venerdì 20 maggio 2011

La rabbia giovane ( Terrence Malick , 1973 )

Giudizio: 9.5/10
Malick quaranta anni fa


L'uscita di ogni nuovo film di Terrence Malick è ormai considerato un evento, tanto rare sono le sue opere distribuite su quasi 40 anni di attività che ha prodotto cinque lungometraggi, motivo per cui nell'attesa di assistere alla sua ultima opera, presentata a Cannes, un tuffo a ritroso alle origini della sua filmografia con la rivisitazione della sua opera d'esordio può essere un modo valido di avvicinarsi a The tree of life.
Badlands, sciaguratamente reso nel titolo italiano con "La rabbia giovane",  è probabilmente il film di Malick più bello e più completo, in cui la visone del regista è meglio resa e la sua concezione cinematografica si esprime al meglio, senza quelle forzature che , a volte, nei lavori seguenti si sono fatte strada.
E' una opera che rivista dopo molti anni, assume un carattere quasi profetico riguardo alla crisi del modello di vita amiericano che tanto ha ispirato molti registi negli ultimi anni.

giovedì 19 maggio 2011

Vivere ! ( Zhang Yimou , 1994 )

Giudizio: 7.5/10
La voglia di vivere, nonostante tutto


Molto liberamente ispirato all'omonimo racconto dello scrittore cinese Yu Hua , si inserisce a pieno titolo nel periodo cinematografico di Zhang in cui il regista trovava spunto dai racconti tradizionali cinesi, iniziato con la sua opera prima Sorgo rosso e a cui appartiene anche Lanterne Rosse, tutti film pluripremiati all'estero e che hanno contribuito all'apertura cinematografica verso la Cina.
Laddove il racconto di Yu assume le forme elegiache della Cina contadina e tradizionalista, il film di Zhang sceglie invece un ambientazione urbana, arricchendo il racconto di sprazzi storici e di note nazionalistiche, che tuttavia non hanno impedito alla censura di far sentire la propria voce.
Partendo dagli anni 40 , periodo della guerra civile conclusa con la vittora dei comunisti guidati da Mao, il film racconta la vita di una famiglia per circa 40 anni, passata dal rango di ricchi proprietari terrieri a quello di indigenti, a causa dell'insana passione per il gioco di  Fugui che lo porta a dilapidare tutto il patrimonio famigliare.

mercoledì 18 maggio 2011

Hazard ( Sion Sono , 2005 )


Giudizio: 8/10
Il Giappone che fa addormentare


Quarto film diretto da Sono nel 2005, anno di assoluta grazia visto che al medesimo periodo risalgono anche Strange Circus  e Noriko's dinner table, a dimostrazione di una vena creativa fertilissima che ha prodotto un capolavoro assoluto (Strange Circus) e altri due eccellenti lavori.
Se il suo capolavoro è film eccessivo, surreale, stravagante, cattivissimo e originalissimo nello svolgimento, Hazard sembra posizionarsi su un versante diametralmente opposto: film lineare, rari sprazzi di surrealismo, cattiveria e durezza a gogo anche qui , ma molto realistiche, quasi documentaristiche, soprattutto in funzione della scelta tecnica di ripresa , dominata da macchina da presa a mano, immersione nella realtà totale (spesso si ha l'impressione nelle scene girate in esterna  che solo gli attori sappiano che si sta girando un film), descrizione di un ambiente urbano essenziale, quasi minimalista.

venerdì 13 maggio 2011

Fat choi spirit ( Johnnie To , Wai Ka-fai , 2002 )

Giudizio: 6.5/10
Il cinepanettone di Johnnie To e Wai Ka-fai


Equivalente Hkese dei cinepanettoni nostrani (ma solo per la coincidenza di uscita, l'occasione è il Capodanno) , questa commedia brillante con tanto di firma griffata è un film che non si pone altra finalità che il divertimento leggero (e il botteghino...) costruito intorno alla passione popolare per il Mahjong, complicato gioco d'azzardo che crea più dipendenza di una droga e al forte legame popolare per la commedia.
Grazie ad una sceneggiatura praticamente inesistente e ad un cast lasciato con le briglie scioltissime, quasi recitasse su un appena accennato canovaccio, la coppia To-Wai dirige un lavoro a tratti molto divertente, dal ritmo sostenuto in cui la mano dei registi si nota appena, in qualche particolare fondamentalmente, popolato da una lunga serie di personaggi più simili a macchiette che si affannano intorno ad un tavolo da gioco.

mercoledì 11 maggio 2011

Everlasting regret ( Stanley Kwan , 2005 )

Giudizio: 7.5/10
Trent'anni di storia di Shanghai


E' passato lasciando poco il segno l'ultimo lavoro di Stanley Kwan, ormai sei anni orsono, forse un po' troppo frettolosamente e erroneamente catalogato come un surrogato di atmosfere e immagini mutuate dal Wong Kar-wai di In the mood for love.
Il lavoro di Kwan, seppure rimanendo distante dalla grandezza di altri suoi film, invece ha la sua buona ragione di essere, a prescindere dall'analogia con Wong: semmai andrebbe ricordato che quelle atmosfere e quella ricerca iconografica fanno parte del bagaglio della cinematografia kwaniana da ben prima che Wong incantasse col suo lavoro più famoso e stilisticamente più connotato.
Semmai il richiamo può essere trovato ancora nel capiente sacco di farina di Kwan , volgendo lo sguardo indietro a tredici anni prima al meraviglioso Center Stage , o ancor prima , all'altrettanto splendido Rouge che rimangono i due capolavori indiscussi del regista.

Bedevilled ( Jang Cheol-soo , 2010 )

Giudizio: 6.5/10
Storia di violenza primordiale


Il lavoro d'esordio di Jang Cheol-soo , ex assistente di Kim Ki-duk, risente fortemente, almeno nelle intenzioni, degli influssi del Maestro: la citazione de L'isola è smaccata, quella selvaggia primitività dei sentimenti che prepotentemente abitava nei lavori iniziali di Kim Ki-duk viene quasi pedissequamente rappresentata, l'assoluta freddezza morale ed etica da parte del regista, che caratterizzava lavori come Bad Guy e L'isola, è nuovamente catapultata sullo schermo. Tutto ciò potrebbe far pensare di essere di fronte ad un capolavoro o ad un film citazionista e di maniera: in effetti il risultato non è nè l'uno nè l'altro, bensì un film che presenta indubbiamente belle tematiche ma che in certi momenti sembra troppo forzato.
L'isola c'è anche questa volta: è uno sperduto sperone roccioso presso cui Hae-won, prostrata dalla vita di Seoul (lavoro, violenza, anaffettività), decide di passare un breve periodo di vacanza presso la sua amica d'infanzia Bok-nam; la piccola comunità che abita l'isola, è un concentrato di grettezza, violenza , sopraffazione, inciviltà di cui Bok-nam è vittima predestinata e dalla quale non riesce a liberarsi.

lunedì 9 maggio 2011

Buddha mountain ( Li Yu , 2011 )

Giudizio: 8/10
La meta del viaggio


E' senz'altro una delle più belle sorprese del panorama cinematografico del 2011 questo Buddha mountain della regista indipendente cinese Li Yu, un film che con delicatezza e con molta profondità va a scrutare all'interno dei protagonisti, lasciando per una volta lontano il nuovo stile di vita cinese, facendo leva sulla forza spirituale e sul traino della memoria.
Il racconto, molto poco movimentato come trama, narra di tre giovani di Chengdu nella provincia del Sichuan, ognuno a modo suo segnato dalla vita nonostante la giovane età , uniti proprio da questo comune background famigliare devastato: padri alcolizzati, madri morte, rapporti incancreniti,odio strisciante, tutto concorre a fare di Nang Fe , Ding Bo e Fei Zao, tre entità unite nel dolore e nell'incertezza, prive di una stabilità, ribelli incattiviti ma , nel profondo, dai principi nobili.

sabato 7 maggio 2011

Confucio ( Hu Mei , 2010 )

Giudizio: 6/10
L'etica e la morale contrapposte al potere


Ambiziosissimo progetto  quello del regista cinese Hu Mei di raccontare, seppur parzialmente, la figura di un personaggio della grandezza e dell'importanza di Confucio, e come sempre quando si approntano simili operazioni il risultato lascia molte zone d'ombra, soprattutto in relazione alla incapacità di sintetizzare nelle canoniche due ore il ritratto di una personaggio complesso che richiede anche uno studio storico e culturale non indifferente.
L'epoca presa in considerazione dal film si rifersce al periodo della vita del grande Maestro che va dalla sua ascesa alle più alte cariche del regno di Lu fino al suo ritorno, decenni dopo, dall'esilio e dalle sue peregrinazioni fra i vari regni che componevano l'assetto politico frammentatissimo dell'epoca.

venerdì 6 maggio 2011

Parade ( Isao Yukisada , 2009 )

Giudizio: 6/10
L'ambiguità e il tacere ci salverà


E' lo specchio di alcuni dei mali che affligono la società giapponese (e non solo), questo lavoro di Isao Yukisada, regista finora conosciuto più per film ben poco indimenticabili: rapporti umani labili, alienazione, conformismo, disagio giovanile, deresponsabilizzazione, tutti temi cui il cinema giapponse ha attinto a piene mani negli ultimi anni per affermare un male di vivere universale che conduce all'annichilimento.
L'inizio sembra richiamare  un po' 2LDK di Yukihiko Tsutsumi e un po' la serie televisiva di enorme successo Friends; in una casa vivono quattro giovani, tutti più o meno caratterizzati negli stereotipi: la disoccupata in perenne atteggiamento estatico di fronte alla tv nella visione del suo fidanzato, star di soap, lo studente che bigellona, studia poco e che se la fa con la ragazza del suo migliore amico, la illustratrice , un po' femme fatale, spesso sbronza dopo serate passate nei gay bar, il professionista in carriera che lavora nel mondo del cinema. Li vediamo andare e venire sullo schermo, quasi fosse una tv comedy, sfiorandosi solo fugacemente e vivendo ognuno i suoi stati d'animo in piena solitudine.

The lost bladesman ( Alan Mak , Felix Chong , 2011 )

Giudizio: 7.5/10
Politica, potere e fedeltà


Ancora un'incursione nel Cinema mainlander da parte di cineasti HKesi: stavolta sono Alan Mak e Felix Chong , autori di numerosi polizieschi provenienti dall'ex colonia britannica; il grande potere economico e la tendenza sempre più spinta a produrre kolossal a tema storico attrae sempre più i registi di Hong Kong, finalmente alle prese con budget sostanziosi, e poco importa se, nel caso di The lost bladesman, si tratta dell'ennesima rilettura del celeberrimo Romanzo dei tre Regni, fonte ispirativa anche per il grande John Woo nell'ultimo suo lavoro, periodo epico cui spesso si fa riferimento nei film storici, proprio perchè nasconde al suo interno una metafora della Cina moderna e perchè racconta pagine quasi mitologiche cui il nazionalismo cinese, e le autorità ancor di più, sono particolarmente sensibili.
In questo lavoro, che ha avuto la premiere europea al FEFF nel giorno dell'inaugurazione,si racconta la storia di Guan Yun , personaggio tra lo storico e il leggendario, combattuto tra la fedeltà verso il suo signore Liu Bei e le lusinghe politiche del generale Cao Cao , vero tenutario del potere, rformalmente in mano ad un sovrano giovane ed inetto.

giovedì 5 maggio 2011

Little big soldier ( Ding Sheng , 2010 )

Giudizio: 8.5/10
Jackie Chan , l'istrione

E' quasi tutto targato Jackie Chan questo lavoro che vede alla regia Ding Sheng: il grande artefice di tanti film sulle arti marziali non solo lo produce, ma scrive il soggetto e si incarica personalmente delle coreografie nelle scene d'azione ed il suo immenso spirito istrionico emerge tutto da quello che va considerato senz'altro come uno dei più bei film dell'ultimo anno; c'è tutto il credo e il background di Chan in questa pellicola: l'azione , il sentimento, l'ironia che sfiora la farsa, quella venatura di melò che tinge il finale; insomma, ben lungi dal ritirarsi dietro le quinte nonostante l'età che avanza, Jackie Chan dimostra a tutti , e questa ne è una ulteriore prova, la sua bravura anche come attore, oltre che come artista marziale.
Il film ,ambientato nel terzo secolo avanti Cristo , all'epoca delle sanguinossisime guerre tra i vari stati antecedenti alla unificazione della Cina sotto un unico impero, assurge a metafora chiara e a tratti divertente e divertita , sugli orrori della guerra, sulle lotte di potere così distanti ed incomprensibili alla gente comune cui si contrappone la forza della semplicità e dell'amicizia.

When Ruoma was seventeen ( Zhang Jiarui , 2002 )

Giudizio: 7/10
Tra le terrazze di riso dello Yunnan


L'etnia Hani è ufficialmente riconosciuta dalle autorità cinesi e vietnamite e vive nella regione dello Yunnan, nel sud della Cina al confine con il Vietnam appunto: questa premessa geografica ed etnica è di fondamentale importanza per poter apprezzare il racconto narrato nell'opera prima del cinese Zhang Jiarui , una storia dall'apparenza semplicissima, quasi statica, in cui avviene poco o nulla, tutta incentrata sulla figura di Ruoma , ragazza Hani  che aspira a lasciare quel mondo che pure ama per poter toccare con mano il progresso e la modernità , che nel suo immaginario si concretizza nel desiderio di poter salire su ascensore di un grattacielo di cristallo.

mercoledì 4 maggio 2011

The seaside motel ( Moriya Kentaro , 2010 )

Giudizio: 6.5/10
Il quadro tra i monti


Opera seconda del giapponese Moriya Kentaro, presentato in questi giorni al FEFF di Udine, The seaside motel è lavoro di intrattenimento puro che mostra la pretesa di vestirsi da black commedy e che da esito a giudizi contraddittori ed altalenanti.
Già l'inizio con il quadro che mostra spiagge deserte con le palme a far da sfondo ad una coppia seduta di spalle sulla sabbia, appeso nelle squallide stanza di un improbabile albergo che richiama il mare , ma che in effetti è immerso nelle montagne, ci fa capire che siamo nelle atmosfere di Happiness of the Katakuris o di The quiet family : pia illusione perchè di fatto il regista non ha la forza di incanalare la narrazione su quei binari; li sfiora , fugacemente e volta lo sguardo altrove.
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