giovedì 2 gennaio 2020

Joker ( Todd Phillips , 2019 )




Joker (2019) on IMDb
Giudizio: 5/10

Già il Leone d'Oro incredibilmente assegnato dalla giuria a Venezia lascia a bocca aperta anche in considerazione del fatto che siamo ben fuori dal seminato di quel cinema d'autore che una Mostra cinematografica dovrebbe promuovere (e premiare), ma ancor più lascia senza parole il tono dei giudizi che Joker di Todd Phillips ha riscosso, alcuni al  limite del deliquio di scrittura, altri talmente iperbolici da apparire assurdi ("il Cinema può anche morire adesso perchè nulla di più grande di Joker potrà mai essere concepito") in un'epoca in cui si grida al capolavoro con una sconcertante facilità e superficialità; tutto ciò perchè la pellicola di Todd Phillips è tutt'altro che film indimenticabile e soprattutto è un'opera che vive su un fraintendimento, un equivoco strutturale: Joker è un film costruito addosso ad un attore, straordinario certamente ( e lo sapevamo già senza pericolo di essere smentiti) che il regista vuole però spacciare come un'ampia riflessione socio-antropologica confusa, ridondante di ovvietà che appare il più delle volte posticcia.


Joker è di certo uno dei villain più celebri sia della letteratura fumettistica che del Cinema, storico avversario di Batman, di cui Phillips vuole raccontarci il percorso che lo porta ad  essere l'essenza del male e della criminalità violenta nichilistica.
Arthur (alias Joker prima di diventare il criminale che sappiamo) è un poveraccio emarginato e malato che lavora per quattro soldi travestendosi da pagliaccio, vive in una fatiscente abitazione con una madre anziana e malata anch'essa, ha un background orribile ricco di violenza e soprusi che ci si appaleserà  davanti nel corso della storia e di cui prenderà improvvisamente coscienza egli stesso.
Arthur però ha un sogno (ovviamente frustrato...) quello di diventare un  comico da stand-up comedy, come il suo idolo Murray Franklin che segue tutte le sere in TV.
Dopo gli ennesimi soprusi ( una baby gang che lo pista di botte, il datore di lavoro che lo licenzia e un gruppo di yuppies che lo aggredisce  nella metropolitana di Gotham City, mentre ancora vestito da clown sta tornando sconsolatamente a casa) Arthur si ribella tentando con ciò un riscatto: fa fuori con una pistola che un collega gli aveva regalato i tre e scappa iniziando la sua carriera da criminale in una escalation senza freni.
Il riscatto ( o presunto tale di Arthur-Joker) diventa il simbolo della rivolta degli abitanti di una Gotham City sempre più degradata, schifosa e alienante che trovano in lui il simbolo (autodistruttivo) con cui combattere la corruzione dei politici e dei magnati che dominano la città.

Avesse sin dall'inizio ammesso quello che alla fine è evidentissimo, nonostante la cortina fumogena stesa intorno alla sua figura,  cioè che Joker è un film costruito addosso ad un grande attore in vena di di grazia, che getta sullo schermo il volto, il fisico e la sua personalità , il lavoro di Todd Phillips avrebbe avuto una sua logica ben più chiara e onesta.
Il regista invece ha voluto creare questa cornice di fattura tra l'altro neppure così sontuosa ( troppe slow motion, non un immagine, un attimo, una situazione che mostri la sua impronta ) per di più carico di tematiche sociali fumose, al limite del dozzinale e, cosa ancora più grave è riuscito a creare una dicotomia tra Arthur e Joker tale da non riuscire a far comprendere troppi passaggi nello sviluppo del personaggio.
Arthur è indubbiamente uno di quegli sfigati poveracci cui il destino ha regalato solo schiaffi, nonostante l'assurda( a posteriori) convinzione della madre che lui fosse nato per portare il sorriso, divorato da una rara malattia neurologica e con una psiche disturbata, ma fondamentalmente un bravo uomo, un semplice che vorrebbe campare senza troppi affanni e che sogna persino una storia d'amore (allucinatoria) con una vicina di casa: insomma uno come tanti , e Phillips, vero grande deficit della struttura narrativa, non ci spiega , e nemmeno lo accenna, perchè però diventa Joker, il genio del male assoluto; perchè lui sì e altri mille come lui no?
E ancor peggio: è cosciente Arthur-Joker delle sue gesta autodistruttive e cariche di nichilismo che lo rendono, chissà perchè, un eroe della ribellione? Come il dimesso uomo vestito da pagliaccio diventa un arruffapopoli alla guida della rivolta? E soprattutto quale è la forza interiore che spinge i rivoltosi emarginati, poveracci, vessati a eleggerlo a suo leader?
Tutto ciò colpevolmente manca, incidendo in maniera imperdonabile sul risultato del lavoro: una operazione tesa solo a tenere in piedi una storia con espedienti più o meno ( soprattutto) riusciti affinchè il personaggio possa essere messo al servizio del grande talento di Joaquim Phoenix, tralasciando ogni seppur minima coerenza narrativa e oltre tutto incidendo in maniera molto negativa sulla costruzione del personaggio stesso, proprio per quella frattura che si crea tra le due anime del personaggio Arthur-Joker.
E' stato di certo il fenomeno cinematografico dell'anno, francamente per motivi che sembrano sfuggire, ma Joker è lavoro che ha pochissimo del grande Cinema e a maggior ragione di quello d'autore che ti aspetti trionfi a Venezia; tolta la prova eccellente di Joaquin Phoenix ( ma il suo talento era ben noto già da tempo) siamo di fronte ad un lavoro che tra ovvietà, confuse analisi sociali, richiami ad ambientazioni cinematografiche in stile scorsesiano, aspetti narrativi poco convincenti risulta tutt'altro che indimenticabile.

1 commento:

  1. Premettendo che i capolavori sono altri e che il Leone d'Oro magari andava assegnato ad un film dallo spessore diverso (ma non essendo stata a Venezia non posso giudicare), secondo me (ma questo è un discorso del tutto soggettivo), è un film "sbagliato" alla base, perché per me Joker non si può e non si deve spiegare, non deve avere un background, tantomeno se questo background è fatto di un trito e ritrito passato di soprusi e presente di sfighe con tanto di lezioncina morale di grana grossa sulla società, sugli emarginati, ecc... Però c'è da dire che l'interpretazione, le atmosfere, il senso di angoscia che si respira (quasi opprimente oserei dire), portano comunque a casa il risultato.

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