Giudizio: 8/10
Dopo essere stato presentato alla Berlinale del 2022, aver riscosso qualche mese dopo un clamoroso trionfo al FEFF di Udine, aver incamerato un sorprendente successo nelle sale in Cina e una altrettanto oscura sparizione dai cinema locali per intervento della attentissima seppur tardiva censura, Return to Dust di Li Ruijun arriva nelle sale italiane per la fine di marzo, grazie alla lungimiranza e sensibilità della Tucker Film, ormai definitivamente affermatasi come straordinario veicolo di Cinema di qualità, soprattutto per quello dell'estremo Oriente.
Dopo alcune esperienze non propriamente trionfali che guardavano più al blockbuster che al cinema di qualità il regista cinese Li Ruijun torna a volgere lo sguardo indietro, verso quel momento cinematografico di importanza fondamentale che è stato quello della Quinta Generazione prima e della Sesta poi.
E' praticamente impossibile, anche dopo pochi attimi della visione dell'opera , non tornare a intravedere quelle immagini e quelle tematiche che sono state il patrimonio di Chen Kaige e di Zhang Yimou che ha aperto la strada ad una delle stagioni cinematografiche più importanti del cinema moderno.
Il racconto intessuto da Li , anche sceneggiatore in questo caso, si struttura sin da subito su una impalcatura esilissima, quasi minimalista: due reietti, due presunti rifiuti inutili di una società che va disgregandosi, due pesi per le ambizioni e le aspirazioni delle rispettive famiglie, vengono maritati seguendo quello che ancora oggi è un istituto molto utilizzato nelle comunità rurali cinesi tradizionali, il matrimonio concordato, di fatto una imposizione per i diretti interessati, divenuti ormai un peso insopportabile per le rispettive famiglie.
Le campagne si svuotano, sotto i colpi dei provvedimenti intrapresi dal governo per combattere la povertà trasferendo i contadini nelle nuove aree urbanizzate alla periferia delle grandi città, ma Youtie e Guiying non conoscono altra vita che non sia quella dei campi, il loro matrimonio gli porta in dote una catapecchia malmessa , ben lontano dal nido d'amore che ogni fresco sposo si immagina, anche perchè i due ormai hanno raggiunto una età in cui forse i sogni non trovano più spazio, lei inoltre è anche disabile, esito di botte rimediate in famiglia, oltre che sterile, peccato mortale e ludibrio per una donna cinese.
Ma i due , prototipi di quella fetta di popolazione tagliata fuori dal progresso e dalla ricchezza, hanno dalla loro la gentilezza d'animo, l'empatia per capire che essendo uno l'aiuto per l'altra possono affrontare le difficoltà che quella vita fatta di schiena spezzata nei campi, freddo atroce d'inverno e caldo asfissiante d'estate (siamo nel Gansu, regione del nord ai confini con le aree desertiche prossime alla Mongolia) ha ben poco altro da offrire.
Pian piano i due passano dal quasi ignorarsi, alle prime parole, ai primi gesti gentili, alle prime grezze ma profonde riflessioni sulla vita, sul destino proprio e di quanto li circonda, sull'importanza delle radici che li tengono legati a quella terra così bella ma così difficile e spietata; diventano insomma una coppia vera , nella quale l'appoggio reciproco, la gentilezza, l'offrire il proprio conforto all'altro fanno da indissolubile collante.
Youtie, Guiying e il loro asinello, emblema di una natura che va rispettata, perchè se così si agisce essa potrà essere clemente e con essi vediamo il trascorrere del tempo scandito dal passare delle stagioni e quindi delle fatiche nei campi o nel costruirsi la casa visto che i continui tentativi di forzare il loro trasferimento in città, che tra l'altro vedrebbe anche una bella quota di soldi ottenuta come incentivo dallo stato, vanno sistematicamente a vuoto; qui sono le nostre radici, qui abbiamo scritto il nostro destino, anche il grano ha il suo destino scritto, ripetono i due.