martedì 28 aprile 2020

Laplace's Witch ( Miike Takashi , 2018 )




Laplace's Witch (2018) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

Negli ultimi anni Miike Takashi sembra aver un po' rallentato la sua produzione cinematografica anche perchè impegnato in più di una occasione in produzioni televisive; per tale motivo dalle abituali 2-3 opere l'anno di recente siamo scesi ad un solo film e questo Laplace's Witch è l'unico diretto nel 2018.
Le uscite di strada dal percorso tracciato sono piuttosto frequenti nella attività di Miike, così come la complessiva visione del Cinema non è più probabilmente la stessa di venti anni più orientata alla cultura punk e underground, e non tutte le sue divagazioni sono bene accette dai fans come dalla critica.
E' il caso, direi quasi clamoroso, col quale è stato accolto Laplace's Witch : si passa dallo sconcerto e dalla delusione al vero e proprio de profundis per un regista ormai considerato bollito; come sempre nel caso di Miike il tutto viene esacerbato conducendo a giudizi che vanno anche oltre il puro commento cinematografico.


Laplace's Witch è un thriller fantascientifico che cerca di attingere a piene mani dalla filosofia e dall'esistenzialismo ispirandosi ad un romanzo di Higashino Keigo: due cadaveri vengono trovati in circostanze apparentemente simili in località termali e, curiosamente , la causa del decesso è l'avvelenamento da idrogeno solforato, un gas che però all'aperto è quasi impossibile che possa uccidere essendo volatile.
A far luce sulle due morti su cui indaga il detective Nakoka, viene chiamato l'illustre professore universitario Aoe esperto in materia.
Man mano che le indagini vanno avanti, si affacciano alla storia una serie di personaggi in qualche modo legati alle due morti di personaggi del mondo del cinema; tra questi una ragazza, Uhara, che riferisce molto misteriosamente di essere interessata in quanto lei è una strega. Il professore viene in qualche modo accalappiato dalla giovane che sembra avere grande interesse per le indagini e la svolta si ha quando compare la teoria del Demone di Laplace, che di fatto è il filo conduttore e l'asse narrativo di tutta la pellicola , che altrimenti tende a perdersi un po' in svariati filoni: se una entità fosse in grado , conoscendo tutte le leggi fisiche che regolano il mondo, di riuscire a prevedere il movimento di ogni singola particella della materia, avrebbe la capacità di poter prevedere il futuro e quindi controllarlo.

sabato 25 aprile 2020

Masquerade Hotel ( Suzuki Masayuki , 2019 )




Masquerade Hotel (2019) on IMDb
Giudizio: 6/10

Tre omicidi apparentemente slegati, nessuna connessione tra le vittime, luoghi del delitto distanti tra di loro nella sterminata Tokyo; solo un cartellino lasciato nel luogo del delitto che recita una sequela di numeri che non sembrano avere nessuna logica ; dopo vari studi, indagini e lavorii di esperti quei numeri significano molto invece: sono, dopo una complicata operazione aritmetica, le coordinate del luogo dove avverrà il successivo delitto; accanto all'ultimo cadavere ci sono le coordinate che portano all'Hotel Cortesia di Tokyo, un albergo di quelli sterminati, con pretese di lusso, frequentato da persone le più disparate.
Naturalmente la polizia dispone un piano per tenere sotto controllo tutto l'edificio dove ha sede l'hotel: nel seminterrato la centrale operativa e i poliziotti sotto copertura infiltrati tra gli impiegati per controllare tutti gli ospiti in attesa che il serial killer si appalesi.


Al detective Nitta, poliziotto dall'aspetto naif, molto legato ai clichè del poliziotto scapigliato e burbero viene assegnato il posto alla reception affiancato alla diligente ed efficientissima Yamagishi, la quale, fin troppo zelante , vorrebbe insegnare il lavoro al detective non capendo che le loro prospettive sono totalmente discordanti: infatti mentre la donna , da buona receptionist, considera gli ospiti i signori dell'albergo, gente che spesso arriva con una maschera e che si guarda bene dal rimuovere, il poliziotto vede in qualsiasi "cliente" un possibile sospettato, a maggior ragione in considerazione di quella maschera che indossa.
Nell'albergo approda ogni tipo di personaggio appartenente ad una umanità variegata: la donna che scappa dal marito, quella che fugge dello stalker, l'uomo in cerca di soddisfazione dopo tanti anni, quelli che cercano di rimediare una migliore stanza inscenando contrattempi o mancanze dell'albergo: per Nitta sono tutti sospetti, per Yamagishi sono ospiti che decidono le regole del gioco e che vanno assecondati anche a costo di metter da parte l'orgoglio personale.
Alla fine l'assassino si appalesa, le  cose non stanno proprio come pensavano i poliziotti e soprattutto la vittima designata è ben lungi dall'essere qualcuno di così distante.
Se vogliamo il  grimaldello finale è anche piuttosto assurdo oltre che ben poco convincente, confermando il fatto che Masquerade Hotel non è propriamente un thriller ; il film di Suzuki, tratto da un romanzo di  Higashino Keigo, solitamente grande costruttore di trame intricate, sembra più un film diretto da Agatha Christie con quel misto di giallo e di commedia.

Roubaix,une lumiere [aka Oh Mercy! ] ( Arnaud Desplechin , 2019 )




Oh Mercy! (2019) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Notte di Natale, Roubaix, città francese del nord , nota ai più soprattutto per essere l'arrivo di una delle corse di ciclismo tra le più antiche e famose, considerata uno dei nuclei urbani  più pericolosi e socialmente  complessi del paese, un luogo che vive nel ricordo di una effimera grandeur industriale e che oggi si dibatte in uno stato di perenne affanno e di difficoltà economiche.
E in quella notte di Natale il commissario Daoud, stimato e benvoluto poliziotto, dapprima da solo poi con il neofita Louis appena giunto in servizio nel suo commissariato ci porta in giro , quasi fosse il film un documentario,  per la città tra auto in fiamme, liti famigliari, stupri ,episodi di microcriminalità che fotografano alla perfezione la situazione sociale e lo stato di tensione che ne deriva.
Poi quando un anziana donna viene trovata morta soffocata, il centro del racconto diventano le indagini sull'omicidio e sui sospetti, principalmente una coppia di diseredate  che vivono assieme in una casa fatiscente legate da una relazione amorosa, ma prive di ogni mezzo di sostentamento, due reiette della società che si alimentano solo del loro tragico amore.


Sarà Daoud a condurre le indagini utilizzando il suo metodo investigativo, sempre molto rispettoso del sospettato e improntato al dialogo.
Intorno al fatto di cronaca, pare realmente accaduto una ventina di anni fa a Roubaix, Desplechin costruisce l'impianto complessivo di Roubaix, une lumiere, ignominiosamente Oh Mercy! come titolo internazionale; un racconto che guarda molto al sociale, si occupa delle problematiche che nascono da un tessuto urbano minato nella fiducia e che sembra aver abbandonato ogni forma di speranza per il futuro e che viene osservato però con quell'affetto tipico di chi in quel posto è nato, trasferendo sul commissario la propria esperienza personale: anche Daoud , seppur algerino di origini, ha preferito rimanere a Roubaix, città dove è cresciuto , nonostante tutta la famiglia sia tornata in Algeria, una grottesca fuga a ritroso a sottolineare la situazione di estrema difficoltà che si vive nella città del nord della Francia.
Man mano che la pellicola procede è chiaro che l'occhio del regista si concentra sulla figura del commissario, sulla sua umanità e sulle sue singolarità (ama i cavalli, va alle corse , ma non scommette per rispetto verso gli animali) contrapposta al drammatico affresco di povertà di un sottoproletariato urbano incentrato sulle due giovani , Claude e Marie, che vivono una vita ai margini, tra alcool e stenti, nutrendosi solo del loro rapporto, nelle pieghe del quale Daoud cercherà di infilarsi offrendo fiducia alle due ragazze per giungere alla soluzione del caso di omicidio.

venerdì 24 aprile 2020

To the Ends of the Earth ( Kurosawa Kiyoshi , 2019 )




To the Ends of the Earth (2019) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Da un regista come Kurosawa Kiyoshi non ti aspetti un film simile a To the Ends of the Earth; chi conosce la cinematografia del regista giapponese, riconosciuto maestro di thriller a forte impronta psicologica che si muove tra la fantascienza e l'horror, sa anche però che deragliamenti simili sono avvenuti in passato, quasi degli episodi che stanno  a metà strada tra lo sperimentale e il tocco d'artista ( uno su tutti Seventh Code , che tra l'altro con questo suo ultimo lavoro ha anche dei punti di contatto).
Indubbiamente con To the Ends of the Earth Kurosawa incuriosisce e tutto sommato stupisce costruendo una storia che ha il sapore di un racconto di formazione personale e di acquisizione di coscienza.
La protagonista è la giovane  reporter  Yoko, in viaggio per lavoro in Uzbekistan dove viene girato un reportage culturale-etnologico apparentemente in stile National Geographic: dapprima la infruttuosa ricerca di un fantomatico pesce gigante che popola uno specchio d'acqua immenso  , originariamente, in epoca sovietica, un bacino artificiale formatosi però per sbaglio, poi la degustazione di un piatto locale venuto però non bene, quindi una sorta di tortura personale in un fatiscente luna park ripetendo per più volte uno di quei giochi che mettono a dura prova il fisico con sollecitazioni tremende; non tutto soddisfa Yoko, che con molta perseveranza però si applica nel suo lavoro in condizioni tutt'altro che agevoli: dapprima il pescatore che la accusa di essere lei il motivo per cui il pesce misterioso non si fa vedere, poi un regista scostante e tutt'altro che gentile, un ambiente profondamente maschilista che la scruta con apparente diffidenza, solo l'interprete Temur dimostra un minimo di gentilezza verso di lei.


Nelle pause di lavoro Yoko si avventura in escursioni per le città in cui si trova alla ricerca dei bazar : ma sia nella splendida Samarcanda che nella capitale Tashkent la ragazza si trova a fare i conti con una crescente ansia, che diventa quasi angoscia quando finisce nelle mani della polizia da cui lei era fuggita impaurita quando era stata colta a fotografare in zone proibite.
L'esperienza alla fine del mondo è però qualcosa che fa crescere in Yoko una nuova consapevolezza, le fa osservare il suo rapporto sentimentale col fidanzato rimasto in Giappone  sotto una altra prospettiva, realizza che il confronto e la fiducia reciproca può migliore i rapporti tra i vari popoli, sogna di cantare nello splendido teatro Navoi di Tashkent, un edificio che pulsa di storia , magnificamente arredato dai prigionieri giapponesi durante la guerra mondiale, nella figura simbolica della capra che compra per liberarla capisce il senso della libertà, supera persino il suo grande rammarico di non aver potuto fare quello che amava di più, cioè cantare, in un finale spettacolare dal punto di vista visivo e dal grande impatto emotivo grazie all'Inno all'amore di Edith Piaf.
Per tutto quanto detto appare chiaro come la definizione di racconto di formazione, seppur forse limitativa, fotografa bene il senso della pellicola di Kurosawa.
Yoko è una ragazza insicura, ansiosa, che vive in solitudine quella sua esperienza in un paese straniero così distante dai modelli giapponesi, ma al tempo stesso con una curiosità fervida che la porta a muoversi tra la gente di cui sente lo sguardo pesante che le si posa addosso, un personaggio insomma che vive ancora con molte cose da risolvere , con una incompletezza che la rende insicura.

martedì 21 aprile 2020

Holiday ( Isabella Eklof , 2018 )




Holiday (2018) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

La città balneare di Bodrum , meta tradizionale della borghesia e della buona società di Istanbul, nonchè negli ultimi anni attrazione turistica in rapida ascesa per gli occidentali, è lo scenario dell'opera prima della regista danese Isabella Eklof : un lavoro che vale la penna dire subito offre molti bassi e qualche alto nel corso dei circa 90 minuti su cui si articola.
La storia è incentrata su un trafficante di droga danese che sceglie per le sue vacanze appunto Bodrum, da dove comunque continua a svolgere i suoi loschi traffici; al suo seguito una masnada di tirapiedi e scagnozzi rozzi , alcuni anche con famiglia con tanto di ragazzini , e la giovane amante Sascha , immersa quasi con incredulità nel lusso delle vacanze da riccone che il suo uomo le regala, insieme a doni di ogni tipo.
La ragazza non è perfettamente a suo agio nell'ambiente di delinquenti ripuliti ma pur sempre avanzi di galera, però accetta le regole universali della malavita, prima tra tutte quella che la donna non deve mettere il naso nei discorsi e negli affari del capo-amante; d'altro canto però quell'esser circondata di attenzioni, la droga a sua completa disposizione nelle quantità volute , il senso di appartenenza pur sempre ad una gang e ad un mondo che riserva sempre tante sorprese e tanto movimento le dà una piacevole  sensazione di completezza. 


Dietro però il clima da vacanza ridanciano si celano le violenze e le manovre losche della banda di trafficanti, tanto stupidamente spensierati nei loro passatempi vacanzieri idioti quanto decisi nel portare a termine gli affari.
Il problema è che questo clima che ondeggia tra vacanza spensierata e scoppi di violenza porta ad alterare l'atteggiamento del capobanda , a metà strada tra  lo psicopatico e il rozzo delinquente.
Quando poi Sascha, avvolta ancora dalla sua ingenuità, fa amicizia con un turista olandese che gira il mondo in barca e il suo amante se ne accorge , la storia prende una brutta piega che culmina con una esplosione di inaudita violenza.
Tutto però torma tranquillo dopo la tempesta, gli scagnozzi sistemano tutto e la vita nel lusso e nella spensieratezza della vacanza continua , anche per Sascha che ormai appartiene a quel mondo molto più di quanto possa credere lei stessa.
Per circa tre quarti della sua durata Holiday tiene perfettamente fede  al titolo: un racconto di banditi in vacanza che si comportano come adolescenti bulletti sia nella splendida villa affittata che nei luoghi pubblici; solo un paio di inserti sembrano volere turbare quel clima vacanziero, due tasselli di violenza , una immaginata e ascoltata in lontananza, l'altra gettata davanti agli occhi di chi guarda con una odiosa scena di violenza carnale in cui nulla è simulato e che per tale motivo ha ammantato il film dell'aura dello scandalo, al punto che esiste anche una versione censurata ovviamente castigata.

lunedì 20 aprile 2020

Money ( Park Noori , 2019 )




Money (2019) on IMDb
Giudizio: 6/10

Il mondo della finanza con tutto il suo universo che  gli vive intorno un po' parassita e un po' simbiotico, è da alcuni anni il terreno su cui  tutte le cinematografie si sono cimentate soprattutto nel genere thriller; il vivacissimo cinema coreano, probabilmente il più vitale dell'estremo oriente in questi ultimi due anni, aggiunge alla corposa lista dei thriller finanziari questo Money ( titolo che già dice tutto) opera prima della regista e sceneggiatrice Park Noori che già sette anni orsono fu assistente alla regia in Berlin File, lavoro che riscosse un enorme successo di pubblico.
Quasi interamente incentrato nel quartiere finanziario che orbita intorno alla Borsa e agli uffici delle compagnie di brokeraggio di Seoul, Money racconta la storia del giovane Cho, un ragazzo laureato in una università di certo non tra le più rinomate, con una famiglia che vive in provincia e che possiede una piccola impresa che coltiva lamponi, che finalmente, come sognano tutti quelli che intraprendono la carriera di broker, approda nel paradiso terrestre della finanza, un mondo parallelo nel quale gli squali nuotano tra i bagnanti, i tagliagole sono pronti a bruciare ingenti quantità di denaro speculando e incenerendo anche le vite di sventurati investitori e di operatori del settore, aziende passano di mano e in un batter di ciglio si ritrovano a valori stratosferici partendo da situazioni fallimentari.


Insomma un ambiente non certo consono ad un giovane alle prime armi, a maggior ragione in una società come quella coreana che fa della competitività il suo credo principale e del denaro il suo metro di giudizio. Lo dirà Cho alla fine: "Io volevo solo diventare ricco" ed è quello che tutti coloro che entrano a lavorare nel settore finanziario di Seoul si aspettano: parametrare la propria vita e quella degli altri a quanti zeri ha il proprio profitto con le operazioni borsistiche.
Cho è ovviamente spaesato, osserva i vecchi marpioni, cerca di carpire i trucchi , ma all'inizio lui è solo il ragazzo del caffè da portare alla scrivania dei colleghi più navigati anche perchè la prima operazione che esegue si traduce in un clamoroso errore e in una conseguente perdita di denaro.
Quando un collega più anziano lo avvicina e gli lascia intendere che potrebbe essergli di grande aiuto, Cho, che sa benissimo che in quell'ambiente non esistono amici, rimane dubbioso, ma quando capisce che mediante il contatto con un fantomatico e misterioso soggetto che si fa chiamare The Ticket potrebbe guadagnare cifre a molti zeri, decide di lanciarsi nel mondo degli squali, dei broker d'assalto senza scrupoli, disposti ad agire sempre in bilico sul limite, a volte anche superandolo, pur di vedere salire il proprio profitto nelle operazioni e quindi il conto in banca.
Gli incontri con il misterioso personaggio avvengono in maniera carbonara, seminascosti e telegrafici: The ticket ordina e dà le direttive , fissa il compenso e Cho agisce; con grande sorpresa , dopo l'iniziale timore, il giovane si rende conto che fare soldi (tanti) non è poi così difficile: è il benvenuto nell'inferno dipinto da paradiso della finanza d'assalto e imbrogliona.

domenica 19 aprile 2020

The Invisible Man [aka L'uomo invisibile] ( Leigh Whannell , 2019 )




The Invisible Man (2020) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Cecilia ha deciso di porre fine a quella relazione che la umilia e la annienta con il brillante e geniale fidanzato grande esperto di materiali ottici ma manipolatore e psicopatico, una relazione che la sta portando all'annullamento della sua personalità, racchiusa nella fredda e agghiacciante fortezza sul mare come appare la casa hi- tech, tutti specchi e telecamere in cui vive.
Con una lunga e memorabile scena iniziale vediamo quindi la donna scivolare dal letto in piena notte e , eludendo tutti i controlli di cui è dotata la casa, scappare a perdifiato nel bosco fino a raggiungere la strada dove l'aspetta la sorella sua complice.
Cecilia si trasferisce quindi a casa di un vecchio amico suo e della sorella, un poliziotto che vive con una figlia adolescente e che cerca di dare un minimo di tranquillità alla donna ancora terrorizzata e ben lungi dal sentirsi al sicuro.
Dopo qualche tempo la notizia che il fidanzato si è tolto la vita e che le ha lasciato una ingente fortuna, da un lato la rende più serena , ma dall'altro la clausola del testamento che prevede che il lascito non sia valido in caso di dimostrazioni di insanità mentale della donna, le continua a dare un senso di angoscia, terrorizzata come è dalla capacità manipolatoria folle dell'uomo.


Ben presto  le più buie e terribili paure di Cecilia cominciano a prendere forma: la donna è convinta che ci sia qualcuno che la spii , che imponga la presenza nella sua vita , che cospiri per far sì che il suo già precario stato psicologico e mentale subisca ulteriori colpi letali; in più chi l'ha aiutata e circondata fino a quel momento con affetto inizia a dubitare della sua sanità mentale non riuscendo a prendere in considerazione le paure e le convinzioni di Cecilia: dapprima sarà compatita e poi chiaramente avversata fino a che il suo equilibrio andrà in pezzi e dovrà essere ricoverata, facendo così scattare quella clausola testamentaria che era stato il pungolo del dubbio che si era annidato nella mente della donna.
Fermiamoci qui, altrimenti si rischia lo spoiler, sebbene sia chiaro, se non altro dal titolo del film, come le cose possano essere andate.
Leigh Whannell che in The Invisible Man funge da regista e da sceneggiatore è personaggio che ha solcato un po' tutte le carriere del mondo cinematografico e solo più recentemente si è dedicato alla regia; in questa circostanza effettua una operazione alquanto ardita: prendere uno dei simboli più universalmente conosciuti del cinema di tutti i tempi, l'uomo invisibile appunto, e rielaborare la sua struttura filmica attraverso una diversa interpretazione; in The Invisible Man, il personaggio è infatti solo uno dei cardini narrativi intorno al quale costruire una storia carica di una tensione raggelante e che contiene all'interno , anzi al centro, una eroina moderna, una donna vessata umiliata, vilipesa che trova il coraggio di ribellarsi a qualcuno che tangibilmente abusa di lei psicologicamente, trovandosi poi però a doversi difendere da qualcosa che non si vede, qualcuno intangibile, una forma di violenza asettica e impersonale che si introduce però nella sua esistenza.
Possiamo quindi dire che The Invisible Man contiene un messaggio fortemente allegorico: la donna che si ribella alla violenza dell'uomo e che fugge inseguita dalle sue paure , dalla sua psiche martellata dalla violenza , che incontra la patetica compassione prima e  quasi il disprezzo poi e nella cui mente si annida lentamente ma in maniera inesorabile il seme della vendetta.

sabato 18 aprile 2020

Summer of Changsha / 六欲天 (Zu Feng / 祖峰 , 2019 )




Summer of Changsha (2019) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

E' una estate torrida quella in cui il detective A Bin sta consumando gli ultimi giorni da poliziotto in attesa che venga accettata la sua richiesta di dimissioni; l'ultimo caso che lo vede impegnato è quello di un misterioso omicidio in cui la vittima è stata smembrata e il cui braccio è riemerso dalle acque del fiume.
Consultando la lista delle persone scomparse di recente e degli appelli dei famigliari A Bin e il suo collega Lei si imbattono in Xue Li, una dottoressa silenziosa e ombrosa che è convinta che il morto sia il fratello scomparso ormai da alcuni giorni  di cui ha riconosciuto nella foto la mano ritrovata grazie ad una cicatrice; non solo, ma dice di aver sognato i luoghi dove i vari pezzi del fratello sarebbero stati abbandonati.
E' chiaro che se non altro un minimo di inquietudine il personaggio lo infonda in A Bin e Lei, a maggior ragione quando scavando in una radura che Li aveva indicato trovano una valigia che contiene il tronco del fratello.


A Bin prova una specie di attrazione emotiva verso la dottoressa , quasi una affinità che lo porta a interessarsi ancora più profondamente al caso.
Indagando, scopre qualche pagina del passato del morto ma soprattutto di Li, una in particolare terribile: la morte della figlioletta per un tragico e fatale incidente di cui però Li , e anche il fratello, si ritenevano in qualche modo responsabili.
Ecco trovata quindi l'affinità: anche A Bin ha un passato carico di dramma, in quanto non riuscì ad evitare che la fidanzata fortemente depressa si suicidasse; da allora vive una vita scialba , priva di slanci, oppresso dai sensi di colpa  dei quali in maniera patetica cerca di caricarsi oltre dovuto, nel tentativo di sgravare la famiglia della defunta dai loro rimorsi.
Lentamente quindi la storia scivola via dal thriller , che tra l'altro si chiarisce abbastanza presto, pur lasciando qualche dubbio in controluce, e approda sempre più nettamente alla tragedia  e al melodramma nel confronto tra due mondi devastati, resi aridi dal dolore e dall'egoismo tipico di chi sente su di sè il carico di una vita opprimente.
Il loro confronto non porta neppure conforto a nessuno dei due, il dolore passato del dramma vissuto è sempre presente   e quindi il legame che si crea tra A Bin e Li è quello di due sventurati che meditano ancora sul suicidio come possibile soluzione del loro vivere angosciato.

giovedì 16 aprile 2020

House of Hummingbird ( Kim Bora, 2018 )




House of Hummingbird (2018) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Dopo l'esordio clamoroso a Busan condito da un duplice premio nell'ottobre del 2018, l'opera prima della regista coreana Kim Bora ha iniziato il 2019 con un altro grande successo a Berlino e quindi ricevendo nel corso di tutto il 2019 una messe infinita di premi in ogni angolo del mondo.
Indubbiamente un successo tra i più stupefacenti del seppur vitalissimo cinema coreano che sempre più sta dimostrando di sapere offrire una cinematografia variegata e con mille sfaccettature, smentendo quel luogo comune secondo cui il cinema  coreano si regge fondamentalmente sul film d'azione e sulla grandissima professionalità e capacità tecnica che sostiene quel genere.
Per il suo esordio Kim Bora, attiva nel cinema fino ad ora come sceneggiatrice e come direttore della fotografia, decide di raccontare la storia di una adolescente, Eunhee, nel periodo più difficile e problematico della sua vita, quello che la porta ad iniziarsi ad affacciarsi al mondo degli adulti col suo carico di aspettative e paure.


La ragazza vive con una famiglia che è un po' il substrato narrativo del film: madre e padre che gestiscono un negozio che vende prodotti alimentari preparati da loro, una sorella di poco più grande in piena crisi di ribellione, un fratello prossimo a terminare gli studi e tentare l'accesso all'università che è il favorito dei genitori in quanto unico maschio; a scuola ha solo una amica del cuore e anzi le altre compagne la vedono come una po' strana; ha anche un fidanzatino che non brilla certo nè per iniziativa tanto meno per equilibrio emotivo e, infine, frequenta un corso post scolastico di lingua cinese.
Eunhee , a fronte di questa apparente normalità, è una ragazza però silenziosa, introversa , che vede la sua esistenza in costante conflitto tra la realtà e il suo bisogno di sentirsi ben voluta e compresa: in famiglia tutto  sembra sempre troppo veloce, superficiale, tra una lite col fratello e una tra i genitori, il fidanzato oltre che instabile è condizionato dalla famiglia che appartiene ad un ceto sociale superiore e che male vede la sua frequentazione con Eunhee, l'amica del cuore dimostra una lealtà non ferrea e come non bastasse la ragazza dovrà subire un intervento chirurgico per una tumefazione in una ghiandola salivare.
L'unica persona che sembra potere offrire un porto di approdo piacevole ai turbamenti di Eunhee sembra essere l'insegnante di cinese verso la quale la ragazza prova una sorta di attrazione spirituale che si traduce quasi in passione, ed il motivo è semplice: oltre ad essere l'unica che sa offrirle  un legame attraverso il quale si sente compresa, l'insegnante è anche capace di compenetrare nell'animo della ragazza, quasi una affinità elettiva di spirito, al punto che Eunhee si lega ad essa in maniera intensa.
I tormenti amorosi e l'identità sessuale che forse è ancora poco chiara la porta a legarsi anche ad una ragazza più giovane di lei che frequenta la stessa scuola e che vede in Eunhee un modello da seguire.
Insomma la nostra adolescente è ferocemente alla ricerca di approvazione , di affetto, di amore e di calore umano che la possano far sentire più vitale e più sicura, in una vita nella quale non intravede punti stabili a partire dalla famiglia di cui si chiede "Perchè la nostra famiglia è così incasinata?".
Quando torna a scuola dopo l'intervento chirurgico subito Eunhee scopre che l'insegnante di cinese non svolge più la sua attività nella scuola e per la ragazza è un colpo duro, perchè quella donna era ormai diventata il suo faro nella nebbia, il modello con cui confrontarsi e da cui trarre forza per uscire dalle sabbie mobili dell'adolescenza.

martedì 14 aprile 2020

Grazie a Dio ( Francois Ozon , 2019 )




By the Grace of God (2018) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Vincitore dell'Orso d'Argento per il Gran Premio della Giuria alla Berlinale del 2019, l'ultima fatica di Francois Ozon, conferma quella che ormai sembra essere diventata una curiosa consuetudine: infatti, nonostante il regista parigino sia senza dubbio tra i migliori registi francesi,  non ha mai vinto non solo un premio a Cannes ma neppure incredibilmente ai Cesar, sebbene abbia collezionato una miriade di nomination, comprese svariate per Grazie a Dio; un raro caso insomma di rifiuto di applicare quello sciovinismo di cui i francesi brillano in tutti i settori.
Che Grazie a Dio sia film scomodo è fuori discussione, anche pensando alle polemiche e , secondo qualcuno , alle pressioni che da certi settori spingevano a ritardare l'uscita del film.
Grazie a Dio infatti tratta lo spinoso tema della pedofilia all'interno della Chiesa , ispirandosi in maniera molto fedele allo scandalo che sconvolse la diocesi di Lione e che portò al processo sia del parroco reo confesso che dell'arcivescovo di Lione, percorso giudiziario che al momento dell'uscita del film non era ancora terminato e da qui è facile capire da quali settori provenissero i tentativi di ritardarne l'uscita .


I fatti cui si riferisce la storia avvennero tra gli anni 80 e gli anni 90, quando i protagonisti che vediamo narrati erano dei ragazzini che frequentavano le attività della parrocchia tra cui anche i campi scout.
Alexandre ora ha una bella famiglia, con cinque figli , sorretto da una fede incrollabile; quando viene a sapere che il prete che lo molestò quando era ragazzino ancora viene tenuto in contatto con i bambini inorridisce all'idea che anche questi possano subire le stesse esperienze dolorose subite da lui e per tale motivo chiede udienza al vescovo della città il quale sin da subito mostra una certa riluttanza ad affrontare il problema, oltre tutto il reato nel caso di Alexandre è prescritto.
Ormai però la miccia è stata accesa,  e Alexandre troverà altri suoi coetanei che subirono anch'essi le molestie del prete, e, soprattutto, non vedendo alcun tipo di collaborazione e di ammissione da parte del potere ecclesiastico della città, i tre decidono di passare ad un livello superiore: coinvolgono la stampa, creano una associazione che raccoglie tutti coloro che furono molestati, smuovono insomma l'opinione pubblica, non tanto animati dall'odio per il prete pedofilo il quale oltre tutto si dichiara colpevole in quanto morbosamente malato, bensì dal disgusto per l'atteggiamento della diocesi e del suo vescovo.
Sui titoli di coda sapremo come andò il processo, conclusosi da poco con la condanna sia del prete che dell'arcivescovo, anche sull'onda delle decise prese di posizione di Papa Francesco riguardo al problema della pedofilia in seno alla Chiesa.
Attraverso dei rapidi flashback che non mostrano nulla ma lasciano capire l'atteggiamento da manipolatore del prete,  Ozon ci racconta l'esperienza dei tre protagonisti principali, tre personaggi tra loro diversi, appartenenti a classi sociali diverse, mossi da motivazioni e da rancori differenti: se Alexandre è ancora fermamente cattolico e credente, Francois è ateo convinto, mosso da un sentimento di dispregio verso le istituzione ecclesiastiche mentre invece Emmanuel è quello che sembra portarsi addosso un carico di dolore e di disagio maggiore, che segna una vita non certo brillante oscillante tra una madre affettuosa ma possessiva e una fidanzata isterica e instabile.

sabato 11 aprile 2020

Swallow ( Carlo Mirabella-Davis , 2019 )




Swallow (2019) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Hunter, una giovane donna appena sposata, sembra avere tutto quello che si può desiderare dalla vita: un marito ricco, manager di un'azienda di proprietà della sua famiglia , ricchissima e altolocata, una casa splendida, insomma un po' la principessa delle favole uno po' la ricca e giovane mantenuta che passa tutto il tempo in casa preparando la cena per compiacere l'affettuoso marito.
All'apparenza tutto appare così fiabesco, forse un po' freddo ma comunque confortevole; in effetti le cose non stanno così, perchè Hunter è chiaramente oppressa e castrata dalla famiglia del marito ingombrante e totalizzante, priva di qualsiasi forma di libertà personale, ingessata in un conformismo avvilente e vuoto.
Neppure il test positivo di gravidanza che la informa che avrà un figlio sembra alleviare gli affanni di Hunter, anzi proprio in concomitanza con la buona novella, la ragazza inizia a manifestare l'insana e irrefrenabile abitudine di ingoiare oggetti non commestibili: biglie, puntine ,piccoli monili, oggetti tra i più svariati che poi colleziona in maniera maniacale una volta eliminati per via naturale.


Quando uno di questi oggetti non viene eliminato e anzi viene scoperto nella sua pancia durante l'ecografia del feto, il mondo di Hunter subisce una violenta implosione: quella che prima era  una prigione dorata asfissiante diventa improvvisamente un autentico luogo di detenzione con la famiglia del marito pronta a prendere in mano la situazione, pena la richiesta di divorzio immediata.
Hunter inoltre viene inviata da una psicologa che sulle prime non sembra riuscire ad estrarre dal profondo della donna nessuna informazione che possa spiegare il disagio che chiaramente la attanaglia, ma poi con calma e perseverando riesce a risalire ad un doloroso episodio del passato che ha segnato da subito l'esistenza della ragazza e che ora sta tornando repentinamente a galla dal profondo del suo essere.
Dapprima Hunmter sembra abbandonare l'insana pratica di ingurgitare oggetti, ma quando scopre che le confidenze fatte alla psicologa sono state trasmesse al marito e alla famiglia, informandoli dell'oscuro episodio della vita passata della donna, questa va incontro ad una pericolosissima ricaduta a causa della quale il marito e la famiglia decidono di inviarla in un ospedale psichiatrico sebbene di lusso e per persone abbienti.
Pe Hunter giunge insomma il momento di poter rientrare in possesso del suo libero arbitrio e della capacità di potere effettuare delle scelte per poter superare il trauma del passato che riaffiora.
Pellicola d'esordio per il regista americano Carlo Mirabella-Davis, presentata in anteprima al prestigioso Tribeca Film Festival dove ha ottenuto il premio per l'interpretazione femminile ( una magnifica Haley Bennett) e in seguito in svariate altre rassegne che la hanno ripetutamente premiata, Swallow è un lavoro che affianca alla apparentemente algida eleganza formale un nuovo approccio all'horror, costituito non più su i canoni ultraclassici delle porte cigolanti, degli spettri o del sangue a vagonate, bensì su una armonica e sottile creazione di uno stato di tensione che per tutto il film fa da filo conduttore.
Swallow inizia in una maniera molto ambigua, mostrando immagini che poi nel prosieguo del film possono trovare una spiegazione, ma soprattutto sin da quella casa molto hitchcockiana, dagli arredi freddi e perfetti, che vediamo essere il regno della protagonista, c'è subito qualcosa che induce del disagio, della sottile tensione che poi giunti all'esplosione silenziosa della protagonista e della sua patologia ossessiva diventa tangibile, per lo meno in tutta la prima parte del film.

venerdì 10 aprile 2020

Last Sunrise / 最后的日出 ( Ren Wen / 任文 , 2019 )




Last Sunrise (2019) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

"Se oggi fosse la fine del mondo , tu cosa faresti?" chiede  Yang alla sua vicina di casa Mu davanti alla grande finestra dalla quale osserva il sole che si sta spegnendo; e l'apocalisse sembra essere giunta , in un futuro prossimo nel quale tutte le esigenze energetiche del pianeta sono demandate all'energia solare.
Yang , giovane astronomo "free lance" da qualche tempo aveva notato qualcosa che faceva pensare ad una riduzione della emissione di energia da parte del sole e nel contempo la comparsa di una stella che in qualche modo sembrava sfruttare l'energia prodotta dall'astro al contro del nostro sistema.
I due giovani , mentre la città e il mondo cadono nelle tenebre, avviluppati dal terrore, fuggono alla ricerca di un luogo dove ancora esiste qualche forma di energia che consente la sopravvivenza.
Mentre intorno a loro l'umanità sembra ormai in attesa della fine del mondo che secondo gli scienziati avverrà entro pochi giorni con il raffreddamento della terra e la riduzione dell'ossigeno nell'aria, i due cercano di raggiungere una improbabile salvezza , forse  un miracolo, osservando come l'istinto di sopravvivenza misto al terrore genera comportamenti umani che non contemplano la solidarietà e l'aiuto reciproco.


Il viaggio verso la speranza di salvezza sarà anche una occasione per di due di conoscersi, confrontare le loro storie  , esplorare le loro dolorose esperienze personali, far crescere un legame che si rafforza man mano che la fine sembra avvicinarsi.
Il finale,  un po' tirato e con qualche momento poco convincente, apre forse la possibilità di un insperato miracolo, con il sistema solare frantumato e altre galassie che potrebbero ospitare il nostro pianeta alla deriva nell'Universo.
L'opera prima di Ren Wen, trentenne regista cinese che nonostante la giovane età possiede già una buona esperienza nel mondo cinematografico e diversi cortometraggi alle spalle, è uno dei rari esempi di film di fantascienza del cinema cinese e , curiosamente, vede la luce proprio nello stesso anno in cui un altro lavoro di fantascienza, il blockbuster di enorme successo The Wandering Earth,  sbanca il botteghino e traccia la via cinese al genere.
Last Sunrise non ha nulla in comune però con il grande successo della passata stagione: anzitutto un budget infinitamente più basso, le tematiche rivolte soprattutto al problema energetico e delle fonti di approvvigionamento, in particolare quelle sostenibili, un substrato filosofico-naturalista che vede nel tramonto per sempre del sole  una ribellione violenta e sdegnata della Natura verso l''Umanità che pensa di poterla controllare e ridurla ai suoi bisogni, una ricerca introspettiva attraverso i due personaggi principali Yang e Mu, il concetto che l'Universo per quanto sdegnosamente indispettito dall'uomo è capace di regalare comunque sempre una chance di salvezza, quasi fosse una divinità severa nel giudizio ma magnanima nella pena, l'invito alla solidarietà, all'aiuto reciproco e alla comprensione abbandonando gli egoismi e per finire, la denuncia sussurrata verso le scelte politche e industriali che hanno deturpato e violentato il pianeta.

giovedì 9 aprile 2020

Beasts Clawing at Straws ( Kim Yonghoon , 2020 )




Beasts That Cling to the Straw (2020) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Vincitore del Premio Speciale della Giuria al recente prestigioso Festival di Rotterdam, nel quale sono in concorso solo opere prime o seconde, Beasts That Cling to the Straw del regista coreano esordiente Kim Yonghoon è un lavoro folgorante, un thriller con influssi forti di commedia nera che trova proprio nella sua trama e nella sua struttura narrativa complessa e articolata uno degli elemnti di maggior pregio.
Leggendo queste righe sarà facile capire come Kim abbia avuto, consapevolmente o no al punto da concretizzarsi come vere e proprie citazioni ,un paio di modelli cinematografici ben definiti.
In una città di provincia marittima della Corea Joongman lavora come addetto alle pulizie di un centro termale all'interno di un albergo, la sua precedente attività ha subito un tracollo ed il ristorante è andato in malora, la moglie sta a casa ad accudire la vecchia madre che presenta un incipiente e aggressivo morbo di Alzheimer; nel ripulire gli armadietti degli spogliatoi scopre una grossa borsa di Loius Vitton stracolma di soldi; siccome l'uomo è un bravo cristiano lungi dal prendere il fagotto e scappare lo mette nel ripostiglio delle cose trovate certo che qualcuno prima o poi tornerà a reclamarlo.


Quei soldi farebbero comodo a Joongman, sarebbero la soluzione dei suoi problemi e di quelli della famiglia, ma dietro a quella borsa ci sono fin troppe persone che hanno bisogno smodato e avido di soldi e che sono pronte a tutto pur di recuperarla.
Ed è così che attraverso cinque capitoli , introdotti da un titolo vagamante evocativo di ciò che accadrà,  si sviluppa una trama con molteplici filoni che partono lontani uno dall'altro ma che inesorabilmente e lentamente convergono intorno a quella borsa: c'è un ufficiale di dogana nei guai perchè la sua fidanzata è scappata portandosi dietro i soldi che lui aveva chiesto in prestito ad un malavitoso strozzino,  c'è una giovane donna che ha dilapidato una fortuna in azioni finanziari ardite e cui il marito vuol far pagare il conto a forza di botte e maltrattamenti e che è costretta a lavorare come escort in un locale , sotto la protezione di una donna decisa e intraprendente, la fidanzata, scopriremo, dell'uomo della dogana , che gestisce il mercimonio; c'è uno strano detective che indaga, c'è il boss malavitoso col suo seguito di scagnozzi tra i quali uno muto ma ferocissimo, che vuole riprendersi i soldi prestati, c'è pure un immigrato cinese che si innamora della povera donna maltrattata e che come prova dei suoi sentimenti le propone di uccidere il marito violento per incassare l'assicurazione sulla vita, più tutta una serie di altri personaggi minori che comunque orbitano introno ai filoni narrativi principali.
La borsa è talmente la protagonista di questa storia che la circolarità del racconto ed il suo rimanere tutto sommato aperto è dato dalla scena finale in cui la vediamo bellamente portata (finalmente) per mano da qualcuno.

martedì 7 aprile 2020

Moonlit Winter ( Lim Daeyung , 2019 )




Yunhui-ege (2019) on IMDb
Giudizio: 8/10

Alla sua opera seconda il regista coreano Lim Daeyung, che tre anni fa ricevette il premio dalla Associazione dei critici cinematografici di Busan come miglior regista esordiente grazie al suo Merry Christmas Mr Mo,  si conferma cineasta di notevole spessore grazie ad una opera seconda  dal forte impatto e ad una cifra stilistica non indifferente che  riescono ad affiancare una storia per nulla banale, basata su un amore spezzato e su le conseguenze di esso anche dopo molti anni.
Yoonhe è una donna di mezza età che vive in una città della provincia coreana insieme alla sua figlia adolescente Saebom; ha alle spalle un matrimonio miseramente fallito e un presente piatto, grigio , consumato a lavorare in una  mensa e un rapporto con la figlia quasi inesistente come se tra le due ci fosse un muro invisibile.
Un giorno però Saebom legge una lettera inviata alla madre dal Giappone in cui apprende l'esistenza di una vecchia grande amicizia che aveva riempito la vita di Yoonhe fino a venti anni prima, una amicizia-amore nata a scuola e durata fino a quando le due donne decisero di separarsi con la partenza di Jun , l'amica amata, per il Giappone dopo il divorzio tra i genitori per andare a vivere con una zia in Hokkaido.


La ragazzina si incuriosisce nell'apprendere l'esistenza  di questa pagina nel passato della madre e cerca , senza risultato, di saperne di più; sfruttando la pausa invernale dell'attività scolastica coinvolge la madre in un viaggio in Giappone, proprio nella città abitata da Jun, un luogo che vive per tutto l'inverno sepolto sotto una fittissima coltre di neve.
Per Yoonhe i ricordi del passato sepolto riaffiorano ma non trova il coraggio di avvicinarsi a Jun, d'altra parte questo viaggio diventa l'occasione per far cadere il muro invisibile che separa la madre dalla figlia: piano piano tra le due iniziano a scorrere le parole e si renderanno conto che poi così diverse tra loro non sono.
Grazie alla intraprendenza adolescenziale di Saebom le due donne si incontreranno, facendo tornare indietro di vent'anni le loro vite e i loro ricordi.
Il candore della neve onnipresente e la luna che risplende su quel bianco fanno da sfondo a questa storia di rimpianti, di dolore e di riscatto personale , di rivincita contro un passato che troppo pesantemente ha segnato la vita di Yoonhe ma anche di Jun.
Le due protagoniste vengono subito messe sul palcoscenico in un inizio che inquadra dapprima Yoonhe e quindi Jun che conosciamo nel giorno del funerale del padre: anch'essa sembra avere abdicato alla gioie della vita, le viene rinfacciato che non si vede con nessuno , che non ha vita sociale e che passa il suo tempo tra il lavoro di veterinaria e la casa della zia che le ha fatto da madre e che all'insaputa di Jun, che titubava nel farlo, ha spedito la lettera a Yoonhe  ; in realtà anche lei come Yoonhe porta sulle spalle quel grande amore giovanile interrotto bruscamente  e che vediamo raccontato in un flashback, tra i momenti più belli ed emozionati del film.

lunedì 6 aprile 2020

Richard Jewell ( Clint Eastwood , 2019 )




Richard Jewell (2019) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Lungi dal mostrare i più che leciti  ( per gli essere ordinari) segni del tempo, giunto alle soglie dei 90 anni, Clint Eastwood dà invece segnali di vitalità artistica importanti, arrivando a dirigere 3 film in due anni, cosa piuttosto atipica per lui che ha sempre scandito le sue opere con un lasso di tempo intercorrente almeno annuale.
Facendo seguito ad una strada intrapresa dai tempi di American Sniper, sebbene le tematiche sono da sempre proprie dei suoi lavori, in Richard Jewell  Eastwood racconta un'altra di quelle storie di uomini ordinari che sfidando il destino, le autorità, persino se stessi, entrano in quel limbo che aleggia tra eroismo e battaglia per affermare la validità dei propri gesti.
Il personaggio che dà il titolo al film, in servizio come guardia di sicurezza, si rese protagonista nel 1996 durante le Olimpiadi di Atlanta di un gesto che impedì una strage di enormi proporzioni allorchè una bomba esplose nel Centennial Olympic Park di Atlanta durante i festeggiamenti per le Olimpiadi; in tre giorni Jewell passò da eroe nazionale a possibile colpevole della tentata strage, grazie ad uno zelante funzionario dell'FBI che lo accusò e una altrettanto zelante giornalista d'assalto che pubblicò le soffiate che l'uomo dell'FBI le passò in cambio di favori sessuali.


Verrebbe , quasi con il sorriso amaro,  di pensare che le sventure per il povero Richard siano insomma legate solo ad uno squallido do ut des scatenato da una tempesta ormonale cui l'agente FBI non seppe far fronte se non cedendo alle lusinghe della giornalista.
E' chiaro che di analisi superficiale si tratterebbe, ma di certo la storia di Jewell non poteva non interessare un regista come Eastwood sempre attento agli uomini qualunque che si trovano a dover far fronte al peso di un contrasto con gli apparati statali e con i media, un Davide contro due Golia insomma.
Richard Jewell è personaggio che in qualche modo si attira i guai; cacciato dalla polizia, ingenuo al punto di sembrare uno scemo, incapace di tenere la bocca chiusa, obeso e legato morbosamente alla mamma con cui vive, collezionista di armi, personalità tendente alla mitomania nel suo assillante desiderio di sentirsi utile e di proteggere il prossimo, evasore delle tasse, un profilo insomma  che ben si adatta al bombarolo solitario mitomane in cerca del titolo di eroe, ed infatti lFBI non ci pensa due volte a metterlo sulla graticola.

domenica 5 aprile 2020

Farewell Song ( Shiota Akihiko , 2019 )




Farewell Song (2019) on IMDb
Giudizio: 8/10

Shiota Akihiko è uno tra i registi giapponesi più originali, sebbene le sue opere abbiano spesso come protagonisti giovani con i loro problemi di adattamento, tematica tutt'altro che nuova per il cinema nipponico, ma nella quale Shiota ha dimostrato sempre di avere uno sguardo molto delicato, carico di compassione e di empatia.
Regista ormai sessantenne Shiota ha diretto non molti lavori, soprattutto negli ultimi anni ha diradato di molto le uscite delle sue nuove pellicole, ma rimane un personaggio che conosce l'ambiente cinematografico e i modi di fare cinema come pochi, avendo tra l'altro collaborato per diverso tempo con registi come Kurosawa Kiyoshi e Suzuki Seijun; nonostante ciò Farewell Song a parte il rilascio in Giappone non ha avuto alcuna altra distribuzione.
La pellicola di Shiota Akihiko è basata sulla storia del gruppo musicale Harureo , composto da due giovani ragazze Haru e Reo appunto e un ragazzo, Shima, che funge essenzialmente da manager e factotum.
Il film inizia con il terzetto che parte alla volta di quella che sarà la loro ultima tournèe, che si concluderà ad Hakodate in Hokkaido, prima di dividersi definitivamente.


Tra i tre si intuisce qualche frizione, qualche situazione non chiarita, forse una semplice assuefazione artistica ed umana, qualcosa insomma che spiegherebbe la decisione di sciogliere il gruppo, nonostante il successo di cui godono a livello degli ambienti di musica indie.
La storia a questo punto procede tra il presente e i flashback che ci riportano agli inizi: come Haru abbia incontrato Reo e spinta ad unirsi a lei nel percorso musicale, riconoscendo nella ragazza una inquietudine personale che probabilmente è anche la sua, come Shima si sia offerto di fungere da manager organizzando le serate nei club  e nelle piccole sala , di come l'accordo tra i tre sia sempre stato quello di evitare le implicazioni sentimentali , di come il gruppo abbia raggiunto un successo repentino e di come Haru compone le canzoni scrivendo durante i viaggi; insomma una storia a ritroso che ci serve per capire meglio quello che sta accadendo oggi.
Ma soprattutto il racconto è un costante obiettivo puntato sui malesseri e sulle inquietudini dei tre , principalmente delle due ragazze, legate da una grande amicizia, forse anche qualcosa di più, che solo con la musica, con le parole e le chitarre suonate assieme riescono ad esprimere il subbuglio che alberga nel loro animo.
Man mano che l'ultimo concerto si avvicina e la data dello scioglimento si approssima Haru , Reo e Shima, riguardano dentro se stessi per capire cosa significhi quell'addio; il finale  , che di fatto rimane molto aperto, è in linea con tutto il film: pacato, minimalista e intimo.

sabato 4 aprile 2020

Lost in Love / 如影随心 ( Huo Jianqi / 霍建起 , 2019 )




Lost in Love (2019) on IMDb
Giudizio: 5/10

Regista tra i più interessanti della cinematografia cinese, a cavallo tra Quinta e Sesta Generazione, Huo Jianqi a tre anni da Xuan Zang, coproduzione sino-indiana che raccontava la storia di un monaco buddhista partito dalla Cina e arrivato in India per studiare la filosofia buddhista, dirige una storia romantica metropolitana che vede protagonisti Song, un violinista classico e Ying una artista arredatrice che si incontrano per la prima volta tra i banchi dei mercatini sulla Senna a Parigi; nonostante il primo incontro sia in effetti uno scontro polemico su chi avesse diritto a comprare un disco di Edith Piaf dalla bancarella, i due ben presto scoprono una affinità e una attrazione reciproca che , tornati in Cina, li porta ad intraprendere una vita in comune.
Il passato di entrambi è però irto di situazioni difficili da superare: Song sta divorziando dalla moglie che gli ha dato un figlio che ha ora tre anni; Ying ha appena lasciato un marito egocentrico e insensibile e fatica a rifarsi una propria vita.


Nonostante la passione che lega i due sia fortissima , ben presto si rendono conto che troppe menzogne, troppe cose rimosse e non risolte, troppe cose non dette, stanno lentamente minando il loro rapporto amoroso; soprattutto Song trova difficile tagliare in maniera definitiva con la moglie, la quale dal canto suo decide di raccontare la sua esperienza matrimoniale con l'uomo, mettendo in piazza tutto, attraverso un blog; leggendolo Ying si rende conto di quante cose l'uomo non le ha raccontato facendo crescere in lei il sospetto e i dubbi.
Il finale , bello visivamente, ma fin troppo fiabesco, non sembra darci una chiave di lettura definitiva su quella che è  una storia d'amore  e di passione ai tempi dei social network e dell'epoca in cui le relazioni umane sono sempre più difficili.
Lost in Love può di certo lasciare titubante e interdetto chi conosce almeno un po' la filmografia del regista cinese: Huo infatti partendo da stilemi classici per la quinta generazione, quindi privi della critica sociale e politica palese, ha sempre preferito storie ad ambientazione rurale , piccoli racconti intimi nei quali è l'aspetto umano a coagulare intorno a sè le tematiche del film, basti pensare al bellissimo Postmen in the Mountains o l'altrettanto convincente Nuan.

venerdì 3 aprile 2020

Mr Long ( Sabu , 2017 )




Mr. Long (2017) on IMDb
Giudizio: 7/10

Mr Long è un killer spietato e abilissimo, niente mosse superflue, piccoli e rapidi gesti come quelli di un serpente velenoso che con il suo inseparabile coltello fa fuori uno dopo l'altro le sue vittime. La scena iniziale del film è costruita intorno a lui , alla sua improvvisa comparsa e al suo lavoretto compiuto in pochi secondi a danno di una masnada di gaglioffi gozzoviglianti.
Come ogni buon killer parla poco, si muove con discrezione, raggiunge il boss al suo ristorante dove riceve l'incarico seguente.
Il lavoro da svolgere stavolta è in Giappone, bersaglio un gangster di Tokyo; stavolta qualcosa va storto e nel marasma convulso di un locale notturno Mr Long viene catturato dalla gang del bersaglio e pestato ben bene; riuscirà a fuggire mettendosi in salvo, e trova rifugio in una zona periferica desolata, abbandonata, un riparo  per emarginati e diseredati.


Il primo contatto è con un ragazzino, Jun, che gli porta qualcosa da mangiare e Mr Long si sistema in un edificio semidiroccato, conosce quindi la madre di Jun una giovane donna tossicodipendente schiava della malavita per la quale il ragazzino chiede il suo aiuto; infine un gruppo di simpatici e strambi vicini del quartiere lo prendono in simpatia soprattutto stupiti dalle sue grandi doti culinarie.
Insomma una nuova vita sembra aprirsi per Mr Long in attesa di potere riprendere la strada di casa con la nave di lì a un po' di giorni.
Con l'aiuto fattivo dei vicini Mr Long mette in piedi una piccola attività di street food che ben presto spopola, Jun è il suo aiutante e la madre, liberata dalla dipendenza grazie al killer che viene da Taiwan, sembra tornare ad una vita normale ( e grazie ad alcuni flashback scopriremo come la ragazza sia ridotta in questa condizione e come Mr Long non sia del tutto estraneo alla sua esistenza).
Naturalmente per una persona come Mr Long il passato è sempre dietro l'angolo, pronto a riemergere violentemente, a ricordargli che lui è pur sempre uno spietato killer e soprattutto pronto a buttare in aria la nuova vita che aveva faticosamente costruito.

mercoledì 1 aprile 2020

Vortex / 铤而走险 ( Jacky Gan Janyu / 甘剑宇 , 2019 )




Vortex (2019) on IMDb
Giudizio: 8/10

Il cinema indipendente cinese, pur tra le mille difficoltà di una industria sempre più votata al mainstream e che ormai ha raggiunto le cifre di quella americana, periodicamente sforna opere prime che mostrano indubbi talenti in fiore e che lasciano ben sperare per il futuro: in Vortex,  Gan Janyu ,alla sua opera prima nella quale figura come produttore Cao Baoping, uno dei registi di punta del cinema indipendente cinese, dirige una pellicola che miscela il neo-noir cinese con l'indagine sociologica e politica , nella quale però non manca il lato drammatico e persino un tocco finale di melodramma.
La trama di Vortex , che per necessità va raccontata a grandissime linee, pena l'inevitabile spoiler, brilla per essere intrigata al punto giusto, costruita a tasselli che solo lentamente si avvicinano fino a raggiungere il loro posto e ad incastrarsi con gli altri.


Il protagonista della storia è Xiaojun: possiede un'officina che funge pure da sua abitazione, e la sua vita si consuma nel vizio del gioco d'azzardo che lo ha portato ad indebitarsi pesantemente; quando uno dei suoi creditori per permettergli di pagare il debito gli propone quello che sul momento sembra un imbroglio un po' rischioso e niente altro, l'uomo , riluttante a commettere comunque un reato, alla fine accetta; dal momento in cui ruba una auto che poi dovrà essere rivenduta con targhe e documenti falsi ovviamente la vita di Xiaojun subisce un drammatico cambiamento perchè si ritrova coinvolto in un caso di rapimento e in una guerra per la sopravvivenza con svariati nemici , tutti in qualche modo legati a quella macchina e a quella ragazzina che c'era dentro.
Sebbene Vortex sia un lavoro che vive essenzialmente sulle atmosfere spesso malsane, buie e violente, non mancano i momenti di azione, al punto che oltre Cao Baoping stesso, uno dei modelli ispirativi di Gan sembra essere anche il Diao Yinan di The Wild Goose Lake, sia per il profilo dei personaggi sia per le atmosfere e i toni del racconto.
Xiaojun è fondamentalmente un povero cristo che paga la sua debolezza nel gioco, vive all'ombra del ricordo di un padre poliziotto morto in servizio e sembra gettare i suoi sentimenti di figlio abbandonato contro il poliziotto amico del padre che in qualche maniera fu spettatore-arteficie di quell'episodio , che a sua volta spinto da un silenzioso rimorso ha preso il giovane sotto la sua ala protettrice al punto di dargli i soldi per pagare i debiti di gioco.
Ma Xiaojun trova la sua vera redenzione, che come in ogni neo noir cinese che si rispetti è uno dei pilastri narrativi, nel rapporto che crea con la ragazzina che trova nel bagagliaio: mentre per chi lo insegue e gli dà la caccia la ragazzina e solo una merce utile per fare soldi, il protagonista diventa poco alla volta l'ancora di salvezza per la ragazzina cui si affeziona in maniera forte.
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