Giudizio: 7.5/10
Hunter, una giovane donna appena sposata, sembra avere tutto quello che si può desiderare dalla vita: un marito ricco, manager di un'azienda di proprietà della sua famiglia , ricchissima e altolocata, una casa splendida, insomma un po' la principessa delle favole uno po' la ricca e giovane mantenuta che passa tutto il tempo in casa preparando la cena per compiacere l'affettuoso marito.
All'apparenza tutto appare così fiabesco, forse un po' freddo ma comunque confortevole; in effetti le cose non stanno così, perchè Hunter è chiaramente oppressa e castrata dalla famiglia del marito ingombrante e totalizzante, priva di qualsiasi forma di libertà personale, ingessata in un conformismo avvilente e vuoto.
Neppure il test positivo di gravidanza che la informa che avrà un figlio sembra alleviare gli affanni di Hunter, anzi proprio in concomitanza con la buona novella, la ragazza inizia a manifestare l'insana e irrefrenabile abitudine di ingoiare oggetti non commestibili: biglie, puntine ,piccoli monili, oggetti tra i più svariati che poi colleziona in maniera maniacale una volta eliminati per via naturale.
Quando uno di questi oggetti non viene eliminato e anzi viene scoperto nella sua pancia durante l'ecografia del feto, il mondo di Hunter subisce una violenta implosione: quella che prima era una prigione dorata asfissiante diventa improvvisamente un autentico luogo di detenzione con la famiglia del marito pronta a prendere in mano la situazione, pena la richiesta di divorzio immediata.
Hunter inoltre viene inviata da una psicologa che sulle prime non sembra riuscire ad estrarre dal profondo della donna nessuna informazione che possa spiegare il disagio che chiaramente la attanaglia, ma poi con calma e perseverando riesce a risalire ad un doloroso episodio del passato che ha segnato da subito l'esistenza della ragazza e che ora sta tornando repentinamente a galla dal profondo del suo essere.
Dapprima Hunmter sembra abbandonare l'insana pratica di ingurgitare oggetti, ma quando scopre che le confidenze fatte alla psicologa sono state trasmesse al marito e alla famiglia, informandoli dell'oscuro episodio della vita passata della donna, questa va incontro ad una pericolosissima ricaduta a causa della quale il marito e la famiglia decidono di inviarla in un ospedale psichiatrico sebbene di lusso e per persone abbienti.
Pe Hunter giunge insomma il momento di poter rientrare in possesso del suo libero arbitrio e della capacità di potere effettuare delle scelte per poter superare il trauma del passato che riaffiora.
Pellicola d'esordio per il regista americano Carlo Mirabella-Davis, presentata in anteprima al prestigioso Tribeca Film Festival dove ha ottenuto il premio per l'interpretazione femminile ( una magnifica Haley Bennett) e in seguito in svariate altre rassegne che la hanno ripetutamente premiata, Swallow è un lavoro che affianca alla apparentemente algida eleganza formale un nuovo approccio all'horror, costituito non più su i canoni ultraclassici delle porte cigolanti, degli spettri o del sangue a vagonate, bensì su una armonica e sottile creazione di uno stato di tensione che per tutto il film fa da filo conduttore.
Swallow inizia in una maniera molto ambigua, mostrando immagini che poi nel prosieguo del film possono trovare una spiegazione, ma soprattutto sin da quella casa molto hitchcockiana, dagli arredi freddi e perfetti, che vediamo essere il regno della protagonista, c'è subito qualcosa che induce del disagio, della sottile tensione che poi giunti all'esplosione silenziosa della protagonista e della sua patologia ossessiva diventa tangibile, per lo meno in tutta la prima parte del film.
C'è una domanda che la suocera( l'unica che forse prova veramente almeno un minimo di empatia per la ragazza) fa ad Hunter all'inizio del film quando la ragazza dà qualche segno, di certo non patologico, ma tutto sommato normale, di disagio nel sentire l'oppressione della famiglia del marito. " Tu sei felice o stai fingendo di essere felice?".
Ed in effetti nella risposta che si potrebbe dare c'è tutto il senso della storia di Hunter, il processo mentale e sensitivo che la porta ad ingerire gli oggetti ( scene tra l'altro tra le più cariche di tensione ) e al successivo stato di benessere e felicità che prova subito dopo.
Il passato della ragazza verrà a galla,in maniera quasi naturale, dopo numerose sedute ed è un passato di dolore , violenza e rifiuto che crea in Hunter un perenne e strisciante stato di inadeguatezza e la presenza di pesantissimi sensi di colpa.
Mirabella-Davis è bravo nel costruire un film che non alza mai i toni, che nella prima parte soprattutto genera una tensione che sul momento ci sembra quasi incomprensibile se ci pensiamo ( ma c'è e si sente...), traccia poi una possibile via d'uscita dalla strada pericolosa intrapresa da Hunter che però troverà sempre quella presenza opprimente, grigia e castrante della famiglia alto borghese, strutturata sull'apparenza e sull'ipocrisia di facciata, ed infine ci mostra la definitiva deflagrazione del mondo (finto) dorato della protagonista fino alle conseguenze estreme.
Probabilmente se un difetto Swallow ha è quello di cambiare troppo nettamente registro tra la prima e la seconda parte che sembra rivolgersi più ai canoni dell'action movie che all'horror-thriller psicologico, a scapito di una atmosfera e di ambientazioni decisamente meglio riuscite come quelle della prima parte, oltre a inserire un inserto che aiuta a capire tutto ma che sembra un po' forzato.
Swallow comunque è un film di buon livello, di certo troverà estimatori tra gli amanti del cinema di genere come in quelli del cinema indipendente americano e ci ha fatto conoscere un regista e sceneggiatore che converrà tenere d'occhio perchè l'esordio è di quelli che promettono molto bene.
Come detto in precedenza l'assoluta dominatrice del film è Haley Bennett , straordinaria nel ruolo della protagonista dalle molte sfaccettature e dalla personalità complessa, ed essendo Swallow essenzialmente una storia di soprusi e di violenza fisica e psicologica su una donna è facile immaginare come una interpretazione eccellente come quella della Bennett possa contribuire in maniera decisiva alla riuscita del film.
Tensione e angoscia. Ma proprio palpabili. Altro che mostri...
RispondiEliminaUno dei film più belli visti in "quarantena". Angosciante e terribilmente umano, con un'attrice bravissima e una messinscena splendida.
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