Giudizio: 7/10
Quello che è uno degli autori più tradizionalmente HKesi fin nel midollo, torna sul palcoscenico internazionale dopo anni di silenzio rotto solo da brevi intermezzi con un lavoro controverso, al limite dell'ambiguità, plurisfaccettato dove la metafora sociale e politica va a braccetto con l'umorismo derivato dalla ardita mescolanza di stili e generi, talmente ardita da proporre persino canoni sci-fi ben poco utilizzati nel suo cinema personale , sebbene il suo ultimo lavoro, un mediometraggio inserito nella raccolta horror Tales from the Dark , sembra quasi esserne una anticipazione, e in quello più ampio del panorama cinematografico di Hong Kong.
Dopo aver splendidamente raccontato lo smarrimento HKese di fronte all'handover in chiave spesso sociale, questa volta con The Midnight after Fruit Chan va oltre: prima di tutto smaterializza l'amata Hong Kong, la libera dal suo chiassoso e vitalissimo fascino per immergerla in un clima spettrale: il film inizia con le strade di Mongkok, dove la vita non dorme mai per calarsi ben presto in una città deserta, uno scenario quasi post-apocalittico, dove ogni segno di vita scompare; una Hong Kong che si specchia nel suo negativo esistenziale è questo che accoglie un piccolo manipolo di personaggi , i più svariati, che si ritrovano su un minibus che da Mongkok porta a Tai Po, appena questo esce dal tunnel che porta verso i Nuovi Territori.