Giudizio: 7.5/10
Anche questa volta per presentare la sua ultima fatica, il regista messicano Michel Franco sceglie il palcoscenico della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia: con le su precedenti opere il regista aveva ottenuto il Premio della Giuria per Nuevo Orden e lusinghieri giudizi da parte della critica per Sundown; Memory, appunto l'ultima fatica di Franco, film girato negli Usa, sembra a prima vista avere poche attinenze con i due precedenti, opere da considerarsi quasi estreme nella loro (differente) durezza.
Memory invece può apparire sin da subito come una atipica ed inusuale love story che però affonda le sue deboli radici in un contesto molto buio e , a suo modo estremo anche esso.
Sylvia vive da sola Brooklyn con la sua figlia adolescente ( non esiste il seppur minimo accenno a chi possa essere il padre, anche se poi capito il contesto generale del film lo si può facilmente immaginare...), lavora in una casa di riabilitazione assistendo soggetti fragili non autosufficienti, ha un passato alle spalle di alcolismo , dal quale si è liberata ormai da 14 anni, pur continuando a frequentare una associazione di alcolisti anonimi.
Una sera , molto controvoglia, accetta di recarsi ad una reunion di ex compagni di scuola del liceo che appena può abbandona per fare ritorno a casa.
Sulla via del ritorno si accorge che un uomo che aveva visto alla festa la sta seguendo ed una volta rifugiatasi in casa l'inseguitore si mette seduto in attesa sul marciapiede. Avendolo trovato ancora lì la mattina seguente, in stato confusionale , la donna riesce a rintracciare il fratello grazie al telefono dell'uomo.
Colpita, o forse meglio dire incuriosita da questo episodio, Sylvia mette in moto la sua memoria e si convince che l'uomo sia un vecchio compagno di scuola che le aveva usato violenza ai tempi del liceo, sfruttando il suo stato di ebrezza alcolica.
L'uomo però non ricorda nulla perchè affetto da una forma di demenza precoce e Sylvia ad una iniziale reazione ostile fa seguire una fase di ripensamento: è lui veramente il violentatore, amico di un fidanzato dell'epoca che sfruttava lo stato di alcolismo di Sylvia per approfittare di lei? oppure quell'uomo ha frequentato la scuola quando lei già se ne era andata perchè trasferitasi altrove?
I due iniziano a frequentarsi con Sylvia che funge da dama di compagnia , ma ben presto il rapporto si fa più intenso e sfocia nell'amore.
E' vero che Memory è fondamentalmente una storia d'amore inusuale , atipica, che si poggia su basi instabili, ma altrettanto vero è che il film di Franco è anche una profonda riflessione sul concetto di memoria e attraverso la speculare contrapposizione tra la condizione dei due personaggi il regista indaga l'importanza della memoria stessa e del suo divenire verità: Saul ha un deficit di memoria, è destinato a trasformarsi in una scatola piena di ricordi che non vedranno mai la luce sepolti nel buio della demenza, Sylvia invece ha una memoria che deve costantemente e strenuamente tenere a bada per non riaccendere in lei ricordi terribili di soprusi , di violenza e di umiliazione ( l'alcolismo, la violenza sessuale, una famiglia malata che ha tenuto ingabbiate per anni lei e la sorella); anche in questo caso dunque Franco porta agli estremi le situazioni che narra così come aveva fatto, senza esaltare va detto, in Nuevo Orden o in maniera più solida in Sundown.
Storia d'amore che diventa cura di una solitudine di due perdenti quasi seriali, lui perchè oltre che malato anche mal sopportato dal fratello che si prende cura di lui , lei perchè segnata in modo indelebile da un passato orribile che solo con la rimozione perenne può forse mitigare: sembra quasi naturale che due personaggi così complessi possano trovare una simbiosi amorosa consolatoria che porti un minimo di calore nel loro gelo interiore che trova origini da una memoria "malata" in entrambi i casi.
Ed in effetti la storia d'amore funziona come pilastro portante del film, i due protagonisti emanano un senso di tenerezza infinito soprattutto quando sembrano comportarsi come due ragazzini alle prime armi, semplicemente perchè la loro vita sembrava avere messo da parte i sentimenti amorosi, il racconto sull'adolescenza di Sylvia crea un tale clima di orrore e disgusto da far nascere una fortissima empatia con la protagonista; viceversa il finale un po' frettoloso , dalle tinte dozzinali, tronca in modo quasi brutale una storia che forse poteva trovare una conclusione , dal punto di vista narrativo, più convincente.
Nel suo complesso il film ha qualità e tratta un argomento non facile da esporre in modo organico, ma soprattutto dal punto di vista emotivo Franco ci riesce di sicuro, inoltre non va sottovalutata la prova dei due attori protagonisti che , seppur circondati da personaggi di contorno ben delineati, sono l'autentico fulcro del film: Peter Sarsgaard , Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, è autore di una prova maiuscola, riuscendo a portare sullo schermo con grande bravura un personaggio nel quale si alternano il buio della memoria e i rari sprazzi di luce, Jessica Chastain a sua volta è magnifica, come sempre: un quasi commovente esempio di personaggio dall'apparenza arida, pietrificato dalla vita, spigoloso, ma che nel suo profondo nasconde una grandissima tenerezza.
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