sabato 21 settembre 2013

Moebius ( Kim Ki-duk , 2013 )

Giudizio: 4.5/10
Kim si da alla commedia demenziale

Lei è una alcolizzata frustrata dai tradimenti del marito, lui se la spassa con l'amante, il figlio si eccita a guardare di nascosto il padre in azione; lei tenta di evirare lui e non ci riesce, quindi ripiega sul figlio che ha il torto di masturbarsi nottetempo ripensando alle gesta del padre, lei sparisce dopo il fattaccio e lui si fa staccare il pene in attesa di poterlo donare al figlio in un funambolico intervento di trapianto; nel frattempo l'amante ci prova col ragazzotto e il padre si fa venire le occhiaie per trovare su internet un rimedio alla mancanza dell'organo (sua e del figlio); alla fine il trapianto si fa , tecnicamente riuscito, ma l'organo non si erge nonostante le stimolazioni; ricompare lei e , sorpresa, il ragazzotto ha la prima impetuosa erezione al solo tatto delle mani materne.
Concentrato di durezze Kimkidukkiane o pecoreccia dark comedy demenziale?
Neppure le reazioni raccolte a Venezia hanno potuto risolvere il quesito: si va da chi grida al capolavoro assoluto a chi abbandona la sala inveendo, a dimostrazione che sicuramente stavolta il regista ha scatenato il putiferio , dopo che già la censura in patria aveva stroncato il film.

Curse of the Deserted / 荒村公寓 ( Law Chi-leung /罗志良 , 2010 )

Giudizio: 5/10
Saranno veri fantasmi ?

Il regista HKese Law Chi Leung ha al suo attivo diversi lavori con tematiche da psyco thriller, primo tra tutti Inner Sense che probabilmente è il più riuscito: l'approccio alle storie di fantasmi è sempre di tipo obliquo, cercando il più delle volte di scavare nella psicanalisi attraverso argomentazioni pseudoscientifiche.
Curse of the Deserted parte dalla più classica situazione da ghost story per approdare attraverso varie fasi narrative ad un racconto che vuole essere una sorta di vademecum per il bravo innamorato.
Il fantasma assetato di giustizia in questo caso è quello di una donna che , vissuta in epoca Ming, trovò la morte per amore, dopo che il suo amato, scambiato per un fantasma, ma in effetti miracolato dalla dedizione e dal legame indissolubile della donna, fu bruciato dagli abitanti di un remoto villaggio.
La grande magione in cui vivevano i due innamorati diventa quindi il centro nevralgico della storia che viene riportata alla luce da un giovane scrittore e che scatena l'interesse morboso di due coppie di fidanzatini.

sabato 14 settembre 2013

Amen ( Kim Ki-duk , 2011 )

Giudizio: 5.5/10
Sprazzi di Cinema in filmino vacanziero

Incastonato nel tempo tra il patetico Arirang e il premiato Pieta, emblema di una apparente rinascita artistica, Amen sembra voler disegnare il punto di svolta: un ritorno al linguaggio cinematografico, abbandonando l'autocommiserazione e gli sproloqui che avevano contraddistinto il precedente lavoro di Kim Ki-duk.
Affermare che Amen sia propedeutico a Pieta è probabilmente azzardato, ma senza dubbio nel breve racconto di un girovagare europeo della protagonista c'è senz'altro la volontà di tornare al concetto cinematografico che è proprio del regista coreano.
Qualche sprazzo delle sue tematiche è effettivamente accennato, gettato nel marasma di un film che somiglia tanto a quello di un qualsiasi vacanziere alla ricerca delle bellezze di Parigi, Venezia ed Avignone: il rapporto amoroso intriso di dolore, l'assoluto ermetismo, un certo misticismo che va tingendosi sempre più di tinte cristiane, il minimalismo tecnico,
La storia della protagonista, rigorosamente senza nome, alla ricerca del suo amante in Europa si configura però a ben vedere come una ulteriore analisi interiore allegorica, in cui Kim pone al centro se stesso, in maniera quasi più sdegnata di quanto fece in Arirang; la giovane protagonista è una proiezione del regista stesso che , sotto le spoglie di un misterioso uomo con maschera antigas, insegue, pedina e pressa da vicino la donna.

domenica 1 settembre 2013

The Canyons ( Paul Schrader , 2013 )

Giudizio: 4.5/10
Morboso voyeurismo

L'approccio iniziale di The Canyons faceva ben sperare: fotogrammi immobili di cinema e teatri in rovina, ridotti a macerie o semplicemente abbandonati, musiche algide al punto giusto e perfino ,comparsi sulla scena da subito i protagonisti della storia, un certo clima tendente al sottilmente morboso che prometteva bene; in più  se pensi che Paul Schrader è una delle figure di spicco di certo cinema americano che si allontana da clichè consolidati ed abusati e che lo sceneggiatore è lo scrittore Bret Easton Ellis, autore di American Psyco, le premesse c'erano tutte.
Ben presto però si capisce che il film non sta in piedi, ove si eccettui la indubbia bravura da mestierante del regista soprattutto nelle riprese, ma nonostante questo una parte del pubblico della Mostra di Venezia ha persino gradito.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
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