Giudizio: 7.5/10
Tran Anh Hung, regista vietnamita di nascita ma ormai francese di adozione, ha sempre centellinato i suo lavori nell'arco di tempo dei 30 anni che intercorrono tra il suo folgorante esordio con Il profumo della papaya verde, straordinaria Palma d'Oro a Cannes nel 1993 fino a La Passion de Dodin Boufannt, presentato nel 2023 anch'esso a Cannes riscuotendo il Premio alla regia.
Anche Venezia nel 1995 lo consacrò al mondo del Cinema assegnandogli la Palma d'oro per l'eccellente Cyclo, opera girata da Tran interamente nel suo paese natale; in questo trentennio. e nonostante la reputazione ormai raggiunta il regista franco-vietnamita ha sempre trovato difficoltà nel portare a termine i suoi lavori, col risultato che in un trentennio vanta al suo attivo solo sette opere, di cui solo tre negli ultimi 13 anni.
L'opera, sicuramente tra le più ambiziose di Tran in questo caso ha ricevuto una importante spinta produttiva che ha permesso al regista di mettere sulla scena assieme due tra gli attori più stimati del cinema francese, Juliette Binoche, ormai una musa imperitura e Benoit Magimel , salito nella considerazione dopo l'eccellente prova di Pacifiction di Albert Serra, e di non risparmiare nella costruzioni degli ambienti richiamando le atmosfere di fine 800 , epoca in cui la storia è ambientata.
Film girato quasi totalmente all'interno del castello dimora di Dodin Bouffant , famoso gastronomo francese antesignano degli chef moderni, narra del rapporto professionale e personale tra quest'ultimo ed Eugenie , cuoca provetta che lavora per lui ormai da più di 20 anni.
Tra i due oltre ad una sintonia silenziosa fatta di gesti sul lavoro, esiste anche un rapporto personale sui generis, fatto di affetto, di sintonia , ma anche di rapporti sessuali, senza che però sia mai sfociato nel matrimonio, evento che proprio Eugenie non sembra considerare fondamentale per il proseguimento del loro rapporto.
Dodin sa di avere solo un'arma per cercare di convincere l'amata e recalcitrante Eugenie: quella della condivisione del piacere per il cibo, che è anche condivisione di esperienze gustativa e non solo, essendo la conoscenza delle tecniche di cucina un altro aspetto su cui il legame tra due persone può rendersi indissolubile.
Il film si sviluppa sempre più intorno alle due figure principali, mettendo sempre più ai margini il resto del racconto e focalizzandosi su un amore che trova nell'arte culinaria il suo legame principale.
Quando verso il finale del film, in un momento carico di poesia e di emotività, i due protagonisti si trovano a parlare tra loro come in una sorta di riassunto della loro vita, Eugenie chiede a Dodin " ma tu mi vorrai ricordare come cuoca o come moglie?" " come cuoca " sarà la risposta dell'uomo dopo una breve titubanza.
In questa risposta c'è tutto il senso del film di Tran; la gioia del condividere i piaceri del cibo, il mettersi al servizio dell'altro , come con grande passione farà Dodin quando Eugenie cadrà malata, il piacere di sperimentare e di trasmettere all'altro, offrono una lettura nuova , originale e potente del concetto di cibo in ambito cinematografico, come quasi mai abbiamo visto prima.