venerdì 18 maggio 2018

Dogman ( Matteo Garrone , 2018 )




Dogman (2018) on IMDb
Giudizio: 9/10


L’idea originale di Dogman, l’ulimo lavoro di Matteo Garrone, risale a circa quindici anni, un progetto sul quale il regista ha più volto accelerato per poi frenare e lasciarlo quasi nell’oblio; sebbene impegnato nella realizzazione della sua personale rivisitazione della fiaba di Pinocchio, Garrone ha finalmente dato forma alla sua opera , in tempo per essere portata sulla Croisette, dove il regista romano ha già raccolto due riconoscimenti importanti con Gomorra e con Reality. 
L’accoglienza a Cannes è stata entusiastica, nonostante la critica non si sia dimostrata compatta nel giudizio, ma Dogman è senza dubbio un grande film, un lavoro che ci riporta indietro nel tempo, che presenta molte più affinità con L'imbalsamatore piuttosto che con il più recente Il racconto dei racconti, ultima fatica prima di Dogman appunto.
Garrone prende spunto, come fece con L'imbalsamatore, da un fatto di cronaca avvenuto ormai circa 30 anni orsono, tra i più efferati e raccapriccianti della cronaca nera romana e non solo, ma al contempo ricco di una tragicità epica: il delitto compiuto dal Canaro della Magliana a conclusione di una storia nata e cresciuta nello squallore della periferia romana.
Va detto che il riferimento è molto libero e il film non ha alcuna intenzione di presentare una cronaca storica o una ricostruzione degli eventi, piuttosto attinge a quella tragicità da opera classica greca contenuta nel fatto di cronaca per costruire un racconto di violenza, sopraffazione, vendetta e redenzione.


Marcello è un uomo dimesso e dall’apparenza mite che gestisce una toilettature per cani in un contesto che sta a metà strada tra la periferia degradata ed il paesone dove tutti si conoscono; le sue passioni sono la figlia che vive con la madre da cui è separato e i cani verso i quali mostra una attenzione ed un affetto smisurato.
La sua indole mite e dimessa lo porta ad esser benvoluto da tutti e al tempo stesso ad essere incapace di sottrarsi dalla amicizia pericolosa con il bullo di quartiere, Simoncino , un ex pugile violento, drogato, che spesso lo coinvolge nei suoi loschi affari e che tutto il quartiere detesta per la sua condotta.
Nonostante ciò , e per la sua indole, Marcello considera Simoncino comunque un amico, almeno fino a quando dopo ripetute angherie subite, essendo finito in galera pur di non tradire l’amico, al ritorno a casa va a bussare alla porta del bullo chiedendo che il suo silenzio venga riconosciuto e che possa entrare in possesso della parte stabilita del bottino del furto nel quale era stato coinvolto.

sabato 12 maggio 2018

Loro ( Paolo Sorrentino , 2018 )




Loro 1 Loro 1 (2018) on IMDb

Loro 2 Loro 2 (2018) on IMDb


Giudizio: 6/10

La scelta di proporre nelle sale Loro, ultima fatica di Paolo Sorrentino, in due parti appare francamente incomprensibile:  rifiutando l’ipotesi da qualcuno ventilata di una trovata al limite del truffaldino ( 2 film sono meglio di uno al botteghino…), l’unica spiegazione plausibile può essere la idiosincrasia del pubblico per tutti quei lavori cinematografici che superino le due ore di durata; propinare una pellicola di poco meno di quattro ore probabilmente sarebbe stato un suicidio commerciale cui nessuno ad oggi , a maggior ragione nel panorama italiano, sembra disposto a sostenere.
Sta di fatto che Loro è opera unitaria che non può essere giudicata in maniera compiuta nella sua bipartitura.


I fatti raccontati da Sorrentino, con la premessa che quello a cui assistiamo vorrebbe essere un connubio tra realtà e fantasia che produce l’opera d’arte, si riferiscono al periodo che va dalla strettissima sconfitta di Berlusconi alle elezioni del 2006, dopo cinque anni di governo, fino a poco dopo la vittoria nelle elezioni del 2008, seguita alla caduta del Governo di centrosinistra grazie alla fuga di alcuni senatori della maggioranza.
Ma il connotare storicamente l’epoca dei fatti narrati è semplice riferimento temporale perché all’interno del racconto , proprio grazie al ricorso a personaggi e situazioni di fantasia ( ma neppure tanto), gli eventi sembrano affastellarsi in maniera disinvolta, di certo come non si addice ad un film biografico o storico o tanto meno politico.


Loro è ( o vorrebbe essere) per Paolo Sorrentino quasi uno spaccato di costume, il concretizzarsi di una stile di vita, un ritratto più dell’uomo e delle sue contraddizioni che del politico e dell’imprenditore.
Per tale motivo la sinossi risulta praticamente inesistente, oltre che inutile, meglio procedere per capitoli.
LORO - L’inizio sembra una estensione temporale del suo fortunatissimo La grande bellezza: Gambardella lascia il posto a LORO, la corte dei miracoli che si muove intorno, come cerchi concentrici rigidamente divisi, a LUI, che però per la prima ora non vediamo mai e non sentiamo neppure mai nominare.

martedì 8 maggio 2018

The Empty Hands ( Chapman To , 2017 )




The Empty Hands (2017) on IMDb
Giudizio: 7/10


Chapman To è da anni uno degli ospiti che riscuotono più gradimento al Far East Film Festival, dove raramente è mancato un film che lo vedesse protagonista; anche quest’anno l’attore e regista di Hong Kong, una delle figura cinematografiche che difende con maggior forza l’identità culturale della ex colonia britannica, ha fatto tappa alla rassegna udinese con un lavoro, The Empty Hands, che lo vede autentico factotum: regista , attore , produttore , sceneggiatore in coppia con Erica Lee e perfino action director.
Ciò che colpisce maggiormente in questo secondo lavoro da regista di To è la sua profonda diversità rispetto alle commedie brillanti in cui il regista si è prevalentemente cimentato nella sua carriera e che hanno contribuito a fare di lui uno dei personaggi più simpatici del cinema orientale.
The Empty Hands è infatti lavoro che contiene sì diverse stigmate del cinema di azione di Hong Kong, rivisitate però con una certa eleganza e con una particolare prospettiva personale.


Mari è una giovane donna di madre hongkonghese e di padre giapponese, che ha ricevuto da quest’ultimo una rigida educazione rivolta alle arti marziali nipponiche dopo che la madre li abbandonò entrambi. Alla morte del padre Mari si ritrova con il grande appartamento che il genitore usava come dojo, e dove  gli allievi scarseggiavano, avviato quindi ad un declino inesorabile.
Alla morte dell’uomo la ragazza scopre che la casa , sulla quale lei aveva già costruito progetti immobiliari per trasformarla in miniappartamenti, è stata lasciata per metà a lei e per metà a Keung, un ex allievo della scuola cacciato dal padre molti anni prima per indisciplina; alle proteste della ragazza Keung la richiama al rispetto delle decisioni del padre e dopo una fugace e agitata convivenza propone   a Mari di cimentarsi in un combattimento al termine del quale se fosse finita in piedi lui se ne sarebbe andato lasciandole la casa.
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