La vita di Mei Lanfang
Quindici anni dopo, e numerosi lavori, non tutti perfettamente riusciti, Chen Kaige torna a raccontare l'Opera di Pechino, con un film, che lungi dall'avere la forza narrativa di Farewell my concubine, riesce comunque a coniugare con provata efficacia il racconto biografico sullo sfondo di un contesto storico che abbraccia il periodo che va dalla fine dell'Impero all'immediato dopoguerra, vestendosi con la livrea del kolossal in cui l'eleganza del regista e la sua bravura nel manipolare certe corde riescono ad emergere molto di più rispetto ad alcuni lavori precedenti.
E' il racconto della vita di Mei Lanfang, uno tra gli attori più importanti e conosciuti dell'Opera di Pechino, personaggio tra i più innovatori di quella forma d'arte e che ebbe durante la sua vita un successo che riuscì a varcare anche i confini nazionali , esibendosi addirittura a New York.
Dietro la storia del personaggio, raccontata fin dalla tenera età in cui raccolse il testamento della famiglia composta da attori dell'Opera, il regista passa in carrellata i momenti più importanti e drammatici della storia cinese recente, quasi a volere legare indissolubilmente l'Opera all'essenza stessa della nazione, ed in effetti raramente una forma di spettacolo è stata così legata alla tradizione e alla cultura di un paese nel corso della Storia.
Riecheggiano inevitabilmente le atmosfere e le note che avevano fatto di Farewell my concubine uno dei film più importanti della storia della Cinematografia cinese, ma i quindici anni passati si vedono e si sentono: Forever enthralled , pur essendo un film bello, girato con grande maestria che denota la mano di un grande regista, manca di tutta quella forza passionale ed emotiva che Chen Kaige aveva saputo profondere nel celeberrimo lavoro precedente.
Vero che il regista tende sempre a mettere al centro del racconto i timori e le paure del protagonista nel suo rapporto con l'arte e con i fans, così come sottolinea , soprattutto nella prima parte, la grande innovazione narrativa introdotta da Mei Langfang, ma raramente il film emoziona e tocca i punti giusti, attento principalmente a inquadrare il personaggio nell'epoca storica in maniera molto asettica senza che neppure la storia d'amore tribolata con Meng Xiaodong, nata fondamentalmente come esito di una affinità artistica , riesca a scalfire quella patina di freddezza e di "normalità" che avvolge la pellicola.
L'eleganza stilistica e la regia impeccabile non bastano dunque a rinverdire quanto Farewell my concubine aveva regalato, e forse l'intento di Cheng non era neppure quello, avendo abbracciato prevalentemente il filone narrativo biografico.
L'impressione è quella di un film su cui il regista ha lavorato molto per renderlo particolarmente appetibile alle platee festivaliere soprattutto europee (ed in effetti a Berlino fu vicino a conquistare il riconoscimento) ed in questo sicuramente ha centrato il bersaglio; certo è che il risultato complessivo, da considerare nel complesso buono, manca di forza , rimesta poco nell'animo e lascia soddisfatti sì ma anche raggelati e in parte delusi per una asetticità che regala poco o niente al cuore di chi guarda.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.