Un film classico per Miike
Colpevolmente ignorato a livello di riconoscimenti nell'ultimo Awards nipponico, l'ultima fatica di Takashi Miike è film vero, gagliardo, che dimostra inequivocabilmente che quando il regista abbandona un certo modo di fare cinema, la sua classe si evidenzia in tutto il suo splendore.
E' un film classico, e questa già è una novità per Miike, e non solo perchè si ispira all'omonimo lavoro degli anni sessanta firmato da Eichi Kudo con chiari rimandi al Kurosawa de I sette Samurai, ma proprio perchè la struttura narrativa si presenta linearissima, priva di quei parossismi che hanno fatto del regista un oggetto di culto e che hanno prodotto però anche lavori discutibili.
E' un film classico, e questa già è una novità per Miike, e non solo perchè si ispira all'omonimo lavoro degli anni sessanta firmato da Eichi Kudo con chiari rimandi al Kurosawa de I sette Samurai, ma proprio perchè la struttura narrativa si presenta linearissima, priva di quei parossismi che hanno fatto del regista un oggetto di culto e che hanno prodotto però anche lavori discutibili.