Giudizio: 7.5/10
Khaled, l'uomo che spunta da un cumulo di carbone appena trasportato da una nave in porto e Wikstrom, il marito che lascia una moglie abbrutita dall'alcool sono i due poli intorni ai quali prende il via la storia raccontata da Aki Kaurismaki in L'altra faccia della speranza, ultimo lavoro del cineasta finlandese.
Khaled è un profugo siriano in fuga da Aleppo dopo che l'intera famiglia è stata annientata dalla guerra, nel suo peregrinare in Europa alla ricerca di una paese che lo accolga ha smarrito la sorella minore , unica sopravvissuta della famiglia e in fuga con lui.
Appena giunto in Finlandia avvia le pratiche per la richiesta di asilo e nel frattempo vive in un centro di accoglienza insieme ad altri rifugiati.
Wikstrom , lasciata la moglie, dà un taglio netto alla sua vita: svende tutta la merce di abbigliamento che vendeva ai negozianti, incassa i soldi e rischia il tutto per tutto al gioco d'azzardo vincendo una bella cifra: la sua aspirazione è aprire un ristorante e grazie ai soldi che ha in mano riesce a rilevare un locale in decadenza con tanto di personale.
I due poli in un certo momento si incontrano: Khaled, respinta la sua richiesta di asilo, pur di non tornare in patria, si dà alla macchia e dorma per strada, Wikstrom lo incontra tra i rifiuti proprio fuori il suo nuovo ristorante e gli offre un impiego; come non bastasse , spinto da uno spirito di solidarietà si ingegna anche per fargli trovare una identità falsa che lo metta al riparo dalla clandestinità.
L'altra faccia della speranza è lavoro pienamente in linea con la poetica silenziosa e melanconica di Kaurismaki: non solo Khaled in fuga da un passato atroce e da un presente incerto, ma anche Wikstrom che decide di dar corpo alle sue aspirazioni per uscire da una vita infelice e grigia.
E' sempre questo spirito di rivalsa, questo anelito di un futuro migliore, narrato con toni minimalisti il tema centrale del cinema del regista finlandese; la sua è una regia semplice essenziale che solo nell'aspetto musicale si concede qualche licenza, costellando la narrazione a frequenti brani musicali, quasi tutti proposti da artisti rock finlandesi.
Seppur personaggi non necessariamente perdenti, i protagonisti della sua nuova opera vivono il disagio tra un presente piatto e povero di aspettative e un futuro che vorrebbero migliore, per cui al tema della tragedia dei rifugiati, si affianca quello del carico di umanità che i volti messi in scena portano con sè; Khaled combatte contro una burocrazia fredda e cieca ma trova un aiuto da chi sa offrire generosità ed umanità; la legge impersonale che nega lo status da profugo di guerra e chi, dall'altra parte, è disposto anche violare la legge pur di rendersi utile. In mezzo la grottesca rappresentazione della intolleranza che si concretizza nei patetici personaggi di una fantomatica armata di liberazione della Finlandia che in più di una occasione se la prendono con il profugo siriano.
Insomma L'altra faccia della speranza è un sommesso inno alla solidarietà, alla ricerca di un futuro migliore, alla tolleranza e , tutto sommato, al moderato ottimismo , grazie ad uno sguardo carico di compassione e misurato da parte di Kaurismaki.
La regia del cineasta finlandese è essenziale, sapiente nel saper rappresentare i suoi personaggi sempre un po' vintage rispetto ai loro tempi, una umanità segnata anche nei volti ma che non ha smesso di credere nella speranza e nel cambiamento, come se il miracolo possa essere sempre dietro l'angolo, basta saperlo trovare.
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