Giudizio: 8/10
Il film si apre con una scena che alla prima apparenza sembra priva quasi di senso: una donna entra in un negozio di parrucchiere e chiede di cambiare il taglio dei capelli; alla domanda del parrucchiere che crede di averla già vista lei risponde di chiamarsi Risa e negando di essersi mai visti prima.
In effetti la scena è lo spartiacque del film, il punto di inversione del racconto e , dal punto di vista temporale, in effetti sta "in medio res" ; scopriremo più avanti che è il punto di svolta nella vita della protagonista rappresentato appunto dal taglio e dal colore diverso di capelli e dal nome fittizio.
Infatti ben presto, in un salto temporale all'indietro scopriamo che quella Risa si chiama invece Ichiko, è una infermiera che si prende cura da diverso tempo di una anziana donna malata di cancro, vivendo tutta la giornata nella casa della famiglia della donna dove è ben voluta , soprattutto dalle due figlie, la liceale Saki e la studentessa universitaria Motoko, cui nei momenti liberi, dà una mano nello studio.
Ichiko è fidanzata e prossima alle nozze con un medico con cui lavora assieme che ha un figlio da un precedente matrimonio.
Una esistenza insomma apparentemente felice che le regala anche una certa soddisfazione sul lavoro, anche se le sue colleghe la ritengono troppo coinvolta in quella famiglia e verso la paziente.
Qualcosa però accade e mette in discussione lentamente ma inesorabilmente quanto costruito da Ichiko: Saki viene rapita per una settimana e quando ricompare apparentemente priva di segni di violenza alcuna, viene fermato come sospetto un nipote di Ichiko, la quale vorrebbe da subito informare la famiglia dove lavora della cosa onde evitare più spiacevoli conseguenze, ma viene dissuasa dal farlo da Motoko, timorosa che possa essere licenziata.
Da qui il tono del film cambia in maniera netta, nonostante quella scena iniziale lasciasse intendere qualcosa, e diventa il dramma personale della protagonista , messa in mezzo dal morboso attaccamento di Mokoto che si trasforma quasi in odio quando scopre che la donna è prossima alle nozze e dal suo timore di subire pesanti conseguenze dal fatto accaduto.
Soprattutto l'ambiguo, ma neppure tanto, rapporto con Mokoto , diventa il grimaldello con il quale produrre delle crepe irreparabili nel mondo di Ichiko: la ragazza infatti nel nome di una vendetta alimentata solo dalla sua frustrazione sarà la causa della rovina della protagonista, messa in mezzo dalla famiglia che la licenzia e dalla stampa che deve trovare un colpevole da dare in pasto all'opinione pubblica, attaccandosi a fantasiose e calunniose storie che dimostrerebbero la ben scarsa moralità di Ichiko.
Dalla vendetta nasce vendetta e quella di Ichiko parte proprio da quel cambio repentino del taglio di capelli cui assistiamo all'inizio.
Il lavoro di Fukada Koji ,che ha riscosso buone critiche sia a Locarno che a Toronto, si articola su una atmosfera che sin dall'inizio instilla qualche sprazzo di inquietudine e di tensione sottile, nonostante, secondo lo stile del regista, i toni e le situazioni rimangono sempre nei limiti della pacatezza , tra le Variazioni Goldberg che Ichiko mette in riproduzione mentre si prende cura dell'anziana inferma e i dipinti di Van Gogh a tema floreale.
Poi nella seconda parte assistiamo alla disgregazione del mondo di Ichiko, al suo mostrare la faccia nascosta , quella che il suo volto rassicurante, professionale e affettuoso nascondeva , tralasciando il problema del crimine commesso , da chi e come lo abbia commesso; quello che Fukada ci mostra è una deflagrazione che prende piede da una repressione dei sentimenti, quelli di Mokoto, che agendo d'impulso dà il via alla cascata drammatica che porta alla vendetta di Ichiko e al suo deterioramento interiore.
Tutto ciò che il regista, con grande puntualità e bravura , ci mostra , dominato dalla calma apparente di una società che tende a sotterrare quanto di sconveniente socialmente affiora, viene distrutto dall'esplosione di gelosia e di paura di essere abbandonati; le persone assumono allora un volto diverso, forse quello vero, che il perbenismo dilagante suggerisce di tenere nascosto.
A Girl Missing è insomma un tragico racconto di come la frustrazione che nasce dalla repressione dei sentimenti e delle pulsioni possa portare alle estreme conseguenze: il rimpianto , la vendetta e la impossibilità di esprimere i propri sentimenti.
Il film di Fukada nel suo insieme fa centro in maniera brillante, sia perchè è lavoro elegante, riflessivo, nonostante tutto, direi addirittura intimista, sia perchè riesce a mantenere l'attenzione sempre a livelli elevati, grazie a quel senso di inquietudine di cui abbiamo già detto che si instaura sin dalle prime battute del film e soprattutto perchè riesce a mostrare le sfaccettature anche più nascoste dei suoi personaggi, non disegnando infine una certa critica aspra al mondo dei media per come viene trattato il caso dalla stampa.
Dopo aver conquistato il proscenio con Harmonium , il precedente lavoro di Fukada, Tsutsui Mariko regala un'altra prestazione da incorniciare calandosi magnificamente nei panni di una donna pronta a tutto pur di inseguire la sua vendetta, elevandosi nettamente al di sopra di un cast comunque valido.
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