giovedì 30 marzo 2023

Return to Dust / 隐入尘烟 ( Li Ruijun / 李睿珺 , 2022 )

 




Return to Dust (2022) on IMDb
Giudizio: 8/10

Dopo essere stato presentato alla Berlinale del 2022, aver riscosso qualche mese dopo un clamoroso trionfo al FEFF di Udine, aver incamerato un sorprendente successo nelle sale in Cina e una altrettanto oscura sparizione dai cinema locali per intervento della attentissima seppur tardiva censura, Return to Dust di Li Ruijun arriva nelle sale italiane per la fine di marzo, grazie alla lungimiranza e sensibilità della Tucker Film, ormai definitivamente affermatasi come straordinario veicolo di Cinema di qualità, soprattutto per quello dell'estremo Oriente.
Dopo alcune esperienze non propriamente trionfali che guardavano più al blockbuster che al cinema di qualità il regista cinese Li Ruijun torna a volgere lo sguardo indietro, verso quel momento cinematografico di importanza fondamentale che è stato quello della Quinta Generazione prima e della Sesta poi.
E' praticamente impossibile, anche dopo pochi attimi della visione dell'opera , non tornare a intravedere quelle immagini e quelle tematiche che sono state il patrimonio di Chen Kaige e di Zhang Yimou che ha aperto la strada ad una delle stagioni cinematografiche più importanti del cinema moderno.
Il racconto intessuto da Li , anche sceneggiatore in questo caso, si struttura sin da subito su una impalcatura esilissima, quasi minimalista: due reietti, due presunti rifiuti inutili di una società che va disgregandosi, due pesi per le ambizioni e le aspirazioni delle rispettive famiglie, vengono maritati seguendo quello che ancora oggi è un istituto molto utilizzato nelle comunità rurali cinesi tradizionali, il matrimonio concordato, di fatto una imposizione per i diretti interessati, divenuti ormai un peso insopportabile per le rispettive famiglie.



Le campagne si svuotano, sotto i colpi dei provvedimenti intrapresi dal governo per combattere la povertà  trasferendo i contadini nelle nuove aree urbanizzate alla periferia delle grandi città, ma Youtie e Guiying non conoscono altra vita che non sia quella dei campi, il loro matrimonio gli porta in dote una catapecchia malmessa , ben lontano dal nido d'amore che ogni fresco sposo si immagina, anche perchè i due ormai hanno raggiunto una età in cui forse i sogni non trovano più spazio, lei inoltre è anche disabile, esito di botte rimediate in famiglia, oltre che sterile, peccato mortale e ludibrio per una donna cinese.
Ma i due , prototipi di quella fetta di popolazione tagliata fuori dal progresso e dalla ricchezza, hanno dalla loro la gentilezza d'animo, l'empatia per capire che essendo uno l'aiuto per l'altra possono affrontare le difficoltà che quella vita fatta di schiena spezzata nei campi, freddo atroce d'inverno e caldo asfissiante d'estate (siamo nel Gansu, regione del nord ai confini con le aree desertiche prossime alla Mongolia) ha ben poco altro da offrire. 
Pian piano i due passano dal quasi ignorarsi, alle prime parole, ai primi gesti gentili, alle prime grezze ma profonde riflessioni sulla vita, sul destino proprio e di quanto li circonda, sull'importanza delle radici che li tengono legati a quella terra così bella ma così difficile e spietata; diventano insomma una coppia vera , nella quale l'appoggio reciproco, la gentilezza, l'offrire il proprio conforto all'altro  fanno da indissolubile collante.
Youtie, Guiying e il loro asinello, emblema di una natura che va rispettata, perchè se così si agisce essa potrà essere clemente e con essi vediamo il trascorrere del tempo scandito dal passare delle stagioni e quindi delle fatiche nei campi o nel costruirsi la casa visto che i continui tentativi di forzare il loro trasferimento in città, che tra l'altro vedrebbe anche una bella quota di soldi ottenuta come incentivo dallo stato, vanno sistematicamente a vuoto; qui sono le nostre radici, qui abbiamo scritto il nostro destino, anche il grano ha il suo destino scritto, ripetono i due.

lunedì 20 marzo 2023

Nope ( Jordan Peele , 2022 )

 




Nope (2022) on IMDb
Giudizio: 7/10

Dopo due opere alle spalle in cinque anni, un Oscar come migliore sceneggiatura originale, un credito smisurato acquisito grazie alle tematiche allegoriche che tracimano dai suoi film sui temi sociali e politici tipicamente americani, Jordan Peele è diventato uno di quei registi per i quali l'attesa dei suoi nuovi lavori diventa addirittura spasmodica, come è stato in effetti per Nope, atmosfera alimentata da un silenzio quasi totale sul tema del film e da furbe immagini lasciate trapelare che non facevano altro che aumentare l'attesa.
A questa fase di attesa quasi messianica fa poi inevitabilemnte seguito quella dell'interpretazione del film in ogni suo fotogramma che conduce ad una valanga di chiacchiere, ipotesi, teorie che scompongono l'opera in mille frammenti dietro i quali mettere in moto i nostri neuroni, le nostre dotte conoscenze e la cultura personale per cercare di spiegare quello che a volte non può essere fatto, perchè il Cinema, grazie al cielo, è rimasta pur sempre un'arte nella quale l'emozione riesce spesso a travalicare la ragione, facendosi essa stessa tematica del film.
La premessa è d'obbligo perchè se si scende troppo nella sinossi si rischia lo spolier, se non si analizza tutto ciò che è contenuto in Nope si rischia di darne una lettura superficiale; di certo si cercherà di evitare "spiegoni" fiume che fluttuano nell'aria come enormi palloni.



Nope è classificato, come Get Out e come Us , film horror, cosa che ha elevato il regista a novello maestro del genere: niente di più sbagliato, perchè Jordan Peele semmai ha dato lustro al film sull'inquietudine, sulla tensione che monta silenziosa, sparpagliata su vari generi che si mescolano nella trama narrativa: commedia , a tinte nere spesso, thriller, più spesso psicologico, satira sociale, western e fantascienza nel caso di Nope.
Il confluire di ciò crea quella tensione spasmodica che si nutre del senso di inquietudine che ci prende durante la visione: tutto ciò è forse il merito maggiore del cineasta americano, unito ad una capacità di scrittura indubbiamente originale.
Affermare però che Nope sia film perfettamente riuscito appare azzardato in quanto è la classica opera che , come già in parte per le precedenti, soffre di una certa ridondanza che trova difficoltà poi a coagularsi in un racconto completo.
OJ ed Emerald, fratello e sorella, gestiscono un ranch che mette a disposizione del cinema e della tv  cavalli per le riprese, hanno ereditato l'azienda famigliare dal padre morto in circostanze assurde (pioggia di detriti provenienti non si bene da dove, ma poi si saprà...); quando iniziano ad avvenire  strani fenomeni che fanno pensare ai due che ci sia una entità aliena  che si aggira intorno al ranch, i due decidono di riempire la proprietà di telecamere per poter immortalare la presenza e poter sfruttarne le immagini ottenendo gloria e denaro.
In effetti l'entità esiste ed è tutt'altro che benevola e metterla su pellicola non è certo operazione semplice, a maggior ragione quando lo strano essere dà segno di sè anche presso un altro ranch appartenente a Jupe Park un ex stella prodigio della tv che acquista i cavalli da OJ costretto a vendere per le difficoltà economiche.

giovedì 16 marzo 2023

Peter Von Kant ( François Ozon , 2022 )

 




Peter von Kant (2022) on IMDb
Giudizio: 8/10

Nel 1972 Rainer Werner Fassbinder presentava al Festival di Berlino la versione cinematografica di una sua opera teatrale, rimasta fino ad allora inedita; il regista viveva in quegli anni la fase più prolifica della sua carriera e Le lacrime amare di Petra Von Kant fu accolto con grande favore dalla critica, soprattutto da quella fetta che lo aveva eletto a cineasta di culto, nonchè artefice della rinascita del cinema tedesco.
50 anni esatti dopo il Festival di Berlino del 2022 decide di omaggiare il regista in occasione del quarantennale della morte, aprendo la rassegna con il tributo di François Ozon a quello che è stato  uno dei suoi punti di riferimento culturali cinematografici: Peter Von Kant è infatti una straordinaria operazione che omaggia l'opera e l'uomo e al tempo stesso lo stesso Ozon che già nel 2000 agli albori della sua carriera aveva indicato Fassbinder come uno dei suoi pilastri di riferimento mettendo su pellicola Gocce d'acqua su pietre roventi, testo del regista tedesco.
Con la lettura personale  di quella che è stata anzitutto una opera teatrale, il regista francese, modifica e manipola qualche ingranaggio per rendere il testo ancor più vicino a se stesso, senza però comprometterne la forza drammatica che contiene, costruendo un processo di identificazione opera-autore che alla fine risulta molto ben riuscito e ricco di riferimenti.



La storia raccontata, a parte piccole variazioni quale il cambio di genere dei protagonisti e una certo alleggerimento delle atmosfere da dramma da camera teatrale, rimane fedelissima all'originale, raccontando una storia d'amore omosessuale intrisa di passione , follie e autodistruzione  attraverso la figura del protagonista Peter Von Kant.
Quest'ultimo è un regista affermato (altra variazione, non casuale, del testo) ,  artefice di una vita eccessiva, fatta di rapporti amorosi non sempre appaganti, padre di una figlia nata da un matrimonio fallito, vive a Colonia ( dove però si parla francese...) insieme ad un suo tuttofare che subisce silenziosamente le stranezze e le vere proprie angherie del protagonista.
La sua attrice feticcio (una sorprendentissima Isabelle Adjani) gli presenta un giovanotto magrebino del quale Peter si infatua a prima vista, da poco giunto in città in cerca di fortuna; tra i due nasce una relazione che appare subito sbilanciata e che consente comunque al ragazzo , Amir Ben Salem ( rammentiamo il nome perchè non è un caso che sia quello...), di poter entrare trionfalmente nel mondo del cinema.
La relazione amorosa che scivola sempre più verso la fine, contribuisce a portare Peter sull'orlo del baratro consumato dal dolore e dalla sua tendenza all'autodistruzione, professionale e personale.
E' già chiaro con leggendo queste brevi note sinottiche che l'aderenza al testo e alla versione cinematografica di Fassbinder non è completo, ma ogni modifica che Ozon ha introdotto è perfettamente funzionale a far sì che il suo lavoro non sia solo un omaggio all'ingegno letterario e cinematografico di Fassbinder, ma un tributo al regista stesso che Ozon tenta di compenetrare nell'opera stessa fino al punto che non si riesce quasi a valutare se il centro della pellicola sia la storia di Peter Von Kant oppure la figura del regista stesso.

venerdì 10 marzo 2023

Ruido-Una voce che non si spegne [aka Noise] ( Natalia Beristain , 2022 )

 




Noise (2022) on IMDb
Giudizio: 7/10

Da quando il governo messicano ha rilanciato la guerra al narcotraffico che appesta la vita del paese,  la violenza che imperversa in Messico ha raggiunto livelli insostenibili, producendo, oltre a morti e feriti, circa 100 mila desaparecidos, fenomeno dietro al quale si celano i loschi traffici che fioriscono all'ombra di questo conflitto che ha ben pochi uguali nel mondo.
Traffico umano legato alla prostituzione, rapimenti a scopo di estorsione (quasi sempre conclusisi con la sparizione della vittima),  rotta dell'emigrazione gestita da bande armate, complicità di settori di polizia esercito e governo, hanno reso il paese centroamericano, cerniera fondamentale tra Sudamerica (produzione di droghe) e Nord America e Occidente (mercati finali del prodotto) un territorio dove la legalità per larghi tratti viene regolarmente stracciata.
In questo scenario che ormai da almeno un ventennio caratterizza il Messico si svolge il racconto che la regista Natalia Beristain mette al centro della sua ultima opera Ruido-Una voce che non si spegne: la protagonista è infatti Julia una donna che da molti mesi è alla ricerca di una figlia scomparsa durante una vacanza e di cui non sa più nulla nonostante la donna si sia dedicata anima e corpo per poter rintracciare la ragazza.



Nella sua instancabile opera fatta di riconoscimenti di cadaveri e di speranze andate fallite la donna si trova di fronte da un lato l'ignavia e la corruzione delle forze di polizia e dall'altro ad una fitta rete di persone che vivono la sua stessa condizione e che si battono per riuscire ad avere notizie certe sul destino dei loro cari, unita da una solidarietà solida con la quale cercano di superare il dolore di una condizione che spesso non trova una fine nè con un ritrovamento del congiunto vivo nè tanto meno morto.
La regista con molto coraggio affronta il tema dei desaparecidos in Messico senza enfatizzare o romanzare, per larghi tratti Ruido sembra quasi un film di cronaca tanto la prospettiva della regista si mantiene asettica, concentrata solo sul descrivere il meglio possibile la condizione in cui si trova la protagonista.
Ruido è chiaramente un film di denuncia, sociale e politica, che affronta una tematica contingente che solo apparentemente può ritenersi esclusivamente un problema interno al Messico, anche se ovviamente lo riguarda prevalentemente, ma è soprattutto un tentativo della regista di scavare, attraverso la storia di Julia, nell'animo di coloro che hanno dedicato la vita alla ricerca dei loro cari scomparsi.
Julia ( una straordinaria Julieta Egurrola)  abbandona il suo lavoro di artista, si separa da un marito che troppo presto, forse per non essere in grado di sopportare il peso della situazione, si arrende continuando a vivere nel silenzioso dolore, non teme di affrontare gli inetti poliziotti e funzionari governativi quanto meno complici di molte situazioni illegali, si affida alla solidarietà di chi vive il medesimo dramma, non smette di vedere cadaveri, spesso pagando i poliziotti prima che i corpi vengano portati via,  trova in una coraggiosa giornalista un appoggio insperato nella sua interminabile ricerca ,riesce forse ad avere una definitiva informazione che possa mettere a tacere il senso di frustrazione e di perenne attesa: ne esce un ritratto potente, carico di umanità e di dolore , nonostante la forza mostrata dalla protagonista.

mercoledì 1 marzo 2023

Walk up ( Hong Sangsoo , 2022 )

 




Walk Up (2022) on IMDb
Giudizio: 8/10

Seguendo uno schema ormai quasi consolidato, Hong Sangsoo anche nel 2022 sforna due film uno dei quali si aggiudica l'Orso d'Argento Premio Speciale della Giuria alla Berlinale, consolidando una tradizione che ormai è incrollabile come lo sono gli appuntamenti che scandiscono la carriera del regista coreano: Walk Up è la seconda opera del 2022 , presentata a Toronto ed in seguito a San Sebastian e rappresenta l'ormai ennesimo racconto che Hong sembra cucirsi addosso con intenti narrativi a forte impronta autobiografica, caratteristica di larga parte dei lavori sfornati da qualche tempo a questa parte che  hanno portato l'autore a rivolgersi verso se stesso e a guardarsi dentro piuttosto che a dipingere quella carrellata di personaggi, a volte quasi grotteschi, perennemente in lotta con la vita e con se stessi, che animavano le opere di Hong fino a qualche anno orsono.
La storia si apre con Byungsoo, un regista , ennesima proiezione di se stesso nel corpo dell'ormai alter ego principe del regista, l'attore feticcio Kwon Haeyeo, che si reca con la figlia Jeongsu a far visita ad una sua vecchia amica, Ms Kim; questa è una interior design cui il regista vorrebbe affidare la figlia intenzionata ad intraprendere quella carriera; è chiaro sin da subito che tra i due esiste qualcosa che proviene dal passato che va al di là della semplice amicizia.



Da questo punto il film procede attraverso quattro quadri, e qualche scena di passaggio, una sorte di interludio, che si svolge all'interno di una palazzina di proprietà di Kim nella quale a diversi piani sono posizionati un ristorante, un atelier da artista ed un appartamento con terrazzo.
Con un andamento ellittico che si concretizza nel finale, assistiamo a situazioni che si imbricano nel tempo e nello spazio che sono i due veri padroni nel film, insieme alle innumerevoli bottiglie di vino ( stavolta la fa da padrone , per il soju c'è solo una parziale rivincita nel finale) che diventano l'anticamera del sogno e dell'aspetto onirico del film, ed un incredibile copertina di un LP di Fausto Papetti in bella mostra in uno degli ambienti in cui si svolge il film, la cui presenza nel contesto del film sarebbe la prima domanda che oserei porgere al regista in una ipotetica intervista  ( dopo il Morandi di Bong Joonho, ora il Papetti di Hong...)
Riducendo all'osso, direi quasi ad un minimalismo non solo narrativo , ma soprattutto tecnico e strutturale, grazie ad  un bianco e nero molto classico , Hong lascia il suo alter ego scorrazzare nel tempo ( quanto non sappiamo ma è chiaramente individuabile il suo trascorrere) e nello spazio della palazzina , ogni piano della quale sembra offrire dei connotati narrativi alla storia nel suo insieme, al cui centro, mai come in Walk up, ci sono le interminabili chiacchiere e discussioni tra i protagonisti, seduti al tavolino con l'immancabile alcool che aiuta a sciogliere il ghiaccio che immobilizza un po' tutti: il regista che vede il suo ultimo lavoro in pericolo per i soliti problemi con il produttore, la proprietaria del ristorante con la quale avrà una relazione che si spertica in lodi dei suoi film senza però saper spiegare perchè le sono tanto piaciuti se non ripetere all'infinito un banale "mi divertono e bevo sempre prima di vederli" , la salute del regista traballante, un'altra relazione con una donna animata da un sano pragmatismo e con la quale Byungsoo si lancia in un accorata e febbrile riflessione sulla religione con tanto di crisi mistica, momenti di passaggio tra sogno e realtà, un procedere del racconto la cui dinamicità è data dal salire o scendere le scale dei personaggi.
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