domenica 30 settembre 2012

The Tokyo Trial / 东京审判 ( Gao QunShu / 高群书 , 2006 )

Giudizio: 5/10
Storia dei crimini giapponesi

Film storico , a metà strada tra la cronaca processuale e il racconto personale, The Tokyo Trial del regista cinese Gao QunShu è ambientato durante il processo tenutasi a Tokyo sui crimini di guerra commessi dal Giappone in Estremo Oriente e svoltosi alla fine del conflitto mondiale ed è raccontato in prima persona dal rappresentante cinese della giuria internazionale.
Condito dal consueto nazionalismo cinese che si contrappone al revisionismo nipponico il film ha l'impianto del racconto storico, arricchito anche da immagini di repertorio e la cronaca del processo mette di fronte il punto di vista cinese e quello giapponese, tratteggiati tra l'altro con una certa approssimazione.
Accanto all'evento storico c'è il racconto personale sia del giudice cinese che quello di un giornalista al seguito che incontra a Tokyo una sua vecchia fiamma giapponese.

sabato 29 settembre 2012

Coal Money / 煤炭,钱 ( Wang Bing / 王兵 , 2008 )


Giudizio: 8/10
All'ombra del commercio del carbone

Nello stesso anno in cui usciva l'interminabile Crude Oil, Wang Bing dirigeva Coal Money, breve documentario di poco più di un ora, in cui era il commercio del carbone prodotto nello Shanxi l'oggetto dell'attenta osservazione del regista. A partire dalle miniere dove si allineano centinaia di camion fino alla vendita passando attraverso trafile burocratiche, intermediazioni, mercanteggiamenti sul prezzo, vediamo il fossile percorrere le strade polverose del nord della Cina tra faccendieri con ben pochi scrupoli, operai a cottimo e rivenditori alla ricerca del profitto.
E' una Cina  popolata dalle mani sporche e dai volti segnati dall'abbrutimento, una fetta di un paese che se da una parte avanza ad un ritmo impressionante dall'altra di sfalda sotto i piedi di chi rimane ai margini, dove sopravvivono vecchie regole e tradizioni sociali.
Più vicino a West of the Tracks rispetto agli altri lavori, Coal Money è un altro fulgido esempio di storia sommersa scritta con le immagini.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies




Un sapore di ruggine e ossa / De rouille et d'os ( Jacques Audiard , 2012 )

Giudizio: 7/10
Sentimento e melodramma

Sorretto da una accoppiata di attori in forma strepitosa, Jacques Audiard esce dalle atmosfere buie, cupe, vagamente claustrofobiche che contraddistinguevano i suoi lavori precedenti culminati ne Il Profeta , film che impose in maniera definitiva il regista francese, per approdare ad un racconto che , pur nel suo substrato fortemente inquieto, sceglie una ambientazione luminosa, dall'orizzonte vasto quale è la Costa Azzurra dove ambienta la sua trasposizione cinematografica, piuttosto libera, della raccolta di novelle di Craig Davidson dal titolo omonimo.
E' una storia quasi bipolare stavolta in cui al personaggio di Alì, sbandato, rude che vive ai margini della società in una specie di autismo sociale, si affianca quella di Stephanie, addestratrice di orche presso Marineland di Antibes.
Sono, come sempre nei lavori di Audiard, due solitudini che attraverso una osmosi sentimentale avviano il loro processo di metamorfosi e di risalita dal buio.

giovedì 27 settembre 2012

Le Belve / Savages ( Oliver Stone , 2012 )

Giudizio: 6.5/10
Più del denaro e del potere potè il sentimento

Tratto dall'omonimo romanzo best seller di Don Winslow, l'ultimo lavoro di Oliver Stone è uno sguardo su un mondo cattivo e violento nel quale si scannano i fabbricanti di droga fai -da-te americani, che prima di essere soci sono amici per la pelle a costituire un bel terzetto a base di buddhismo, cannabis e sesso stile anni 70,e i narcos veri, quelli messicani, spietati e sanguinari.
Ma il destino di questa guerra , all'apparenza scontato, sarà disegnato non dal denaro nè dal potere, bensì dalla forza dei sentimenti.
Lavoro onesto che si lascia ben vedere dove la parte da leone la fanno i personaggi cattivi , o comunque ambigui, che risultano i più validi cinematograficamente; qualche spruzzo tarantiniano e un finale da revival western ipertecnologico regalano una nota di ironia e di vivacità.
La recensione completa e l'articolo sulla conferenza stampa di presentazione possono essere letti su LinkinMovies.it

venerdì 21 settembre 2012

Crude Oil / 采油日记 / 原油 ( Wang Bing / 王兵 , 2008 )

Giudizio: 7/10
Il pozzo sull'altopiano

In 14 ore di documentario dai molti aspetti claustrofobico, nonostante tutto, Wang Bing racconta la vita in uno sperduto campo di estrazione petrolifera a 3900 metri nel nord montuoso della Cina, uno dei luoghi meno ospitali della terra.
La telecamera, quasi un Grande Fratello, rimanda la vita dei lavoratori passando dai luoghi condivisi alle stanze per poi seguirli nelle loro occupazioni presso le macchine.
Il pozzo si erge come un monumento solitario in uno spazio sconfinato che però induce una sensazione di oppressione e gli uomini devono combattere anche contro i malanni che l'altitudine comporta.
Oltre al peso della durata, il lavoro di Wang Bing non possiede la forza di West of the Tracks, qui tutto sembra più uno studio sui comportamenti umani e non una fotografia su una metamorfosi sociale. Sta di fatto però che anche Crude Oil conferma la grande capacità del regista di raccontare con le immagini pezzi di vita.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

mercoledì 19 settembre 2012

Happy Hotel / 乐翻天 ( Wang YueLun / 王岳伦 , 2012 )

Giudizio: 6/10
Sembra un cinepanettone, ma non lo è

Prendendo a prestito uno dei canoni cinematografici più abusati , da Agatha Christie fino ai cinepanettoni nostrani , passando per tutta una gamma intermedia fatta di film dell'orrore, thriller, commedie, gialli etc etc, quella del luogo che diventa epicentro di storie che tendono a cozzare una contro l'altra, Wang YueLun  dirige una commedia brillante leggera che regala anche qualche momento in cui ci si diverte di gusto, giocando su una serie di personaggi, tutti a modo loro stereotipi: la coppia di ricconi in crisi coniugale per l'incapacità a proliferare, il tirapiedi del boss coreano in missione, scarpe bianche e camicia maculata, per riscuotere un riscatto che passa il tempo a spalmarsi il burro di cacao sulle labbra, il direttore dell'albergo che deve mettere in salvo il figlio idiota che perde tutto al gioco d'azzardo, la bamboletta in cerca di affetto e di soldi, grandi firme dell'industria che tramano alle spalle e cornificano.

domenica 16 settembre 2012

The Brother / 黑暗中的救贖 ( An Zhanjun / 安戰軍 , 2012 )

Giudizio: 6/10
Legami fraterni

Piccola premessa: queste righe potrebbero apparire come un gigantesco spoiler, contenendo la descrizione dell'apparente colpo di scena su cui il film si impernia; evento però che avviene dopo 20 minuti di film, motivo per il quale la sua conoscenza non inficia la visione.
The Brother è ben lungi dall'essere un thriller, al limite una crime story, nella quale però si vogliono mettere in evidenza aspetti peculiari e personali dei protagonisti.
C'è il poliziotto di provate capacità ed esperienza, dalla vita coniugale in frantumi, il cui fratello viene ucciso in una discoteca durante una retata della polizia; accusato è uno spacciatore che dopo una serie di eventi a cascata tipo domino si scopre essere il vero fratello di sangue del poliziotto.
Da qui , lungo antefatto in pratica della storia, nasce un racconto in cui da un lato prima la rabbia e poi il legame di sangue che crea un filo infrangibile portano il poliziotto a valutare le sue scelte di vita sotto un'altra ottica, dall'altro il legame e la riscoperta di una madre ritenuta persa creano nel malvivente una spinta alla redenzione con l'accettazione del suo nuovo ruolo.

Fengming, a Chinese Memoir / 和凤鸣 ( Wang Bing / 王兵 , 2007 )



Giudizio:10/10
L'insostenibile peso della Storia

Se con West of the Tracks Wang Bing dipingeva il crollo e le macerie della industrializzazione cinese pesante nel nord del paese, con He Fengming, confessione in stile monologo di una anziana donna, reduce degli eventi più importanti della Repubblica Popolare Cinese, il centro del racconto è la Storia che passa sulle teste degli individui lasciando tracce indelebili, esperienza che ha segnato la vita di centinaia di milioni dei persone, ammaliate e poi travolte dalla speranza rivoluzionaria, dai campi di rieducazione e dalla Grande Rivoluzione Culturale fino alla tardiva e , spesso inutile e grottesca riabilitazione.
In questo fiume impetuoso che ha percorso la Cina fino alle soglie della sua prodigiosa metamorfosi sociale in senso capitalistico, galleggiano brandelli di storie personali, quali quelle di He Fengming, seduta sul divano di casa sua, verso cui Wang Bing punta la sua telecamera che diventa testimonianza di un dramma personale che è un minuscolo tassello di un dramma nazionale.
Opera di grande forza espressiva grazie al carisma col quale He Fengming impressiona lo schermo, questo documento visivo regala attimi di commozione e di pathos altissimi, confermando la grandezza di Wang Bing.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies

sabato 15 settembre 2012

Wang Bing, il cantore della Cina dimenticata




Il Festival di Venezia appena concluso ha probabilmente definitivamente consacrato Wang Bing come uno tra i più grandi cineasti cinesi: dopo avere raccolto premi in vari Festival, il riconoscimento ricevuto per il suo Three Sisters in una delle kermesse più importanti del mondo, lo pone sotto gli occhi di un ambiente cinematografico a volte un po' troppo miope , incapace di apprezzare a pieno la qualità di certi registi e di certi lavori.
Da quando, telecamera in mano che fruttò centinaia di ore di riprese, confezionò quell'autentico capolavoro monolita che è West of the Tracks, Wang Bing ha mantenuto intatta la sua coerenza narrativa regalando lavori documentaristici splendidi e un film , The Ditch, che sempre a Venezia due anni prima ne svelò l'immensa bravura.
Attentissimo a raccontare con discrezione, quasi nascondendosi, alcuni degli aspetti sociali della Cina, è stato capace di creare capolavori grandiosi (West of the Tracks e He Fenmgin) con la semplice forza dell'immagine e del racconto diretto, attento sempre a focalizzare la sua attenzione su aspetti di respiro nazionale o individuale, non mancando mai di offrire il volto vero di un paese sterminato e ricco di contraddizioni dalle mille facce.
L'articolo completo può essere letto su LinkinMovies

venerdì 14 settembre 2012

Beijing Blues / 神探亨特張 (Gao QunShu / 高群書 , 2012 )

Giudizio: 7/10
Guardie e ladri a Pechino

Dopo essersi dedicato a lavori pretenziosi e non perfettamente riusciti, Gao QunShu ripiega su racconti molto più terreni e di presa immediata non da Cina "epica" , bensì da Cina "di tutti i giorni".
Inseguendo con meticolosità e con uno sguardo pieno di simpatia Brother Zhang, veterano poliziotto di quartiere della periferia di Pechino, la storia si perde nei mille rivoli di vite vissute che strisciano nel ventre della grande metropoli.
Affidandosi ad una schiera di attori non professionisti, tutti personaggi però in qualche modo legati al mondo dello spettacolo o dell'editoria, Gao mostra uno spaccato pechinese che diverte con un malcelato umorismo nero e un tocco di malinconia: truffe, imbrogli, atti delinquenziali passati sotto l'occhio attento del poliziotto che , da buon veterano, sa fiutare la tempesta al primo stormire di fronde.

giovedì 13 settembre 2012

West of the Tracks / 铁西区 ( Wang Bing / 王兵 , 2003 )

Giudizio: 10/10
Il monumento ad una civiltà che muore

Poco più che trentenne il giovane Wang Bing, spinto dalla nostalgia (sua affermazione) per un luogo che era stato, come molti altri, il cuore della attività industriale del paese e che cominciava a traballare sotto i colpi della modernità e del capitalismo alla cinese, si armò di fotocamera ed iniziò a girovagare nel Distretto di Tiexi, tra enormi industrie, anelli ferroviari usati per i trasporti e sterminati quartieri dormitorio dove le famiglie dei lavoratori risiedevano.
Quello che doveva essere un racconto che in qualche modo si sarebbe dovuto riunire in un unico filone, divenne un maestoso documentario imperniato su tre tematiche essenziali che produsse ore e ore di ripresa e che impegnò Wang Bing in un massacrante lavoro di montaggio per potere racchiudere il tutto in cinque ore di pellicola da presentare al Festival di Berlino nel 2002 tre anni dopo, prima di vedere la sua definitiva versione un anno dopo al festival di Rotterdam, che con grande sapienza ne contribuì alla produzione. Finalmente nello stesso anno vide la luce anche a livello di distribuzione europea, in Francia per la precisione.

mercoledì 12 settembre 2012

Pieta ( Kim Ki-duk , 2012 )

Giudizio: 8/10
Ritorna il Cinema primordiale di Kim Ki-duk

Trionfatore a Venezia 69 con l'immancabile e squallida coda di polemiche innescate da mediocri personaggi frustrati del sottobosco cinematografico, Pieta è un vorticoso tuffo all'indietro nel magma di celluloide del  coreano Kim Ki-duk; chi ha amato e apprezzato questo regista, a partire dagli esordi fino al suo lento e apparentemente inarrestabile declino iniziato già dal pur bello Primavera , Estate... che nascondeva già i germi di una certa pedanteria pedagogica e concluso con la deludentissima prova di Arirang, non potrà che ritrovare tratti che sembravano persi in una storia che fa della sua durezza e del suo divenire dramma inarrestabile il principale caposaldo.
Quella violenza primordiale, intesa in senso lato, che grondava da Bad Guy e da Address unknown ad esempio, in Pieta torna a rifulgere, magari a sprazzi, ma con una forza di penetrazione quasi immutata.

martedì 11 settembre 2012

The Millennial Rapture ( Koji Wakamatsu , 2012 )

Giudizio: 6/10
La maledizione dei puttanieri

Forte dell'enorme credito che gli hanno consegnato alcuni tra i lavori più rivoluzionari della cinematografia nipponica, il nuovo film di Koji Wakamatsu, seppur nella sezione collaterale Orizzonti, era uno degli eventi più attesi del recente Festival di Venezia.
Aspettative andate, ahimè, in gran parte deluse , perchè The millennial Rapture è un lavoro fiacco, a tratti induce la noia e , andando al nocciolo, ha la pretesa di essere una metafora sulla ciclicità della vita e della morte.
Quasi tutto narrato come un lunghissimo flashback da parte della morente Oryu, in uno spazio e in un tempo dilatati dove i kimono si mescolano alle insegne al neon , alle antenne televisive e all'abbigliamento da pifferaio magico, è il racconto di una maledizione che affonda nella notte dei tempi della leggenda e che si protrae in eterno e che colpisce i rampolli maschi della famiglia Nakamoto, "stirpe nobile ma viziosa" di un piccolo paesino adagiato sul mare.

Thy Womb ( Brillante Mendoza , 2012 )

Giudizio: 7/10
L'Islam sulle palafitte

E' un viaggio ai confini dello sterminato arcipelago filippino questo lavoro di Brillante Mendoza presentato a Venezia  nei giorni scorsi. Il regista abbandona le variopinte e desolate ambientazioni urbane  del bellissimo Lola per girare un film che ha il forte sapore dello studio documentaristico etnologico-antropologico tra le palafitte abbarbicate alle isole di una comunità che vive tra riti tradizionali e islam.
Se è vero che il centro della storia è pur sempre la carrellata di umanità variegata, va detto che il regista tende molto ad annacquare il suo stile duro e diretto in favore di ambientazioni policromatiche tutto sommato rassicuranti nelle quali , in un paio di occasioni, non manca però di lasciare la sua crudissima firma.

domenica 9 settembre 2012

Quasi amici / Intouchables ( Olivier Nakache, Eric Toledano , 2012 )

Giudizio: 6/10
Il riccone malato e il badante africano

Guardando Quasi amici, ennesima ridicola trasposizione di titolo italiota, ci si rende anzitutto conto di come possa essere risultato uno dei fenomeni cinematografici dell'anno.
Il film è una intelligente (e furba) miscela di tutto ciò che può far ridere e piangere, lasciando aperta tutta una gamma di soluzioni narrative che sguazzano liberamente nel sociale, nel politico, nelle riflessioni filantropiche etc etc.
A tutto ciò aggiungiamo una coppia di attori che risulta affiatata come neppure Stanlio e Ollio lo sono mai stati, che si completano e si contrappongono con la medesima facilità.
Inoltre, ciliegina sulla torta, la storia prende spunto da personaggi realmente esistiti, come a mettere un marchio di garanzia alla veridicità.
Tutto ciò non poteva non sortire risultati strabilianti, proprio perchè è chiarissimo, da subito, il disegno che c'è dietro alla pellicola, che, detto per inciso, nel complesso risulta positiva nonostante la stridente sensazione di qualcosa che è detto e fatto solo per metà, essendo la metà omessa "politicamente scorretta".

giovedì 6 settembre 2012

Painted Skin 2 : The Resurrection / 画皮II ( Wuershan /乌尔善 , 2012 )

Giudizio: 8/10
Demoni e uomini: è questione di pelle

Cinquecento anni dopo aver vissuto sprofondata nel ghiaccio per punizione, XiaoWei, la bella demonessa-spirito-volpe che abbiamo conosciuto in Painted Skin assetata di guai terreni e di cuori pulsanti, torna alla vita grazie allo spirito uccello che frantuma la spessa coltre di ghiaccio che la racchiude.
E' questo l'aggancio narrativo col quale Painted Skin 2 : The resurrection si erge a sequel del lavoro di Gordon Chan di quattro anni prima; Wuershan, geniale figura emergente del panorama cinematografico cinese riesce persino a raggruppare nuovamente gli attori principali del primo episodio (escluso Donnie Yen) , ma a parte XiaoWei, non c'è traccia di nessuno dei precedenti personaggi.
Raro esempio di sequel che sovrasta il primo capitolo, il lavoro di Wuershan offre una visione molto più passionale e visionaria del rapporto uomini-demoni che si estrinseca nell'impossibilità di poter far collimare i sentimenti; il regista arricchisce la storia con la giusta dose di ironia e di dissacrazione del genere al punto di avere l'onnipresente cacciatore di demoni che, sotto l'aspetto da ciarlatano un po' scemo, cova oltre alla passione amorosa per lo spirito-uccellessa anche il recondito desiderio di diventare a sua volta un demone.

Painted Skin / 画皮 ( Gordon Chan / 陈嘉上 , 2008 )

Giudizio: 7/10
I demoni che mangiano il cuore

Segno di una Cina che cambia, Painted Skin, film del 2008, è un lavoro che va ad affondare le sue radici narrative in un ambito, quello del soprannaturale abitato da fantasmi e da superstizioni, verso il quale la censura ha sempre fatto cadere la sua immancabile scure (così come il sesso e crime story oltre ai film di denuncia sociale), che però è parte fondamentale nella storia e nelle tradizioni della cultura cinese, affrontato sempre solo e soltanto da produzioni HKesi, come fu l'omonimo titolo del 1993, ispirato anch'esso alle novelle di Pu SongLing.
Se vogliamo usare come modello narrativo quello che a tutt'oggi rimane il totem cinematografico del genere, A Chinese Ghost Story di Ching SiuTung con Tsui Hark produttore, dobbiamo dire con non molta acqua è passata sotto i ponti, risultando quest'ultimo ancora una bella spanna superiore a Painted Skin, che da parte sua offre una rilettura della storia molto più in chiave fantasy, con qualche sprazzo di azione e con l'inevitabile corredo romantico-sentimentale, affrontato con il consueto tradizionale gusto cinese.

mercoledì 5 settembre 2012

Lethal Hostage / 边境风云 ( Cheng Er / 程耳 , 2012 )

Giudizio: 8.5/10
La redenzione per amore

Ning Hao, una delle figure più interessanti del recente panorama cinematografico cinese,produce questo lavoro di Cheng Er  che sceglie  un racconto molto atipico per il cinema cinese continentale, misurandosi in un genere che raramente si vede affrontato in Cina: Lethal Hostage è infatti una crime story piuttosto classica, in buona parte ripulita persino di quegli influssi HKesi di genere; è semmai un thriller molto "europeo" dal quale sembrano risalire a galla atmosfere da noir classico.
Al di là dei problemi che la censura crea sistematicamente alle crime story, Lethal Hostage riesce ad essere un interessante lavoro che vive soprattutto sulla atipicità, a partire da una struttura a capitoli che , se da una parte appare uno scimmiottare filoni tarantiniani, dall'altra conferisce la giusta matassa ingarbugliata che solo col procedere della storia si appalesa più chiaramente.
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