sabato 24 aprile 2021

One Second / 一秒钟 ( Zhang Yimou / 张艺谋 , 2020 )

 




One Second (2020) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

La curiosa odissea dell'ultimo lavoro di Zhang Yimou si è conclusa con la sua uscita sugli schermi cinesi alla fine dello scorso novembre con un buon risultato al botteghino; pronto per vedere la luce alla Berlinale del 2019 il film era stato improvvisamente ritirato poche ora prima della premiere a causa di non meglio precisati problemi tecnici, che nel gergo della cinematografia cinese equivale a problema con la censura, cosa che aveva molto stupito visto i rapporti eccellenti che ormai dai tempi dall'inaugurazione dei giochi Olimpici di Pechino, intercorrevano tra il grande regista e le autorità.
Tentata in extremis l'uscita in altri festival senza successo la pellicola sembrava pronta per i Golden Roster, ma anche in quel caso all'ultimo i soliti problemi ne impedirono l'uscita.
Ora finalmente dopo due anni e una completa manipolazione del film partendo sin dalle riprese effettuate nuovamente, One Second non solo esce in Cina , ma con la prossima riapertura dei cinema verrà distribuito anche in Italia oltre che nel resto dell'Occidente.
Cosa abbia condotto un regista che anche in Cina gode ormai di una fama e di una considerazione altissima a doversi cimentare nuovamente con la censura dopo i burrascosi rapporti avuti con essa nei primi anni della sua carriera non risulta chiaro e tale rimarrà la situazione a meno che non esista una director's cut che un giorno potrà far luce su quanto accaduto.



Una cosa però è certa: nonostante le difficoltà causate dalla censura il settantenne Zhang Yimou ci regala un'opera che torna a ripercorrere i sentieri cinematografici dei suoi inizi dopo aver affrontato il wuxia nei suoi vari aspetti, il blockbuster con la coproduzione sino-americana di The Great Wall , il film storico con The Flowers of War; un racconto dalla forte impronta autobiografica che si sviluppa durante la Rivoluzione Culturale e nel quale il regista infonde una grossa dose di nostalgia e di memoria.
One Second  quindi , nonostante tutto, è un film bello, che veicola una serie di riflessioni e di messaggi che non sembrano mai avere ,almeno in questa versione , toni critici verso il regime , proprio perchè l'occhio di Zhang si posa maggiormente sull'importanza della memoria.
La storia racconta di un uomo fuggito da un campo di rieducazione nel Guansu, una delle provincie dove la civiltà cinese è nata , zona lambita dal deserto del Gobi attraverso cui vediamo l'uomo camminare nelle immagini iniziali; lo scopo della sua fuga è quello di potere vedere un filmato di propaganda che precede la proiezioni cinematografiche in cui per un attimo compare la figlia di cui non ha più notizie e che non vede da molto tempo. 
Per tutti altri motivi, ma non certo meno nobili come vedremo, anche una giovane orfana deve recuperare una bobina di un film, per cui tra l'uomo e la ragazzina, assisteremo ad agguati, botte, schiaffi e bastonate in nome di una bobina cinematografica; tutta la parte iniziale si regge su questo inseguimento tra l'uomo e la ragazzina , sulle trappole e sugli agguati che si tendono e sulle assurde bugie che inventano davanti al camionista inebetito che li ha salvati dal deserto.
Finalmente la strana coppia raggiunge il villaggio dove è prevista la prossima proiezione e dove il proiezionista Mr Film, così chiamato, aiutato da tutto il paese deve restaurare in fretta la bobina del cinegiornale di propaganda; quando scopre che l'uomo è fuggito da un campo per rivedere in un fotogramma fuggente la figlia , Mr Film si comporta da vero personaggio retto e generoso: aiuterà il padre ma farà arrestare nello stesso tempo il fuggiasco.
Il finale proiettato nel tempo un paio di anni in avanti, quando il protagonista sarà di nuovo un uomo libero è forse un minimo forzato, ma non manca di sottolineare l'importanza del messaggio del film: può un secondo solo, un attimo del Tempo, essere sufficiente a sanare un dolore enorme? Può un secondo trasformarsi nello scrigno prezioso della memoria?

martedì 13 aprile 2021

Coven of Sisters [aka Akelarre aka Il sabba] ( Pablo Agüero , 2020 )

 




Coven (2020) on IMDb
Giudizio: 8/10

"Non c'è niente di più pericoloso di una donna che balla" viene sentenziato durante il film, ed in effetti il pericolo reale lo corrono le cinque ragazze di un piccolo villaggio costiero dei Paesi Baschi che , essendo assenti gli uomini partiti per mare, ingannano il tempo in una festa dentro il bosco nel quale si lasciano andare a balli e canti gioiosi e tradizionali; peccato per loro che siamo nei primi anni del XVII secolo, epoca in cui l'oscurantismo raggiungeva il massimo della sua grettezza in Europa mediante la caccia alle streghe e ai roghi che ne conseguivano e che un po' dappertutto illuminavano sinistramente ogni angolo del continente.
La corona spagnola, da sempre invisa e sprezzante verso i Paesi Baschi , considerati un covo di gentaglia , invia con mandato inquisitorio il giudice Rostegui a estirpare il demonio e le sue ancelle da quelle terre; per tale motivo le ragazza vengono imprigionate con l'accusa di stregoneria e torturate per estorcere una confessione.



Di fronte alla inutilità di negare il fatto, Ana, la più spigliata delle ragazze del gruppo escogita un piano per tirare il sommario processo alle lunghe contando sul ritorno degli uomini del villaggio dal mare durante la luna piena prossima: vogliono sapere come abbiamo svolto il sabba? bene glielo raccontiamo inventandoci tutto, ammettendo di essere streghe e di avere stretto il laido patto col demonio, catturiamo la loro ipocrita morbosità pruriginosa  e prendiamo tempo, così li avremo in mano fino a quando qualcuno arriverà a liberarci; questo il progetto delle ragazze guidate da Ana, al quale in effetti il giudice, chiaramente attratto dal perverso e dal demoniaco , si presta ormai rapito dal fascino della giovane e ancor più dall'attrazione demoniaca, chiaramente intesa come attrazione sessuale.
Il ballo finale nel bosco che trascina violentemente in un vortice di oscure passioni e di diabolica frenesia e la scena finale sembrano fatti apposta per porre un dubbio che durante tutto il film non si era mai presentato e che potrebbe elevarsi a scintillante coupe de theatre.

domenica 11 aprile 2021

Undine [aka Undine-Un amore per sempre] ( Christian Petzold , 2020 )

 




Undine (2020) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Le Ondine ( o Undine seguendo la terminologia latina) sono personaggi mitologici di cui parla già Parcelso e che popolano le leggende soprattutto nei paesi mittle europei, compaiono in poemi mitologici tra cui il celeberrimo Nibelunghi, in favole e racconti giunti fino ai giorni nostri, furono così chiamate anche le "formidabili" nuotatrici della DDR imbattibili nelle gare acquatiche, le quali però di mitologico avevano poco per spiegare la loro invincibilità; insomma la figura delle Ondine è molto radicata nella cultura popolare europea come una sorta di corrispondente fluviale delle sirene marine.
Intorno a questo mito si muove il film di Christian Petzold dal titolo italiano Undine-Un amore per sempre, con la consueta postilla che serve a spiegare in qualche modo il film stesso.
Undine è una giovane donna, che si occupa di storia dell'urbanistica e che lavora come guida all'interno di un museo che illustra lo sviluppo urbanistico di Berlino attraverso dei giganteschi e bellissimi plastici; prima di iniziare il suo turno di lavoro la vediamo in un confronto col suo fidanzato che vuole mettere fine alla loro relazione; " se  mi lasci lo sai che dovrò ucciderti" gli comunica alla fine della discussione , dopo la quale l'uomo scompare, sebbene Undine fantastichi che sia là seduto al bar ad aspettarla; ma nel più spettacolare e classico chiodo scaccia chiodo che il cinema abbia mai messo in scena, in quello stesso bar e in una situazione quasi grottesca Undine incontra Cristoph e tra l'acqua che cade da un acquario mandato in frantumi tra i due scocca la scintilla.



Cristoph è un subacqueo industriale di quelli che eseguono riparazioni nella profondità di laghi, ed un giorno porta con sè Undine in una immersione per farle vedere il suo nome scritto su antico muro che giace in fondo al lago; qui la donna dimostrerà all'uomo la sua natura acquatica liberandosi di pinne boccaglio e maschera.
Verso il finale la storia assume tinte drammatiche dove l'essenza di Undine viene svelata e il suo sacrificio appare come un ultimo tentativo di salvezza  per il suo amato.
Il film di Petzold è essenzialmente una fiaba contemporanea imbastita intorno al mito dell'Undina e bastano poche battute all'inizio per capire, e non è facile farlo se non si conosce bene l'essenza del mito stesso: se mi lasci ti dovrò uccidere dice infatti la donna al suo fidanzato che la sta lasciando; secondo la mitologia le Undine sono infatti esseri eterei senza anima , quindi senza la capacità di vivere i sentimenti in maniera completa, possono farlo solo se amate da un uomo che le renda quindi più umane; ecco perchè se tradite e abbandonate lanciano la maledizione che immancabilmente si concretizzerà.
Per Undine quindi l'amore è un mezzo per (soprav)vivere, è il legame che la tiene in contatto col mondo fallibile e imperfetto dell'essere umano; in questo il film di Petzold rimanda spesso a quei lavori soprattutto cinesi in cui il tema centrale è l'amore impossibile tra l'uomo e l'essere mitologico, un amore che quasi sempre finisce col travalicare tutto il racconto e attraverso il quale , come una favola morale, si descrive quello che è il sentimento umano che più di ogni altro muove le esistenze.

venerdì 2 aprile 2021

Bad Luck Banging or Loony Porn ( Radu Jude , 2021 )

 




Bad Luck Banging or Loony Porn (2021) on IMDb
Giudizio: 9/10

Un prologo esplosivo in perfetto stile homemade porn, un primo atto in stile documentario voyeuristico tra le strade caotiche di Bucarest a pedinare la protagonista, un secondo atto di pensieri, parole ed immagini, spesso aforismi per fotografare il grado di degenerazione della società rumena ( e , mutatis mutandi, di tutto l’universo europeo e occidentalizzato) , un terzo atto parossistico e sarcasticamente grottesco ed un finale a scelta fra tre possibilità: con questa struttura narrativa originale ed ovvia al tempo stesso Radu Jude, tra i più interessanti autori del vitalissimo e per tanti versi sorprendente  cinema romeno, non solo sbaraglia il campo alla Berlinale aggiudicandosi l’Orso d’Oro per il miglior film, ma costruisce una delle opere più belle , divertenti e tragicamente dissacranti degli ultimi anni.

Il filmino che funge da prologo è il frutto di una fantasia erotica di una insegnante scolastica: la ripresa esplicita dell’atto sessuale con il marito, con tanto di parrucche e di riprese degne del miglior film amatoriale di genere; il filmato però finisce , non si sa come, ben presto in rete e la donna si trova costretta ad affrontare il giudizio dei funzionari della scuola e dei genitori dei ragazzi suoi allievi.




Nel primo atto vediamo la donna muoversi a piedi per le strade di Bucarest , ripresa sempre da una certa distanza, con la telecamera che si posa sulle insegne pubblicitarie che invitano al fitness, alla cura del corpo, al consumismo più sfrenato, ma anche sulle risse verbali nei mercati, per strada, sulla inciviltà degli automobilisti che con macchine gigantesche non si preoccupano minimamente di come esse siano parcheggiate: uno spaccato di una società degradata, racchiusa in se stessa e che , soprattutto, e forse è la prima volta che lo vediamo sul grande schermo, alle prese con la pandemia da Covid-19 che imperversa nel mondo ( le riprese sono dell’estate del 2020). Tutto questo frammento di cinema, che appare più un reportage socio-antropologico-voyeuristico, è girato all’insaputa degli ignavi passanti , alcuni dei quali non si fanno problema a rivolgersi alla macchina con improperi ed insulti; questa è la civiltà odierna, compressa da una pandemia che ne sgretola i contorni e che la porta vicina al punto di rottura: un propedeutico quadro di insieme che fa da sottofondo al racconto e che al tempo stesso è alla base dei comportamenti delle persone.

Il secondo segmento è ancora più raggelante, per molti versi: una carrellata di immagini, a volte senza commento, altre con brevi didascalie , quasi un intervallo stile rai anni 60-70 in cui ce n’è per tutti: fascisti, nazisti, comunisti, post-comunisti, razzisti, complottisti, Ceausescu, Rivoluzione del 1989, storia della Romania, divagazioni su sesso orale, su organi genitali, violenza sulle donne e sui bambini; come si vede tutti aspetti che fanno parte sì della storia recente della Romania, ma che possono facilmente essere trasportati in qualsiasi altra realtà, perché secondo Jude è il mondo intero che ha perso la bussola lasciando una umanità priva di qualsiasi indirizzo.

Unendo la prima sezione e la seconda abbiamo quindi uno spaccato completo su una società che nel terzo si prepara ad imbastire un grottesco processo alla povera insegnante Emi, colpevole di avere avuto un comportamento indecente agli occhi dei ragazzini ma soprattutto dei genitori ipocriti e finto perbenisti.

Ed è proprio con questo terzo capitolo che Radu Jude coagula in maniera magnifica la sua riflessione storico-antropologica, con una ricchezza di dialoghi e di citazioni , sempre in bilico tra il ridicolo e il sarcastico.

giovedì 1 aprile 2021

Collective ( Alexander Nanau , 2019 )

 




Collective (2019) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Candidato a due premi Oscar nelle categorie miglior film in lingua straniera ( per la Romania) e miglior documentario e forte di una trentina di riconoscimenti assegnati da festival e da associazioni di critici cinematografici di ogni angolo del pianeta, Collective del regista Alexander Nanau rischia seriamente di risultare una di quelle opere che segnano una stagione cinematografica, seppur zoppa , monca e disgraziata come è stata quest'ultima pesantemente condizionata dai ben noti problemi derivati dalla pandemia.
Sul perchè Collective abbia riscosso tutto questo successo parleremo poi, perchè la motivazione va cercata probabilmente in settori che almeno in parte esulano dalla semplice valutazione dell'opera e dallo sdegno e dall'emotività che la storia raccontata quasi in presa diretta evoca.
Il documentario, che non fa nulla per sembrare qualche altra cosa che non sia il più classico dei documentari, verte su un fatto di cronaca accaduto a Bucarest nell'ottobre del 2015: l'incendio di un locale , ritrovo di giovani in cui si tenevano dei concerti, che causò la morte di 27 persone, anche a causa delle scarsissime misure di sicurezza riguardanti le uscite; come se non bastasse nei mesi seguenti altre 37 persone tra i feriti ustionati persero la vita prevalentemente negli ospedali di Bucarest.



L'episodio scatenò delle proteste furiose tra la popolazione che portarono ad una crisi politica con le dimissioni del governo, ma quello che un manipolo di cronisti d'assalto ,di un giornale sportivo tra l'altro, scoprirono fu addirittura di portata superiore: la morte dei giovani ricoverati non solo fu favorita dall'atteggiamento delle autorità che millantarono una capacità di far fronte alla situazione clinica degli ustionati pur non essendolo e rifiutando le offerte di aiuto che provenivano da Austria e Germania, ma, ciliegina sulla torta di uno scandalo assurdo e ignobile, la scoperta che i materiali utilizzati per la disinfezione all'interno degli ospedali erano tutti contraffatti e privi di una reale azione antisettica, cosa che favorì la moria per infezioni all'interno degli ospedali.
L'inchiesta dei giornalisti sportivi, riciclati per l'occorrenza a reporter d'assalto dal forte senso civico è quindi il tema del film , raccontato nel suo divenire quasi quotidiano, con i protagonisti che recitano se stessi, con la macchina da presa che immortala ogni momento nell'attimo stesso in cui avviene; una inchiesta quesi "live" con la quale è stato scoperchiato un vaso di Pandora maleodorante fatto di corruzione multistratificata ( nel fattaccio sono coinvolti politici, delinquenti di professione, medici, amministratori), ancora più sconvolgente per il fatto che riguarda la sanità e quindi la salute pubblica.
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