Giudizio: 5.5/10
La città balneare di Bodrum , meta tradizionale della borghesia e della buona società di Istanbul, nonchè negli ultimi anni attrazione turistica in rapida ascesa per gli occidentali, è lo scenario dell'opera prima della regista danese Isabella Eklof : un lavoro che vale la penna dire subito offre molti bassi e qualche alto nel corso dei circa 90 minuti su cui si articola.
La storia è incentrata su un trafficante di droga danese che sceglie per le sue vacanze appunto Bodrum, da dove comunque continua a svolgere i suoi loschi traffici; al suo seguito una masnada di tirapiedi e scagnozzi rozzi , alcuni anche con famiglia con tanto di ragazzini , e la giovane amante Sascha , immersa quasi con incredulità nel lusso delle vacanze da riccone che il suo uomo le regala, insieme a doni di ogni tipo.
La ragazza non è perfettamente a suo agio nell'ambiente di delinquenti ripuliti ma pur sempre avanzi di galera, però accetta le regole universali della malavita, prima tra tutte quella che la donna non deve mettere il naso nei discorsi e negli affari del capo-amante; d'altro canto però quell'esser circondata di attenzioni, la droga a sua completa disposizione nelle quantità volute , il senso di appartenenza pur sempre ad una gang e ad un mondo che riserva sempre tante sorprese e tanto movimento le dà una piacevole sensazione di completezza.
Dietro però il clima da vacanza ridanciano si celano le violenze e le manovre losche della banda di trafficanti, tanto stupidamente spensierati nei loro passatempi vacanzieri idioti quanto decisi nel portare a termine gli affari.
Il problema è che questo clima che ondeggia tra vacanza spensierata e scoppi di violenza porta ad alterare l'atteggiamento del capobanda , a metà strada tra lo psicopatico e il rozzo delinquente.
Quando poi Sascha, avvolta ancora dalla sua ingenuità, fa amicizia con un turista olandese che gira il mondo in barca e il suo amante se ne accorge , la storia prende una brutta piega che culmina con una esplosione di inaudita violenza.
Tutto però torma tranquillo dopo la tempesta, gli scagnozzi sistemano tutto e la vita nel lusso e nella spensieratezza della vacanza continua , anche per Sascha che ormai appartiene a quel mondo molto più di quanto possa credere lei stessa.
Per circa tre quarti della sua durata Holiday tiene perfettamente fede al titolo: un racconto di banditi in vacanza che si comportano come adolescenti bulletti sia nella splendida villa affittata che nei luoghi pubblici; solo un paio di inserti sembrano volere turbare quel clima vacanziero, due tasselli di violenza , una immaginata e ascoltata in lontananza, l'altra gettata davanti agli occhi di chi guarda con una odiosa scena di violenza carnale in cui nulla è simulato e che per tale motivo ha ammantato il film dell'aura dello scandalo, al punto che esiste anche una versione censurata ovviamente castigata.
Poi nella parte finale, quando viene fuori la vera indole dei personaggi, soprattutto di Sascha e del suo amante bandito, grazie ad un paio di scene (quella della cena in barca e quella della cena nella villa) affiora qualche riflessione degna di nota riguardante il senso della vita e di come riempire il vuoto che c'è nell'esistenza umana.
Francamente troppo poco per poter dire che Holiday sia film degno dei numerosi riconoscimenti raccolti nelle rassegne cinematografiche e delle non poche critiche entusiastiche ricevute.
Per troppo tempo il film vaga in quel clima vacanziero, in attesa che succeda qualcosa; i personaggi hanno spessore pari a zero, senza background, tratteggiati in maniera fin troppo frettolosa; inoltre la narrazione schiva spesso e volentieri la possibilità di dare una maggiore profondità al racconto, col risultato che l'essenza di Holiday si traduce negli ultimi 20 minuti di film, effettivamente di altro livello rispetto al resto del film.
Salva il film dalla catastrofe completa anche la buona costruzione delle ambientazioni, la valorizzazione di una località indubbiamente molto bella , una certa glacialità nordica nella scelta dei colori e il buon lavoro fatto alla fotografia da Nadim Carlsen.
Victoria Carmen Sonne ha i tratti somatici che si ben prestano al personaggio che il più delle volte appare un pesce fuori d'acqua in quell'ambiente, salvo poi, con una girovolta a 180 gradi nel finale diventare un tassello ben inserito nella struttura dei banditi in vacanza, Lai Yde è il bandito-amante nel quale non si capisce bene se sia maggiore la rozzezza o la becera violenza.
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