lunedì 30 aprile 2012

Silenced ( Hwang Dong-hyuk , 2011 )

Giudizio: 6.5/10
Quando l'emozione diventa insostenibile

Con il premio assegnato al FEFF a Silenced del coreano Hwang Dong-hyuk, si conferma la regola che il pubblico corre a vedere le commedie, ride e si diverte, si appassiona agli action movie, ma quando c'è da assegnare il premio sono i lavori a più forte impatto emotivo quelli che vengono privilegiati, come successe anche lo scorso anno con il ruffiano Aftershock.
In effetti questo lavoro colpisce forte fino quasi al raccapriccio e soprattutto , a differenza del vincitore della scorsa edizione, non intraprende strade brevi e semplici per farlo , ma ricorre ad un coraggioso racconto solo parzialmente offuscato da una seconda parte di film non proprio eccelsa.
Ispirandosi ad un vero fatto di cronaca avvenuto qualche anno addietro, Silenced racconta la storia di un insegnante inviato a lavorare in una scuola per sordomuti; l'uomo sembra animato da un idealismo ferreo che risiede anche probabilmente nella sua condizione di giovane vedovo, ma l'impatto con un ambiente inospitale dominato dalla nebbia lascia subito intendere che le cose non saranno semplici.

Thermae Romae ( Hideki Takeuchi , 2012 )

Giudizio: 7/10
Salti nel tempo tra terme e bagni

Era uno dei film più attesi al FEFF di Udine dove veniva presentato in prima mondiale con tanto di replica a grande richiesta avvenuta nei giorni seguenti.
Tratto da un manga giapponese, Thermae Romae racconta la storia di un architetto imperiale dell'antica Roma , Lucius, che attraverso un misterioso tunnel spazio-temporale percorre più e più volte il viaggio nel tempo tra la Roma antica dell'epoca di Adriano e il Giappone moderno.
Sfruttando uno dei topoi più utilizzati nel cinema moderno, quello del viaggio nel tempo, Hideki Takeuchi costruisce una storia che non può non divertire e sorprendere, con un impianto da kolossal con tanto di ricostruzioni storiche sfarzose e originali, regalando momenti di stupore efficacemente dipinti sul volto del protagonista che molto furbescamente sfrutta la conoscenze nipponiche di 2000 anni dopo per poter costruire delle terme altamente innovative, guadagnandosi la fiducia dell'imperatore, soprattutto riguardo alla costruzione della Villa Adriana alle porte di Roma.

Far East Film Festival 14 - Diario giornaliero



Con il premio assegnato sia dal pubblico che dai Black Dragon al coreano Silenced , si è concluso il 14° FEFF di Udine. 
I dieci giorni di proiezioni sono stati intensissimi e , nonostante le prevedibili ristrettezze economiche con cui l'evento ha dovuto fare i conti, la qualità complessiva è stata più che buona.
Le rapide considerazioni non possono non partire dall'assoluta peculiarità che presenta questo evento: una reale festa del cinema, col giusto ambiente informale, libero da red carpet e da rituali, in cui si sente fortissima la partecipazione anche nelle proiezioni. Se è vero che il festival è fortemente indirizzato visto un cinema facilmente fruibile in cui hanno regnato incontrastate le commedie brillanti, è altrettanto vero che non sono mancati i lavori di qualità indipendenti, più indirizzati agli appassionati del cinema asiatico meno commerciale.
Una giusta miscela che ha dimostrato l'elevata qualità raggiunta dal cinema cinese, la vitalità di alcune cinematografie minori (Malaysia ad esempio), un cinema coreano che sa spaziare in tutti i generi, seppur con alterni risultati, le difficoltà del cinema di Hong Kong  specialmente nel suo rapporto con quello cinese continentale e un cinema giapponese che , singolarmente, ha mostrato più aspetti bui che luci.
I tempi oscuri che ci attendono dal punto di vista economico non possono e non debbono far ridimensionare questo evento, che non a caso è diventato uno dei punti di riferimento per il cinema asiatico in Occidente, per cui, nonostante i frequenti e accorati gridi di allarme che abbiamo sentito più volte levarsi, attendiamo con fiducia l'appuntamento del prossimo anno.
Il diario giornaliero del FEFF può essere letto su AsianWorld .

giovedì 19 aprile 2012

Far East Film Festival 14


Parte domani , 20 aprile, l'appuntamento udinese col Far East Film Festival, riconosciuta ormai come una delle rassegne di cinema asiatico più importanti dell'Occidente.
Sarà una buona occasione per vedere (o rivedere) numerose opere della cinematografia dei paesi dell'estremo oriente.
Spero di riuscire a tenere un diario (semi)giornaliero della rassegna, rimandando al ritorno alla base  il racconto più dettagliato dei film visti.

domenica 15 aprile 2012

Glasses ( Naoko Ogigami , 2007 )

Giudizio: 4.5/10
Come annoia il "crepuscolare"...

Glasses come occhiali, quelli che indossano tutti e cinque i protagonisti del film; scelta non casuale, nell'ottica narrativa, quasi a volere dare una impronta di peculiarità al loro  sguardo sulla vita.
Naoko Ogigami è regista che gode di una buona critica e sulla scia dei suoi precedenti lavori, getta ancora il suo sguardo surreale e trasognato sull' esistenza, dirigendo un film nel quale non esiste trama, se non quella che deriva dall'incontro quasi casuale di cinque persone su un isola giapponese dalla sabbia bianchissima e dal mare celeste splendente, in cui tutto si va formando strada facendo, tra riflessioni condite di filosofia zen, solitudine ,evasione dalla realtà, isolamento quasi ascetico, alla ricerca di quel "crepuscolare" che domina tutto il film di cui, a ben vedere, non si capisce il significato più profondo; non è il "meriggiare pallido e assorto" di Montale e neppure "l'ora che volge al desio" di dantesca memoria, è una condizione impregnata di ascetismo e di simbolismo che però, pur intrufolandosi in ogni discorso, non riesce mai a dare un senso compiuto della condizione.

The sensualist ( Yukio Abe , 1991 )


Giudizio: 7/10
Storia di un libertino

Tratto dalla omonima novella del XVII secolo, The sensualist è un anime   nipponico dalla forte carica erotica , espressa in forme eleganti e raffinate, che nell'arco della scarsa ora di cui è composto si presenta come un compendio della società giapponese dell'epoca Tokugawa soprattutto rispetto alla libertà di costumi sessuali e all'edonismo sessuale che di quella epoca erano esempio fulgido.
Basandosi su una trama esile , la scommessa in cui uno sciocco sarto viene coinvolto, racconta la storia di un libertino bisessuale che spese la sua vita nella ricerca ostinata e ossessiva del piacere come fine ultimo della sua esistenza.
Soprattutto l'ambiente delle prostitute, dei bordelli,delle cortigiane di lusso viene ben analizzato grazie ad immagini spesso cariche di un forte significato metaforico e simbolico.

martedì 10 aprile 2012

Rundskop ( Michael R. Roskam , 2011 )

Giudizio: 8/10
Quando il passato riemerge

Esordio strabiliante per il belga Michael Roskam, autore di questo Rundskop (Bullhead), film destinato a lasciare un segno per molto tempo, grazie alla sua forza e alla sua bellezza narrativa.
E' un 'opera di quelle che sin dai primi fotogrammi esercitano un potere attrattivo invincibile, grazie ad un prologo narrato che contiene, rileggendolo a posteriori ,il nucleo caldo della storia e a delle immagini che avvolgono subito in un ambientazione dove degrado e abbandono avviluppano tenacemente.
La storia si svolge in un Belgio come neppure i celebri fratelli Dardenne hanno mai trattaggiato, in una campagna periferica livida e bagnata, dove la contrapposizione etnica tra Fiamminghi e Valloni è qualcosa che si tocca con mano e dove si svolge un losco contrabbando di anabolizzanti per bestiame; Jackie gestisce l'allevamento di famiglia e sottosta alle regole di questa piccola ma spietata mafia in cerca di ulteriore espansione che cerca di coinvolgere l'uomo in un affare.

giovedì 5 aprile 2012

You are the apple of my eye / 那些年,我們一起追的女孩 ( Giddens Ko /柯景騰 , 2011 )

Giudizio: 7/10
Autobiografia con brio

Autentico fenomeno cinematografico del 2011 , non solo a Taiwan dove ha polverizzato tutti i record al box office, ma un po' in tutto il continente asiatico, dove ha raccolto premi su premi, riuscendo seppur epurato di qualche scena a penetrare nel mercato mainlander, spopolando anche qui, è il lavoro d'esordio di uno degli autori più originali e popolari di Taiwan.
Nato come scrittore-web, le sue opere sono state apprezzatissime ed hanno già fatto da filo conduttore per altri film (The killer who never kills), Giddens Ko si ispira ad una sua novella fortemente autobiografica per raccontare una storia  di giovani che sia avviano alla vita partendo dagli ultimi anni delle scuole superiori.
Grazie ad un gruppo di attori bravissimi il regista, attraverso il racconto del protagonista (se stesso), ci porta negli anni 90 e costruisce una storia frizzante, divertente, spontanea come solo le storie vissute in prima persona possono essere.

Incontro con Song Kang-ho


Il 10° Korea Film Festival di Firenze ha visto quest'anno come invitato d'onore il grande attore Song Kang-ho, premiato tra l'altro al termine di una retrospettiva dei suoi lavori.
La conferenza stampa ,svoltasi in un locale del centro di Firenze, è stata l'occasione per poter rivolgere a Song alcune domande sulla sua attività presente e passata di attore conteso da i più grandi registi coreani contemporanei, scoprire qualche curiosità sul personaggio e parlare del suo prossimo lavoro che girerà in Europa, sotto la direzione di Bong Joon-ho.
Song non perso l'occasione per dimostrare la sua simpatia e disponibilità, bissata poi nella serata in cui è stato premiato in sala dopo la proiezione di The show must go on, offrendo la netta impressione di essere uno di quegli attori, cosa poco frequente, che nel loro lavoro riescono a metter molto di se stessi.
Il resoconto della conferenza stampa può essere letta su Asian World

Hanamizuki ( Nobuhiro Doi , 2010 )

Giudizio: 5/10
Film romantico, e poi?

Polpettone romantico sentimentale ispirato niente meno che ad una canzone, che svariate volte torna a farsi sentire nel corso delle due ore di film, Hanamizuki è il classico film di genere e che per certi versi funziona anche, in cui la storia "romantica" si tinge passo dopo passo di tutti i colori possbili, con ovvio lieto fine che riporta tutte le cose al posto giusto, dopo che per tutta la durata della pellicola si è fatto ricorso a tutti gli stratagemmi possibili e immaginabili per renderla il più aderente possibile ai canoni classici.
La storia , spalmata sul lasso temporale di 10 anni, racconta dell'amore di due quasi adolescenti, nato quasi per caso sull'isola di Hokkaido che si barcamena tra aspirazioni diverse, difficoltà, separazioni e lontananza, prosegue su binari lontanissimi tra loro con lei aspirante avvocatessa a Tokyo e lui invece più legato alle tradizioni marinare del luogo d'origine, sembra dividersi irrimediabilmente sotto la forza della distanza e del rimpianto fino a portare i due dentro storie diverse ed infine si ricompone in maniera degna di un drammone romantico hollywoodiano.

martedì 3 aprile 2012

The child's eye / 童眼 ( Danny Pang , Oxide Pang / 彭發 , 彭順 , 2010 )

Giudizio: 6.5/10
Ancora fantasmi in cerca di pace

Richiamando, ma solo col titolo, il loro lavoro più famoso, i fratelli Pang dirigono quello che dovrebbe passare alla storia come il primo horror in 3D asiatico.
Operazione dall'indubbio valore commerciale, con un ben identificato target di utenza ma che nel fondo rimane pienamente coerente con la concezione cinematografica dei due fratelli registi.
Storia semplice, direi banale, situazioni preparatorie che costruiscono il nucleo centrale del film, quasi completamente privo di attinenza con quanto visto nella restante ora di svolgimento, abbondanza di effetti speciali ad uso e consumo del 3D, tematiche consuete come la morte, la dannazione dell'anima, il rimorso, la nascita e l'aldilà, fantasmi racchiusi nel loro copro ed impossibilitati a lasciare la vita terrena a causa dei loro sentimenti, sprazzi di ironia e divertimento: questo è The child's eye, pellicola che soprattutto nella mezzora finale è comunque capace di regalare bei momenti non solo dal punto di vista visivo.

domenica 1 aprile 2012

The boys from Fengkuei / 風櫃來的人 ( Hou Hsiao-Hsien / 侯孝贤 , 1983 )

Giudizio: 8/10
Hou Hsiao-Hsien all'origine

The boys from Fengkuei, quinto lavoro  di Hou Hsiao-Hsien, è il primo film col quale il grande regista taiwanese conquistò un riconoscimento internazionale (Festival dei Tre Continenti di Nantes nel 1984), primo di una lunghissima serie che lo impose anche all'attenzione dell'occidente che lo insignì negli anni seguenti dei maggiori premi nei Festival più importanti.
Pur essendo un lavoro che risente di una certa artigianlità e di una primordiale impurità, esso contiene ben visibile, tra le pieghe della storia , tutte le caratteristiche che hanno fatto di Hou uno dei cineasti più apprezzati del Cinema moderno: sguardo realista fino al midollo, suoni e colori che sgorgano spontanei, occhio quasi sempre asettico e distante intento solo al racconto e al suo divenire.

In memoria di Leslie Cheung


Nove anni fa a soli 47 anni, moriva Leslie Cheung , artista e personaggio cui il destino ha già riservato le stigmate della leggenda nel mondo dello spettacolo di Hong Kong e non solo.
Le circostanze della morte, legate alla sua tribolata storia personale e alla sfavillante carriera artistica, hanno fatto di questo uomo di spettacolo poliedrico una leggenda a così pochi anni dalla sua scomparsa, a maggior ragione perchè l'ambiente cinematografico soprattutto sconta la sua assenza in maniera pesante.
Come molti uomini di spettacolo di quella piccola ma inesauribile fucina che è Hong Kong, Leslie Cheung era artista completo capace di riuscire a dare il meglio di sè sia come cantante che come attore che come show man.
Il segno che ha lasciato nell'industria cinematografica HKese rimarrà indelebile per sempre e , ancora a distanza di nove anni, per ammissione dei suoi stessi colleghi, ha lasciato un vuoto incolmabile.
Impossibile ricordare i capolavori assoluti del Cinema in cui è stato protagonista; a me personalmente rimarranno negli occhi sempre le sue grandissime prove in Rouge, A Chinese Ghost Story e Ashes of time.
Ma Leslie Cheung è stato anche emblema di un disagio profondo che forse la società HKese sta oggi superando: la "diversità" di un artista riguardo ai costumi sessuali in un ambiente profondamente improntato al machismo; probabilmente fu proprio questo disagio, questa difficoltà a poter vivere ed ad ammettere a pieno la sua sessualità che hanno minato un uomo che faceva dello sguardo perennemente venato di tristezza e malinconia il suo tratto distintivo.
Come è per Anita Mui, altra eroina tragica dello show business HKese, la figura e la personalità , oltre che la straordinaria bravura, di Leslie Cheung , mancano terribilmente  a tutti coloro che amano il cinema di Hong Kong.





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