Giudizio: 6/10
Film scelto per aprire la dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma (ex Festival), Hostiles di Scott Copper delimita da subito quelli che sono i contorni della rassegna diretta da Antonio Monda: il lavoro del regista americano di Out of The Furnace è un western atipico travestito da epopea e ricco di una epicità ben poco sostanziale ma dai sicuri connotati che avviluppano il pubblico.
Attraverso il racconto del viaggio intrapreso dal capitano Joe, eroe delle sanguinose guerre contro le tribù indiane ed ora ridimensionato nel ruolo di cacciatore di indiani recalcitranti a rimanere nelle riserve, dal New Mexico al Montana come scorta per un vecchio capo indiano moribondo che fu uno dei suoi più acerrimi avversari riportato a casa per morire nella sua terra, Scott ci offre la sua versione più cruda degli ultimi anni del XIX secolo.
Accettato l’incarico con grande tormento personale il lungo viaggio diventa un rapido e repentino processo di catarsi e redenzione all’insegna dell’integrazione tra nativi e bianchi.
Raccontato in maniera piuttosto cruenta ponendo almeno all’inizio al centro del racconto la figura del capitano ormai sul viale del tramonto e dei suoi commilitoni ex eroi di una sporchissima guerra, con l’aggregarsi al gruppo di viaggiatori di una giovane donna scampata al massacro della sua famiglia da parte degli indiani, ben presto Hostiles cede il passo al racconto che con una certa fretta e con ben poca convinzione trasforma i protagonisti di una guerra feroce in antesignani della tolleranza e della convivenza.
Pur comprendendo le necessità narrative, appare francamente poco credibile come un manipolo di tagliagole (da una parte e dall'altra) si trasformi in così poco tempo in una congrega di persone tolleranti, comprensive e ben predisposte verso il nemico di un tempo non certo remoto: siamo insomma in quell'ambito cinematografico che da sempre, ma soprattutto negli ultimi anni, riesce a trasformare anche il dramma più cupo e crudo in una fiaccola di speranza alimentata dai buoni sentimenti; in tal senso anche il finale, tirato un po' troppo per le lunghe a dire il vero, abbraccia in pieno il postulato del lieto fine consolatorio.