Giudizio: 8/10
L'opera prima del regista taiwanese Huang Hsin-yao è stato uno dei film del 2017 dell'estremo oriente che più ha riscosso giudizi positivi non solo a livello di critica ricevendo svariati premi da parte delle associazioni dei critici di lingua cinese, ma soprattutto ben 10 nominations al Golden Horse di Taiwan con la vittoria, tra l'altro, nella categoria sceneggiatura non originale , fotografia e regista esordiente, cui hanno fatto seguito svariati riconoscimenti in altri festival.
Uno dei grandi pregi di The Great Buddha risiede nella straordinaria capacità del regista di muoversi nell'ambito della commedia nera con vari tipi di influssi e di riferimenti: quasi spontaneo pensare a Ning Hao e alle sue commedie nere , così come quando il film piega verso tematiche più da thriller non è difficile riconoscere ambientazioni molto vicine a Diao Yinan.
E poi Huang ha la non comune capacità di pennellare i tratti dei suoi protagonisti in maniera così netta e al contempo sfumata da far sì che il risultato del racconto riesce a coinvolgere grazie alla profonda umanità che trasuda dai suoi personaggi, tutti, in gran parte, dei personaggi al limite di una società come quella taiwanese che per molti aspetti è suddivisa in caste che fungono da vere e proprie camere stagne.
Pickle fa il guardiano notturno in una fabbrica gestita da Mr Huang, un boss locale che costruisce statue di Buddha e che è molto ben voluto , anche per questa sua attività, da larga parte della comunità; Pickle arrotonda anche suonando in una scalcinata banda che ha come precipua attività quella di accompagnare i funerali.
Belly Button è l'amico di Prinkle, raccoglie immondizia che poi rivende nelle discariche, gira con una motorino cui aggancia un carretto col quale trasporta l'immondizia, e spesso passa la notte col suo amico mangiando cibi di infima qualità, guardando la tv o sfogliando vecchi e bisunti giornali porno fantasticando sulle donnine che vi compaiono.
Due losers, due perdenti, due emarginati che sanno benissimo che la loro esistenza deve essere ai margini, lontana da quella del boss di Pinckle, un puttaniere che passa le serate nelle feste all'interno delle saune insieme a politicanti e notabili di provincia.
Un ritratto quindi delle classi sociali della provincia taiwanese, che lontana anni luce dalla modernità di Taipei sembra ricordare per le ambientazioni i film anni 50 girati in Italia, con la giuste dose di neorealismo.