglia un ragazzino, in nome di una legge e di un atto imposto da una persona che dietro il suo essere devota nasconde una lunga scia di immoralità, applicare un concetto spacciandolo per opera divina, indottrinare col ricatto il ragazzino dietro la promessa di vantaggi per lui e la sua famiglia è quanto di più aberrante si possa produrre, rovinando l'esistenza del ragazzino, come poi mostrerà la storia quando questi sarà più grande e ormai prossimo al sacerdozio fino al finale di altissima drammaticità.</div><div style="text-align: justify;">Rapito è film che sa farsi apprezzare ampiamente anche per la sua struttura, per il suo gioco di luci che a volta sembra richiamare tonalità caravaggiesche, per la ricostruzione storica precisa e puntuale, per una bellissima e a suo modo commovente scena che rappresenta la breccia di Porta Pia, per la descrizione della corte del Papa Re molto austera e nella quale si respira il senso di decadenza che lo Stato Pontifico aveva ormai impregnato addosso con il via vai di preti dalla incrollabile fede, suorine adibite all'educazione del ragazzino, alti prelati, il tutto senza la minima forma di violenza fisica, anzi tutt'altro, solo un lento e instancabile inculcare la dottrina nella testa di un ragazzino e soprattutto per il suo essere film moderno, colto, ricco di sfumature che magari ai più possono sfuggire, Cinema di ampio respiro classico, ma sicuramente ricco di tematiche moderne nascoste sotto gli arredi barocchi o gli abiti preziosi.</div><div style="text-align: justify;">Bellocchio decise di affrontare questa storia nel momento in cui Steven Spielberg, saggiamente, rinunciò: Rapito è opera che solo chi ha un substrato storico e culturale alle spalle, chi conosce cosa è significato il perenne conflitto tra stato e Chiesa, quanto la cultura cattolico-ecclesiastica abbia contribuito alla formazione di certi legami , di certi intrecci che hanno segnato la vita del paese da secoli, può apprezzare pienamente.</div><div style="text-align: justify;">Detto del commento musicale, apparentemente ridondante in alcuni passaggi, ma in effetti ben incastonato nel racconto, il cast si è dimostrato di altissimo livello, con attori tutti all'apice della loro forma a partire dal piccolo Enea Sala , semplicemente strepitoso in una recitazione naturale che lascia a bocca aperta per finire a grandi professionisti, cui frequentemente Bellocchio si rivolge, quali Fabrizio Gifuni nel ruolo dell'Inquisitore, Barbara Ronchi in quello della madre di Edgardo, Filippo Timi nella parte del Cardinale Antonelli, fidato segretario di stato di Poi IX e Paolo Pierobon, un Pio IX quasi crepuscolare nel quale è evidente il senso di imminente fine.</div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-1056594626939957492023-10-19T16:42:00.000+02:002023-10-19T16:42:32.113+02:00Mon Crime - La colpevole sono io [aka The Crime Is Mine] ( François Ozon , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6PD_EP84jFXc9F-NzAvmiYPGHtHZBjZi7ZIpTv9kl-f03VMWF_g1tpvK2BFR70FG2MXF8iE_xwpoXi-A52jvUBXQC_Z9mgI7V2SqFj81KeSVAMBiqD2ewm9yDgHXdRMrhJ6tzfxwJqXnX5sXLKlZ0KEhK9nvW_K98FOZTX0tcFbSbbyPafb4qC_8ZJP4D/s985/Crime-is-Mine.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="511" data-original-width="985" height="332" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6PD_EP84jFXc9F-NzAvmiYPGHtHZBjZi7ZIpTv9kl-f03VMWF_g1tpvK2BFR70FG2MXF8iE_xwpoXi-A52jvUBXQC_Z9mgI7V2SqFj81KeSVAMBiqD2ewm9yDgHXdRMrhJ6tzfxwJqXnX5sXLKlZ0KEhK9nvW_K98FOZTX0tcFbSbbyPafb4qC_8ZJP4D/w640-h332/Crime-is-Mine.png" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt20330434" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt20330434/?ref_=plg_rt_1"><img alt="The Crime Is Mine (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 7/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Ancora relativamente lontano dalla fatidica soglia dei 60 anni, Francois Ozon si afferma in maniera definitiva come uno dei più prolifici registi , grazie ai suoi 22 lungometraggio e ad un'altra ventina di corto e mediometraggi; il paragone viene quasi spontaneo con l'inarrivabile Hong Sangsoo che del più prolifico del mondo tiene ben stretta la palma. </div><div style="text-align: justify;">La cadenza annuale che sembra essere diventata un metronomo cinematografico per il regista parigino porta persino a situazioni per cui questo Mon Crime, presentato all'ultimo Festival di Cannes esce nelle sale ben prima del penultimo lavoro, quel <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2023/03/peter-von-kant-francois-ozon-2022.html">Peter Von Kant</a> che porta la data del 2022 e che invece vede la luce nelle sale italiane in questi giorni: situazione che molto spesso capita ai registi più prolifici oltre che più stimati, quale è appunto Ozon.</div><div style="text-align: justify;">Mon Crime, film che in tutto e per tutto è un lavoro votato ad un femminismo, magari un po' snob , ma certamente sentito e attuale, rimanda per molti aspetti ad altri lavori di Ozon ( <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2011/02/potiche-la-bella-statuina-francois-ozon.html">Potiche</a> e <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2010/01/8-donne-e-un-mistero-francois-ozon-2002.html">8 Donne e un mistero</a>) in cui questi esplora con occhio divertito e curioso il mondo femminile.</div><div style="text-align: justify;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="346" src="https://www.youtube.com/embed/f8CsDrhHoC8" width="481" youtube-src-id="f8CsDrhHoC8"></iframe></div><br /></div><div style="text-align: justify;">In Mon Crime sebben lo sguardo rimanga apparentemente leggero e sostenuto da toni francamente da commedia classica alla francese, la tematica è però ben più sostanziosa: strascici del metoo, la violenza ( soprattutto psicologica) sulle donne, la riflessione morale sulle attenuanti di fronte al sopruso subito e vendicato con la forza, la denuncia di una ambiente dello spettacolo ben poco propenso a dare una possibilità a tutti se non dietro qualcosa di utile di rimando.</div><div style="text-align: justify;">Mom Crime si apre con una scena che per molti versi sembra derivare da un prologo chabroliano o da racconto alla Maigret: Parigi, anni trenta, vediamo una giovane donna fuggire sconvolta da una lussuosa casa con splendido giardino; nel frattempo in un'altra casa , una catapecchia più che altro, vediamo un'altra giovane donna alle prese con un omaccione venuto a reclamare il pagamento degli affitti arretrati: le due ragazze si ritrovane nella catapecchia ed il film costruisce così il filone principale.</div><div style="text-align: justify;">Madeleine è una giovane attrice, neanche tanto talentuosa, alla ricerca di una parte che possa avviarla alla professione e che ha appena subito l'assalto del solito produttore predatore, ha una specie di fidanzato che però ben si guarda dal rendere pubblica la loro relazione pena l'avversione della ricchissima famiglia; Pauline è la sua amica del cuore ( e forse anche qualcosa di più...) con cui condivide l'appartamento, avvocatessa alle prime armi in cerca di qualcuno da difendere per guadagnare qualche soldo.</div><div style="text-align: justify;">Un quadro ben delineato in brevi passaggi da Ozon: due giovani donne in cerca di affermazione che debbono scontrarsi con un mondo di squali e maschi cinici.</div><div style="text-align: justify;">Quando Madeleine viene accusata di avere ucciso il produttore nella sua villa per trafugare denaro, la ragazza dapprima insorge dichiarandosi innocente, ma poi anche dietro consiglio dell'amica avvocata confesserà il crimine, dando il via ad una poderosa ascesa nell'olimpo del cinema, grazie anche ad un processo, in cui viene assolta perchè la sua è stata leggittima difesa, che la porta all'attenzione di tutto il paese.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Naturalmente avendo le bugie le gambe corte, nel bel mezzo dell'ascesa trionfale di Madeleine e di Pauline, la verità viene a bussare alla porta.</div><div style="text-align: justify;">Mon Crime-La colpevole sono io è lavoro che offre varie prospettive da cui potere essere osservato: come ha già ampiamente dimostrato, Ozon è un esteta del Cinema di rara sensibilità e capacità, per cui il racconto si svolge tra abiti, situazioni, arredamenti che richiamano alla perfezione lo stile degli anni trenta, in più come sa maneggiare la commedia lui ci riescono ben pochi, dando libertà ai suoi attori e avendo come riferimento i classici non solo francesi ma anche americani, ed infine affronta in maniera tutt'altro che pesante la tematica femminista, quella predominante nel film, in cui descrive una condizione che apparteneva certo a quegli anni ma che di fatto è presente ancora oggi come ben sappiamo; infine sembra voler concludere con una riflessione amara: per poter farsi largo bisogna usare la furbizia, i metodi poco ortodossi , addirittura il reato, perchè questo è l'unico modo che una donna ha per emergere, costruendo con tale assurto anche la sua assoluzione morale.</div><div style="text-align: justify;">Mon Crime è film che diverte con intelligenza, lancia un inno alla sorellanza, ha situazioni spassose , presenta una serie di personaggi , soprattutto quelli di contorno, che bucano lo schermo anche grazie alla presenza di due colonne del cinema francese: Fabrice Luchini nel ruolo di un giudice inetto e pusillanime e Isabelle Huppert , strepitosa nel ruolo di una attrice del cinema muto che tenta di rimanere a galla nel nuovo mondo della celluloide.</div><div style="text-align: justify;">Indubbiamente il film diverte e la vena satirica di Ozon lo arricchisce, però si ha la perenne sensazione di vedere qualcosa di ormai già visto tante volte, peccando quindi di poca originalità, sebbene la bravura del regista nel maneggiare il genere faccia sì che Mon Crime è lavoro che comunque ha il suo valore.</div><div style="text-align: justify;">Detto di Luchini e di Isabelle Huppert, vanno segnalate le due giovani attrici protagoniste: Nadia Tereszkiewicz (Madeleine) , già premiata anni fa come promessa del cinema francese, ha la giusta ingenuità iniziale che si trasforma in scaltrezza con l'incedere del racconto, Rebecca Marder (Pauline) funziona bene come puntello per l'altra protagonista.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-41707018677768084732023-10-18T17:52:00.001+02:002023-10-18T17:52:16.165+02:00El Conde ( Pablo Larrain , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJhiumcsaJBySVS8S8EHLlPAwOT-d39Ipn6czk2FGuovzAv31tzhEXHhoWFq1DdSN5Trk6fO4-aFqutBQAE0ZE7rGK-yLWa_frdk7S0enQTlBelPPeesHrz00M98I5TKHurpLEFbrhIphXJfNkBlhx36wzsnNgOdWw3lAyvViEEtmkonQRys_NgVeI2vTY/s1280/elconde.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJhiumcsaJBySVS8S8EHLlPAwOT-d39Ipn6czk2FGuovzAv31tzhEXHhoWFq1DdSN5Trk6fO4-aFqutBQAE0ZE7rGK-yLWa_frdk7S0enQTlBelPPeesHrz00M98I5TKHurpLEFbrhIphXJfNkBlhx36wzsnNgOdWw3lAyvViEEtmkonQRys_NgVeI2vTY/w640-h360/elconde.webp" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt21113540" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt21113540/?ref_=plg_rt_1"><img alt="El Conde (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 8/10</span></i></b><br /><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Augusto Pinochet è vivo, il 10 dicembre del 2006 ha solo inscenato l'ennesima finta morte, come fa ormai da 250 anni; sì, perchè quello che abbiamo conosciuto come uno dei personaggi più abietti che il XX secolo abbia prodotto, altro non è che un vampiro, venuto al mondo da un'altra vampira ( non vi dico chi è perchè è il colpo di scena più entusiasmante del film) poco prima della Rivoluzione Francese; da personaggio abominevole quale è ha sempre vissuto sulle spalle di qualcuno appoggiando i più efferati criminali incontrati nella sua lunga vita.</div><div style="text-align: justify;">Ora , imbolsito e invecchiato, vive in una landa desolata all'estremo sud del Cile, in un complesso di ville diroccate , con accanto la prode moglie ed il fedele maggiordomo cosacco, stanco e deciso a porre fine alla sua esistenza semplicemente astenendosi dal nutrirsi del sangue e dei cuori ancora pulsanti estratti da corpi umani che lo hanno mantenuto in forma per secoli.</div><div style="text-align: justify;">Venuti a conoscenza di questa decisione del padre i cinque figli si radunano presso di lui semplicemente per mettere in atto ai danni della propria famiglia quello che hanno sempre compiuto nei confronti del loro paese: rubare , imbrogliare e scovare i tesori nascosti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="342" src="https://www.youtube.com/embed/69zJ6QKYeAM" width="490" youtube-src-id="69zJ6QKYeAM"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ospite inattesa della congrega una giovane suora, esperta in esorcismi , inviata dalle autorità per sanare il corpo di Pinochet ritenuto posseduto, e sotto sotto per rimediare qualcosa anche per la Chiesa, storica fiancheggiatrice del dittatore cileno.</div><div style="text-align: justify;">Ed è così che dopo 17 anni di attività alla regia col decimo lavoro Pablo Larrain affronta in maniera quasi psicoanalitica colui che era stato il fulcro della trilogia informale sulla dittatura cilena , rimasto però sempre dietro le quinte quasi a voler amplificare quella parte subdola del potere di Pinochet , il quale non ha mai formalmente ammazzato nessuno nè tanto meno torturato o fatto sparire.</div><div style="text-align: justify;">Compie questa operazione, il regista cileno, nell'unica maniera in cui poteva farlo dimostrandosi credibile (ricordiamo che Larrain viene da una famiglia di personaggi politici conservatori appartenenti ad un partito che in varie circostante non prese le distanze a pieno da Pinochet): non considerando minimamente il biopic, come invece aveva fatto, seppur in maniera atipica, nei lavori precedenti incentrati su due tra le donne più importanti e influenti del XX secolo, Jacqueline Kennedy e Lady D ma affidandosi ad un intreccio di stili variegati quali l'horror , la commedia, il dramma e soprattutto la satira politica carica di allegorie, quasi nel tentativo di voler metabolizzare in maniera sarcastica 17 anni di profonda oscurità che hanno segnato per sempre la vita del Cile e dei suoi abitanti.</div><div style="text-align: justify;">Inutile spiegare perchè Larrain ci racconti un Pinochet vampiro, essere che per antonomasia vive nutrendosi di altre persone e che , nel caso del dittatore cileno, non disdegna neppure dei bei frullati di cuore umano, ottimi corroboranti per mantenersi in forma; quello che invece colpisce maggiormente è la scelta di rappresentare il dittatore come un essere ignobile alla stregua di un miserabile ladro e affamatore, accumulatore di ricchezze infinite ottenute sulle spalle di un paese intero e con la complicità dei suoi compari americani e inglesi; toglie al personaggio insomma quella aura di Storia che inevitabilmente, seppur solo nell'esercizio del male, potrebbe presentare, per ridurlo ad un mero delinquente che solca i secoli con il medesimo modo di agire, presentando così anche il suo concetto di rapporto tra il potere ed il tempo.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">Ad amplificare il tutto il circondario da sciacalli che gli orbita intorno: la moglie e i figli non vogliono che si lasci morire senza aver prima arraffato quanto più sia possibile, così come il maggiordomo, che dietro alla sua ferrea fedeltà incondizionata, mostra , forse unico, un incondizionata ammirazione.</div><div style="text-align: justify;">Inoltre suona decisamente derisoria la tematica di Pinochet deluso e amareggiato coi suoi connazionali che non lo hanno ancora omaggiato con una statua nel palazzo della Moneda e che non hanno capito l'importanza di quanto fatto da lui, lui che però detesta il sangue plebeo sudamericano , di scarsa qualità e poco appetitoso.</div><div style="text-align: justify;">Viceversa però il Pinochet che ci mostra è un vecchio ormai avviato alla morte, non più corroborato dal sangue e dai cuori frullati, uno di quei vecchi che ti immagini circonadto da nipoti e che passa il tempo giocando con loro, che possiede però uno strano fascino seduttivo sotto i colpi del quale cade anche la povera suorina nel repulisti finale che lascia intendere che il fantasma di Augusto Pinochet ancora gira imperturbato tra le pieghe di un paese che non ha mai voluto fare i conti con la sua storia.</div><div style="text-align: justify;">El Conde è insomma un unicum nella filmografia di Larrain, quasi una sua prova di maturità autoimposta, un tentativo, a mio modo perfattamente riuscito, di affrontare lo spettro del nemico di un paese che di fatto non ha mai pagato nulla per i suoi misfatti e che anzi qualcuno esalta ancora come un personaggio che democraticamente, sconfitto in un referendum, ha abbandonato dopo 17 anni il potere rimanendo però , caso credo unico nella Storia, Comandante Supremo dell'Esercito.</div><div style="text-align: justify;">Una storia personale che a ben vedere ottimamente si presta alla satira politica surreale che Larrain ha scelto per affrontare di petto il personaggio Pinochet: ed il film è senza dubbio un'opera notevole, ricca di rimandi, costruita in un bianco e nero classico che sembra a volte volerci riportare ad un Cinema di altri tempi, soprattutto negli interni diroccati dove Pinochet trascorre i suoi giorni con l'alta uniforme dell'esercito sempre pronta ad essere indossata, ma nel film comunque si sente il respiro profondo della tragedia nazionale, di quanto è rimasto impunito, di come un personaggio di simile immoralità ancora oggi possa presentarsi intonso davanti alla giustizia.</div><div style="text-align: justify;">E per finire , pur lasciando in sospeso l'argomento perchè è un bel colpo di scena, la trovata della maternità di Pinochet è semplicemente geniale e chiude in maniera carica di sarcasmo un cerchio che Pablo Larrain ha saputo tracciare con eleganza e con misura affidandosi alle armi della satira per raccontare la figura che ancora turba i sonni di tanti cileni.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div><br /></div></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-87227302062872236212023-10-12T17:33:00.000+02:002023-10-12T17:33:14.471+02:00Oppenheimer ( Christopher Nolan , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCzyqLaAg-0loxxytjYclECwnMY9L2af_-sq1VL4RnmNDnyW2MZQaX7PnTYVKgVV9y76zIk9s8zqkr9DMIu86yrj2MrtKOwPA8l9smDLGmPPdml8WYGX9_SI60SiE3_lcKq2Jv064o6PhVGnLBqxzKeDE4Ppnm5NpFiEaD7ZAiXPr_mgBu6Ixu6BDfkrKg/s1152/Oppenheimer_Blunt_Murphy.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1152" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCzyqLaAg-0loxxytjYclECwnMY9L2af_-sq1VL4RnmNDnyW2MZQaX7PnTYVKgVV9y76zIk9s8zqkr9DMIu86yrj2MrtKOwPA8l9smDLGmPPdml8WYGX9_SI60SiE3_lcKq2Jv064o6PhVGnLBqxzKeDE4Ppnm5NpFiEaD7ZAiXPr_mgBu6Ixu6BDfkrKg/w640-h426/Oppenheimer_Blunt_Murphy.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt15398776" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt15398776/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Oppenheimer (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><i><span style="color: red;"><b>Giudizio: 8.5/10</b></span></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come tutte le opere di Cristopher Nolan, anche Oppenheimer , ultima fatica incentrata sulla figura dello scienziato americano considerato il creatore della bomba atomica che fu utilizzata sul finire della guerra sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, ha suscitato una mole di reazioni se possibile ancora più voluminosa di quanto avvenga normalmente per i suoi film; il motivo va chiaramente ricercato nel fatto che siamo di fronte ad un biopic, seppur molto sui generis, genere mai utilizzato dal regista finora nelle sue pellicole, e soprattutto perchè l'opera inevitabilmente apre un vasto dibattito sul tema legato alle armi nucleari e alla guerra, argomenti piuttosto attuali, e sull'eterno dibattito su quello che deve essere il ruolo della scienza nell'ambito della società e dei rapporti politici.</div><div style="text-align: justify;">Il personaggio di J.Robert Oppenheimer di per sè si presta ad una disamina della sua figura che oscilla tra la genialità e la contraddizione, tra chiari e oscuri lati della sua personalità , tra ambizione e tormenti legati alla sua attività di fisico con simpatie comuniste che accetta però di dirigere il Progetto Manhattan che deve portare alla costruzione della prima arma di distruzione di massa costruita dall'uomo.</div><div style="text-align: justify;">Verrebbe da dire un personaggio costruito ad arte per il cinema di Nolan, sempre improntato ad "eroi" dilaniati dentro se stessi, dai quali emergono conflitti interiori laceranti.</div><div style="text-align: justify;">Considerare però Oppenheimer come un biopic classico sarebbe un errore imperdonabile: Nolan comunque non rinuncia ad alcuni dei suoi capisaldi cinematografici per costruire un'opera per certi versi monumentale, della durata di tre ore , e che comunque qualche falla la presenta , soprattutto per alcune scelte narrative di cui parleremo in seguito.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="355" src="https://www.youtube.com/embed/AByfwXr_JXs" width="484" youtube-src-id="AByfwXr_JXs"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il concetto di tempo, tanto caro a Nolan, che costituisce quasi sempre nelle sue opere il substrato sul quale la trama e la storia si costruiscono e si sviluppano, è comunque tenacemente presente anche nel suo ultimo lavoro: infatti abbiamo tre piani temporali ben individuati , cui va aggiunto un prologo che ci inquadra il protagonista da giovane: gli anni del progetto Manhattan e della sua drammatica conclusione con le bombe sul Giappone , una sorta di processo-farsa contro lo scienziato nel primo dopo guerra alimentato tra l'altro dal maccartismo incalzante, scatenato dal suo rifiuto di procedere oltre negli esperimenti che dovrebbero portare alla costruzione della bomba ad idrogeno, e una audizione di Lewis Strauss, ex direttore della agenzia per le armi nucleari che di fatto arruolò Oppenheimer, in procinto di assumere la carica di Segretario per il Commercio nel 1959.</div><div style="text-align: justify;">Un lasso di tempo di una quindicina di anni, attraverso i quali Nolan fa scorrazzare la sua storia, utilizzando il colore e un bianco e nero molto classico ed elegante, ovviamente evitando quei twist acrobatici di <a href="https://cinemissile.blogspot.com/2015/03/interstellar-christopher-nolan-2014.html">Interstellar</a> o di Tenet , ma ponendo comunque l'attenzione su quello che è il concetto di tempo e del suo ruolo di involucro degli avvenimenti.</div><div style="text-align: justify;">Se come è ovvio il nucleo centrale dell'opera è la figura dello scienziato, è chiaro che le tematcihe presenti , più o meno legate alla figura del protagonista, assumono un ruolo fondamentale , al punto di far deragliare spesso il racconto dai binari del biopic classico, cosa cui Nolan ha probabilmente mirato sin dall'inizio del film quando ad esempio ci mostra le insicurezze e le paure del giovane Oppenheimer.</div><div style="text-align: justify;">A riportarci sulla storia in senso stretto sono le presenze di Einstein e di Bohr, di Fermi e di Heisenberg, lo sforzo di Oppenheimer di introdurre la fisica quantistica negli studi universitari, tutti gli eventi che segnarono il Progetto Manhattan , gli esperimenti a Los Alamos culminati con la prova generale, le vicende personali del fisico; ma tutto rimane in sottofondo nel momento in cui Nolan decide di penetrare maggiormente la figura del protagonista.</div><div style="text-align: justify;">Esiste in Oppenheimer una sorta di sottile filo conduttore filosofico che sembra sconfinare nella psicoanalisi nel momento in cui le mille contraddizioni che albergano in lui si appalesano : il punto di svolta, costruito con una scena magistrale da parte del regista ( e che rimanda inevitabilmente alla lunga scena dell'inizio del male di natura umana, magnificamente costruita da David Lynch nell'ottava puntata della terza serie di Twin Peaks), sono gli attimi che seguono l'esperimento compiuto nel deserto di Los Alamos, trasformati , grazie alla sua maestria nel manipolare il tempo in un dilatato inciso quasi onirico ( o orrorifico): "Sono diventato Morte, il distruttore di mondi" è la frase che, fosse realmente quello il momento o altro, come alcune cronache riportano, in cui la abbia pronunciata , è il nucleo centrale della vicenda personale del fisico americano , l'attimo in cui le numerose contraddizioni che permeano la sua personalità esplodono senza freno.</div><div style="text-align: justify;">Rifacendosi ad una citazione contenuta nel Bhagavadgita (Canto di Dio) , testo sacro indù scritto in sanscrito, lingua che il fisico conosceva e cultura che in qualche modo abbracciava, Oppenheimer trova giustificazione sull'utilizzo della atomica e sulla strage che ne consegue , come se facesse parte di quel disegno divino che nel testo indù viene raccontato , assumendo le vesti del valoroso guerriero Arjuna, che pur di essere fedele alla legge divina è disposto ad uccidere parenti ed amici.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">E' forse questa una giustificazione morale che lo scienziato si carica addosso ben sapendo che il genere umano non era ( e non è) in grado di controllare la propria potenza distruttiva? </div><div style="text-align: justify;">Questo avrebbe potuto essere il climax filosofico, il punto d'arrivo dello studio della personalità di Oppenheimer se solo Nolan lo avesse esplorato con maggiore convinzione, nonostante gli accenni presenti nel film sono molteplici: il mito di Prometeo (il fuoco rubato agli dei) , l'induismo con i suoi testi sacri che Nolan ci svela nell'unica vera scena di sesso presente nel racconto, il senso di onnipotenza che regala poi però una lunga scia di fantasmi carichi di rimorso, il velo che si squarcia e mostra il ruolo dello scienziato come strumento di morte.</div><div style="text-align: justify;">Nella scena finale in cui viene riproposto l'incontro di Oppenheimer con Einstein, quanto non detto nella scena di due ore prima viene disvelato e Nolan disegna un tratto credibile nella chiusura del cerchio che unisce i vari piani temporali.</div><div style="text-align: justify;">E per finire cosa trasforma Oppenheimer da convinto fautore della ricerca sulla bomba atomica ad avversario accanito degli ulteriori sviluppi della armi atomiche con la bomba ad idrogeno ? Può bastare il suo essere attratto e legato in qualche modo al pensiero induista per cui vita e morte sono due condizioni armoniche del disegno e dell'armonia divina? Oppure molto meno spiritualmente un senso di invidia essendo un altro scienziato il precursore delle ricerche per la bomba H ?</div><div style="text-align: justify;">Molto più concretamente l'opera di Nolan è comunque una grande e moderna riflessione su come il tempo abbia accompagnato l'uomo nello sviluppo di una potenza devastante, su fin dove arriva la responsabilità della scienza e sull'incapacità di saper controllare la spinta al potere esercita anche con gli strumenti di morte, sui confini inesplorati del male.</div><div style="text-align: justify;">Nolan, da gran perfezionista quale è, ha preteso per questo film ben quattro formati di pellicola, limitando al minimo l'uso del CGI ed affidandosi invece alle tecnologie più "umane": il risultato è un film che dal punto di vista visivo è magnifico, splendido nel suo alternare colore e bianco e nero, nella scena del Trinity test raggiunge vette di grandiosità unica, utilizza fiamme ed esplosioni per mostrare quello che alberga nell'animo del protagonista; insomma da questo punto di vita la pellicola è senza dubbio uno dei film più maestosi degli ultimi anni.</div><div style="text-align: justify;">Oppenheimer insomma è lavoro che ha i tratti del cinema potente, poderoso, addirittura debordante in alcuni momenti, un film tutt'altro che facile in quanto dietro la livrea da biopic nasconde una miriade di problematiche che meritano di essere sviluppate, conosciute, sviscerate ed impone anche un certo lavoro di ricerca sulla sterminata quantità di materiale storico presente sul fisico americano e l'utilizzo che Nolan ne ha fatto per ricostruirne il profilo; di pari passo con questo aspetto però c'è quello più immediato, che stimola le emozioni più primordiali, col quale il film colpisce all'istante, come solo le grandi opere sono in grado di fare.</div><div style="text-align: justify;">Cillian Murphy si trasforma in un Robert Oppenheimer convincente, volto scavato e personalità complessa che l'attore riesce però sempre a rendere intellegibile; se Murphy regge per buona parte il film sulle sue spalle, Robert Downey Jr è forse in assoluto il più convincente di tutti nei panni di Lewis Strauss, quello che per puro orgoglio ferito si trasforma da protettore a nemico giurato del fisico ,e le due attrici femminili, Florence Pugh , primo amore del fisico , convinta comunista e vittima della personalità debordante del protagonista, e Emily Blunt, nel ruolo della moglie, sono due valide figure di complemento.</div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-19503023412563186732023-09-04T23:16:00.004+02:002023-09-04T23:16:31.142+02:00Nightsiren ( Tereza Nvotovà , 2022 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYLlht6JIg8uqXCIlAsVtw2wAobW9xScYuP41Uib8GfqduorDe_F7NNJvQJTcYdwqPKG775QTARbUR7GOxNXnKAgbWPw94VFTTr5Nci4lcTsWgHJSVLWnmh96rbQKv_FiCMXZQ1mHnFaiIZrEI8T2KvG0GqaltYLZ8efbM-NgINfyoy1JNbhzMvSK3Rw/s2560/IMG_0973-scaled.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="2560" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYLlht6JIg8uqXCIlAsVtw2wAobW9xScYuP41Uib8GfqduorDe_F7NNJvQJTcYdwqPKG775QTARbUR7GOxNXnKAgbWPw94VFTTr5Nci4lcTsWgHJSVLWnmh96rbQKv_FiCMXZQ1mHnFaiIZrEI8T2KvG0GqaltYLZ8efbM-NgINfyoy1JNbhzMvSK3Rw/w640-h360/IMG_0973-scaled.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt10334222" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt10334222/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Nightsiren (2022) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 8/10</span></i></b></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;">Il cosiddetto folk horror, sottogenere , ma fino ad un certo punto ormai, che ha preso sempre più piede, soprattutto nel cinema europeo, con la unica parziale eccezione di Ari Aster che non a caso in Midsommer però si affida ad ambientazioni scandinave, sposta sempre di più il centro del dibattito sulla sua essenza verso tematiche femministe: la cultura europea ,a tutte le latitudini, è impregnata da secoli dalle figure femminili spesso viste come portatrici di malvagità e di stregoneria, il più delle volte espressione di una ipocrita subcultura maschilista che demonizza la donna a maggior ragione quando animata da spirito di indipendenza.</div><div style="text-align: justify;">Al già lungo elenco di opere rientranti a vario titolo nel genere, si aggiunge Nightsiren, opera seconda della regista slovacca Tereza Nvotová, che già nel 2017 con l'opera prima Filthy ottenne numerosi riconoscimenti, un dramma ad impronta folk che mette in scena una caccia alle streghe moderna, retaggio di una cultura montanara e contadina che affonda le sue radici nella notte dei tempi, secoli e secoli indietro.</div><div style="text-align: justify;">La scelta della regista di ambientare ai giorni nostri questa storia è chiaramente un messaggio forte e chiaro: il tempo è passato , la società ha (apparentemente) fatto enormi progressi nel rispetto e nella tolleranza, ma per alcune tematiche il tempo sembra essere rimasto all'epoca dei roghi che illuminavano la campagne e la misoginia moderna col suo corredo di violenza e sopraffazione non è altro che l'ovvia conseguenza temporale di quanto accaduto per secoli che ha instillato nella cultura popolare una immagine della donna-demone.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="345" src="https://www.youtube.com/embed/R0MMgEj6fbQ" width="482" youtube-src-id="R0MMgEj6fbQ"></iframe></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La protagonista del film è una giovane ,Sarlota, che torna nel suo paese natale tra le montagne per prendere atto del testamento lasciato dalla madre , morta da poco e con la quale lei non aveva più rapporti; sin dal suo arrivo viene presa di mira dai paesani che la accusano di essere una strega così come lo era la madre intorno alla quale sono proliferate storie di atrocità e di malvagità; Sarlota inoltre si porta dietro il senso di colpa per la morte della sua sorellina avvenuta per una tragica fatalità di cui lei si sente responsabile e motivo per il quale la comunità la accusa apertamente.</div><div style="text-align: justify;">Insomma per la ragazza è un tuffo in un passato torbido, oscuro, foriero di dolore e di avversione, nel quale solo il rapporto amichevole ( a volte sembrerebbe anche qualcosa in più...) con la inquietante Mira una ragazza che sembra conoscere qualcosa sul passato di Sarlota.</div><div style="text-align: justify;">La protagonista sempre divisa tra il fuggire e lo scoprire la verità che non conosce, intraprende quindi un viaggio nel suo passato rimosso, in un ambiente ostile che la considera una strega ritornata in vita.</div><div style="text-align: justify;">Se la scelta di ambientare la storia nel presente costituisce forse l'aspetto più interessante del film, la costruzione della storia che utilizza la regista è altrettanto valido e coinvolgente: le atmosfere appaiono da subito inquietanti, cupe, morbose, man mano che la verità inizia a comparire; la tematica diventa sempre più una denuncia sociale che vuole condannare la violenza sulle donne ( qui picchiate, violentate, bruciate come streghe...) tanto più astiosa e bestiale quanto più le donne del racconto si ergono a paladine della libertà e dell'indipendenza, della conoscenza e della ricerca della liberazione da un giogo culturale e personale insopportabile.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">La regista utilizza queste atmosfere per creare una storia che è sì un thriller ma è soprattutto un grido di dolore contro l'oppressione e contro la violenza, e lo fa però in una maniera apparentemente molto poco politica e sociale: la descrizione dei rapporti umani, dei legami famigliari, l'ambiguità sessuale, la ricerca di una agognata libertà diventano il manifesto di un femminismo culturale, che travalica gli slogan per giungere al nocciolo del problema.</div><div style="text-align: justify;">Nightsiren è opera che anche all'interno del Folk horror ha le sue peculiarità, perchè alla fine l'aspetto stregonesco , cinematograficamente inteso, e quello puramente soprannaturale sono appena accennati, quasi a creare un sottofondo molto labile alla storia che invece rimane fortemente adesa alla realtà perchè tutto ciò che la pellicola mette in scena, grazie anche ad una regia potente ed efficace, appare tremendamente reale, lo specchio di una società in cui talune aberrazioni ancora sono ben salde.</div><div style="text-align: justify;">Nel suo complesso Nightsiren è opera dal forte impatto emotivo, che ha nelle atmosfere buie e cariche di inquietudine il cardine principale intorno al quale la storia si svolge con le sue sorprese e colpi di scena , ma senza quelle forme ridondanti che troppo spesso si incontrano nei thriller-horror.</div><div style="text-align: justify;">Tereza Nvotová si conferma, seppure ancora giovane, una delle autrici più valide nel raccontare il mondo femminile nelle sue varie sfaccettature, affidandosi ad una sensibilità di genere sorretta da una notevole capacità alla regia che di sovente mostra una cifra stilistica molto personale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3685855755874304933.post-74046436451688649962023-08-30T13:47:00.000+02:002023-08-30T13:47:52.121+02:00Full River Red / 满江红 ( Zhang Yimou / 张艺谋 , 2023 )<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhE1uov1amVi25mbz_PIUYxrpauY_HXu1fPJDIgDOHoxlRTyFaNp0IF8yrfIM2MB_Z1DhrcZMRHpy6KeltSGc5ULRwgwmh8RXkczvshRzOBUiLbY9Z8DZsqVvphOPpWnImBW7G6s79ICsifTeVVdTt11WiF-bLlY_LvWxbzA2Fsr0uSH9_JSAgvtGLQdGpL/s1000/Full-River-Red.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="563" data-original-width="1000" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhE1uov1amVi25mbz_PIUYxrpauY_HXu1fPJDIgDOHoxlRTyFaNp0IF8yrfIM2MB_Z1DhrcZMRHpy6KeltSGc5ULRwgwmh8RXkczvshRzOBUiLbY9Z8DZsqVvphOPpWnImBW7G6s79ICsifTeVVdTt11WiF-bLlY_LvWxbzA2Fsr0uSH9_JSAgvtGLQdGpL/w640-h360/Full-River-Red.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><br /></p>
<span class="imdbRatingPlugin" data-style="p2" data-title="tt21148018" data-user="ur24692904"><a href="https://www.imdb.com/title/tt21148018/?ref_=plg_rt_1"><img alt="Full River Red (2023) on IMDb" src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/images/imdb_38x18.png" />
</a></span><script>(function(d,s,id){var js,stags=d.getElementsByTagName(s)[0];if(d.getElementById(id)){return;}js=d.createElement(s);js.id=id;js.src="https://ia.media-imdb.com/images/G/01/imdb/plugins/rating/js/rating.js";stags.parentNode.insertBefore(js,stags);})(document,"script","imdb-rating-api");</script><div><b><i><span style="color: red;">Giudizio: 7.5/10</span></i></b></div><div><b><i><span style="color: red;"><br /></span></i></b></div><div style="text-align: justify;">Sono trascorsi 35 anni ( e 25 film) da quando la carriera straordinaria di Zhang Yimou ha preso il via, facendo sì che il regista cinese venga universalmente riconosciuto come uno tra i più grandi cineasti viventi, avendo ormai abbattuto anche le ultime barriere culturali-nazionali che relegavano gli autori orientali in un limbo informe visto con una certa indifferenza dal mondo occidentale.</div><div style="text-align: justify;">Zhang è regista che soprattutto , e basta scorrere semplicemente i titoli dei suoi lavori, ha esplorato praticamente tutti i generi , muovendosi tra il film a sfondo sociale (con tanto di guai con la censura cinese) a quelli storici, dal kolossal al remake, autentiche citazioni cinematografiche, dal film patriottico con robusta dose di propaganda, al wuxia.</div><div style="text-align: justify;">Nella sua ultima fatica , Full River Red, mette in piedi una operazione che cerca con molta ambizione (ma se non lo fa lui chi può?...) di riunire in 3 ore sprazzi di tutti i generi, partendo da una base, quella del kolossal storico, di sicuro impatto con continui cambi di registro che spaziano praticamente su numerosi generi.</div><div style="text-align: justify;">Il collante di questa operazione risiede fondamentalmente nella grande maestria nella regia e nella messa in scena, nell'accuratezza formale che diventa stile che sono i pilastri del percorso cinematografico di Zhang perlomeno in questa seconda fase della carriera.</div><div style="text-align: justify;"><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="378" src="https://www.youtube.com/embed/1nrBhJE2w7E" width="477" youtube-src-id="1nrBhJE2w7E"></iframe></div></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La trama potrebbe essere raccontata in cinque righe o in un trattato, a seconda di quanto si voglia scoprire le carte di un film che invece fa dell'intreccio , dell'ambiguità e dei clamorosi colpi di scena la vera essenza che riesce a catturare lo spettatore (l'opera è tuttora uno dei film più ricchi del botteghino in Cina e comunque quello che ha incassato di pù tra quelli del regista).</div><div style="text-align: justify;">Il periodo storico in cui è ambientato Full River Red è il XII secolo, Dinastia Song ; per cercare di sedare la rivolta del popolo Jin il primo ministro dell'impero, Qin Hui, organizza ai confini del paese un incontro con un messo dei ribelli; quest'ultimo però viene ucciso e la lettera che doveva consegnare al ministro sparita; nel proverbiale clima di sospetto che regna in ogni corte due soldati di rango inferiore , un capitano, Sun Jun e un militare semplice Zhang Da vengono incaricati , non certo per fiducia, di risolvere il caso e recuperare la lettera entro poche ore, pena la morte.</div><div style="text-align: justify;">Ci fermiamo qui , perchè di fatto questo è il nucleo narrativo sufficiente per una sinossi che non sveli , anche perchè l'opera di Zhang è molto giocata sul sospetto, sull'apparenza, su quello che è realmente a fronte di quello che appare, tutto piuttosto difficile da raccontare senza cadere in trappola.</div><div style="text-align: justify;">Ovviamente Full River Red è moltissimo altro, anche troppo verrebbe da dire , perchè, giusto per raccontare quello che ha convinto meno del film, il difetto principale è proprio la ridondanza narrativa che solo parzialmente la bravura indiscussa di Zhang riesce a governare.</div><div style="text-align: justify;">Una ridondanza che non è solo sostanziale, legata cioè al racconto e alla trama con le tematiche più o meno nascoste, ma anche strutturale: i fin troppo rapidi cambi di registri che fanno sì che non è difficile assistere ad una battuta demenziale nel bel mezzo di una climax drammatico, effettivamente spiazza, seppur appare chiaro che è un espediente utilizzato dal regista per accentuare ulteriormente la commistione di stili, quasi dovesse diventare , il film, un compendio di tutti i generei trattati dal regista nella sua luminosa carriera.<span><a name='more'></a></span></div><div style="text-align: justify;">In effetti passiamo in un sol battito di ciglia dal più rigoroso wuxia con riprese dall'alto della cittadella militare, alle gag demenziali, dal dramma personale e il melò alle scene d'azione, dal thriller alle riflessioni sulla lealtà e sul patriottismo, accompagnate da aggrovigliamenti della trama e colpi di scena che spesso disorientano.</div><div style="text-align: justify;">A parte ciò però l'opera di Zhang ha una sua bellezza intrinseca per lo stile, i costumi, la costruzione della scena, per come tutto sommato, nonostante le tre ore, i cali di tensione sono praticamente assenti e soprattutto per la tematica che nasce dalla figura del generale Yue Fei, formidabile guerriero ucciso dai tradimenti, letterato dell'epoca Song autore della poesia che dà il titolo al film ,un'ode intensa alla lealtà, al coraggio e all'amore per il proprio paese che ha fatto del suo autore uno dei personaggi storici più amati e riveriti di tutta la storia cinese.</div><div style="text-align: justify;">Full River Red , insomma, tralasciando un prologo introduttivo e un finale con fuochi d'artificio , è un racconto di una trama di palazzo, che si sviluppa lungo una scia di sangue, come quei gialli in cui chi tocca muore ma non si capisce chi è il manovratore nell'ombra: da questo punto di vista in effetti appare più come un thriller storico che si nutre dei proverbiali climi di sospetto e di congiura che regnano nelle corti imperiali cinesi, ma appare chiaro da subito che la pellicola è però anche molto altro, magari tenuto insieme non sempre in modo mirabile, ma che comunque il suo valore lo ha perchè la mano di un maestro come Zhang Yimou, che ormai costituisce un pezzo di storia del Cinema cinese a partire dalla Quinta Generazione per finire all'epoca dei kolossal , è ben evidente e capace ancora di regalare opere come questa.</div>Massimo Volpehttp://www.blogger.com/profile/14049063269000371161noreply@blogger.com0