lunedì 29 gennaio 2018

The Day After ( Hong Sangsoo , 2017 )




The Day After (2017) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

L'ennesimo capitolo del trattato cinematografico sui rapporti e le relazioni umane di Hong Sangsoo, mai prolifico come questi ultimi due anni, è un elegante lavoro in bianco e nero improntato al consueto minimalismo stilistico: The Day After è lavoro che riporta al passato, non solo per la scelta di un bianco e nero molto "televisivo" ma anche per il profilo dei suoi protagonisti, un perenne movimento circolare che sembra riportarci ogni volta al punto di partenza ma che nelle pieghe mostra sempre qualche aspetto distintivo e nuovo che arricchisce la carrellata di personaggi, situazioni e tematiche tanto cari al regista coreano.
Bongwan è il proprietario di una piccola ma ambiziosa casa editoriale, ha un affaire con la giovane segretaria che la moglie in un incalzante interrogatorio mattutino, seguendo un istinto tipicamente femminile, porta allo scoperto; quello che la moglie non sa è che la tresca è bella e finita e Bongwan è macerato dai ricordi e dalla mancanza della sua giovane amante che lo ha mollato al culmine della consueta scena madre consumata nel solito ristorante davanti alle solite bottiglie di soju scolato.


Dopo qualche giorno, essendo la ragazza sparita nel nulla, decide di assumere una nuova segretaria, Areum, un gentile fanciulla, amante della scrittura e delle lettere, appena uscita dall'università; naturalmente l'uomo mostra da subito un certo interesse per la ragazza, chiodo scaccia chiodo e via i tormenti.
Ma Areum sembra avere una stoffa differente, le lusinghe velate dell'uomo non la toccano e anzi vorrebbe svolgere il suo lavoro con la massima professionalità.
Altra scena madre: la moglie piomba nell'ufficio e se la prende con la povera Areum pensando che l'amante del marito sia lei, nonostante le assicurazioni della ragazza e del marito un po' meschino la donna non appare troppo convinta.
A completare il quadro ingarbugliato che trasforma tutta la situazione in un quadrilatero irregolare la vecchia fiamma ricompare dopo un mese reclamando non solo il suo posto di lavoro, ma pensando di sfruttare la situazione per fare fessa la moglie di Bongwan e tornare al suo ruolo di amante.

martedì 23 gennaio 2018

Madre ! [aka Mother !] ( Darren Aronofsky , 2017 )




Mother! (2017) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Nella vecchia e grande casa nel bosco vive una coppia dall'apparenza felice e serena: Lui è un famoso scrittore in attesa di ispirazione, Lei , molto più giovane, vede l'uomo con una adorazione profonda e si danna l'anima per rimettere in piedi la casa dopo che uno spaventoso incendio ha tolto ogni cosa al marito, prima che si conoscessero.
Ma attenzione: sin dall'inizio il regista ci insinua il dubbio che qualcosa di strano alberga in quella casa; Lei (non ha nome) sente la vita pulsare nei muri, Lui (senza nome anche) che appare e sparisce e siede silenzioso davanti al foglio di carta in attesa di qualcosa; insomma una sottile inquietudine strisciante permea la casa.
La quiete viene disturbata dall'arrivo di un uomo in cerca di un alloggio credendo la casa un bed&breakfast, Lui lo accoglie con trasporto, Lei vorrebbe mandarlo via, non sopporta l'intrusione di altri nella "sua"casa; in rapida successione: scopriamo che l'ospite è un fan del scrittore giunto per conoscerlo prima di morire essendo gravemente malato, giunge anche la moglie dell'uomo, una donna fin troppo spigliata ed autoritaria, come non bastasse anche i figli della coppia giungono nella casa affrontandosi in un litigio furibondo.


Lei ormai è in preda all'agitazione più grande generata da tanti estranei in casa e dalla drammatica piega che prende la vicenda, Lui continua ad essere fin troppo ospitale, desideroso di non deludere gli ospiti.
E' l'inizio della fine: da qui in poi Madre! diventa una rapida discesa in un incubo sempre più parossistico, ingannevolmente interrotto solo dalla sorprendente gravidanza di Lei che risulterà invece l'apoteosi dell'apocalisse; i fans scatenati sono alle porte della casa accingendosi ad una altra invasione ben più grave e distruttiva della precedente: il loro idolo infatti ha finalmente scritto il suo capolavoro, ispirato dalla futura paternità.
In un ciclico percorso di distruzione , di aberrazioni e di idolatria pagana Madre! torna all'inizio, sui suoi passi, pronto a sconvolgere.
Quando fu presentato alla ultima Mostra del Cinema di Venezia, l'ultimo lavoro di Aronofsky venne accolto da giudizi estremi: fischi e ululati per alcuni ( la maggioranza) deliqui di piacere cinematografico per altri, imponendosi da subito come film del quale non si poteva fare a meno di parlare, ed in effetti Madre! è lavoro che non passa inosservato, scatena reazioni agli antipodi, come tutti i lavori che portano con sè una carica di originalità ed una messe di tematiche e di possibili interpretazioni.

lunedì 22 gennaio 2018

L'altro volto della speranza [aka The Other Side of Hope] ( Aki Kaurismaki , 2017 )




The Other Side of Hope (2017) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Khaled, l'uomo che spunta da un cumulo di carbone appena trasportato da una nave in porto e Wikstrom, il marito che lascia una moglie abbrutita dall'alcool sono i due poli intorni ai quali prende il via la storia raccontata da Aki Kaurismaki in L'altra faccia della speranza, ultimo lavoro del cineasta finlandese.
Khaled è un profugo siriano in fuga da Aleppo dopo che l'intera famiglia è stata annientata dalla guerra, nel suo peregrinare in Europa alla ricerca di una paese che lo accolga ha smarrito la sorella minore , unica sopravvissuta della famiglia e in fuga con lui. 
Appena giunto in Finlandia avvia le pratiche per la richiesta di asilo e nel frattempo vive in un centro di accoglienza insieme ad altri rifugiati.
Wikstrom , lasciata la moglie, dà un taglio netto alla sua vita: svende tutta la merce di abbigliamento che vendeva ai negozianti, incassa i soldi e rischia il tutto per tutto al gioco d'azzardo vincendo una bella cifra: la sua aspirazione è aprire un ristorante e grazie ai soldi che ha in mano riesce a rilevare un locale in decadenza con tanto di personale.


I due poli in un certo momento si incontrano: Khaled, respinta la sua richiesta di asilo, pur di non tornare in patria, si dà alla macchia e dorma per strada, Wikstrom lo incontra tra i rifiuti proprio fuori il suo nuovo ristorante e gli offre un impiego; come non bastasse , spinto da uno spirito di solidarietà si ingegna anche per fargli trovare una identità falsa che lo metta al riparo dalla clandestinità.
L'altra faccia della speranza è lavoro pienamente in linea con la poetica silenziosa e melanconica di Kaurismaki: non solo Khaled in fuga da un passato atroce e da un presente incerto, ma anche Wikstrom che decide di dar corpo alle sue aspirazioni per uscire da una vita infelice e grigia.
E' sempre questo spirito di rivalsa, questo anelito di un futuro migliore, narrato con toni minimalisti il tema centrale del cinema del regista finlandese; la sua è una regia semplice essenziale che solo nell'aspetto musicale si concede qualche licenza, costellando la narrazione a frequenti brani musicali, quasi tutti proposti da artisti rock finlandesi.

domenica 21 gennaio 2018

Scappa-Get Out ( Jordan Peele , 2017 )




Get Out (2017) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Ogni annata cinematografica porta con sè il film "fenomeno", seguendo una tradizione che dura ormai da molti anni: il 2017 è stato di certo l'anno di Scappa-Get Out , opera prima del regista Jordan Peele, meglio conosciuto fino ad ora come attore comico brillante in film e programmi televisivi.
Dal 23 gennaio del 2017 , giorno in cui vide la luce al Sundance Film Festival, rassegna di cinema indipendente che sforna ogni anno lavori che soprattutto una critica molto benevola con troppa facilità definisce capolavori, non c'è stata società di critici cinematografici di ogni angolo degli USA che non abbia conferito riconoscimenti al lavoro di Peele, cui è seguito anche un buon successo in diversi altri paesi.
Il motivo non è difficile scoprirlo, al di là dell'aspetto puramente artistico del film: Get Out infatti va ad analizzare quello che nonostante gli otto anni di Obama alla Casa Bianca rimane un grande problema nel paese, cioè il razzismo e l'intolleranza.
Il protagonista del film è Chris un giovane afroamericano, fotografo di professione che va a passare il week end a casa dei genitori della fidanzata Rose, una ragazza bianca figlia della borghesia americana.


Indovina chi viene a cena rivisitato mezzo secolo dopo? In parte sì, perlomeno come atmosfera iniziale, perchè in effetti al posto del liberal Spencer Tracy in crisi con la sua coscienza di fronte al futuro genero nero, qui abbiamo una famiglia dall'apparenza ultraliberal: padre neurochirurgo che per mettere subito le carte in tavola dichiara il suo amore per Obama che avrebbe votato anche per la terza volta se solo fosse stato possibile, madre psicanalista e , oltre a Rose, un figlio studente di medicina; insomma quello diffidente è proprio il nero Chris che sin dal suo arrivo nota con un certo fastidio la presenza di un giardiniere nero e di una cameriera nera  a servizio presso la bellissima villa nel bosco dei genitori di Rose.
In effetti col passare del tempo qualcosa di strano inizia ad affiorare facendo aumentare il senso di inquietudine nel giovane che si ritrova , all'insaputa sua e della ragazza, nel bel mezzo di una festa famigliare popolata da personaggi alquanto bizzarri.
Quando alcuni strani avvenimenti iniziano ad accadere, Chris si convince sempre più di essere finito in una situazione enigmatica e pericolosa.

sabato 20 gennaio 2018

A Ghost Story ( David Lowery , 2017 )




A Ghost Story (2017) on IMDb
Giudizio: 9/10

Non sembri una introduzione didascalica e assertoria, ma guardare A Ghost Story pensando di trovarsi di fronte ad un horror rischia di metterci totalmente fuori strada con la ovvia conseguente delusione che un appassionato del genere riscontrerà.
Il lavoro di David Lowery regista trentasettenne di Milwaukee con una lunga scia di cortometraggi  ed un paio di film alle spalle, osannatissimo da critica e pubblico a fronte del budget da filmato di famiglia, si muove semmai tra le atmosfere da ghost story thailandese in stile Weerasethakul Apichatpong e l’esistenzialismo di matrice cosmica di Terrence Malick.
Il fantasma c’è, anzi più di uno, e viene presentato dal regista nella sua iconografia più classica e infantile da fumetto: lungo lenzuolo bianco e buchi per gli occhi che gli conferiscono un aspetto melanconico , ma la sua presenza coagula in sé tutta una serie di tematiche che il film non sviscera in maniera didattica , bensì insinuante costringendo lo spettatore ad osservare ogni piccolo gesto e inquadratura per carpirne il significato.


I protagonisti sono C ed M una coppia che vive in maniera serena, seppur tra qualche dubbio sul futuro, in una casa rurale ai margini della città; lui, C , è un musicista e lei non sappiamo che lavoro svolga; tra incertezze varie stanno meditando di abbandonare la casa alla quale soprattutto lui si sente molto legato.
In un incidente d’auto proprio fuori casa, filmato in maniera lenta e magistrale dal regista, C muore e subito dopo la visita di M all’obitorio, in un lungo, uno dei tanti, piano sequenza lo vediamo alzarsi coperto da un lungo lenzuolo ed avviarsi all’uscita, rifiutando quasi sdegnato una porta di luce che gli si apre davanti sul muro della morgue.
Inizia la vita da fantasma di C, che come tutti gli spiriti vive della sua immaterialità, che non gli impedisce però di essere attratto verso la casa in un legame ancestrale che ne delimita lo spazio.
Qui assisterà al dolore silenzioso e a momenti isterico di M ( la scena di lei che mangia furiosamente una torta salata seduta in terra è tra le più belle di tutto il film), alla sua incapacità di accettare la perdita, poi al tentativo della donna di rifarsi una vita con un altro uomo ed infine alla sua decisione di lasciare la casa non senza aver nascosto in una fessura del muro un foglietto contenente un misterioso messaggio.
Lo spettro però che si muove fuori dal tempo e dalla materia vive le sue emozioni, ingabbiato in uno spirito che gli nega anche la minima tangibilità, mostra anche una certa ira verso i nuovi abitanti della casa che si susseguono in uno scorrere del tempo che è totalmente fuori dai canoni con cui lo viviamo noi esseri terreni.

giovedì 18 gennaio 2018

The Tokyo Night Sky is Always the Densest Shade of Blue ( Ishii Yuya , 2017 )




Tokyo Night Sky Is Always the Densest Shade of Blue (2017) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Tokyo, la città tentacolare, frenetica e viva all'apparenza che di giorno brulica di lavoro e di notte si popola di anime in pena in cerca di divertimento, di compagnia, o di chissà cosa altro, la città però che ha generato dei microcosmi individuali ingobbiti sugli smartphone che neppure si sfiorano, che non entrano mai in contatto e che hanno costruito una città impersonale, fredda, senza calore umano; una città di perdenti, di individui che vagano nel grande mare metropolitano tristemente sicuri nella loro anonimità.
E' questo lo scenario, ma non solo, del nuovo lavoro di Ishii Yuya, uno sfondo che spesso diventa primo piano e diventa anima di The Tokyo Night Sky Is Always the Densest Shade of Blue.
I protagonisti della storia racconatata dal regista giapponese sono Mika una giovane infermiera che arrotonda lavorando in un girlie bar e Shinji un lavoratore precario del settore edilizio cieco ad un occhio ( particolare che va oltre il puro tratto distintivo del personaggio).


Lei è una ragazza ombrosa, sempre sulla difensiva, seppur gentile, vive la personale ossessione per la morte con un pessimismo che travalica spesso nel nichilismo puro e che deriva un po' dal suo lavoro ma soprattutto dalle esperienze personali e famigliari nelle quali il senso di morte e di abbandono sono onnipresenti.
Shinji ha pochi amici, tutti dell'ambiente di lavoro; un immigrato filippino, un coetaneo un po' sbrasone, un altro collega più anziano afflitto da perenni malanni alla schiena e che anch'esso fa riferimento alla morte nei suoi discorsi.
La morte, dunque, ma non solo quella del corpo, anche quella dello spirito che si tramuta nella persistenza di cattive sensazioni, nella dipartita per un motivo o per un altro degli amici di Shinji: il risultato è una triste solitudine che avvinghia i due protagonisti che per la prima volta si incontrano in un bar e che poi, morto l'amico sbrasone di Shinji che con Mika era uscito un paio di volte, diventa una lunga quasi impercettibile, ma costante marcia di avvicinamento tra due microcosmi che sembrano lontani anni luce.
Mika è talmente votata al nichilismo e alla autodistruzione sentimentale che pensa che chi si innamora sia una persona noiosa e che l'amore sia la morte dell'individuo, perchè l'innamoramento porterà sempre e comunque alla sofferenza e all'abbandono; Shinji invece è animato da un moderato ottimismo e vive il suo handicap visivo come un modo per scrutare il mondo da un'altra prospettiva, la metà, quindi, quasi ad accantonare quella negativa.

mercoledì 17 gennaio 2018

On The Beach at Night Alone ( Hong Sang-soo , 2017 )




On the Beach at Night Alone (2017) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Primo in ordine cronologico dei tre film firmati da Hong Sang-soo nel 2017 , On The Beach at Night Alone è stato presentato al Festival di Berlino da dove ha riportato a casa l'Orso d'Argento per la migliore interpretazione femminile con Kim Min-hee, attrice adorabile e attuale compagna del regista coreano: un'altra delle ormai numerose pagine che Hong ha scritto nel suo personalissimo compendio che studia i rapporti amorosi e quelli umani in genere nel quale stavolta si intravvede un più netto tratto autobiografico.
Young-hee è una giovane attrice in prolungata pausa di riflessione; dopo la delusione amorosa derivata dal rapporto con un regista sposato più anziano di lei, decide di trasferirsi per un po' in Germania, ad Amburgo , presso una amica; qui nella calma del parco all'interno della città si ritrova a riflettere sul suo rapporto amoroso e sulla ferita che ancora non è guarita.


Parte quindi una seconda parte , molto più lunga, del film: Young-hee è tornata in Corea e rivede gli amici di un tempo nella sua città natale, lontano dal caos di Seoul: l'amica del cuore, un probabile ex spasimante un po' subdolo, un altro che gestisce un piccolo locale in compagnia della moglie.
Gli immancabili banchetti si riducono ad una infinita serie di discussioni sull'amore e sui rapporti interpersonali, che ben presto, grazie al solito mix di birra e soju, assumono l'aspetto di risse verbali.
Young-hee, caduti i freni inibitori grazie all'alcool si spinge ad enunciare la sua teoria: per avere l'amore bisogna meritarselo, si devono possedere dei requisiti irrinunciabili.
Solitaria, sulla spiaggia, come suggerisce il titolo, Young-hee riflette, ricorda e cade in un sonno profondo all'interno del quale vorrebbe trovare le risposte alle sue angosce d'amore.
Dicevamo del tratto più profondamente autobiografico che contiene la pellicola: chiaro che raccontandoci della giovane e bella attrice e del maturo regista il modello non può che essere se stesso e la sua attuale situazione sentimentale.

martedì 16 gennaio 2018

Raw ( Julia Ducournau , 2016 )




Raw (2016) on IMDb
Giudizio: 8/10

Justine è una adolescente studiosa e timida che , seguendo le tradizioni di famiglia-tutti vegetariani fanatici e tutti veterinari- approda alla Scuola di Veterinaria: una enclave decadente e kitsch dove le matricole da subito subiscono le vessazioni dei veterani, tra feste rave e incursioni notturne nelle stanze; il giorno del rito di iniziazione che precede la foto ufficiale annuale di inizio corso, le matricole dapprima vengono investite da una pioggia di sangue e quindi costrette a ingurgitare frattaglie animali crude , pena il ludibrio eterno; Justine obtorto collo deve soggiacere al rito spinta anche dalla sorella maggiore che nel campus è già una delle veterane.


Dapprima un diffuso eritema desquamante, poi il malore diffuso sembrano evidenziare un rifiuto del corpo della ragazza per la carne, ma ben presto Justine inizia a sentire una irrefrenabile voglia di carne e sangue: hamburger rubati a mensa, frigorifero saccheggiato , capelli ingurgitati e poi vomitati fino al culmine del parossismo carnale che sfocia nella antropofagia in una delle scene più riuscite del film.
Ma parallelamente a ciò qualcosa sembra esplodere nella giovane e timida ragazza che la trasforma in una affamata di sesso e di tutto ciò che fino ad allora non aveva conosciuto.
C’è poi il confronto con la sorella Alexia che di fronte ai suoi comportamenti dapprima sembra provare pena , poi mostra il suo vero volto , lo specchio della sorella: la seconda parte di Raw gioca molto sul feroce dualismo tra le sorelle incentrato su scatti di rabbia animale e su momenti di sorellanza profondi: il legame famigliare insomma emerge con tanto di colpo di scena finale risolutore di tante domande.

domenica 14 gennaio 2018

The Killing of a Sacred Deer ( Yorgos Lanthimos , 2017 )




The Killing of a Sacred Deer (2017) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Steven è un affermato e stimato cardiochirurgo con una bella famiglia benestante: una moglie, medico anch'essa, dalla grande personalità e due figli adolescenti ben educati; ha superato una difficile fase di alcolismo che è ormai alle spalle, ed intrattiene una strana relazione con Martin un adolescente che appare da subito problematico; gli incontri segreti, la protezione che l'uomo mette in atto verso il ragazzo, i regali costosi per un po' fanno pensare anche ad un rapporto con sfumature morbose.
Presto però veniamo a sapere che Martin è il figlio di un paziente morto durante un intervento chirurgico condotto da Steven, verso il quale l'uomo prova un senso di fortissima colpa nonostante si ritenga incolpevole per l'esito infausto.
Quando Steven non riuscendo più a tenere nascosto alla famiglia questo strano legame porta il ragazzo a casa sua, la vita del bel nucleo famigliare viene lentamente ma inesorabilmente sconvolta, a maggior ragione nel momento in cui Martin vorrebbe gettare Steven tra le braccia della madre rimasta vedova, una forma di risarcimento affettivo.


Al rifiuto di Steven Martin si trasforma in una sorta di divinità arrabbiata che lancia una maledizione sulla famiglia del medico, soprattutto sui due figli.
Combattere per l'uomo sarà inutile, il sacrificio si deve compiere.
Nella sua seconda sortita nel cinema americano, Yorgos Lanthimos si affida anche stavolta alla collaborazione con il fido sceneggiatore Efthymis Filippou  e ad un cast di tutto rispetto che vede ancora , dopo The Lobster , Colin Farrell protagonista.
L'impressione avuta con il precedente lavoro, diventa ancora più tangibile con The Killing of a Sacred Deer: l'approdo nel mondo cinematografico americano ha notevolmente smussato gli angoli di quel cinema primordiale che il regista ateniese aveva mostrato con grandissimo fulgore nei suoi lavori girati in patria.
Il suo obiettivo di scandalizzare e destrutturare l'ambiente borghese affoga in The Killing in una rivisitazione di miti propri della sua cultura, Euripide e la la Ifigenia in Aulide e come non bastasse nelle storie morali e parabole tragiche dell'Antico Testamento.

venerdì 12 gennaio 2018

Yourself and Yours ( Hong Sang-soo , 2016 )




Yourself and Yours (2016) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Per il 2016 Hong Sang-soo ha scelto come ribalta per il suo lavoro nessuno dei tre Festival più importanti e prestigiosi dove da anni ormai è presenza fissa, bensì dapprima Toronto e poi San Sebastian: cambia poco, perchè anche nella rassegna della città basca ha comunque ottenuto il premio come migliore regia. Come vedremo, il 2017 lo riporterà a calcare i red carpet delle maggiori rassegne con i risultati immaginabili.
Yourself and Yours è in effetti un lavoro che tende a discostarsi alquanto anche dagli ultimi che già presentavano un progressivo allontanamento, non tanto nella forma quanto nella prospettiva narrativa, dai suoi canoni cinematografici iniziali; siamo di fronte ad un film romantico, nella maniera come può essere un film di Hong che di amore e rapporti personali ha sempre infarcito le sue opere.
Con il costante mutare del suo sguardo, sempre meno sarcastico e severo , con cui focalizzava i suoi personaggi, il film mantiene il marchio di fabbrica del regista coreano, ma la storia lungi dall'esser graffiante, si risolve in una riflessione bipolare sul rapporto di coppia.


Il tema della duplicità che già aveva animato in maniera efficace il precedente Right Now, Wrong Then qui assume addirittura i connotati del divertissement incentrandosi sulla figura ambigua della protagonista.
Al termine di un alterco Young-soo e Min-jung decidono di interrompere il loro rapporto: lui, insospettito dalle dicerie di un amico, è convinto che lei, rompendo una promessa fatta, se ne vada in giro a bere e ad ubriacarsi con le conseguenze che si possono facilmente immaginare conoscendo come i coreani reagiscono alla bevuta.
Nel frattempo una donna che appare identica a Min-jung compare in città, spacciandosi ora per una sorella gemella e ora per una persona diversa: la donna accetta volentieri la compagnia di vari personaggi, tra cui l'immancabile regista semi fallito.
Young-soo soffre per la mancanza della donna nonostante le dicerie degli amici e si reca spesso a cercarla, immaginando persino un incontro riparatore in cui si giurano amore eterno.
Alla fine l'incontro avviene, ma con quella donna che si dichiara non essere Min-jung.

mercoledì 10 gennaio 2018

Tre manifesti a Ebbing , Missouri [aka Three Billboards Outside Ebbing , Missouri] ( Martin McDonagh , 2017 )




Three Billboards Outside Ebbing, Missouri (2017) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

A svariati mesi dal brutale assassinio della giovane figlia, Mildred aspetta ancora che la polizia faccia luce sul fatto; convinta che i poliziotti siano tutt'altro che solerti nella ricerca dell'assassino, la donna decide di mettere in atto una azione clamorosa: lungo la strada che porta ad Ebbing nel Missouri , dove lei vive da divorziata, affitta tre giganteschi cartelloni pubblicitari in disuso e su di essi lancia il suo grido di accusa alle autorità a suo giudizio poco tenaci nel tentativo di risolvere il caso.
Il capitano Willoughby, stimato capo della polizia locale e prossimo alla morte per un cancro, cerca di dissuaderla e di convincerla a rimuovere i manifesti, facendo leva anche sulla sua penosa condizione; gli altri poliziotti e la popolazione della cittadina si schierano contro Mildred accusata di calunniare lo stimato capo.


Tra i poliziotti brilla in quanto a rancore per la donna l'agente Dixon un rozzo e violento rinomato per i suoi modi spicci , succube dell'anziana madre razzista e più gretta di lui.
Persino l'ex marito di Mildred si schiera contro la donna allarmato dal clamore che il gesto ha provocato.
Insomma la guerra di Mildred contro polizia e concittadini è iniziata e la donna è ben decisa a combatterla con le buone ma soprattutto con le cattive.
Il terzo lavoro del drammaturgo e scrittore Martin McDonagh è ambientato nel ventre molle degli USA , quella provincia rozza e violenta, costellata di bar e risse, gente incattivita, intolleranza razziale dura a morire e si interroga sul valore della giustizia e sulla responsabilità individuale.
Grazie ad una sceneggiatura eccellente Tre manifesti a Ebbing crea una serie di personaggi tutti a loro modo coerenti con l'ambiente in cui vivono, tutti ,più o meno, con il carico di sporcizia sulle spalle, ma nel profondo dei quali un briciolo di morale è ancora rimasta , si tratta solo di portarla in superficie.
Saranno le lettere che Willoughby scriverà prima di spararsi in testa ad aprire il sentiero della redenzione e del perdono attraverso il quale le coscienze si toglieranno di dosso lo spesso strato di polvere incrostata.

Loveless ( Andrey Zvyagintsev , 2017 )




Loveless (2017) on IMDb
Giudizio: 9/10

Una coppia in crisi, due genitori che sembrano non avere il minimo riguardo e attenzione per il loro figlio adolescente, entrambi impegnati nella illusoria ricerca di una nuova vita con partner differenti , ma nonostante questo ogni loro incontro, da separati in casa , è una occasione per lanciarsi frecce avvelenate, offese e insulti, preoccupati solo dall'idea di liberarsi di quel figlio che nessuno dei due ha mai veramente voluto.
Un giorno il ragazzo scompare e la sola scena in cui i due si accorgono dopo molto tempo della sua scomparsa, naturale deriva di un ruolo genitoriale dal quale hanno abdicato quasi per dispetto reciproco, ci disegna alla perfezione la situazione che sta alla base dell'ultimo lavoro di Andrey Zvyagintsev, autore russo tra i più affermati e considerati del panorama contemporaneo.


Ad aiutare ( si fa per dire...) i due genitori non è tanto una polizia impantanata nella burocrazia quanto una organizzazione volontaria per la ricerca delle persone disperse: tra i due l'astio e il rancore cresce, ognuno incolpa l'altro , ma nel loro profondo sembrano addirittura sollevati dalla rimozione del problema figlio; lei può languidamente gettarsi tra le braccia del suon nuovo uomo, un riccone che le fa intravvedere un futuro agiato, lui con la sua nuova compagna dalla quale aspetta anche un figlio.
Il dramma del ragazzino scomparso ben presto si trasforma in quello dei genitori, una tragedia che vede nella sconfitta senza via d'uscita di entrambi l'epilogo.
Abbiamo letto miriadi di riferimenti metaforici al lavoro di Zvyagintsev, alcuni francamente forzati, ma è fuori di dubbio che Loveless è lavoro che guarda all'intima tragedia per riflettere sulla condizione di un paese e di una società interi: sta proprio qui la grandezza del film , capace come pochi sono stati in grado di fare di presentare l'aspetto più profondo di un popolo dapprima ubriacato dalla caduta dell'impero sovietico, quindi confuso e privo di riferimenti ed ora ripiegato su un egoismo e un individualismo aberrante, quasi un fenomeno di rimbalzo dopo l'uscita dal collettivismo che annientava l'individuo.

martedì 9 gennaio 2018

Blade of the Immortal ( Miike Takashi , 2017 )




Blade of the Immortal (2017) on IMDb
Giudizio: 7/10

Un breve prologo proposto in un incisivo bianco e nero ci mostra il samurai Menji, caduto in disgrazia per aver commesso, seppur ingannato, un grave gesto disonorevole e una conseguente vendetta altrettanto disonorevole nella quale uccide inconsapevolmente il marito della sorella.
In seguito a ciò, e decaduto a rango di ronin, durante la fuga insieme alla sorella impazzita per la morte del marito, si imbatte in una banda di cacciatori di taglie che riesce a sterminare perdendo però la sorella che viene ammazzata.
Pieno di ferite e prossimo alla morte compare una misteriosa donna che gli inocula delle sanguisughe capaci di guarire ogni ferita , amputazioni comprese, e che gli dona l'immortalità: atto di espiazione o di suprema ferocia?
Cinquanta anni dopo Menji viene convinto dalla giovanissima Rin a farle da guardia del corpo nella sua disperata ricerca di vendetta verso gli assassini del padre, un maestro di spada caduto nel folle disegno di un gruppo di spadaccini di spazzare via tutte le scuole di arti marziali unificando l'arte sotto il loro comando.

Dapprima riluttante Menji decide infine di assecondare la richiesta della ragazzina e di mettersi a caccia degli assassini dei suoi genitori.
Periodica incursione di Miike Takashi del genere cappa e spada  Chambara, Blade of the Immortal è un buon prodotto di intrattenimento, ispirato al manga dal titolo omonimo, pubblicato per quasi un venetennio e di cui riprende le prime serie.
Rispetto ad una delle ultime incursioni nel genere, probabilmente la più riuscita, 13 Assassins , Blade of the Immortal è lavoro meno ambizioso e meno filosofico, ma  da un lato certamente piacerà al grande pubblico in cerca di azione e , viceversa, non deluderà le schiere planetarie di estimatori del regista giapponese.
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