Giudizio: 6.5/10
L'incidente che si verificò nel maggio del 2018 a bordo di un Airbus di una compagnia aerea cinese mentre era in viaggio sopra l'Altopiano del Tibet e che si concluse con il salvataggio di tutti i passeggeri grazie alle formidabili capacità del comandante e del resto dell'equipaggio, è uno di quegli episodi che non potevano mancare nel festival di eventi da ricordare nella storia della Repubblica Popolare Cinese di cui nel 2019 si sono festeggiati i 70 anni di vita: ed infatti insieme a numerosi altri lavori a forte impronta nazionalistica e rievocativa, è uscito nelle sale cinesi riscuotendo un enorme successo The Captain diretto da Andrew Lau, uno dei registi che più di tutti hanno segnato il cammino del cinema di Hong Kong prima che l'industria mainlander consigliasse alla gran parte dei registi e delle crew di emigrare sulla terraferma e cercare nel ricco mercato cinese la strada per continuare a svolgere il loro lavoro.
Il film di Lau descrive quasi fosse una cronaca quelle poche ore intercorse da quando l'equipaggio giunge in aeroporto a quando scende finalmente dall'aereo costretto ad un atterraggio di fortuna a Chengdu; nel racconto naturalmente vengono create storie e personaggi che in qualche modo fossero l'alter ego dell'equipaggio: figli che tornano dal padre in Tibet, buddhisti che intraprendono il viaggio in cerca di spiritualità, l'anziano militare che come ogni anno va a rendere omaggio ai compagni morti in guerra, famiglie che si trasferiscono, insomma tutto un campionario di umanità che serve a creare quel substrato che permetta il formarsi di una empatia verso i passeggeri e la loro terribile esperienza.
Viceversa, anche dal punto di vista meramente tecnico, l'equipaggio è descritto come un gruppo di grandi professionisti, un mix di esperienza e vigore giovanile, nel quale comunque regna la disciplina e la precisione sul lavoro; in particolare la figura del comandante Liu, un ex pilota e addestratore militare , è disegnata col rigore di rito ( forse anche troppo ...) e con la necessaria professionalità: per lui la tratta da Chongqing a Lhasa, dove sorvolando il Tibet si deve costantemente viaggiare ad altezze ben maggiori del consueto, è un compito routinario , almeno finchè l'incidente con il quale si infrange il vetro della cabina di pilotaggio causando una veloce depressurizzazione all'interno dell'aereo, non impone il ricorso a tutte le conoscenze, alla freddezza e alla capacità di prendere decisioni fatidiche.
Sebbene come detto il racconto spesso si configuri come una cronaca, Andrew Lau riesce comunque a far sì che la tensione e la suspance salgano in maniera esponenziale, nonostante tutti sapessimo già come sarebbe andata a finire e questo perchè le riprese e l'aspetto più puramente tecnico del film si sono rivelate particolarmente credibili , calandoci all'interno del dramma delle 120 persone a bordo dell'aereo.