Le favole che uccidono
Meno prolifico del fratello Oxide, Danny Pang ha comunque lasciato traccia nei lavori di genere in cui la coppia dei fratelli si è cimentata per tanti anni e in questo Fairy tale killer mette in scena un thriller per molti versi classico che attinge a piene mani ai canoni del filone: c'è il killer spietato che agisce in una bizzarra maniera, c'è il detective dalla vita privata segnata e sull'orlo del baratro e quella professionale sul filo del rasoio, ci sono sviste investigative, omissioni, insabbiamenti, ci sono disegni frutto di menti devastate nei quali risiede l'enigma e c'è un pericoloso collimare di vita privata e attività investigativa che porta il poliziotto a confrontarsi con se stesso uomo di legge e uomo di famiglia.
Le favole del titolo danno una traccia psicoanalitica al racconto che affonda le sue lontane origini in soprusi infantili e in slanci di solidarietà malata , ma è anche un modo per instillare dubbi e interrogativi sulla diversità che nasce dal disagio ed in questo aspetto il film trova probabilmente i suoi momenti migliori, quando cioè si allontana dalla trama del classico thriller ( la scena della barchetta costruita coi rifiuti è ad un passo dal commuovere).