lunedì 26 febbraio 2018

Chiamami col tuo nome [aka Call Me by Your Name] ( Luca Guadagnino , 2017 )




Call Me by Your Name (2017) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Per il suo ultimo e osannatissimo lavoro, pluricandidato agli Oscar e ai Golden Globe, Luca Guadagnino porta sullo schermo il romanzo omonimo di Andrè Aciman su sceneggiatura  di James Ivory.
Rimanendo fedele al testo letterario il regista palermitano ambienta la storia nel 1983, in "qualche zona del nord Italia", come recita la sovraimpressione iniziale, facilmente individuabile nella regione a cavallo tra bresciano e bergamasco.
In una splendida villa d'epoca vive il diciassettenne Elio, figlio di un illustre archeologo che ogni anno ospita nella magione un neolaureato con cui lavorare ad alcuni studi del settore; in quell'anno il ragazzo prescelto è Oliver, americano ventiquattrenne, ebreo anche lui come il professore e la sua famiglia.
L'arrivo del giovane americano, spigliato, sfrontato, apparentemente anche superficiale, va a disturbare la quiete di Elio, ragazzo introverso, silenzioso,tutta lettura e musica nella quale esprime un talento eccezionale.


Ben presto però il turbamento prenderà piede in Elio che si sente violentemente attratto da Oliver; non siamo però di fronte alla classica tresca gay che tanti lavori spacciano come rivoluzionaria e coraggiosa storia d'amore che porta però con sè tematiche dozzinali; il rapporto che dapprima lentamente nasce tra i due è infatti qualcosa che passa dalla quasi indifferenza , all'amicizia, per finire all'innamoramento tra due persone che non si dichiarano certo gay ( Elio ha la sua fidanzatina, Oliver cede da buon vanitoso alle insistenze delle ragazzine del posto che gli corrono dietro).
Ed è proprio questo il punto in cui Chiamami col tuo nome riesce a distinguersi: il racconto di una attrazione  che si presenta sotto varie forme ( la cottarella estiva, l'amicizia e l'ammirazione, la scoperta di un sentimento forte probabilmente mai provato prima) ma che mai travalica il buongusto (cinematograficamente inteso), lasciando da parte l'anelito allo scandalo e alle scene audaci.
Vedere Chiamami col tuo nome è un po' come rileggere quei romanzi di Cassola che rimandano ai tempi delle vacanze , nei quali immersi nel sole si consumano i primi tormenti d'amore, perchè la scelta che fa Guadagnino è quella di contestualizzare il racconto rimanendo fedele al testo letterario ambientandolo nella torrida estate padana.

giovedì 22 febbraio 2018

Lady Bird ( Greta Gerwig , 2017 )




Lady Bird (2017) on IMDb
Giudizio: 6.5/10


Lady Bird è il nuovo nome che si è data Christine sedicenne di Sacramento, come iniziale gesto di insofferenza e di insoddisfazione; per il resto la ragazza è come tante postadolescenti che iniziano a sviluppare una forma di ribellione verso l’ambiente che le circonda: la scuola cattolica, l’ambiente provinciale, la famiglia nella quale i contrasti con una madre premurosa ma molto decisa sono continui; l’età inoltre conduce ai primi turbamenti amorosi, alle scelte delle amicizie vissute come atti fideistici e soprattutto alle scelte per il futuro; per Lady Bird la scelta del college da frequentare entro breve tempo può essere il pretesto per poter abbandonare un ambiente che non ama per poter finalmente approdare nell’agognata East Coast dove la ragazza pensa di poter dare sfogo alla sua creatività e al suo estro, fuggendo da un ambiente dalla quale si sente oppressa, decisione che la madre avversa ufficialmente per motivi finanziari, nel profondo perché forse teme il distacco dalla figlia.


Insomma le premesse sono molto simili, direi sovrapponibili a tanti teen movie più o meno mascherati da racconti di formazione, un filone che ha ormai detto tutto e scritto i suoi canoni piuttosto stucchevoli e dozzinali.
La pellicola di Greta Gerwig, qui alla sua prima prova autoriale in proprio come regista e sceneggiatrice, candidata a svariate statuette, nonché acclamatissima dalla critica, non fa nulla per distaccarsi dai presupposti iniziali del genere, rimanendone a  tratti anche un po’ impantanata al loro interno; quello che però Lady Bird mostra con più decisione è una profonda sincerità narrativa, propria dei racconti autobiografici; Greta Gerwig infatti nasce proprio a Sacramento  e anche l’ambientazione del film nei primi anni 2000 sta a sottolineare una perfetta sovrapposizione tra la protagonista e la regista.

martedì 20 febbraio 2018

L'ora più buia [aka Darkest Hour] ( Joe Wright , 2017 )




Darkest Hour (2017) on IMDb
Giudizio: 6/10

L'ora più buia è quel lasso di tempo della storia britannica ( e non solo) che a cavallo tra il maggio e il giugno del 1940 vide la Gran Bretagna opporsi alla poderosa avanzata nazista che stava spazzando via l'Europa; a governare quel drammatico periodo storico fu chiamato Winston Churchill, dopo le dimissioni del Primo Ministro Chamberlain ritenuto responsabile dell'imminente disfatta; mentre le truppe inglesi si ammassavano sulle spiagge di Dunkerque circondate da quelle tedesche, Churchill si trovò ad affrontare il dilemma tra una resa ad Hitler ( come proponeva con forza una parte del suo governo)per salvare l'Inghilterra dall'invasione e la resistenza al nazismo che culminò nella spettacolare operazione Dynamo che portò in salvo oltre 300 mila soldati in trappola a Dunquerke.
Curiosamente nella stessa annata cinematografica due lavori, entrambi candidati all'Oscar, ci raccontano quei giorni cruciali, focalizzandosi su sponde diverse: se Dunkirk di Christopher Nolan offre la prospettiva dalle spiagge della cittadina francese, tra i soldati in fuga, L'ora più buia ci mostra il lato britannico dell'evento, quello più strettamente politico, entrambi a formare un compendio storico di indubbio interesse.


Lungi dall'essere una biografia seppur parziale di Winston Churchill, personaggio chiave della storia mondiale del XX secolo,  il lavoro di Joe Wright si basa però fortemente, anche dal punto di vista narrativo, sulla figura del primo ministro inglese che si trovò ad affrontare un periodo rimasto decisivo per la storia dell'Europa e del mondo intero.
La figura di Churchill non è solo centrale nel contesto storico della pellicola, ma si erge, cinematograficamente, a traino di tutto il racconto, perno intorno al quale , i fatti narrati , regolarmente scanditi dallo scorrere del calendario, si coagulano.
Nell'ottica di Wright la pellicola non è solo una ricostruzione didattica storica che espone l'oggettività dei fatti, è anche lo studio di un personaggio che va oltre l'aspetto ufficiale tramandato dai libri.

sabato 17 febbraio 2018

Il filo nascosto [aka Phantom Thread] ( Paul Thomas Anderson , 2017 )




Phantom Thread (2017) on IMDb
Giudizio: 6/10

Siamo nella Londra degli anni 50 ormai uscita dai drammi della guerra, la grande borghesia e la nobiltà che si appoggia alle tradizioni della corona, stanno riprendendo in mano le sorti del paese; Reynolds Woodcock è un rinomato stilista che influenza la moda del paese , un personaggio che sta a metà tra la figura iconica della moda e l’artista, coadiuvato dalla sorella-socia-consigliera Cyril.
L’ultimo lavoro di Paul Thomas Anderson (ovviamente pluricandidato agli Oscar) è incentrato proprio su questo personaggio, attraverso la costruzione di un profilo che indubbiamente è molto ben strutturato: Reynolds è il classico genialoide altezzoso, fortificato nelle sue manie ossessive, nella sua routine incrollabile, legatissimo al suo lavoro che affronta veramente come se fosse un artista, e come tutti gli artisti è profondamente inquieto nel suo animo nel ricordo della madre morta , nel legame quasi morboso con la sorella-socia e nell’ideale di una arte di vestire che deve essere anzitutto il completamento e l’arricchimento della grazia e dello spessore di chi indossa le sue creazioni.


Poi Reynolds, quasi come fosse colpito da un fulmine, incontra in una ristorante di provincia una cameriera, Alma, che nell’arco di brevissimo tempo diventa la sua modella, la sua ispirazione ed infine la sua amante; un incontro che sembra avere un effetto deflagrante sullo stilista almeno fino a quando, una volta che la ragazza si è trasferita a vivere da lui, il contrasto tra l’alterigia quasi regale dell’uomo e la semplicità della donna entrano inevitabilmente in contrasto.
Alma da parte sua ama Reynolds di un amore totalizzante, nonostante affronti la differenze che li dividono con grande coraggio e forza d’animo.
Fino a qui il film di Anderson ha il suo valore indiscusso: ricostruzione d’epoca molto accurata ed elegante, sguardo fortemente sarcastico sulla grande borghesia che pensa sia sufficiente indossare un abito firmato da un artista per essere elegante, costruzione dei due personaggi principali profonda al punto giusto, descrizione equilibrata di un rapporto amoroso sbilanciato, sempre in bilico tra dipendenza e sopraffazione.

venerdì 9 febbraio 2018

La forma dell'acqua [aka The Shape of Water] ( Guillermo del Toro , 2017 )




The Shape of Water (2017) on IMDb
Giudizio: 4.5/10

Lei (la bella) è una giovane donna solitaria, mite, muta dall'infanzia in seguito ad un grave incidente, lavora come donna delle pulizie in un centro governativo dove si eseguono esperimenti, vive in una vecchia casa sopra un cinema di quelli che esistevano una volta prendendosi cura anche del suo vicino, un pittore in decadenza ammaliato dai vecchi musical e dal cinema degli anni 40-50; lui ( la bestia) è un mostro acquatico antropomorfo che gli americani hanno catturato in Brasile e che intendono utilizzare per condurre esperimenti nel centro dove lavora la bella a Baltimora.
Non sembri uno scherzo, ma La forma dell'acqua di Guillermo del Toro, premiato a Venezia col Leone d'Oro ( tranquilli, Aronofski e McDonagh, al Lido succede anche questo...) e prossimo annunciato trionfatore della notte degli Oscar ( non si accettano scommesse), altro non è che una rielaborazione, piuttosto stantia per altro, de La Bella e la Bestia, con le medesime tematiche pseudosociali e antropologiche  costruite ad arte per un pubblico adulto in cerca di smancerie romantiche.


La bella e la bestia si incontrano nei sotterranei del laboratorio dove l'anfibio viene sottoposto a turpi esperimenti che dovrebbero non si sa come e perchè riportare gli americani in vantaggio sui russi nella corsa allo spazio: siamo negli anni 60 , Laika è appena stata lanciata nello spazio e Gagarin lo sarà tra poco e gli americani con l'anfibione stanno cercando di capire come utilizzarlo.
La bella decide di salvarlo quando capisce che presto sarà ucciso (anche questo non si capisce perchè) e mette in atto una operazione, in combutta col vicino di casa , una collega e uno scienziato doppiogiochista che neanche il Mossad ed il KGB insieme sarebbero riusciti a compiere e si porta la bestia a casa, dentro la vasca da bagno.
Ormai è amore senza limiti, fluido come l'acqua che tutto avvolge e sommerge, compresa la casa della donna ed il cinema sottostante, immerso in una colonna sonora stucchevole e ruffiana.

giovedì 8 febbraio 2018

The Net ( Kim Kiduk , 2016 )




The Net (2016) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Nam Chulwoo è un pescatore che vive in Corea del Nord al confine con quella del Sud, la sua vita è tutta dedicata alla pesca unica fonte di sopravvivenza della sua famiglia composta da una moglie e una figlioletta. 
Una mattina come tante Nam sale sulla barca si allontana dalla riva, qualcosa, la rete che deve tirare su dall'acqua ,si impiglia nel motore che si blocca  e la barca alla deriva entra nelle acque territoriali della Corea del Sud.
Qui viene subito preso sotto sorveglianza dalla polizia che si occupa dello spionaggio: a Seoul chiunque venga dal nord è una potenziale spia comunista, motto rimasto immutato negli anni che hanno seguito la divisione del paese, alimentato dall'ossessione anticomunista che ha sempre contraddistinto le autorità sud coreane.


L'angelo custode di Nam è un giovane agente, Oh Jinwoo, incaricato della sua sicurezza e da subito convinto di trovarsi di fronte un povero diavolo e non una spia, nonostante l'ispettore che conduce le indagini la pensi diversamente e non si faccia problemi ad usare i metodi duri e spiccioli per estorcere una confessione.
Nam è fedele al suo paese e alla sua ideologia, pensa solo al bene della famiglia e rifiuta, come un ragazzino capriccioso, di tenere gli occhi aperti per vedere Seoul, il simbolo capitalista della ricca e corrotta Corea del Sud.
Non cavando nulla dal buco la polizia decide di liberarlo e di lasciarlo allo sbando per le strade della caotica capitale sperando che l'uomo possa condurli al covo di spie.
Quando il caso diventa di dominio pubblico con l'intervento delle televisioni , i coreani del sud non possono trattenere oltre l'uomo e lo liberano restituendogli la barca riparata; rientrato i patria ed accolto come un piccolo eroe , l'uomo però deve subire i pressanti interrogatori della polizia nord coreana che utilizza metodi non troppo differenti da quella dei sudisti.
La purezza dell'ideologia e la sua ferma dichiarazione di lealtà non servirà a Nam a dimostrare la sua mancata corruzione capitalistica: le ideologie sono la vera rete (quella del titolo) che impedisce il superamento delle barriere.

mercoledì 7 febbraio 2018

Dunkirk ( Christopher Nolan , 2017 )




Dunkirk (2017) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Tra la fine di maggio e l'inizio di giugno del 1940, quando le sorti della guerra sembravano inesorabilmente pendere verso la vittoria della Germania nazista, si svolse quella che ancora oggi è considerata una delle operazioni militari più stupefacenti: l'evacuazione dell'esercito britannico dalle spiagge di Dunkerque al nord della Francia , ai confini col Belgio, dove l'esercito era ormai intrappolato tra il nemico che aveva pieno possesso dell'entroterra e il mare.
In una settimana circa furono evacuati più di 300 mila militari in rotta e rimpatriati, evento che giocò un ruolo fondamentale nella guerra perchè permise al Regno Unito di potere riutilizzare gli uomini su altri fronti in attesa dell'entrata in guerra di USA e URSS.


Intorno a questa settimana per tanti versi straordinaria Nolan imbastisce il suo racconto bellico con la prospettiva quasi ossessiva che gli è propria che si concentra intorno al Tempo: le due ore del film ci raccontano le dinamiche dell'operazione di evacuazione attraverso la guerra vista dal mare , dall'aria e da terra, tre momenti che relativizzano il tempo : una settimana per gli eventi di terra con i soldati ammassati sulla spiaggia a poche miglia dalla costa britannica che si intravede in lontananza, un giorno per le operazioni di mare attraverso il racconto a bordo di una imbarcazione civile , tra le tante requisite per aiutare la marina nell'evacuazione, un'ora per i piloti della RAF impegnati a difendere la ritirata.
In questa scelta,  pur non raggiungendo la cervellotica seppur affascinante visione di Interstellar e di Inception,  Nolan affronta il tema a lui più caro, quello del rapporto con lo scorrere del tempo, la sua relativizzazione che diventa prospettiva degli eventi.
Nonostante le scene di guerra ci siano e appiano ben costruite grazie anche a trovate tecnologiche nonchè al ricorso di imbarcazioni e aerei d'epoca, l'attenzione del regista si posa soprattutto sul senso di un evento che nasce come una disfatta e che diventa poi un trionfo, l'elegia della sconfitta e della ritirata  in nome di un nazionalismo popolare; una delle scene finali, quella in cui i reduci finalmente tornati in patria vengono accolti in stazione come eroi, quando invece temevano di essere trattati come codardi sconfitti è di certo la più emblematica del film e della tematica che Nolan ha voluto più sviluppare.

lunedì 5 febbraio 2018

The Florida Project ( Sean Baker , 2017 )




The Florida Project (2017) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Film incentrato su ragazzini urlanti e fastidiosi? Racconto di disagio sociale? Sguardo autoriale da regista radical chic salottiero che osserva tra il divertito e l'altezzoso? Ce ne è abbastanza per farsi venire la voglia di voltare pagina e passare oltre. E invece no, perchè il regista di questo lavoro "colorato" è quel Sean Baker, autore autenticamente indie tra i più apprezzati, che un paio di anni fa ci sorprese in maniera definitiva col suo Tangerine, l'antitesi completa al cinepanettone, in cui narrava la storia di due transessuali di Los Angeles nei giorni a ridosso delle festività natalizie.
Siamo ad Orlando in Florida, la città che vive intorno alla più grande macchina da soldi della società americana, il Walt Disney World Resort, la fabbrica dei sogni e delle illusioni verso cui ogni anno milioni di aspiranti sognatori convergono da ogni angolo del pianeta.
A ridosso della Mecca del divertimento vive una periferia che nonostante i colori sgargianti, gli assurdi motel e residence che rimandano al paradiso disneyano è animata da una schiera di losers e di emarginati che faticano a mettere su i soldi per pagare l'affitto.


In questo purgatorio a due passi dal paradiso e altrettanti dall'inferno Baker ci racconta la storia di alcuni ragazzini che hanno fatto dei motel dai nomi magici e roboanti che servono a nascondere il loro squallore il loro personale parco giochi: atti da teppistelli, scherzi da prete, gesti che nascondono una irrefrenabile voglia distruttiva , voyeurismo infantile e una spigliatezza tipica di chi sin da piccolo deve imparare a cavarsela da solo.
Padri assenti, probabilmente sconosciuti, madri che sgobbano o che sbarcano il lunario tra una bevuta , una canna e una marchetta per tirare su il necessario per pagare l'affitto e i ragazzini che imperversano, vivendo con grande disinvoltura e felicità la loro estate; tutto intorno l' eco della Mecca, la vita difficile, case colorate , grottesche costruzioni che scimmiottano i castelli, quasi lo specchio , stavolta reale, di un mondo che vive dietro l'angolo e che pulsa di fantasia e di sogni.

sabato 3 febbraio 2018

The Post ( Steven Spielberg , 2017 )




The Post (2017) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Nel 1971 con l’esplosione del caso legato alla diffusione dei Pentagon Papers da parte del New York Time prima e del Washington Post poi l’Amministrazione Nixon fu costretta a fare i conti con una opinione pubblica mondiale sempre più ostile, prima di capitolare in maniera vergognosa con il caso Watergate che portò alle dimissioni del Presidente degli Stati Uniti d’America nel 1974.
Su questi eventi si basa il racconto contenuto nel nuovo film di Steven Spielberg, autore che pur tra mille divagazioni da anni , con regolarità quasi ossessiva, sceglie di indagare eventi, situazioni e personaggi che hanno scritto la storia del Paese e del mondo intero: un confronto con una Storia ormai scritta, ma pur sempre portatrice di riflessioni importanti anche sul presente.
The Post si apre con un breve prologo nelle foreste del Vietnam, dove l’esercito americano è impantanato ormai da anni nel tentativo di vincere una guerra che non avrebbe mai vinto; giornalisti di guerra di vecchio stampo ed analisti seguono le sorti della guerra e tra le alte cariche dello stato serpeggia il dubbio che tutti avevano, l’impossibilità di uscire con onore da una guerra che stava causando perdite umane ingentissime e scatenata per la paranoica convinzione americana di far fronte al comunismo nell’area dell’estremo oriente; in varie maniere e con sfumature diverse ogni amministrazione, democratica o repubblicana, succedutasi durante l’arco temporale della guerra aveva cercato di nasconderne la reale portata .


Quando nel 1971 un analista del Pentagono, convinto avversario della guerra e soprattutto sdegnato per la coltre di nebbia con cui l’amministrazione descriveva alla opinione pubblica l’andamento della stessa decise di trafugare dal Pentagono una parte dello sterminato dossier Mc Namara che conteneva piani e progetti bellici e politici, il New York Times decise di pubblicarlo scatenando le ire di Nixon e del suo governo che portò di fatto ad un tentativo di imbavagliare la libera stampa.
Il Washington Post, a quel tempo ancora un giornale dalle dimensioni e dalla autorevolezza nettamente inferiore rispetto a quello di New York, riuscì a sua volta a raggiungere la fonte delle informazioni segrete e decise di pubblicarle, sfidando non solo Nixon ma anche la legge.

venerdì 2 febbraio 2018

Where Has The Time Gone ? ( Walter Salles,Alexey Fedorchenko,Madhur Bhandarkar,Jahmil X.T. Quebeka,Jia Zhangke , 2017 )




Where Has the Time Gone? (2017) on IMDb
Giudizio: 7/10

Nel 2010 i leader dei quattro paesi ad economia maggiormente emergente si riunirono in una associazione prettamente economica che l’anno dopo fu allargata ad un quinto paese: nacque così il BRICS , acronimo delle che prende origine dalle iniziali dei 5 paesi (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa); per ampliare l’unione oltre i confini economici e commerciali qualche anno fa il gruppo ha intrapreso anche iniziative culturali che favorissero lo scambio tra i paesi; da quest’anno anche il Cinema entra a fare parte del BRICS: per il prossimo lustro, un lavoro ogni anno , diretto da registi dei paesi membri verrà prodotto per presentare un confronto tra le cinematografie.
Architetto della prima opera , in veste di produttore e di padrone di casa visto che il film è stato presentato nel Festival di Pingyao, da lui creato, Jia Zhangke, uno dei maggiori cineasti viventi.
Nasce così Where Has The Time Gone ?, opera corale nella quale cinque registi dei paesi aderenti al BRICS hanno diretto un mediometraggio di circa 20 minuti ciascuno: da come lascia chiaramente intendere il titolo il soggetto della pellicola è il Tempo e il rapporto che le esistenze umane degli abitanti in quei paesi percorsi da tumultuosi cambiamenti hanno con esso.


When the Earth Trembles del brasiliano Walter Salles prende spunto da una tragedia che colpi un piccolo villaggio nello stato del Minas Gerais, quando nel 2015 una valanga di fango originatasi da un invaso di proprietà di una miniera, spazzò via ogni cosa causando morte e distruzione. Il Tempo qui è il passare dei giorni in attesa che il padre del giovane protagonista ricompaia essendo ufficialmente disperso. Seguiamo i soccorsi, le sistemazioni d’emergenza, poi la ricerca di qualche brandello di quelle che furono le proprie cose, il tentativo di voltare pagina; ma per il piccolo protagonista l’attesa del ritorno del padre diventa un presente che lentamente , ma inesorabilmente diventa passato.
Breathing del regista russo Alexey Fedorchenko si svolge in un paesaggio che sembra più appartenere ad un fantasy; distese di ghiaccio e neve , alberi imponenti, un treno che sembra un giocattolo e una giovane coppia dove la gelosia del marito ubriacone che sospetta un tradimento della moglie col macchinista di quel treno porta ad una esplosione di violenza durante la quale l’uomo rimane gravemente ferito e incapace di respirare da solo; la moglie , utilizzando una fisarmonica che il marito in un atto di violenza aveva rotto, riesce a tenerlo in vita , costruendo un rudimentale respiratore meccanico: lei che muove la fisarmonica come un mantice, lui che respira solo grazie all’aria insufflata, il tempo che passa nell’attesa dei soccorsi, e la vita dell’uomo nelle mani della donna che con quel grottesco respiratore che emana un suono greve e melanconico decide il tempo della vita e quello della morte.
Condividi