Giudizio: 8.5/10
L'opera prima del regista cinese indipendente Dong Yue, tanto apprezzata dalla critica quanto ignorata al box office in patria, va a rafforzare quel filone del noir alla cinese, cui molti registi giovani e indipendenti si sono affidati per raccontare le loro storie e che ha nel pluripremiato Black Coal, Thin Ice di Diao Yinan il suo esempio più fulgido.
L'opera prima del regista cinese indipendente Dong Yue, tanto apprezzata dalla critica quanto ignorata al box office in patria, va a rafforzare quel filone del noir alla cinese, cui molti registi giovani e indipendenti si sono affidati per raccontare le loro storie e che ha nel pluripremiato Black Coal, Thin Ice di Diao Yinan il suo esempio più fulgido.
Il brevissimo prologo ci mostra il protagonista Yu Guowei uscito di prigione dopo 10 anni che si reca nell'ufficio competente per ottenere una nuova carta di identità.
Si passa quindi al 1997, anno storico nella recente storia cinese: Yu è il capo dei servizi di vigilanza di una grande acciaieria, lavoro che svolge con grande solerzia e dedizione tanto da portarlo al riconoscimento di lavoratore dell'anno.
Nelle vicinanze della fabbrica vengono ritrovati a distanza di poco tempo i corpi di alcune donne uccise e il poliziotto incaricato di svolgere le indagini si rivolge a Yu per sapere se all'interno della fabbrica vi fossero state assenze nei giorni degli omicidi.
Yu, la cui vera e unica aspirazione è sempre stata quella di potere fare il poliziotto, non solo si presta alla richiesta , ma inizia a svolgere le indagini per conto suo, divenendo sempre più ossessionato dalle gesta del serial killer.
Durante le indagini , che lo portano a convincersi che l'assassino adeschi le sue vittime nella sala da ballo comunale, Yu conosce Yanzi una giovane che si arrangia prostituendosi; tra i due, tipiche anime sole e in affanno nasce un rapporto di profonda amicizia; se Yu ha un sogno segreto da realizzare Yanzi sogna di andare ad Hong Kong e aprire un negozio da parrucchiera e l'uomo , con grande slancio di generosità intanto la toglie dai bassifondi e le compra un piccolo negozio nella parte centrale della cittadina del sud della Cina dove la storia è ambientata.
La trappola che Yu mette in piedi per catturare l'assassino lo porta a giungere ad un passo dalla cattura e fa crescere in lui l'ossessione fino al tragico finale che incarna in maniera esemplare uno dei canoni base del thriller: la verità può avere molte facce.
E' un lavoro più complesso di quanto possa apparire The Looming Storm, in cui l'aspetto noir è solo quello che giace più in superficie, coprendo metafore mediate quasi sempre dal contorno ambientale: sin dall'inizio ascoltiamo la radio lanciare avvisi sulla imminente tempesta in arrivo, la gran parte della storia è avvolta da pioggia battente e anche il finale, che fa riferimento ad una tempesta che lasciò una scia di morti e devastazioni nel 2008, dona una atmosfera da giudizio universale.
Buona parte del lavoro di Dong Yu ruota intorno alla fabbrica , colosso della industrializzazione forzata in via di disfacimento già nel 1997 e polverizzato in una delle ultime immagini del film, una volta tornati nel 2008.
Questa ambientazione che mette in evidenza un colosso fatto di acciaio e forni che si affloscia sulle sue gambe richiama addirittura certe immagini che sembrano portare a Wang Bing anche perchè Dong, con l'ausilio dell'ottima fotografia di Cai Tao, ci presenta una realtà industriale ottimamente costruita.
Sono gli anni del ritorno di Hong Kong alla Cina continentale, gli anni in cui l'incertezza sul futuro cresceva, i sogni facevano a pugni con le illusioni e con i fallimenti ed il tema innestato sul thriller cupo concorre a fare di The Lomming Storm qualcosa che va oltre il genere: è la fotografia di una società che si disgrega che lascia dietro sè dei simulacri emblemi della sconfitta; tutto il film è percorso da una atmosfera di incertezza , di grigiore, dove persino la verità può avere molte facce.
Solo nel finale Yu, una volta uscito di galera, capirà l'inutilità della sua tenacia nel cercare il colpevole dieci anni prima, beffardo scherzo di un destino che ha generato la verità dalle mille facce.
The Looming Storm è senz'altro uno dei lavori più interessanti di questa annata, sostenuto da una regia solida e geniale nella sua ricerca della sottile tensione; anche le metafore che si celano sotto il racconto sono misurate e non certo didascaliche e il contesto sociale dominato dal grande gigante industriale è ricco di sfaccettature e di prospettive.
C'è poi la storia umana di Yu e di Yanzi: una tragedia greca quasi, un amore che non è amore, il dubbio di essere stati utilizzati come esca, una vicenda che è il prodotto di un fato che ha affossato le aspirazioni e ha prodotto soltanto due perdenti solitari e mai integrati nel mondo circostante, due meteore che passano senza lasciare segno e senza che nessuno si ricordi di loro, persino di chi dieci anni prima era stato lavoratore modello dell'anno.
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