giovedì 31 dicembre 2015

2015 : L'anno dei mancati Capolavori....per le Giurie.


 1)   The Assassin    Hou Hsiao Hsien


2)   Behemoth          Zhao Liang


3)   Francofonia        Aleksandr Sokurov


4)   Uncle Victory                                    Zhang Meng
5)   0.5 MM                                             Ando Momoko
6)   Corn Island                                       Geroge Ovashvili
7)   Mountains May Depart                     Jia Zhangke
8)   Eva no Duerme                                 Pablo Aguero
9)   Underground Fragrance                    Song Pengfei
10) The Taking of Tiger Mountain         Tsui Hark
10) La Isla Minima                                 Alberto Rodriguez


Menzioni particolari per opere che pur non rientrando nelle dieci migliori vanno comunque ricordate:

Toilet Stories                       Soren Huper , Christian Prettin
Mia Madre                           Nanni Moretti
Tangerine                             Sean Baker

C’è stata in questo 2015 che si conclude una inquietante e curiosa coincidenza che ha di fatto improntato tutto l’anno cinematografico: nei due Festival più prestigiosi , quello di Cannes e quello di Venezia, pubblico e critica hanno decretato trionfi da autentici capolavori ad opere che le Giurie hanno invece o ignorato completamente o insignito di riconoscimenti secondari.
A Cannes vince la Palma d’oro l’appena discreto Dheepan-Una Nuova Vita di Jacques Audiard, capolista dei lunghi riconoscimenti decretati al cinema francese, e  relega al Premio per la Regia The Assassin di Hou Hsiao Hsien , uno tra i lavori più belli degli ultimi anni, lasciando invece a bocca asciutta Jia Zhangke con Mountains May Depart e Carol di Todd Haynes.
La Giuria della Mostra del Cinema di Venezia invece ignora totalmente Behemoth di Zhao Liang e Francofonia di Alexandr Sokurov, da pubblico e critica unanime anche qui considerate opere di grandissimo spessore, in favore di un interessante opera come Desde Alla di Lorenzo Vigas ma tutt’altro che memorabile.

martedì 29 dicembre 2015

Saving Mr Wu / 解救吾先生 ( Ding Sheng / 丁晟 , 2015 )




Jie jiu wu xian sheng (2015) on IMDb
Giudizio: 7/10

Mr Wu è un noto attore e cantante HKese che all'uscita di un ristorante a Pechino viene rapito da un gruppo di banditi che si spacciano come poliziotti; nel covo della banda è tenuto prigioniero un altro ostaggio rapito pochi giorni prima ma che, scambiato per un riccone, non è in grado di pagare il riscatto; Mr Wu lega il suo destino a quello del ragazzo nel momento in cui i banditi lo stanno per uccidere assicurando di pagare il riscatto anche per lui.
Contattato il suo amico Su , Mr Wu dà mandato di ritirare i soldi i banca e di tenersi in contatto con i rapitori per il pagamento; naturalmente anche la polizia è sulle tracce dei delinquenti e ben presto individua i colpevoli: la caccia all'uomo può quindi iniziare.


Ispirato alla vicenda che vide vittima di un rapimento nel 2004  Wu Ruofu, attore e musicista che qui , per una scelta curiosa molto particolare, è anche interprete del film nel ruolo del capitano di polizia cui sono affidate le indagini, il lavoro di Deng Shing è un thriller sui generis, dove più o meno si sa tutto sin dall'inizio, ma che comunque riesce a creare un giusto filo di tensione affidandosi più che alle scene d'azione alla ambientazione , ai dialoghi e al confronto tra i vari personaggi.
Il regista cinese che ben impressionò all'esordio con Little Big Soldier  e che con il Police Story 2013 tentò una non fortunata lettura diversa della celebre serie con Jackie Chan,  tenta un approccio defilato al genere thriller, basandosi su una regia misurata che miscela bene azione, credibile e non fracassona, e ambientazioni, dopo che soprattutto nella prima parte si ha quasi l'impressione di assistere ad una sorta di lunga riflessione sul ruolo dell'attore, nel quale ruolo si cala benissimo il grande Andy Lau che appare recitare a soggetto su stesso: si citano suoi film e sue canzoni, nei dialoghi coi banditi si fa riferimento ai ruoli in cui ha recitato,  si reitera spesso il concetto che il film è finzione e  quello che gli sta accadendo è realtà, per non parlare dei lunghi dialoghi con Zhang Hua, il feroce capo della banda, sulla lealtà, in perfetto stile HKese.

Tangerine ( Sean Baker , 2015 )




Tangerine (2015) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

E’ la vigilia di Natale in un assolata e per nulla conforme agli standard iconografici Los Angeles: niente babbi natale , niente slitte, niente neve , bensì un sole che colora con sfumature arancio i bassifondi di una città che qualcuno definisce una “splendida bugia ben confezionata”; la trans afroamericana Sin-Dee esce di galera dopo un mese e scopre che il suo fidanzato-magnaccia se l’è spassata con una sgualdrinella bianca e per di più donna “vera”; insieme ad Alexandra , altra trans di colore, decide di partire alla caccia del traditore e della svergognata che ha osato infilarsi nel letto del suo pappone.


Tangerine diventa quindi un viaggio, ben poco turistico, ma molto reale e ben disegnato, in un sottobosco fatto di drogati, papponi, faccendieri da quattro soldi ed ovviamente puttane e trans che popolano i sobborghi tutt’altro che patinati della megalopoli californiana, paesaggio nel quale vediamo sguazzare anche personaggi che non apparterrebbero di diritto a questo mondo caotico di emarginati ma che da esso sono attratti per una incontrollabile sete di vizio: il tassista armeno che che se la spassa coi trans, panzoni laidi che cercano nelle giovani prostitute e nei trans un divertimento che dia un senso alla loro squallida esistenza e per finire anche una matrona armena, suocera del tassista che scopre gli altarini del genero.

lunedì 28 dicembre 2015

Enclave [aka Enklava] ( Goran Radovanovic , 2015 )




Enclave (2015) on IMDb
Giudizio: 8/10

Nel Kossovo pacificato sotto il protettorato dell'Onu che ha restituito la regione alla sua maggioranza albanese-musulmana dopo il ritiro delle truppe serbe, vive l'undicenne Nenad, relegato in una delle tante piccolissime enclave che nel nord del paese sono abitate dalla minoranza serba, dopo che per una beffarda legge del contrappasso la diaspora ha allontanato decine di migliaia di serbi effettuando una pulizia etnica meno sanguinosa ma non per questo meno tragica.
Nenad vive in un minuscolo villaggio di poche case e tante rovine, risultato dell'ultimo conflitto che ha percorso la ex Jugoslavia, per andare a scuola viene prelevato da un blindato delle forze dell'ONU e accompagnato in una classe dove è l'unico alunno; anche nel suo villaggio è l'unico ragazzino e vive col padre e con l'anziano nonno dopo che la madre è andata a cercare fortuna a Belgrado.


Gli sguardi che si scambia coi coetanei albanesi nascondono a stento un  odio atavico represso in centinaia di anni e drammaticamente esploso con la guerra; lo stesso odio che percorre lo breve spazio che intercorre tra l'enclave e i villaggi vicini abitati da kossovari albanesi.
L'unico passatempo del ragazzino è il gioco del domino col nonno e le quattro chiacchiere col prete ortodosso della vicina chiesa.
La morte del nonno prima, cui risulta difficile persino dare i conforti religiosi e la sepoltura, e un gioco tra ragazzini finito male riaccendono la fiamma dell'odio interetnico che covava nascosta sotto le ceneri, come un eterno magma sotterraneo pronto ad esplodere alla minima scintilla.
Il finale nella periferia urbana di Belgrado dove Nenad si è trasferito per cercare di allontanare l'odio si tinge però di pessimismo solo in parte mitigato da uno spiraglio di speranza che solo le nuove generazioni possono cogliere e far crescere.

sabato 26 dicembre 2015

Her Granddaughter ( Hiroki Ryuichi , 2014 )




Her Granddaughter (2014) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Per la bella Tsugumi la sorpresa è enorme quando, trasferitasi nella grande  casa di campagna della nonna appena morta, scopre che in una dependance vive un uomo di mezza età che si dichiara come l'amante dell'anziana donna: il professor Kaieda è stato un ex allievo della nonna e con lei instaurò un rapporto affettivo nonostante la notevole differenza di età.
Naturalmente l'uomo, che insegna nella vicina Università, si tiene ben strette le chiavi della casa che la defunta gli ha lasciato e quindi a Tsugumi non rimane altro che accettare la forzata convivenza.
I due però hanno in comune molto più di quanto possano credere: entrambe anime in pena con storie personali pesanti, disilluso lui sull'amore, ancora colpita profondamente lei da una storia finita male e da una inquietudine triste di fondo che la accompagna sempre.


Ma come è facile immaginare, la convivenza forzata porta con sè, quasi fisiologicamente, un lento costante ed inevitabile avvicinamento tra i due, nonostante il fossato che soprattutto Tsugumi, per motivi morali, cerca di scavare continuamente con il bel professore tenebroso.
Her Granddaughter sembra finalmente riportare a galla almeno parzialmente uno dei registi giapponesi più originali, autore di lavori notevoli basati sempre su figure femminili ricche di forza emotiva.
La pellicola non raggiunge certo i livelli delle migliori di Hiroki Ryuichi, ma sicuramente si contraddistingue dalla gran parte degli ultimi lavori ben poco rimarchevoli, quando non addirittura deludenti.
Soprattutto la costruzione del personaggio femminile protagonista, Tsugumi, è un pregevole tentativo di tornare agli antichi splendori: il risultato è abbastanza buono , sebbene alla protagonista manchi un po' di quella forza interiore capace di trainare la storia.

giovedì 24 dicembre 2015

Go Away Mr Tumor / 滚蛋吧!肿瘤君 ( Han Yan / 韩延 , 2015 )




Go Away Mr Tumour (2015) on IMDb
Giudizio: 6/10

Sorprendendo un po' tutti e mettendo fine alla polemica su quale film dovesse rappresentare la Cina come candidato all'Oscar per il miglior film straniero, Go Away Mr Tumor di Han Yan ha ottenuto la candidatura e sebbene si presenti come lavoro ben costruito per i gusti hollywoodiani, è rimasto fuori dalla shortlist di 10 titoli dai quali verrano estrapolati a febbraio i cinque candidati finali.
La ricetta sulla quale si basa il film è di quelle superconsolidate (anche in Cina ormai): tematica coinvolgente, toni da commedia che trascendono lentamente ma inesorabilmente nel melodramma, un paio di volti che sono sulla cresta dell'onda, soprattutto quello di Bai Baihe che già aveva di recente monopolizzato il pubblico col simpatico Monster Hunt, una regia elegante quasi affettata che offre immagini da cartolina; il risultato è stato un enorme successo di pubblico, tra i maggiori dell'anno in Cina, e appunto la candidatura per l'Oscar che nasconde una scelta abbastanza opportunista.


La storia si basa su quella vera di Xiong Dun una disegnatrice di comic books che all'eta di soli 29 anni fu colpita da un linfoma e che continuò imperterrita a pubblicare il suo webcomic.
La seguiamo nel suo lavoro , nel suo modo scanzonato di affrontare la vita e i suoi relativi problemi, nella sua accettazione della malattia verso la quale sin dall'inizio mostra una incrollabile forza ottimistica, nel suo infatuamento per il giovane medico che la ha in cura.
Indubbiamente il personaggio di Xiong Dun è molto vivacemente tratteggiato e riesce a rendere bene il profilo di una giovane donna che pensa di potere sfidare il mondo a modo suo, spesso solo coi sogni.

lunedì 21 dicembre 2015

A Grain of Truth ( Borys Lankosz , 2015 )




Ziarno prawdy (2015) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Il pubblico ministero Teodor Szacki si è da poco trasferito da Varsavia nella provincia meridionale polacca lasciandosi dietro un fallimento famigliare e subito viene coinvolto in uno strano e inquietante caso di omicidio; i suoi colleghi lo mettono in guardia, la cittadina non è come la capitale, qui tutti si conoscono, parlano e sono legati ancora a usanze e superstizioni, motivo per il quale il suo stile di condurre le indagini potrebbe risultare indigesto a molti, colleghi e polizia compresi.


Alla giovane donna trovata morta sgozzata e dissanguata ben presto fanno seguito altri omicidi e Szacki si rende conto che quella che sembra una banale storia di adulterio è fortemente inquinata da suggestioni che derivano da antiche leggende; d'altronde tutti gli indizi sembrano portare verso omicidi che hanno a vedere con antichi rituali ebraici, alcuni addirittura legati alla diceria che nel passato venivano sacrificati anche dei bambini.
Affrontando una certa malcelata avversione dell'ambiente acuita da un malessere personale del protagonista impelagato in una storia sentimentale con una giovane ragazza del luogo, la storia si agita tra il più classico dei thriller e l'horror movie che va a rimestare nelle antiche leggende del passato , trovando alfine la sua spiegazione in episodi più convenzionali che affondano le radici in un passato storico drammatico.

venerdì 18 dicembre 2015

Stations of Cross [aka Kreuzweg] ( Dietrich Bruggemann , 2014 )




Stations of the Cross (2014) on IMDb
Giudizio: 8/10

Nella cattolicissima provincia tedesca, dove però convive lo spirito luterano, si consuma la Via Crucis laica e angosciante della adolescente Maria.
Quattordici quadri dominati dalla staticità o al massimo da qualche falso movimento , tanti quante sono le stazioni della Via Crucis, citate come titolo proprio per gli episodi raccontati: Maria ha 14 anni, vive in una famiglia affiliata ad una comunità cattolica tradizionalista che rifiuta e combatte il Concilio Vaticano II e la secolarizzazione della fede; le lezioni di catechesi impartite dal grigio burocrate ecclesiastico alla vigilia della cerimonia della Cresima consolidano nella ragazza la sua personale convinzione sul suo ruolo di agnello sacrificale nel nome della purezza della dottrina ortodossa.


Schiacciata tra l'indottrinamento clericale e la durezza imposta da una madre spigolosa e intransigente, ignorata da un padre debole e grigio, solo a tratti consolata dalla ragazza francese Bernadette che vive alla pari con la famiglia e che invece vive la sua pur decisa integrità religiosa in maniera più francese e quindi meno rigida, Maria deve sopprimere sul nascere ogni impulso , anche il più banale, che la sua giovane età inevitabilmente porta con sè.
Seguiamo la sua ascesa al Golgota dove si compirà l'estremo sacrificio tra il rifiuto di musiche sataniche ( il soul ed il gospel) e la soppressione di qualsiasi impulso di gioia terrena; Maria , come atto estremo di fanatismo religioso immola se stessa per donare la parola al fratellino, di fatto compie il più grande atto di ribellione che una dottrina ottusamente applicata spaccia per atto di amore e di fede supremi.
E' una Via Crucis laica quella che racconta Dietrich Bruggemann in Stations Of Cross, un calvario prima di tutto interiore che consuma una ragazzina che non riesce a far fronte al carico di fede e di spiritualità estremistica, in un ambiente dove oltre le Corali del Bach la musica diventa frutto di satana, dove il vestirsi deve essere improntato al rigore per evitare che occhi impuri si posino su giovani e freschi corpi, dove perfino uno sguardo può portare peccato e sporcizia che insozza una anima pura.

mercoledì 16 dicembre 2015

Au Revoir l'Ete ( Fukada Koji , 2013 )




Hotori no sakuko (2013) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Una assolata località balneare, case inerpicate in mezzo al verde, stormire di fronde e spiagge lunghissime, legami famigliari sussurati che si intrecciano con storie del passato, una giovane fanciulla in viaggio con la zia per un periodo di riposo e di studio provenienti da Tokyo: un quadro che lascia subito trasparire, e non solo per le immagini ma anche per i dialoghi, l'ispirazione che ondeggia tra Rohmer e Kore-eda; questo è il quadro pittorico col quale si presenta Au Revoir l'Ete di Fukada Koji, lavoro che ha spopolato nei numerosi festival nei quali è stato presentato.


La giovane Sakuko e la zia Mikie si recano per una vacanza nella casa della sorella di quest'ultima in partenza per l'Europa: la ragazza deve preparare gli esami d'ammissione all'università , la zia invece deve terminare un saggio sulla cultura indonesiana; qui incontrano un vecchio amico di Mikie , Usagikichi, che un tempo fu legato alla donna e che ora gestisce un love hotel in riva al mare, la figlia di quest'ultimo,Tatsuko, che studia all'università e Takashi il nipote dell'uomo , fuggito da Fukushima dopo lo tsunami.
Sin da subito i sottili rapporti interpersonali che si creano e si modificano tra i vari personaggi, cui si aggiunge presto un docente universitario di Tokyo in trasferta nella locale università per un ciclo di lezioni, diventano il vero cuore pulsante, seppur sommesso, del racconto.
Sakuko diventa una osservatrice curiosa di un mondo adulto che le ruota intorno e del quale spesso non riesce a delimitare i contorni, un mondo in cui ognuno dei personaggi sembra alla ricerca di una precisa identità.
Come i lavori dei due citati registi cui rimanda indirettamente Au Revoir l'Ete di fatto succede poco, qualcosa che filtra quasi silenziosamente , furtivamente da un sottobosco di sentimenti e di passioni nascoste; ecco quindi che sono i dialoghi, gli scorci, le immagini, i frammenti di atmosfere a creare l'asse portante di una storia che è sì una sorta di ballo delle debuttanti nella pista della vita per una giovane ragazza e per il suo amico del momento Takashi, ma è anche la descrizione di un disagio e di una solitudine che solo apparentemente sembrano accennate.

martedì 15 dicembre 2015

May We Chat / 微交少女 ( Philip Yung Chi-Kwong / 翁子光 , 2014 )




May We Chat (2014) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Il genere cinematografico rabbia giovanile-disagio-guai trova in May We Chat un personale e solo a tratti riuscito tentativo di modernizzazione e contestualizzazione grazie all'idea di Philip Yung di raccontare una storia per molti versi ovvia e ben poco originale ma che si impone come una indagine sulla generazione-smartphone, quella cioè di post-adolescenziali che usano il telefonino e le tecnologie annesse come un prolungamento sensoriale ed esecutivo corporeo.
La storia si impernia intorno a tre ragazze, che di questa generazione del social imperante sono il tipico esempio, aggiungendo però il carico da novanta nel loro background personale: Wai-Wai vive con la madre tossica e la sorellina, va a scuola quando capita e frequenta teppistelli e delinquenti di mezza tacca; Ying è muta, gira con una parrucca rosa, si prostituisce (via chat ovvio...) e vive con la vecchia nonna che raccatta cartoni in un bassofondo squallido; Yan invece è sì di buona famiglia, ma delusa perennemente negli affetti, trascurata da madre e patrigno e dedita all'uso di droghe.


Le tre si conoscono solo virtualmente tramite WeChat e si considerano amiche pur non sapendo ognuna come sono fatte le altre due.
Quando Yan dopo un tentativo di suicidio andato male sparisce le altre due amiche decidono di mettersi sulle sue tracce, cadendo in pericoloso terreno paludoso dove regnano drogati, patetici boss malavitosi, violenti, stupratori e gentaglia varia.
Partendo da questi presupposti il film ondeggia sempre un po' troppo pericolosamente tra indagine sociale, spesso fatta di troppe ovvietà, e racconto realista infarcito di venature melodrammatiche con al centro sempre il mondo del disagio giovanile acuito dalla freddezza dei rapporti personali basati sulla social-tecnologia.

lunedì 14 dicembre 2015

Ulterior Motive / 别有动机 ( Arthur Wong Ngok-Tai / 黃岳泰 , 2015 )




Ulterior Motive (2015) on IMDb
Giudizio: 6/10

Arthur Wong è una delle figure prominenti del panorama cinematografico HKese fin dai tardi anni 70, soprattutto nel ruolo di direttore della fotografia; basti pensare alla sterminata serie di premi e riconoscimenti ricevuti, oltre alle sue collaborazioni coi più grandi registi del cinema asiatico ( John Woo, Ann Hiu, Ringo Lam,Tsui Hark e Jackie Chan , solo per citarne alcuni) in opere che hanno fatto la storia del cinema mondiale, oltre alle sue numerosi innovazioni tecniche introdotte negli anni nella direzione della fotografia.
Dopo ventisette anni dall'ultima prova alla regia Wong torna a posizionarsi dietro la macchina da presa dirigendo questo thriller dalla trama intricata che ha come fondamentale caratteristica quella di giocare con i piani temporali in maniera quasi eccessiva.


La vita di una giovane coppia della ricca borghesia viene sconvolta allorquando marito e figlioletta vengono rapiti inspiegabilmente senza che venga richiesto un riscatto al pur facoltoso padre della donna; le indagini vengono svolte dal detective Yao Jie, un tempo fidanzato della donna, mollato ad un passo dall'altare; l'uomo è uno di quelli che vede solo il lavoro come somma affermazione di se stesso e del suo egoismo e che per questo colleziona  un fallimento dietro l'altro nel campo affettivo.
Yao Jie è però un detective dal grande fiuto, dalla tecnica particolare di condurre le indagini basata sulla immedesimazione del fatto criminoso che lo porta a ragionare e a valutare come se fosse il colpevole; quando il caso che ha sotto le mani inizia a presentare delle inquietanti analogie con uno accaduto vent'anni prima conclusosi con un omicidio, il detective inizia a sospettare che Ye Cheng, il ricco padre della sua ex fidanzata, possa essere in qualche modo coinvolto.

mercoledì 9 dicembre 2015

Il Figlio di Saul [aka Son of Saul ] (Laszlo Nemes , 2015 )




Son of Saul (2015) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

I Sonderkommande furono senza dubbio l’aberrazione più sadica che il regime nazista mise in atto nei campi di sterminio: gli ebrei più giovani e forti venivano utilizzati come lavoranti nelle fabbriche di morte, aiutando i soldati nell’instancabile opera di smaltimento dei deportati; accompagnavano i prigionieri alle camere a gas, ripulivano le loro tasche, smaltivano i cadaveri portandoli ai forni crematori, pulivano le camere a gas; in cambio godevano di un minimo di libertà di movimento oltre che un rancio giornaliero che consentiva la sopravvivenza almeno per 4-5 mesi, passati i quali anche per loro si aprivano le porte delle camere a gas.


Saul è uno di questi ebrei, di origini ungheresi, nel campo di concentramento di Auschwitz; un giorno al termine di una delle tante “docce” giornaliere riservate ai prigionieri, assiste per caso all’episodio di un ragazzo che sopravvive al gas e che viene finito soffocato da un ufficiale; in questo giovane Saul crede di riconoscere suo figlio, motivo per cui da quel momento il suo scopo sarà uno solo: trovare un rabbino che reciti il Kaddish e seppellire il ragazzo.
Questa vera ossessione entra in netto contrasto con gli interessi dei suoi compagni di sventura che stanno tentando di mettere in piedi una rivolta nel campo (episodio realmente accaduto nel 1944): ma per Saul dare una sepoltura a quel ragazzo, che probabilmente non è nemmeno suo figlio, diventa una sorta di estrema missione che dia dignità alla vita.

martedì 8 dicembre 2015

The Divine Move ( Jo Bum-gu , 2014 )




The Divine Move (2014) on IMDb
Giudizio: 7/10

La variazione sul tema riguardante il gioco del Go e le sale in cui si giocano partite con una valanga di soldi rende The Divine Move un film che si discosta con un certo interesse dal clichè del thriller/noir condito di botte e brutalità di cui il cinema coreano è diventato da anni l'esponente più assiduo.
In effetti The Divine Move ha tutti i crismi per essere definito uno tra i più feroci, violenti e brutali film degli ultimi tempi, ma accanto a ciò ha saputo innestare il parallelismo simbolico tra gioco del Go ed esistenza umana.
La premessa è d'obbligo: se si conosce il gioco ovviamente la comprensione del film è totale, ma l'essere a digiuno del Go non inficia minimamente la visione.


Taek-seok è un giocatore professionista di Go che si trova invischiato in una vicenda di scommesse e partite illegali per cercare di salvare il fratello maggiore dai guai in cui si è cacciato incrociando la strada del super villain di turno, un trucido  Sal-soo che con la sua banda spadroneggia nel mondo del Go, ovviamente a mezzo di trucchi ed imbrogli anche tecnologicamente avanzati.
Finito di scontare sette anni di galera nei quali ha covato la vendetta verso gli assassini del fratello, diventando un autentica macchina da guerra umana, Taek-seok si mette alla caccia dell'infamone.
Mette insieme una sgangherata banda tra cui autentiche leggende del Go per entrare nel circuito delle sale del nemico giurato.
La vendetta sarà un gioco al massacro nel quale il protagonista è disposto a mettere sul piatto della bilancia tutto ciò che ha.

sabato 5 dicembre 2015

The Place Where the Sun Sits ( Yazaki Hitoshi , 2014 )




The Place Where the Sun Sits (2014) on IMDb
Giudizio: 7/10

Un liceo giapponese di provincia come tanti, la reginetta e leader incontrastata della scuola, Takama Kyoko, la nuova arrivata per l'ultimo anno di corso Sazuhara Kyoko, una amicizia che nasce davanti ad una lavagna dove Takama decide che di Kyoko ce ne può essere una sola, lei, ribattezzando la nuova arrivata Rin-chan, la lunga stuola di compagne di classe che fanno di tutto per essere nelle grazie della ragazza.
Da qui parte la storia che sorregge The Place Where the Sun Sits, anche se il preambolo cui assistiamo ci porta già verso la fine, nella assolata palestra dove le due ragazze si trovano una di fronte all'altra.


Dieci anni dopo gli ex allievi hanno tutti la loro vita , ben inseriti nella società giapponese e non mancano mai un appuntamento per il tradizionale raduno fra vecchi compagni di scuola, tutti tranne le due Kyoko: la leader Takama lavora in una televisione di provincia, prossima a ricevere un importante offerta di lavoro da una ben più importante emittente della capitale; Sazuhara è invece una promettente attrice avviata ad una luminosa carriera.
I compagni di classe di un tempo vorrebbero rivedere entrambe perchè qualcosa ruppe forse definitivamente quella vecchia amicizia; Takama accetta per la prima volta con la speranza di rivedere la vecchia amica, quest'ultima invece declina l'invito, almeno fino all'anno successivo quando finalmente le due si ritrovano, in un finale quasi onirico.
Tutto il film ondeggia con ammirabile armonia tra i due piani temporali distanti dieci anni: il periodo del liceo e quello odierno, mostrando quello che allora fu la causa di ciò che vediamo, o meglio immaginiamo, sia l'oggi.

martedì 1 dicembre 2015

Tag ( Sono Sion , 2015 )




Tag (2015) on IMDb
Giudizio: 6/10

Frutto della  annata cinematografica più prolifica della sua carriera ( ben sei lavori nel 2015) Tag fa parte di quel gruppo di pellicole dirette da Sion Sono in cui la vena anarchica, visionaria e grottesca costituisce il vero fulcro dell’opera.
Raccontare anche per bervi linee la trama di Tag è impresa piuttosto ardua, proprio perché non esiste un tema narrativo preciso e lineare, essendo invece il film un collage di immagini surreali e di situazioni che sfuggono ad un tentativo di sintetizzarle.


Possiamo dire però che il film parte con una situazione che sembra richiamare il Sono di Suicide Club , quello che porta all’eccesso lo splatter, allorquando ci mostra un gruppo di ragazze in gita su un pullman su cui si abbatte una folata di vento assassino che taglia in due tutto, corpi compresi; si salva solo Mitsuko, casualmente accovacciata a raccogliere una penna.
Da qui in poi inizia un racconto a metà tra l’horror e l’incubo, tra il sogno e il surreale, in cui Mitsuko dapprima inizia a credere che tutto ciò che ha vissuto sia un sogno e poi invece si trasforma in una avventura surreale e orrorifica nella quale la ragazzina inizia una corsa a perdifiato per fuggire ad assassine inguainate di nero che vomitano fiumi di proiettili dalle loro armi automatiche; nel correre Mitsuko diventa prima una giovane donna,Keiko, in procinto di sposarsi, e quindi in Izumi una atleta impegnata in una gara podistica.

Love in the 1980's / 1980年代的愛情 ( Huo Jianqi / 霍建起 , 2015 )




Love in the 1980s (2015) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Dotato di una prorompente bellezza visiva che deriva dagli spettacolari paesaggi dello Hubei, Love in the 1980's è l'ultimo lavoro di Huo Jianqi, regista ormai veterano del panorama cinematografico cinese, autore che per molti versi si colloca a metà tra gli esponenti della Quinta e quelli della Sesta generazione di cineasti cinesi; come in buona parte dei suoi precedenti lavori è la bellezza dei paesaggi ad essere l'interprete principale del film, una storia ambientata nei primi anni 80 intrisa di nostalgia e di riflessioni su un paese che all'epoca stava uscendo a stento dal dramma della Rivoluzione Culturale.
Il giovane Guan Yubo, appena laureato, viene inviato in provincia al servizio di una piccola comunità montana come notabile addetto al controllo del Piano per il controllo delle nascite.
Qui incontra il suo amore del liceo, Liwen, una ragazza che ha poi perso di vista in quanto non ha potuto continuare gli studi: tra i due c'è una sottile tensione che nasce dal non detto e da qualcosa lasciato inspiegabilmente sospeso; la ragazza gestisce lo spaccio del villaggio e si prende cura del padre relegato alla vita montana.
Quando tra i due sembra che il muro che li separa cominci a vacillare, Yubo viene trasferito, dopo sei mesi, così che quello che era rimasto in sospeso ai tempi del liceo si perpetua.
Il finale proiettato ai giorni nostri lungi dal riannodare i fili sospesi racconta l'ennesima sconfitta di una generazione che continua a guardare al passato con nostalgia e che soffre tremendamente ad adattarsi alla società che cambia.

lunedì 30 novembre 2015

Coin Locker Girl ( Han Jun-hee , 2015 )




Coin Locker Girl (2015) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

In un armadietto porta valigie del deposito della stazione di Seoul viene ritrovata una infante, i barboni che popolano la stazione la allevano fino all'età di sette anni, quando una retata della polizia provoca lo sgombero della stazione stessa; l'immancabile poliziotto corrotto pensa di fare un affare portando la ragazzina ad una donna che gestisce un giro di senzacasa mendicanti, che si dedica all'usura e al traffico clandestino di organi , che poi sono quelli dei mancati pagatori di debiti che vengono accoppati: una perfetta holding del crimine gestito con brutalità e durezza da questa matriarca del male.


Una volta cresciuta la ragazzina, cui i mendicanti diedero il nome di "Dieci" ( il numero dell'armadietto in cui fu trovata), entra a pieno titolo nella gang della matriarca che tutti chiamano Mamma, perchè in effetti per loro quello è: una madre che dirige i suoi scagnozzi con metodi tutt'altro che materni.
Quando Dieci però viene chiamata a saldare i conti con un cliente insolvente sparito, si trova davanti  il figlio di questo,un ragazzo dai modi gentili, che le regala i primi raggi di umanità in una esistenza fatta solo di violenza e degrado.
L'incapacità di portare a termine il lavoro e la reazione di Mamma, che ha per motto di vita: " se sei inutile ti ammazzo", apre un baratro davanti alla giovane che rischia di sconvolgere la sua vita.
Opera prima del trentunenne regista e sceneggiatore coreano Han Jun-hee, Coin Locker Girl è lavoro che parte promettendo molto bene: ambientazione originale ( la Chinatown di Incheon ) personaggi limite, freaks veri e propri, dominanza femminile in un ambiente malavitoso non facile da trovare nei lavori coreani, bella fotografia, ambienti degradati descritti con cura e realismo; poi però con il procedere della storia tende a perdersi un po' nelle paludi del film violento che si compiace, per approdare ad un finale dove si vorrebbe ribaltare la prospettiva maturata fino ad allora con risultati però non certo indimenticabili.

sabato 28 novembre 2015

Blanka ( Hasei Kohki , 2015 )




Blanka (2015) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Risultato della lodevole iniziativa Biennale College voluta da Alberto Barbera con l'intenzione di offrire a giovani registi emergenti la possibilità di costruire un proprio lavoro, Blanka del regista giapponese Hasei Kohki è emerso tra 12 concorrenti e con il decisivo appoggio del produttore indipendente italiano Flaminio Zadra, uno di quei personaggi che andrebbero ringraziati ogni giono per il loro prezioso e coraggioso lavoro, è stato presentato alla 72° Mostra Cinematografica di Venezia e ci ha fatto conoscere un giovane regista di cui molto probabilmente sentiremo parlare in futuro.


La storia che Hasei racconta si svolge a Manila, tra le sterminate favelas dove frotte di ragazzini senza famiglia sopravvivono facendo affidamento su sè stessi e sulla solidarietà che si insatura tra gli emarginati.
Blanka ha 11 anni, una forte propensione alla leadership che esercita su un piccolo esercito di coetanei con in quali mette in piedi piccoli furti e truffe.
Blanka è stata abbandonata dalla madre dopo che il padre è scomparso e la ragazzina ben presto capisce l'importanza del denaro per sopravvivere, conserva i piccoli bottini dei furti in una scatoletta di metallo che nasconde tra le pietre sotto la vigile attenzione di una statua della Madonna.
La ragazzina ha una idea fissa: mettere da parte i soldi per comprarsi una madre, idea che solo nella mente ingenua di una undicenne che crede che tutto si possa comprare col denaro può albergare.

giovedì 26 novembre 2015

The Chronicles of Evil ( Baek Woon-hak , 2015 )




Chronicles of Evil (2015) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Il Capitano Choi è quasi una leggenda della polizia coreana: pluridecorato, adorato dai suoi collaboratori, stimato dai superiori è ormai prossimo alla agognata promozione; la sera in cui va a festeggiare con una corpulenta bevuta insieme alla sua squadra però qualcosa di inatteso si pone come un macigno sulla strada luminosa che l'attende: un taxista cerca di ucciderlo e nella colluttazione che ne segue l'uomo muore; per Choi non c'è altra scelta che rimuovere ogni traccia della sua presenza sul taxi che possa metterlo in relazione con la morte dell'uomo.


Il giorno dopo però il cadavere del taxista penzola bellamente da una gru proprio davanti la sede della polizia lasciando intendere a Choi che quello che è successo è stato tutt'altro che un tragico incidente.
Col procedere delle indagini , che Choi controlla scrupolosamente per riuscire a far fronte ad ogni sorpresa sgradevole, si fa strada in lui e nei suoi più stretti collaboratori la convinzione che l'omicidio affondi le radici in un passato lontano che prepotentemente riemerge ( e i primi fotogrammi del film lo lasciano intendere benissimo).
L'opera seconda  del regista coreano Baek Woon-hak ( la prima risale però addirittura a 12 anni orsono) si poggia in maniera netta a canoni solidissimi ben consolidati nel genere thriller coreano, per certi versi sembra seguire le orme di un  brillante esordio, quello di Na Hong-jin col suo The Chaser, non tanto per le tematiche quanto per la costruzione della narrazione e per quel suo procedere a serpentina che sposta sempre le prospettive attraverso false strade e colpi di scena ( qui ce ne sono almeno due , l'ultimo ovviamente clamoroso e decisivo) oltre che per uno stile asciutto, curato, che si fonda su un ritmo costante e su una suspance crescente.

martedì 24 novembre 2015

Si alza il vento [aka The Wind Rises] ( Miyazaki Hayao , 2013 )




The Wind Rises (2013) on IMDb
Giudizio: 9/10

Non sappiamo se Si alza il Vento sarà veramente l'ultimo lavoro diretto da Miyazaki Hayao con la Ghibli, come annunciato alla vigilia della sua prima mondiale alla Mostra Cinematografica di Venezia del 2013, sappiamo però con certezza quasi assoluta che questo rimarrà un film unico nella filmografia del grande Maestro giapponese, una sorta di punto di non ritorno che potremmo quasi leggere come un monumentale testamento artistico qualora quanto dichiarato si rivelasse vero.
In  Si alza il vento Miyazaki infatti stravolge la sua consolidata formula cinematografica nella quale il racconto fantastico si mescola con la realtà e mette in scena una storia talmente vera da sembrare quasi un racconto biografico, incentrato sul personaggio di Horikoshi Jiro, un ingegnere aereonautico famoso per essere stato il costruttore dei leggendari caccia Zero che furono gli aerei con i quali i kamikaze giapponesi  portavano i loro attacchi nel teatro bellico del Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale.


La storia dell'uomo viene raccontata sin dall'età adolescenziale quando la passione per il volo si impadronì di lui, stimolata dall'opera del costruttore aereonautico italiano Gianni Caproni che a cavallo tra le due guerre ideò e costruì numerosi prototipi di aerei che portavano l'ingegneria fuori dal pionerismo verso la produzione in larga scala.
La storia di Jiro è scandita dagli eventi tragici di quegli anni: il terribile terremoto del Kanto del 1923 che coincise col suo trasferimento a Tokyo per studiare, l'aggressività imperialista giapponese, la guerra mondiale che condusse il Giappone nel baratro e all'interno di questi episodi storici trova spazio anche la storia d'amore del protagonista con Naoko, unico aspetto di finzione della storia.
Come non bastasse, a rendere il film ben lungi dall'essere rivolto ad un pubblico ultragiovanile, Miyazaki infarcisce la storia di aspetti tecnici interessanti e ben descritti sulla produzione aerea di Caproni, cita Thomas Mann e la sua Montagna Incantata e soprattutto Paul Valery col suo " Si alza il vento...Bisogna osare di vivere ! " che è un po' il refrain ora ottimistico, ora consolatorio del racconto.

lunedì 23 novembre 2015

The Enemy [aka Neprijatelj] ( Dejan Zecevic , 2011 )




The Enemy (2011) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Bosnia, 1995, " settimo giorno di Pace", soldati serbi tolgono mine dai campi dove le avevano deposte sotto lo sguardo attento e impaurito dei militari della Forze Internazionali di pace; la guerra è finita e lo scenario è quello post apocalittico che accompagna sempre la fine dei conflitti.
Il gruppo di sminatori vive in un rudere che una volta era una casa , un microcosmo dove le vite si mescolano e dove dapprima una giovane donna profuga che asserisce di essere la proprietaria della casa e poi un inquietante uomo di mezza età tirato fuori da una fabbrica in rovina dove era stato murato vivo portano lo scompiglio che sempre si accompagna all'arrivo di un intruso. Poco dopo anche due soldati bosniaci musulmani sono catturati nonostante la guerra sia finita e questi raccontano la storia dell'uomo murato vivo: a parer loro non è un uomo bensì il Demonio (infatti il nome serbo dell'uomo ciò significa) che ha portato lo scompiglio tra le truppe causando uccisioni a catena tra i soldati.


L'atteggiamento dell'uomo è stravagante, misterioso, sembra dare corpo alle accuse e quando anche tra gli sminatori iniziano a verificarsi strani episodi l'ostilità verso lo sconosciuto cresce.
The Enemy nasce come uno dei tanti film con tematiche legate alla guerra nei Balcani, si sviluppa come un mistery, per approdare ad una dissertazione filosofico-esistenziale che abbraccia Dio, il Demonio , la filosofia di Platone e la cupa riflessione sulla irrazionalità della guerra dove i nemici forse sono principalmente quelli che si agitano dentro noi stessi.
Il talentuoso regista serbo Dejan Zecevic, che già tanti riconoscimenti ha ricevuto in giro per il mondo coi suoi lavori, costruisce un film sicuramente affascinante, calato in una realtà post-apocalittica, dove non è tanto lo sviluppo del conflitto e le storie personali che ne derivano a stare al centro del racconto quanto un visione cupa e pessimistica sul presente e sul futuro dell'uomo, sulla sua tendenza a inseguire la irrazionalità, sul pericolo del baratro che si prospetta davanti quando neppure il nemico da combattere ha un nome.

mercoledì 18 novembre 2015

Ryuzo and his Seven Henchmen ( Kitano Takeshi , 2015 )




Ryûzô to 7 nin no kobun tachi (2015) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Ryuzo è un ex yakuza in pensione ormai settuagenario, vive con la famiglia del figlio che mal sopporta il suo sentirsi ancora un gangster ostentando dita mozzate, tatuaggi e allenamenti in giardino con la katana di legno; Ryuzo passa il tempo col suo ex compare Masa tra un ristorante e l'altro scommettendo su quello che gli avventori ordineranno e non perdendo occasione per fare il gradasso; quando un giorno sarà fatto oggetto di un tentativo di truffa da parte di una gang di malfattori lo spirito yakuza che affonda le radici nell'essenza dei vecchi samurai torna a galla prepotente: rifondare un clan chiamando a raccolta i vecchi fratelli.


Peccato solo che il tempo è inesorabilmente passato e all'appello si presentano anziani rimbambiti, zoppi, parkinsoniani, falliti simili a relitti umani, ma siccome lo spirito del clan rimane dentro tutta la vita, l'allegra brigata di vecchi scoreggioni ( e non solo metaforicamente) decide di tornare sulla piazza, in un mondo dove però le regole dell'onore e dell'etica dura, spietata , ma inviolabile dei clan è oggetto di derisione e di dileggio, quasi si fosse davanti ad un ammasso di ferri vecchi buoni solo per i rigattieri.
I nuovi boss sono privi di morale, malversano, vessano i poveracci, circondati da facinorosi violenti e senza regole, vestono col colletto bianco organizzando grottesche truffe e menano le mani coi poveracci: lo scontro sarà inevitabile, perchè sono troppo lontani, agli antipodi , i due mondi.
Per il nascituro clan quindi c'è il tentativo di fermare la società e la storia e riportare in auge vecchi metodi ed usanze coi risultati che si possono immaginare: i sette compari di Ryuzo (eletto boss in un esilarante segmento del film) guardano ai Sette Samurai, ai 13 Assassini di Miike, evocano altri modelli cinematografici (in un'altra scena divertentissima) e danno l'assalto finale agli usurpatori che hanno gettato l'onore del Giappone nel cesso; in questo finale roboante e spassoso anche la chiara, e non saprei quanto voluta, citazione di A Hero Never Dies di Johnnie To che non sfuggirà di certo agli appassionati di cinema orientale.

lunedì 16 novembre 2015

Full Contact ( David Verbeek , 2015 )




Full Contact (2015) on IMDb
Giudizio: 4.5/10

La guerra coi droni è diventata la nuova frontiera delle attività belliche: come un videogioco si manovra il joystick ,si inquadra il bersaglio e partono i missili dalle navi che annientano il bersaglio; già a Venezia 71 Andrew Niccol ci aveva dato la sua lettura di questa nuova frontiera col deludente Good Kill; il regista olandese David Verbeek ripropone lo stesso tema con una prospettiva diversa.
Sebbene il drone si usi e si guidi con un joystick come fosse uno dei tanti videogiochi sparatutto e il pilota se ne stia comodamente seduto davanti ad una consolle a migliaia di chilometri di distanza, nel conforto dell'aria condizionata e di una vita apparentemente normale, i missili ammazzano, come quelli degli aerei e delle navi lanciati senza l'ausilio dei droni.


Frustrazione e rimorso sono sempre dietro l'angolo, basta poco, un bersaglio sbagliato, danni collaterali non previsti ed il precario equilibrio psicologico che sembra affliggere i manovratori va ben presto in frantumi.
E' quello che succede al protagonista del film, che sin dall'inizio , si intuisce, soffre di problemi psicologici e di adattamento; un missile che cade su un bersaglio forse sbagliato o forse usato come scudo dai terroristi causa vittime civili in una scuola e il baratro è di fronte, ad un passo, imperscrutabile e profondo.

mercoledì 11 novembre 2015

Wild City / 迷城 ( Ringo Lam Ling-Tung / 林嶺東 , 2015 )




Wild City (2015) on IMDb 
Giudizio: 7.5/10

Otto anni sono trascorsi dall’ultimo lavoro di Ringo Lam, quel Triangle lavoro tripartito alla regia in collaborazione con Johnnie To e Tsui Hark, un elegante e riuscito esercizio stilistico dall’impronta sperimentale; finalmente il regista di quel City on Fire che ancora oggi risulta uno dei modelli del noir Hongkongese, ci regala la sua nuova fatica, che è bene dirlo subito, ci ripaga dell’attesa durata così tanto.
Wild City è pellicola dalla quale traspira abbastanza forte ed evidente lo stile di Ringo Lam e la sua impronta sul genere, affidandosi ad una storia tutto sommato convenzionale nelle forme e nelle tematiche ma che si tinge di tinte cupe e di riflessioni sulla città di Hong Kong e di come sia evoluto l’ambiente della malavita.


I protagonisti sono due fratelli che hanno il defunto padre in comune e madri diverse:T-Man è un ex poliziotto , cresciuto all’ombra del padre poliziotto anch’esso che però da poco ha rassegnato le dimissioni in seguito ad una operazione finita male e che si tira dietro la delusione per non avere saputo onorare il ricordo del padre, l’altro, Siu-Hung, è un’aspirante pilota da corsa che però ora fa il tassista e che ha avuto qualche guaio con la legge proprio per la sua passione.
La tranquilla vita dei due viene stravolta dall’incontro con una avvenente ragazza, Yun, che si porta dietro una valigia carica d’oro e denaro e alle cui calcagna ci sono svariate gang agli ordini di personaggi poco raccomandabili.
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