Giudizio: 7/10
Mr Long è un killer spietato e abilissimo, niente mosse superflue, piccoli e rapidi gesti come quelli di un serpente velenoso che con il suo inseparabile coltello fa fuori uno dopo l'altro le sue vittime. La scena iniziale del film è costruita intorno a lui , alla sua improvvisa comparsa e al suo lavoretto compiuto in pochi secondi a danno di una masnada di gaglioffi gozzoviglianti.
Come ogni buon killer parla poco, si muove con discrezione, raggiunge il boss al suo ristorante dove riceve l'incarico seguente.
Il lavoro da svolgere stavolta è in Giappone, bersaglio un gangster di Tokyo; stavolta qualcosa va storto e nel marasma convulso di un locale notturno Mr Long viene catturato dalla gang del bersaglio e pestato ben bene; riuscirà a fuggire mettendosi in salvo, e trova rifugio in una zona periferica desolata, abbandonata, un riparo per emarginati e diseredati.
Il primo contatto è con un ragazzino, Jun, che gli porta qualcosa da mangiare e Mr Long si sistema in un edificio semidiroccato, conosce quindi la madre di Jun una giovane donna tossicodipendente schiava della malavita per la quale il ragazzino chiede il suo aiuto; infine un gruppo di simpatici e strambi vicini del quartiere lo prendono in simpatia soprattutto stupiti dalle sue grandi doti culinarie.
Insomma una nuova vita sembra aprirsi per Mr Long in attesa di potere riprendere la strada di casa con la nave di lì a un po' di giorni.
Con l'aiuto fattivo dei vicini Mr Long mette in piedi una piccola attività di street food che ben presto spopola, Jun è il suo aiutante e la madre, liberata dalla dipendenza grazie al killer che viene da Taiwan, sembra tornare ad una vita normale ( e grazie ad alcuni flashback scopriremo come la ragazza sia ridotta in questa condizione e come Mr Long non sia del tutto estraneo alla sua esistenza).
Naturalmente per una persona come Mr Long il passato è sempre dietro l'angolo, pronto a riemergere violentemente, a ricordargli che lui è pur sempre uno spietato killer e soprattutto pronto a buttare in aria la nuova vita che aveva faticosamente costruito.
Il regista giapponese Sabu costruisce una storia che ha come punto di forza l'immagine, anche un po' stereotipata , di un killer in trasferta in modalità "lost in translation" ( per fortuna che Jun e la mamma che è taiwanese , parlano il mandarino), che si cala in un ambiente quasi da fiaba , popolato da buffi personaggi simpatici e affabili e cattivi dall'aspetto fumettistico, e che vede rinascere la sua vita , giunta sull'orlo dell'abisso, grazie alle sue doti culinarie, ben poco assimilabili alla ferocia propria del killer; accanto a questo inserisce un altro topos cinematografico di quelli potenti e pieni di risorse: il rapporto di crescente simpatia e legame del killer con il ragazzino, usando alcuni canoni che derivano da quell'Estate di Kikujiro di Kitano che è diventato un po' il prototipo, almeno nel cinema asiatico.
Tutta l'atmosfera della gran parte di Mr Long sembra permeata da quei toni un po' trasognati, appunto da fiaba moderna che Sabu utilizza con una certa costanza, introdotti da una scena-prologo tra le meglio riuscite del film e conclusi da un finale che fonde il melodramma e la fiaba metropolitana.
Non tutto nell'opera di Sabu funziona alla perfezione: al di fuori dei momenti in cui la scena si anima, essenzialmente nel momento in cui compaiono i simpatici vicini di casa e del sottofinale che ci mostra nuovamente il volto vero di Mr Long, il film sembra quasi arrancare oppresso dai silenzi del protagonista, da quelli della mamma di Jun, dagli sguardi che non sempre riescono a rompere il silenzio.
Nel suo complesso il film di Sabu ha il suo valore, costruisce una storia sospesa tra favola e racconto morale che analizza la rivalsa e la possibilità di cambiare il destino della vita; grazie anche alla prova superlativa di Chang Chen il tratteggio del profilo del killer spietato e della sua umanità nascosta è certamente ben riuscito, coi limiti già accennati riguardo al modello stereotipato.
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