mercoledì 27 dicembre 2017

The Looming Storm / 暴雪将至 ( Dong Yue / 董越 , 2017 )




The Looming Storm (2017) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

L'opera prima del regista cinese indipendente Dong Yue, tanto apprezzata dalla critica quanto ignorata al box office in patria, va a rafforzare quel filone del noir alla cinese, cui molti registi giovani e indipendenti si sono affidati per raccontare le loro storie e che ha nel pluripremiato Black Coal, Thin Ice di Diao Yinan il suo esempio più fulgido.
Il brevissimo prologo ci mostra il protagonista Yu Guowei uscito di prigione dopo 10 anni che si reca nell'ufficio competente per ottenere una nuova carta di identità.
Si passa quindi al 1997, anno storico nella recente storia cinese: Yu è il capo dei servizi di vigilanza di una grande acciaieria, lavoro che svolge con grande solerzia e dedizione tanto da portarlo al riconoscimento di lavoratore dell'anno.
Nelle vicinanze della fabbrica vengono ritrovati a distanza di poco tempo i corpi di alcune donne uccise e il poliziotto incaricato di svolgere le indagini si rivolge a Yu per sapere se all'interno della fabbrica vi fossero state assenze nei giorni degli omicidi.


Yu, la cui vera e unica aspirazione è sempre stata quella di potere fare il poliziotto, non solo si presta alla richiesta , ma inizia a svolgere le indagini per conto suo, divenendo sempre più ossessionato dalle gesta del serial killer.
Durante le indagini , che lo portano a convincersi che l'assassino adeschi le sue vittime nella sala da ballo comunale, Yu conosce Yanzi una giovane che si arrangia prostituendosi; tra i due, tipiche anime sole e in affanno nasce un rapporto di profonda amicizia; se Yu ha un sogno segreto da realizzare Yanzi sogna di andare ad Hong Kong e aprire un negozio da parrucchiera e l'uomo , con grande slancio di generosità intanto la toglie dai bassifondi e le compra un piccolo negozio nella parte centrale della cittadina del sud della Cina dove la storia è ambientata.
La trappola che Yu mette in piedi per catturare l'assassino lo porta a giungere ad un passo dalla cattura e fa crescere in lui l'ossessione fino al tragico finale che incarna in maniera esemplare uno dei canoni base del thriller: la verità può avere molte facce.
E' un lavoro più complesso di quanto possa apparire The Looming Storm, in cui l'aspetto noir è solo quello che giace più in superficie, coprendo metafore mediate quasi sempre dal contorno ambientale: sin dall'inizio ascoltiamo la radio lanciare avvisi sulla imminente tempesta in arrivo, la gran parte della storia è avvolta da pioggia battente e anche il finale, che fa riferimento ad una tempesta che lasciò una scia di morti e devastazioni nel 2008, dona una atmosfera da giudizio universale.

martedì 19 dicembre 2017

On Body and Soul [aka Corpo e anima] ( Ildikò Enyedi , 2017 )




On Body and Soul (2017) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Dopo un intervallo di ben 17 anni dal suo ultimo lavoro, lasso di tempo impegnato nella direzione di documentari e di una serie televisiva di un certo successo  ( Teràpia ), la regista ungherese Ildekò Enyedi torna alla regia cinematografica con un lavoro che a partire dalla ultima Berlinale dove ha letteralmente fatto il pieno di riconoscimenti tra cui l’Orso d’Oro per il miglior film, è risultato tra i più premiati dell’anno oltre che essere stato selezionato per rappresentare l’Ungheria nella corsa agli Oscar per il miglior film in lingua non inglese.
Corpo e Anima che, grazie all’attivissima e benemerita Movies Inspired, sarà presente sugli schermi italiani a partire dai primi giorni del nuovo anno, è uno di quei lavori che ha le stigmate del film che lascia il segno sia relativamente alle tematiche trattate sia per la sua forza narrativa sostenuta da una regia abbagliante.


Gran parte del racconto si svolge tra due estremi: un mattatoio industriale dove lavorano i due protagonisti, Endre, direttore amministrativo e Maria, giovane responsabile della qualità e un poetico e silenzioso bosco nel quale una coppia di cervi si muove con gesti lenti e naturali; due ambientazioni che sono la rappresentazione del mondo reale e di quello del sogno e della fantasia, animali macellati e sangue che scorre e candore immacolato delle nevi e sguardi dei due animali che si sfiorano; il mondo del corpo , verrebbe quasi da dire della carne, osservata in tutti i suoi aspetti, e il mondo dell’anima, etereo come i due splendidi esemplari di cervo.
Endre e Maria sono due schegge solitarie di una mondo terreno che li vede alla deriva: paralizzato ad un braccio lui che vive la su solitudine con apparente fierezza, metodica, grigia nella sua maniacalità autistica lei rimasta allo stato larvale di fanciulla che ancora si rivolge al suo psicologo infantile.

lunedì 18 dicembre 2017

Scarred Heart ( Radu Jude , 2016 )




Scarred Hearts (2016) on IMDb
Giudizio: 8/10

Nel 2015 il regista rumeno Radu Jude vinse a Berlino l'Orso d'Argento per la migliore regia con Aferim ! , lavoro a molti apparso come un omaggio al cinema western seppur in salsa balcanica; con Scarred Heart è Locarno nel 2016 a conferire un altro importante riconoscimento al quarantenne cineasta di Bucarest con il Premio della Giuria.
Se il precedente lavoro guardava al western, questo è senz'altro un omaggio al cinema muto, a quello a cavallo tra le due guerre, ad un epoca di fermenti che scuoteva tutta l'Europa.
Ispirandosi all'autobiografia del poeta rumeno Max Blecher, morto a soli 29 anni di tubercolosi ossea, Jude mette in scena il dramma di un giovane che sin dai vent'anni è affetto dalla localizzazione secondaria ossea di quella malattia che imperversò per molti anni in Europa e che colpì anche artisti e letterati; ma come dice il protagonista almeno loro avevano quella polmonare , malattia da poeta maledetto e che non devastava il fisico come le forme secondarie.


Ambientato quasi totalmente all'interno di un sanatorio sulle sponde del Mar Nero, Scarred Heart è non solo il racconto della personale malattia del giovane poeta, ma anche, direi soprattutto, attraverso esso, di una epoca movimentata dal fermento artistico, poetico e politico , che vedeva la nascita del germe del nazionalsocialismo diffondersi in tutto il continente e la propaganda anti-ebraica proliferare pericolosamente ( Blacher proveniva da famiglia ebraica).
Per raccontare il dramma personale alimentato dal senso di morte incombente che lentamente cala sul poeta e l'epoca storica, Jude sceglie anzitutto il formato da film muto, il 1.33:1 con tanto di angoli smussati, frappone frequentemente alle scene  brani scritti dell'opera da cui il film è tratto, e imposta tutta la pellicola con una cura per l'estetica quasi maniacale, non solo dal punto di vista dell'immagine pura, ma anche nell'ambientazione con il sanatorio che a volte sembra più uno di quegli hotel tipici da Bella Epoque dove letterari e artisti si radunavano per disquisire.

giovedì 14 dicembre 2017

Bright Nights [aka Helle Nachte] ( Thomas Arslan , 2017 )




Bright Nights (2017) on IMDb
Giudizio: 6/10

Un bellissimo quanto angosciante panorama estivo norvegese fa da sfondo a Bright Nights del regista tedesco Thomas Arslan, racconto che si muove con una certa fatica a dire il vero tra road movie e dramma personale.
Il protagonista, Michael è un ingegnere berlinese che si reca in Norvegia per il funerale del padre col quale non ha praticamente più rapporti da anni, la sorella, ancora carica di rancore verso il genitore, si rifiuta di accompagnarlo e la fidanzata proprio sul punto di partire gli comunica che andrà per un anno a Washington inviata dal giornale per cui lavora; ad accompagnarlo nel suo viaggio in Scandinavia c'è solo Luis il figlio adolescente avuto dal primo matrimonio che vive con la madre e che lui conosce pochissimo, il quale lo accompagna spinto solo dalla curiosità di vedere dove viveva il nonno.


Il viaggio nei perfetti canoni del road movie diventa una occasione per l'uomo per cercare di penetrare il muro di rancore che il ragazzo ha eretto verso di lui.
Per tutto il film il regista insegue il tentativo di armonizzare la natura che circonda i due viaggiatori col loro stato d'animo: strade dritte come fusi che attraversano foreste, paesaggi montani percorsi da strade che tortuosamente si arrampicano in mezzo la nebbia, la luce del sole che non tramonta quasi mai; un mezzo insomma per cercare di esprimere quanto i due non riescono a fare con le parole.
Per tale motivo la storia è ricca di silenzi, di sguardi, di battute secche, di gesti: la distanza tra padre e figlio è troppo ampia per essere colmata.
Bright Nights è soprattutto un lavoro sul rancore dei figli verso i padri che si perpetua tra le generazioni: Michael era lontanissimo dal padre fino alla morte , Luis è distante da lui nonostante i tentativi, spesso maldestri, messi in piedi per tentare di accorciare le distanze; la solitudine dei padri contrapposta al livore dei figli incapaci di perdonare le loro colpe.

A Taxi Driver ( Jang Hoon , 2017 )




A Taxi Driver (2017) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Kim Man-seob è un tranquillo tassista di Seoul che da bravo padre di famiglia vedovo ha come obiettivo primario quello di garantire una vita dignitosa alla figlia di 11 anni; premuroso verso il suo taxi di un bel colore verde tanto quanto lo è verso la figlia, Kim sa essere anche comprensivo con i clienti più in difficoltà , ma quando viene a sapere che c’è uno straniero che cerca un taxi per recarsi a Gwangju pagando una bella cifra, organizza un mezzo imbroglietto per anticipare i colleghi e accaparrarsi l’affare.
Quello che Kim non sa è che lo straniero è un reporter tedesco proveniente dal Giappone che vuole recarsi nella città del sud della Corea dove sono in atto dimostrazioni di protesta.


Siamo nel 1980, pochi mesi prima il presidente Park è morto in seguito ad un attentato e da allora grazie ad un golpe silenzioso il paese è in mano ai militari che hanno imposto il pugno duro sulla Corea con l’alibi di prevenire la minaccia comunista proveniente dal nord; Gwangju è diventata il caposaldo della protesta pilotata da docenti e studenti universitari che trova l’appoggio della popolazione in difesa della democrazia, per tale motivo il reporter tedesco vuole raggiungere la città e documentare la situazione aggirando la censura.
Kim, che come tutto il resto della popolazione media coreana al di fuori di Gwangju è totalmente all’oscuro dei fatti che si stanno svolgendo avendo passivamente abbracciato la teoria della minaccia comunista, si troverà quindi ad intraprendere un viaggio avventuroso tra i posti di blocco che chiudono l’accesso alla città.
Il qualunquismo apparente di Kim , mascherato da un disinteresse totale per i temi nazionali in favore del proprio tornaconto personale, inizia a vacillare nel momento in cui si troverà ad assistere ad una delle tragedie storiche più grandi della Corea; in pochi giorni di battaglie nelle strade resteranno uccisi un numero imprecisato di manifestanti ( le stime vanno dalle poche centinaia delle fonti ufficiali alle 2000 di quelli ufficiose) e Kim, prendendo coscienza del dramma che sta vivendo la nazione diventerà un piccolo grande protagonista di quei fatti tragici.

martedì 12 dicembre 2017

Godless ( Ralitza Petrova , 2016 )




Godless (2016) on IMDb
Giudizio: 7/10

Gana è una giovane donna che vive in una cittadina di una zona montuosa della Bulgaria, svolge il suo lavoro di infermiera che assiste anziani non autosufficienti, quasi tutti affetti da demenza; sin dall'inizio è chiaro il suo atteggiamento non certo entusiasta con cui svolge il lavoro, inoltre insieme al suo fidanzato fa parte di un ingranaggio malavitoso che , attraverso il furto delle carte di identità degli anziani che ha in cura, è dedito a truffe.
Inoltre la donna è anche dipendente dalla morfina che si procura illecitamente trafugandola sul lavoro.
La sua vita è piatta, incolore, in una città squallida, con una madre apatica ed un fidanzato col quale scambia solo poche parole: una esistenza insomma di quelle che hanno imboccato una china senza speranza.


Ma quando a causa dapprima  di un incidente di percorso con una delle vecchiette e poi della conoscenza di Yoan, un anziano che dirige un coro religioso, Gana si rende conto che la sua è una vita senza sbocchi, il desiderio di una redenzione si impadronisce di lei.
Il finale che si tinge di thriller ci darà una possibile risposta al desiderio della ragazza.
Primo lungometraggio della regista bulgara Ralitza Petrova dopo alcuni corti coi quali ha ottenuto un buon successo coronato da riconoscimenti festivalieri, Godless, a partire dal Festival di Locarno dove ha avuto la sua prima e dove ha fatto man bassa di premi, ha girato le rassegne di mezzo mondo raccogliendo ovunque premi e critiche positive.
In effetti il film della Petrova è lavoro che muovendosi tra ritratto sociale e dramma personale ha tutti i connotati per esser apprezzato nelle rassegne cinematografiche: attraverso la storia di Gana, la regista ci mostra la realtà tutt'altro che edificante della società bulgara.
Come la gran parte dei paesi usciti dall'orbita sovietica in cui la ritrovata democrazia è stata ( e per molti ancora è) più una iattura che una reale conquista, la realtà bulgara è descritta come un coacervo di drammatiche contraddizioni personali e sociali che influiscono sulla qualità della vita della popolazione.
Delinquenti senza scrupoli, poliziotti conniventi, corruzione dilagante, mancanza assoluta di etica che porta gli anziani ad essere considerati merce di scambio, degrado morale  e materiale onnipresente, una tetra violenza che non trova ostacoli al suo corso: questo è il ritratto della Bulgaria moderna , nel quale la figura di Gana si erge ad emblema di chi ha perso ogni certezza e che guarda ad un futuro privo di vie d'uscita sostenuto solo dall'istinto di sopravvivenza.

lunedì 11 dicembre 2017

Happy End ( Michael Haneke , 2017 )




Happy End (2017) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Esistono pochissimi registi nel panorama cinematografico mondiale che come Michael Haneke hanno fatto dei loro lavori una serie di capitoli di uno stesso programma ideologico-culturale: sin dal primo, sconvolgente Il Settimo Continente con il quale nel 1989 segnò la prima pagina della sua filmografia, il suo obiettivo è stato quello di presentare i lati più oscuri e abietti della società regolata da leggi ferree e conformiste; Happy End , pur apparendo a prima vista , un lavoro più “leggero”, è in effetti esattamente l’ultimo capitolo, per ora, di una lunga dissertazione lucida e spietata sui mali e , soprattutto, gli effetti della gabbia in cui vive la società.


Lo sguardo di Haneke si posa questa volta su una ricca famiglia dell’alta borghesia del nord della Francia proprietaria di una grande impresa di costruzioni: il patriarca ultraottantenne e un po’ rintronato Georges che guarda la sua famiglia con distaccato disprezzo, e che ricerca solo un modo per porre fine ai suoi giorni, Anne la figlia che tiene in mano le redini dell’azienda e fidanzata con un ricco uomo d’affari in un ménage che sembra prima di tutto di interessi, Pierre il riottoso figlio di lei, in perenne conflitto con la madre e ben poco incline a gestire gli affari di famiglia, Thomas, l’altro figlio di Georges, primario chirurgo con un matrimonio fallito alle spalle ed ora nuovamente sposato con un figlio neonato ed infine, associata dell’ultima ora alla famiglia Eve, la figlia tredicenne di Thomas avuta dal primo matrimonio.
La ragazzina ritorna dal padre, per il quale è quasi una estranea, perché la madre sta in ospedale avvelenata da una overdose di farmaci che lei stessa le ha propinato, dopo averci mostrato per il tramite del suo smartphone l’odio che provava per la madre.

venerdì 8 dicembre 2017

L'amant double ( Francois Ozon , 2017 )




Amant Double (2017) on IMDb
Giudizio: 6/10

Doverosa premessa: la recensione contiene accenni di spoiler, ma tenendo presente che l’aspetto thriller del film è di fatto trascurabile, quel minimo che può essere svelato non inficia di certo la visione della pellicola.
La nuova opera di Francois Ozon, regista che ormai ha abbandonato il ruolo di enfant prodige del nuovo cinema francese essendo approdato anche egli ai 50 anni, se da un lato ne conferma le doti da purissimo esteta dell’immagine e del linguaggio, dall’altro si presenta come un deciso passo indietro rispetto al precedente Frantz.
Da sempre quasi ossessionato dall’ambiguità in tutte le sue forme e da quella sorta di disagio che si crea quando il mondo reale si compenetra con la fantasia, Ozon con L’Amant double affronta l’emblema assoluto della duplicità e dell’ambiguità con il tema dei gemelli.


La protagonista della storia è Chloe una giovane donna dall’apparenza fragile che soffre di continui dolori al ventre; appurato che non c’è nessuna malattia organica che li causa la donna si rivolge ad uno psichiatra, Paul, che sin dall’inizio ascolta con grande interesse il racconto dei malesseri psicologici che la attanagliano e che sono alla base dei suoi disturbi; l’interesse è talmente tanto (lei che migliora, lui che si infatua) che i due tranciano il rapporto paziente-terapeuta, si ritrovano amanti e vanno a vivere assieme.
Chloe sembra guarita, i dolori la hanno abbandonata, ma ben presto scopre qualcosa di oscuro nella vita di Paul: la presenza di un fratello gemello, psicoterapeuta egli stesso, con cui lui non ha più rapporti al punto di essersi cambiato persino il cognome.

giovedì 7 dicembre 2017

Io, Daniel Blake ( Ken Loach , 2016 )




I, Daniel Blake (2016) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Con l'Orso d'Oro alla carriera ricevuto nel 2014 a Berlino , ultimo dei grandi festival a consegnargli un riconoscimento, sembrava proprio che la carriera di Ken Loach fosse giunta al termine avendo in più di una occasione espresso il regista la volontà di non dirigere più.
Due anni dopo non solo Loach si smentisce, ma Cannes lo onora con una seconda Palma d'Oro grazie a Io, Daniel Blake: da un certo punto di vista mai premio fu più giusto e coerente, perchè il regista inglese col suo ultimo lavoro è sembrato voler tornare alle basi originarie della sua opera cinematografica grazie ad una storia che ha il marchio d'origine ben impresso fin dall'inizio.
Daniel è un carpentiere sessantenne, reduce da un grave problema di cuore cui i medici non hanno concesso l'idoneità al lavoro; per tale motivo l'uomo che, orgogliosamente, ripete in svariate occasioni, ha compiuto con precisione e fedeltà i suoi doveri da cittadino decide di rivolgersi ai servizi sociali per avere un'indennizzo, scontrandosi con una burocrazia ottusa sostenuta da una spietato ridimensionamento del welfare che ha portato in breve il paese a vedere crescere il numero degli indigenti.


In questa sua titanica battaglia Daniel incontra una giovane donna, Katie, anch'essa rivoltasi ai servizi sociali, trasferitasi da poco a Newcastle da Londra con i suoi due ragazzini.
Tra i due nasce un forte legame di solidarietà con Daniel che esercita il suo ruolo paterno nel cercare di aiutare la donna e i suoi bambini.
Per entrambi sarà una lotta estenuante contro ottusità , assenza di solidarietà e individualismo  che contraddistinguono la scelta sociale compiuta dal Regno Unito negli ultimi anni.
Che Ken Loach sia tornato, dopo qualche impaccio e qualche divagazione poco convincente, all'essenza del suo cinema impegnato di denuncia sociale e politica, lo dimostrano la regia asciutta, priva di qualsiasi orpello, il suo sguardo carico di umanità sui personaggi, non solo i due protagonisti, ma anche gli altri comprimari , nei loro vari ruoli, della tragedia sociale raccontata, la profonda pietas umana , ben più pregnante del fervore politico, con cui indaga le conseguenze della situazione, i meccanismi  medianti i quali i losers affondano cercando di mantenere viva però la loro dignità.

sabato 2 dicembre 2017

Memoir of a Murderer ( Won Shin-yeon , 2017 )




Memoir of a Murderer (2017) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Byeong-soo è stato un serial killer, dall'adolescenza si è trasformato in un angelo vendicatore con l'intento di fare pulizia della feccia umana, iniziando dal violento padre che brutalizzava lui e la sorellina. Dopo avere per anni ucciso e sepolto in un poetico bosco di giganteschi bambù malfattori, violenti ,traditori e gentaglia della peggior specie , da 17 anni conduce una vita normale in compagnia della giovane figlia. Da qualche anno la demenza si è impadronita di lui creandogli pericolosi cortocircuiti cerebrali e su pressante consiglio della figlia Byeong-soo scrive tutto sul suo notebook per non dimenticare e tiene nota di ogni gesto su un voice recorder.
Alcune giovani donne scompaiono e lasciano temere la comparsa di un nuovo serial killer e il protagonista in un banale incidente d'auto si convince di essersi trovato faccia a faccia con un killer: affinità elettive e riconoscimento al primo sguardo.


Il problema di Byeong-soo è che, in ossequio alla malattia, vive momenti di totale assenza di memoria, quindi nel momento in cui l'amata figlia inizia una relazione con l'uomo che lui ritiene essere un killer, solo frammenti confusi di ricordi si affastellano nella sua mente almeno fino a quando i momenti di lucidità lo portano a dovere intraprendere ogni cosa pur di salvaguardare la figlia dal pericolo incombente.
Dopo aver visto al FEFF18 di Udine la bodyguard Sammo Hung affetta da demenza, ora è la volta di un serial killer sui generis: il racconto di Won Shin-yeon infatti è un po' un trattato di neuropsichiatria e un po' un thriller con qualche aspetto furbastro.
Cosa c'è di meglio infatti di un personaggio che con la sua malattia può giustificare (narrativamente) tutto e il contrario di tutto? Sì perchè durante la storia raccontata il dubbio che le cose non siano come le vediamo, ma siano semplicemente il frutto di una mente malata che ha perso ogni capacità mnemonica ad un certo punta affiora prepotentemente.
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