Quando il passato riemerge
Esordio strabiliante per il belga Michael Roskam, autore di questo Rundskop (Bullhead), film destinato a lasciare un segno per molto tempo, grazie alla sua forza e alla sua bellezza narrativa.
E' un 'opera di quelle che sin dai primi fotogrammi esercitano un potere attrattivo invincibile, grazie ad un prologo narrato che contiene, rileggendolo a posteriori ,il nucleo caldo della storia e a delle immagini che avvolgono subito in un ambientazione dove degrado e abbandono avviluppano tenacemente.
La storia si svolge in un Belgio come neppure i celebri fratelli Dardenne hanno mai trattaggiato, in una campagna periferica livida e bagnata, dove la contrapposizione etnica tra Fiamminghi e Valloni è qualcosa che si tocca con mano e dove si svolge un losco contrabbando di anabolizzanti per bestiame; Jackie gestisce l'allevamento di famiglia e sottosta alle regole di questa piccola ma spietata mafia in cerca di ulteriore espansione che cerca di coinvolgere l'uomo in un affare.
Per Jackie è l'occasione , segnata dal destino, per disseppellire il suo passato e alcuni eventi accaduti 20 anni prima che hanno lasciato un profondo segno su di lui.
E' una storia in cui il ricordo, la rabbia repressa , il lerciume che ricopre la cattiveria si rincorrono, intorno a questo personaggio che nella sua taciturna sofferenza cerca di emergere dalle sabbie mobili in cui vive prigioniero da tanti anni.
L'impianto narrativo che richiama al thriller è un esile schermo dietro al quale si nasconde la sofferenza di un uomo costretto a rincorrere il passato che sembra volere chiedere il conto, immerso nel suo abbrutimento nel quale c'è spazio solo per una sopravvivenza squallida. Anche quando Jackie sembra cercare uno spiraglio di luce, il suo destino appare inesorabilmente segnato, ed è un fato in cui non c'è spazio per cambiamenti , non c'è neppure una fessura per lasciare passare l'amore(malato): la sua è una esistenza che ha ormai, da anni, da quando bambino la violenza si è abbattuta su di lui, solo il colore buio e l'odore marcio.
L'atmosfera nella quale Roskam cala il racconto è di quelle pesanti, inesorabilmente degradate, dove anche l'amicizia possiede connotati non proprio usuali, e il personaggio che costruisce ,intorno al quale ruota tutta una storia che in fondo ha pochissima importanza, appartiene a quella ricca schiera di figure perdenti, sprofondate nel loro abisso per le quali però non può mancare uno sguardo affettuoso e di compassione.
Rundskop è un grande film, che continua ad aleggiare nell'aria anche quando la parole fine è passata da tempo, in cui l'ironia macabra si sposa con la poesia dalle tinte oscure e che racconta quello che spaventa tutta l'umanità: l'appuntamento ineluttabile con il proprio destino.
Concorrono alla riuscita del film una fotografia tagliente, asciutta, che colora di squallore un Belgio rurale e oscuro e la grande interpretazione di Matthias Schoenaerts, maschera di dolore e odio e fisico da toro.
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