Giudizio: 7.5/10
Geremia 11:11 : " Perciò dice l'Eterno: Ecco, faccio venire su di loro una sventura alla quale non potranno sfuggire. Allora grideranno verso di me , ma io non li ascolterò " ; svariate volte nel corso di Noi ci si imbatte in questa citazione biblica estrapolata dal Libro del Profeta Geremia, una minaccia di sventure di cui il Vecchio Testamento, in ottemperanza alla parola del Dio severo e vendicativo, è ridondante.
E la minaccia di sventura aleggia prepotente in tutta l'opera seconda di Jordan Peele, che dopo il grandissimo successo di Get Out culminato con l'oscar come migliore Sceneggiatura originale , si cimenta nuovamente con un horror dai forti connotati allegorici che, seppur sotto forme diverse , torna ad occuparsi di tematiche simili, o comunque molto vicine, a quelle contenute nel precedente lavoro, violenta sebbene misurata, satira politico-sociale dell'America post Obama alle prese con il problema mai sedato dell'ineguaglianza sociale soprattutto a carico della popolazione afroamericana.
In Noi, apparentemente , il regista sembra essere maggiormente interessato ad una critica su più vasta scala, riguardante più la totalità della società americana nel suo insieme , soprattutto per quanto riguarda le opportunità offerte ai vari strati sociali della popolazione.
La storia si apre con un prologo ambientato in un Luna Park negli anni 80: Adelaide , una ragazzina afroamericana in vacanza coi genitori a Santa Cruz , si allontana dal padre e entra in uno di quei labirinti di specchi che si trovano in ogni parco giochi: Trova te stessa c'è scritto all'entrata e Adelaide si imbatterà infatti in un'altra se stessa identica; per lo shock la ragazzina avrà una infanzia e una adolescenza tribolata , riuscendo comunque alla fine a superare il trauma.
Ora Adelaide ha una bella famiglia con un marito amorevole e due bei figli adolescenti, Jason e Zora e li vediamo in vacanza nuovamente in quella Santa Cruz che tanto segnò l'infanzia della ragazzina Adelaide; in effetti ,seppur dopo molti anni, la Adelaide adulta prova qualche sensazione strana nel ripensare a quanto successo quella sera di molti anni prima.
Ma quando in piena notte nel giardino di casa si presenteranno le copie esatte di Adelaide e dei componenti della sua famiglia, animati da intenzioni tutt'altro che pacifiche, non solo il passato traumatico della donna piano piano tornerà a galla , ma soprattutto avrà inizio un gioco al gatto e topo dai connotati terribili e violenti.
Quando poi scopriranno che i cloni apparsi non sono solo i loro alter ego ma che ovunque uomini donne e bambini vestiti di tute rosse e armati di forbici sono alla ricerca dei loro doppioni per eliminarli, si renderanno conto che quello che sta accadendo è qualcosa ben più grande di loro.
L'evoluzione, e qui dobbiamo fermarci per non spoilerare ( a tal proposito segnalo che in rete sono reperibili svariati articoli in cui in maniera quasi analitica vien analizzato tutto il film fin nei minimi particolari, ovviamente infarciti di spoiler), ci mostrerà una rivolta di cloni tenuti nascosti e decisi a prendersi il loro posto nel mondo, ovviamente facendo fuori gli originali.
Torniamo quindi al Libro di Geremia: Noi è una allegoria ad ampia veduta sulle diseguaglianze sociali alle quali, secondo Peele , sono maggiormente sottoposti gli afroamericani, ma non solo.
Il popolo dei doppelganger vive nel sottosulo relegato ad ombre legate da una simbiosi insana con gli originali che vivono la vita vera; da un lato il desiderio ancestrale di diventare qualcosa di vivente, dall'altro l'aspirazione a sostituire chi vive una vita completa: una allegoria neppure troppo nascosta di una lotta di classe, di una ribellione di chi non ha nulla contro chi ha tutto, anche se di colore.
Lo specchiarsi in se stessi dei protagonisti quando sono di fronte ai rispettivi cloni testimonia anche uno dei concetti base che costituiscono la filosofia di Noi: il peggior nemico di noi, siamo noi stessi, l'altra faccia della nostra esistenza , le nostre paure, i nostri rimorsi, i nostri vizi.
Ecco allora che il versetto di Geremia assume contorni meno incomprensibili nel contesto del film: la divinità austera e vendicativa permette ai doppelganger di uscire dalle catacombe dove sono relegati e di abbattersi come una sventura immane su chi volta le spalle alla diseguaglianza; urlare e gridare non servirà nulla, perchè la divinità non muoverà un dito.
Il colpo di scena finale poi darà delle tinte se vogliamo anche più fosche al racconto messo in piedi da Peele.
Noi è opera indubbiamente complessa, pletorica quasi per le molteplici tematiche e gli spunti che il regista cosparge sulla strada della narrazione, oltre tutto con i titoli di coda diverse cose della molteplici buttate sul piatto rimangono oscure o poco convincenti, ma questo è un difetto quasi inevitabile quando si riempie una pellicola di riferimenti culturali vari, dalla storia , alla filosofia, dalla religione alla cultura pop, dalla critica sociale e politica alla denuncia del razzismo.
Se Get Out aveva una struttura decisamente più lineare e le tematiche contenute in esso alla fine trovavano tutte un qualche posto nel contesto della storia, anche perchè lì il tema era focalizzato essenzialmente su problematiche razziali, Noi è opera che forse cinematograficamente risulta più imperfetta, ma di certo i temi trattati e il modo scelto da Peele per farlo la rendono indubbiamente più stimolante.
Un cenno va fatto per la prova offerta da Lupita Nyong'o, bravissima nell'interpretazione tutt'altro che facile del doppio ruolo di Adelaide e di Red ( il suo clone).
Red davvero impressionante, monumentale l'interpretazione dell'artista. A me questo film è piaciuto talmente tanto che l'ho già visto tre volte e ogni volta ci ho ritrovato qualcosa in più.
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