L'apocalisse della famiglia
In attesa del parto distocico dell'attesissimo Lord of Chaos, Sion Sono sforna un lavoro dal sapore antico che va a rimestare nelle tematiche espresse in molti dei precedenti film.
Himizu è un lavoro di piluccatura nel quale trovano spazio le tematiche e le ossessioni più care al regista giapponese: e allora sotto con l'adolescenza disastrata, psico-sociopatici votati allo sterminio, nazisti con i capelli a forgia di SS, teppistelli violenti e cani sciolti, yakuza con medaglioni da rapper che si grattano le palle in continuazione, padri violenti che attirano vendette, genitori che costruiscono forche luminescenti e colorate per i figli istigandoli al suicidio, famiglie disintegrate ed esplose fragorosamente e perfino il solito , seppur brevissimo , sguardo voyeur-sado-masochistico.
Tutto racchiuso nella prima parte del film in maniera organica e tutto sommato accattivante nella sua durezza e crudeltà psicologica.
Tralasciando il forzatissimo rimando continuo alla tragedia dello tsunami col quale Sono ha non poche difficoltà a confrontarsi, il filo conduttore della pellicola regge bene con il giovane Sumida che aspira ad una vita normale, lontana dalla prosopopea tipicamente nipponica tinta di grandeur fino a quando la fatidica frase pronunciata dal quindicenne, "ora voglio cambiare il resto della mia vita", parole che non possono non suonare come un campanello di allarme in chi conosce Sono, apre una parentesi, neppure breve, in cui il film sembra perdere quella carica destruente che aveva addosso; e il ripetersi dell'ode di Villon e un finale che vive tra sogno ad occhi aperti e dura realtà riporta solo in parte il film in carreggiata.
Bisognerebbe insomma far capire al regista che non è necessario fare film chilometrici e tanto meno non è obbligatorio dissertare in qualsiasi modo sul dramma collettivo dello tsunami, atteggiamento comune a svariati registi nipponici.
A parte ciò il film torna riporta a galla quanto c'era in Noriko's Dinner Table e in Suicide Circle, spogliandolo di quel finto perbenismo famigliare: qui la famiglia uccide e stermina senza mezzi termini una generazione cui mancava solo un dramma collettivo per poter sentire il peso di un paese che troppo spesso si sente schiacciato.
Bravissimi i due ragazzi protagonisti del film: facce nuove che la Mostra di Venezia ha giustamente gettato alla ribalta.
avevo visto la tua recensione ma avevo evitato di leggerla perchè stavo per vedere il film: in linea di massima sono d'accordo anche se io sono stato decisamente più generoso nel giudizio. Io ci ho visto qualcosa anche di Love Exposure...ma anche io credo che lo tsunami abbia condizionato pesantemente il lavoro di Sono. Metà film è di Sono e metà dello tsunami...
RispondiEliminaL'influenza che ha avuto lo tsunami nella cinematografia nipponica è argomento che andrebbe approfondito accuratamente, perchè con questo di Sion Sono ho visto almeno 3-4 modi di prenderlo di petto, alcuni dei quali mi son sembrati sconcertanti.
RispondiEliminaIl film ha i suoi momenti migliori quando Sono si guarda alle spalle e dissotterra le sue visioni che già aveva trattato in altri lavori; però nel complesso l'ho trovato troppo incostante seppur bello sotto molti aspetti.