giovedì 31 marzo 2011

13 Assassins ( Takashi Miike , 2010 )

Giudizio: 8.5/10
Un film classico per Miike


Colpevolmente ignorato a livello di riconoscimenti nell'ultimo Awards nipponico, l'ultima fatica di Takashi Miike è film vero, gagliardo, che dimostra inequivocabilmente che quando il regista abbandona un certo modo di fare cinema, la sua classe si evidenzia in tutto il suo splendore.
E' un film classico, e questa già è una novità per Miike, e non solo perchè si ispira all'omonimo lavoro degli anni sessanta firmato da Eichi Kudo con chiari rimandi al Kurosawa de I sette Samurai, ma proprio perchè la struttura narrativa si presenta linearissima, priva di quei parossismi che hanno fatto del regista un oggetto di culto e che hanno prodotto però anche lavori discutibili.

martedì 29 marzo 2011

Cop on a mission ( Marco Mak , 2001 )

Giudizio: 7/10
L'infiltrato che volle farsi boss


Cosa significa vivere da infiltrato? Come può diventare una situazione personale transitoria e pericolosa il motore di una rapida discesa che porta alla perdita di ogni valore che non sia quello legato al potere e al denaro? Ce lo racconta in maniera bella ed efficace Marco Mak con questo lavoro , poliziesco HKese classico in cui però si affacciano a tratti atmosfere che sembrano provenire dritte da Chandler o Marlowe.
Mike è un giovane poliziotto infiltrato nelle triadi che deve svolgere la sua gavetta per ottenere la fiducia del boss Yum, e siccome di pari passo sorge in lui il dubbio e quindi la certezza che quello stile di vita è l'unico che le possa regalare denaro e benessere, l'obiettivo sarà raggiunto in maniera brillante.
Il processo di trasformazione di un giovane e quasi timoroso poliziotto in un aspirante boss è ben raccontato, passando attraverso violenze, tradimenti, seduzioni fatali e l'inevitabile epilogo che sin dall'inizio si presenta subito chiarissimo e senza appello.

lunedì 28 marzo 2011

No mercy ( Kim Hyeong-joon , 2010 )

Giudizio: 6/10
Ancora vendetta e colpa


Altro campione di incassi in Corea per l'anno 2010, No mercy dell'esordiente Kim Hyeong-joon, ha tutta l'aria di essere una di quelle creature che sono sfuggite di mano al regista in fase di sviluppo, pieno come è di contraddizioni e di incoerenze.
L'incipit, in puro stile americanofilo da serie Tv con tanto di sedute autoptiche , sezionamenti di cadaveri, omicidi rituali di trppo facile e semplicistica interpretazione, per fortuna lascia gradatamente spazio ad una struttura narrativa che è più nella tradizione del cinema coreano, in cui soffia forte il vento del Park di Old Boy e con situazioni che, per quanto poco innovative legate al perverso rapporto (invertito) vittima-carnefice, si impregnano dei temi della vendetta, dell'odio del rancore della colpa e del dolore.
Il duello senza fine che ingaggiano il medico legale Kang e il killer Lee trova la sua lontana origine indietro nel tempo  e viene rinfocolato dalla sete di vendetta di quest'ultimo che per tanti anni ha covato il sentimento di pari passo al dolore e al rancore generato da un torto subito.

domenica 27 marzo 2011

The man from nowhere ( Lee Jeong-beom , 2010 )

Giudizio: 6.5/10
Classico drammone alla coreana


Campionissimo di incassi al botteghino per il 2010 in Corea, The man from nowhere è il tipico prodotto coreano fatto e pensato per sbancare: regia accurata, mix di azione, violenza, drammi personali e sentimento, qualche sottile venatura sociale ed eccellente interpretazione da parte del cast.
Di nuovo c'è poco, anzi molte situazioni sanno già di visto svariate volte, ma nonostante ciò il film si lascia guardare con piacere e riesce comunque a catturare l'interesse per tutte le due ore.
E' la storia del cupo e tenebroso Cha Tae-sik che vive in una sorta di autoprigione in cui si è racchiuso e della ragazzina So-mi, che pur di fuggire alla sua squallida realtà famigliare (madre tossica , padre sconosciuto) preferisce passare il tempo con quell'uomo solitario e silenzioso che le abita accanto. La ragazzina vede in Tae-sik l'unica figura che in qualche modo la rassicuri e le presti un minimo di attenzione, l'uomo da parte sua , sepolto nel suo nichilismo, teme che quella presenza lo coinvolga troppo, al punto di risultare sfuggente anche alle sue richieste di aiuto.

mercoledì 23 marzo 2011

Beast stalker ( Dante Lam , 2008 )

Giudizio: 7.5/10
Thriller nerissimo con finale luminoso


Antecedente di circa due anni all'eccellente Stool Pigeon, questo lavoro di Dante Lam getta le basi della interpretazione del noir Hkese da parte del regista, che , è bene dirlo, si dimostra a tutt'oggi uno dei più validi esponenti del genere.
Grande azione sì, ma anche strisciante compenetrazione nelle figure dei protagonisti votati, nel perfetto stile HKese, ad un destino segnato e non modificabile.
La storia parte subito a mille con la consueta operazione di polizia e successivo inseguimento con sparatoria annessa che termina in un clangore di auto rovesciate e speronate. Quello che sembra il classico topos del cinema d'azione è in effetti, e lo scopriremo dopo, il crocevia segnato dal fato di alcune vite che si spezzano e che non riescono a riemergere dai bassifondi: il detective Tong che involontariamente causa la morte di una bambina e che vive il suo fardello di colpa e rimorso, il manovale delle triadi Hung che è costretto ad accettare lavori sporchi perchè bisognoso di denaro per curare la sua giovane moglie paralizzata, Kao Min , la madre della ragazzina uccisa che piomba nella disperazione assoluta quando anche l'altra figlia viene rapita affinchè lei, come giudice, nasconda le prove della colpevolezza di un boss, il collega di Tong ,Sun ,che rimane menomato ad una gamba.

martedì 22 marzo 2011

Aftershock ( Feng Xiaogang , 2010 )

Giudizio: 6/10
Storia di vite spezzate


Il lasso di tempo che intercorre tra il terremoto che distrusse Tangshan nel 1976 provocando 240 mila morti e quello che colpì la provincia del Sichuan nel 2008 con 68 mila morti, fa da sfondo al racconto di Feng Xiaogang che si impernia sulle vicende di una famiglia che fu spazzata via dal disastro: il padre morto nel tentativo di salvare i due figlioletti, la madre che deve decidere quale dei due , rimasti sepolti ,deve salvare, il figlio maschio Fang Da vivo ma senza un braccio e la femmina Fang Deng, creduta morta, ma miracolosamenmte sopravvissuta , abbandonata a se stessa e salvata e adottata da una coppia di militari dell'Armata Rossa che contribuirono alle manovre di salvataggio nella città.
Le vite dei protagonisti rimangono indelebilmente segnate da ferite fisiche e morali che non guariranno mai, tra rimorsi, abbandono e sensi di colpa e vengono seguite ,scandite da salti temporali anche decennali ,fino ai giorni nostri, quando un altro terremoto riunirà quello che 32 anni  prima era volato via frantumato in mille pezzi: sarà infatti il senso di colpa che accompagna sempre chi sopravvive alle catastrofi a portare i due fratelli sui luoghi del terremoto e a ricomporre il nucleo famigliare rimasto disgregato per decenni.

lunedì 21 marzo 2011

Burke & Hare - Ladri di cadaveri ( John Landis , 2010 )

Giudizio: 7/10
Il ritorno di Landis


Dopo 12 anni torna al cinema John Landis con un lavoro assolutamente apprezzabile che dimostra come il regista abbia ancora una certa verve, tipicamente intrisa di humor nero, la stessa dei giorni migliori.
Siamo ad Edimburgo, inizi del 1800, un boia ci introduce agli eventi raccontandoci come si vive in quell'epoca denominata "illuminismo", tra impiccagioni pubbliche che richiamo folle festanti, mendicanti, avvinazzati e le prestigiose scuole di medicina guidate da due illustri luminari contrapposti tra loro che danno sfoggio delle loro capacità sezionando cadaveri come prestigiatori.
In questo ambiente piombano due imbroglioni da quattro soldi, Burke e Hare appunto, che ben presto fiutano nel commercio dei cadaveri ad uso (pseudo)scientifico l'affare della loro vita: si trasformano così in procacciatori di defunti che recapitano , dietro lauto pagamento, alla scuola diretta dal Dottor Knox: dapprima si limitano a raccogliere conoscenti morti , poi, visto che la richiesta aumenta vertiginosamente, si trasformano in veri assassini, fino a che l'imbroglio non viene scoperto e lo scandalo appianato, grazie ad un piccolo atto sacrificale.

In un mondo migliore ( Susanne Bier , 2010 )

Giudizio: 8/10
Quale è il mondo migliore?


Vincitore dell'ultimo Oscar come miglior film straniero, meritato, ma Kynodontas era senza dubbio superiore, il lavoro della danese Susanne Bier è di quelli che sin dall'inizio si dichiara subito: clima austero di tragedia incombente , in perfetto stile scandinavo, esplorazione bifasica di un mondo nei suoi aspetti più distanti, famiglia come centro di un microcosmo da cui tutto nasce e tutto muore immersa in un contesto sociale solo appena accennato ma chiarissimo.
E' la storia di due ragazzini, Christian ed Elias prodotti di famiglie disgregate, una dalla morte prematura della mamma, l'altra dilaniata da problemi coniugali.
I due ragazzini così diversi, anche solo nell'aspetto, si ritrovano ad affrontare a modo loro un mondo in cui soprusi e cattiverie regnano incontrastati, soggiogati dal fardello delle loro esperienze personali.

mercoledì 16 marzo 2011

Nobody to watch over me ( Ryoichi Kimizuka , 2009 )

Giudizio: 7/10
Gli eccessi di un modus vivendi


Selezionato a rappresentare il Giappone nella penultima edizione del premio Oscar, questo lavoro di Ryoichi Kimizuka è un racconto drammatico di alcuni aspetti del modus vivendi nipponico, sia riguardo a certi atavici comportamenti propri della società , sia riguardo alcuni aspetti sociali e mediatici.
Le vicende raccontano di una ragazzina sedicenne, che come prevede la legge nei casi di omicidi commessi da minorenni, viene posta sotto stretta sorveglianza da parte della polizia, insieme a tutta la famiglia, per proteggerla dalle conseguenze del crimine compiuto dal fratello.
L'incarico viene affidato all'agente Katsuura, poliziotto dalla vita personale tribolata e dal passato professionale carico di rimorsi.
Costretto ad allontanarsi da Tokyo per sottrarre la ragazzina alla pressione invadente dei media, tra i due si instaura un sincero rapporto, in cui il senso di protezione paterno e il bisogno di rassicurazione diventano i cardini fondamentali.

martedì 15 marzo 2011

All's well, ends well ( Chan Hing-ha , Janet Chun , 2011 )

Giudizio: 6/10
Cinepanettone HKese? No puro intrattenimento leggero


Tradizionale appuntamento del Capodanno Cinese cinematografico, ormai giunto al sesto remake del lavoro originario del 1992, questa pellicola uscita nelle sale il 2 febbraio, mantiene fede alle premesse: commedia brillante romantica, film per larga audience composta da famigliole festanti in cerca di intrattenimento spensierato.
Un cinepanettone in salsa cinese verrebbe da pensare: sbagliato! , o meglio non nell'accezione largamente irridente che il termine ha giustamente trovato nel panorama cinematografico nostrano.
Anzitutto perchè comunque emerge quel gusto per la commedia che è naturalmente insito nel cinema HKese, privo degli orpelli fatti di cosce , culi e tette delle ballerine di turno con contorno di nani e torpiloquio in Vanzina-style, sostenuto invece da un cast stellare composto da attori che al cinema cinese hanno dato tantissimo; e poi perchè vive su un sano senso autoironico che descrive il nuovo edonismo di un paese miracolosamente ricco e avanzato, i nuovi ricchi di un boom economico che non sembra avere fine, il machismo contrapposto all'omosessualità.

sabato 12 marzo 2011

Confessions ( Tetsuya Nakashima , 2010 )

Giudizio: 7/10
Vendetta e morale


Vincitore degli Awards nipponici e selezionato come rappresentate della cinematografia giapponese agli Oscar, questo lavoro di Teysuya Nakashima segna un punto di svolta nel profilo cinematografico del regista, conosciuto finora soprattutto per film come Kamikaze girls, in cui ad una ricerca stilistica esasperata faceva riscontro una sostanza veramente flebile.
In Confessions di sostanza ce n'è molta, dipanata in una narrazione drammatica e a tratti spiazzante, che vuole affrontare una tematica molto cara ,  e spesso abusata, nel cinema giapponese: il mondo giovanile della pubertà coi suoi contrasti generazionali e le pericolose tendenze autodistruttive.
Il lungo prologo  che si svolge in una classe delle scuole medie e che iniza coi toni della commediola, ben presto ci getta in una ambientazione drammatica, quasi allucinata, in cui al bianco sfavillante e freddo dell'ambiente si mescola il torbido che alberga negli allievi dell'insegnante Yuko Moriguchi, che al termine del trimestre decide di abbandonare la scuola, non prima però di aver svelato la sua verità sulla morte della figlioletta per mano di due suoi allievi.

venerdì 11 marzo 2011

All about women ( Tsui Hark , 2008 )

Giudizio: 7/10
L'universo femminile secondo Tsui Hark


Per chi avesse visto Peking Opera Blues , non avrà difficoltà a riconoscere la mano di Tsui Hark in questo All about women che pur senza neppure sfiorarne la grandezza, si nutre dello stesso substrato da commedia brillante frenetica.
Qui Tsui Hark affronta inoltre , secondo le maniere a lui più congeniali, la personale rivisitazione di una Pechino post moderna , lanciata a folle corsa verso il futuro, tema molto caro  a larga parte dei cineasti cinesi dell'ultima generazione, in cui galleggiano, animati da estrema vitalità, i suoi protagonisti, aspetto questo che è sicuramente tra i più belli del film.
Film tutto al femminile, in cui il regista guarda le cose del mondo dalla parte delle donne, e per farlo si avvale di tre storie, inizialmente lontane, che progressivamente si avvicinano fino ad incontrarsi per la prima volta in una delle scene più belle dell'intera pellicola.

giovedì 10 marzo 2011

Lola ( Brillante Mendoza , 2009 )

Giudizio: 9/10
Le nonne , pilastri di una umanità sommersa


Lola in lingua tagalog significa "nonna" , ed il titolo del film di Brillante Mendoza non poteva essere diverso essendo due vecchie nonne le straordinarie protaginiste di una pellicola tanto bella quanto originale, forte di quella narrazione che trova nella descrizione incalzante della realtà , nei suoi contorni più sfumati il motore portante.
Due anziane donne unite da una morte: Sepa, il cui nipote è stato assassinato per futili motivi , che cerca di racimolare i soldi per un funerale dignitoso, Puring, il cui nipote è l'assassino, che cerca disperatamente i soldi da offrire alla famiglia del morto affinchè non procedano con l'azione penale (le strane leggi filippine...).
Sullo sfondo, ma drammaticamente e violentemente in risalto, c'è Manila, i suoi quartieri stracolmi di sporcizia e di poveracci, i suoi tifoni, l'acqua stagnate, il vento e la pioggia, la delinquenza, i crocifissi usati come amuleti, la simbiosi tra il sacro e il forte impulso alla superstizione.

Norwegian wood ( Tran Anh Hung , 2010 )

Giudizio: 8/10
Il dolore e il ricordo nel viaggio della vita

Presentato all'ultima rassegna veneziana, Norwegian wood del regista franco-vietnamita Tran Anh Hung, già Leone d'oro 15 anni fa con Cyclo, è uni di quei lavori che per essere valutato serenamente necessita di una sorta di lavoro di rimozione relativo al testo cui si ispira: il romanzo di Haruki Murakami, grande successo della letteratura giapponese contemporanea, è infatti l'inevitabile pietra di paragone nella quale si è portati a specchiare il film.
Cercando quindi di evitare il paragone letterario, si può affermare che il lavoro di Tran è un'opera che ha dalla sua una grande pulizia stilistica senza con ciò cadere nell'esercizio fine a se stesso.
Il racconto è ambientato nel Giappone fine anni sessanta e vede per protagonisti Toru Watanabe e Naoko, due giovani che si trascinano dietro le ferite per la morte di Kizuki, grande amico dell'uno e fidanzato dell'altra.

lunedì 7 marzo 2011

Be sure to share ( Sion Sono , 2009 )

Giudizio: 8.5/10
Stavolta Sono colpisce al cuore


Che Sion Sono appartenga a quella ristretta cerchia di cineasti che riesce sempre a stupire ormai è assodato, ma che il regista dell'eccessivo, rutilante e bellissimo Love Exposure possa essere in grado, dopo un anno di distanza, di dirigere un lavoro impregnato di un lirismo delicato e profondo è comunque evento che sorprende in maniera forte.
Vero che con quella dedica furbescamente inserita nei titoli di coda , in cui dichiara palesemente l'impulso autobiografico che anima il film, Sono mostra quanto sentito sia stato il lavoro per lui, ma indubbiamente vedere il regista di Strange Circus saper così delicatamente toccare le corde del sentimento con lievità e con toni misurati , può apparire ai più inverosimile, non per chi ha imparato ad apprezzarlo come uno dei più grandi cineasti viventi che non sa solo stupire provocare e spiazzare ma anche saper dare un respiro ampio alle sue opere.

sabato 5 marzo 2011

Il discorso del Re ( Tom Hooper , 2010 )

Giudizio: 6/10
Il Re nudo e l'Oscar annunciato


E' stato il vincitore annunciato dei più prestigiosi premi nella notte degli Oscar, e non poteva essere altrimenti, essendo un film di stampo classico, politicamente corretto, di quelli che ad Hollywood piacciono molto, nonostante, per lo meno tra le nominations , ci fossero svariati lavori sicuramenti più validi sia come film che come regia.
Non che la pellicola sia brutta, tutt'altro: è film che si vede piacevolmente, con una regia diligente, attori bravissimi, in cui si mescolano nelle giuste dosi storia, vicende private, politica, dramma personale che rischia di influire sugli eventi storici; insomma tutto quanto serve a costruire un film che possa attirare l'attenzione del grande pubblico.
La vicenda del Duca di York, futuro sovrano d'Inghilterra, raccontata negli anni  che precedono lo scoppio della seconda guerra mondiale, in effetti si presta molto bene come copione, avendo le stigmate della storia privata che si fonde con quella pubblica, proprio negli anni in cui i mass media entravano in possesso della formidabile arma radiofonica: un futuro re che non possedeva nè il carattere nè, soprattutto, la capacità dialettica che si richiedono per un simile compito.

One day ( Hou Chi-jan , 2010 )

Giudizio: 7/10
L'amore nel presente e il tempo dilatato


E' addirittura il grande Hou Hsiao-hsien , nelle vesti di produttore esecutivo, a mettere il suo sigillo sul battesimo nei lungometraggi del regista taiwanese Hou Chi-jan, il quale non si nasconde certo omaggiando il Maestro ( ma anche in qualche modo Tsai Ming-liang) con un lavoro ambizioso che conferma ulteriormente la notevole qualità dei film taiwanesi sfornati in un 2010 particolarmente ispirato.
E' una dolorosa e al tempo stesso flebile storia d'amore tra due giovanissimi, vissuta in una dilatazione temporale tanto ardita da rendere quasi impercettibile il concetto di tempo.
I due giovani, Singing e Tsung, si portano dietro una vita segnata dagli eventi: la ragazza vive nel perenne ricordo del padre, morto quando lei era piccolissima e tutto ciò che le rimane è una bussola che conserva quasi fosse un trofeo, il ragazzo  è invece intriso di quella malinconia che alberga in chi lascia l'adolescenza e si trova catapultato nella vita.

giovedì 3 marzo 2011

Shaolin ( Benny Chan , 2011 )

Giudizio: 6.5/10
Un kolossal troppo  costruito


E' stato uno dei film più attesi e di maggior successo di questo primo scorcio d'anno in Cina, questo lavoro dal forte impianto da kolossal di Benny Chan che si cimenta, abbandonati per un attimo i duri e crudi polizieschi HKesi, in un genere iperclassico in cui storia ed arti marziali si mescolano e si fondono producendo un lavoro che sicuramente merita la visione, ma che sembra concedere troppo alla spettacolarizzazione.
Intanto va sgombrato subito il campo dagli equivoci indotti anche da una pubblicità al limite dell'ingannevole: questo film non è il sequel di nulla , nè tanto meno è un prequel, nè ancor meno un remake; è un lavoro che racconta di un particolare periodo storico della Cina (fine anni 20 con l'Impero caduto e i signori della guerra a contendersi fette di territori da governare come satrapie, più o meno in combutta con gli stranieri occidentali attratti dalla possibilità di condurre lucrosi affari), e si ambienta per buona parte nel celebre monastero Shaolin, motivo che probabilmente ha fatto sorgere equivoci ed interpetazioni errate.
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