mercoledì 8 luglio 2020

Vertigo ( Jeon Gyesoo , 2019 )




Vertigo (2019) on IMDb
Giudizio: 8/10

Seoyoung è una trentenne designer che lavora come precaria in una azienda che ha sede in un grattacielo di Seoul; il suo status lavorativo le impone il rispetto delle rigide regole da caserma che regnano negli ambienti lavorativi coreani con inoltre il continuo ricatto della possibilità di essere assunta a tempo indeterminato , cosa che farebbe di lei una donna perlomeno appagata lavorativamente , anche se ormai fatta fuori nella vita sociale come possibile moglie e madre per le usanze coreane.
Con queste regole non scritte ma scrupolosamente applicate sul lavoro come retaggio di tradizioni che fanno da substrato per un classismo e un sessismo odioso, la donna riesce a convivere alla meno peggio, ha un rapporto clandestino con il capo che però non evolve verso una normale relazione tradizionale per la resistenza di quest'ultimo.
Seoyoung inoltre soffre di fastidiosi disturbi causati da un problema all'orecchio: acufeni, instabilità, sensazione di perdita di equilibrio che il grattacielo a vetri scintillanti dove lavora al 42° piano non aiuta certo a superare.


Ma è soprattutto nel suo profondo che la donna ribolle di una instabilità dolorosa che nasce dall'appartenere ad una famiglia distrutta dai conflitti parentali: con il padre violento che le ha rotto il timpano che le causa i problemi non ha più rapporti da tempo, la madre la chiama solo per colpevolizzarla e per dare sfogo alle sue frustrazioni consumate nell'alcol che derivano da una relazione con un altro poco di buono e per accusarla di non pensare a lei, un rapporto veramente malato fatto di odio reciproco cui Seoyoung tenterà di mettere una volta per tutte la fine quando di fronte alla madre dichiara: "E' meglio che noi non ci vediamo più".
Inoltre la sua instabilità sentimentale che perdura nel rapporto clandestino con il proprio capo accentua i suoi malesseri e il suo senso di sconfitta e frustrazione, già notevolmente alimentato dal comportamento servile che le viene richiesto sul lavoro, a maggior ragione ora che l'azienda dovrà scegliere se confermarla o meno.
A parte la collega Yedam che mostra un minimo di interesse per lei e che non risparmia i suoi consigli, Seoyoung è un donna profondamente sola , che si sente quasi inadeguata al suo ambiente; solo un giovane che lavora come lavavetri delle finestre del grattacielo e col quale incrocia lo sguardo  dall'altra parte del vetro, mentre pulisce sospeso nel vuoto, sembra capire il disagio della donna quasi però con un atteggiamento voyeur; lei a volte si accorge di lui , lui invece diventa un po' il suo angelo custode, intrufolandosi nell'ufficio quando è vuoto per lasciarle messaggi. 
Vertigo regala un finale bellissimo , emozionante nella sua semplicità che sembra offrire alla protagonista una via d'uscita dalla sconcertante situazione in cui si trova.
Detto che non esiste alcun riferimento al capolavoro di Hitchcock, il quarto lungometraggio del regista coreano Jeon Gyesoo, è una opera che può contare su alcuni presupposti fondamentali: anzitutto la fotografia e la musica entrambe di alto livello, una regia , nella quale abbondano le lunghe carrellate, che ben riesce a creare una atmosfera adatta alla descrizione di un personaggio riuscitissimo, vuoi per la bravura della interprete , vuoi per il carico emozionale che veicola.

martedì 7 luglio 2020

Exit ( Lee Sanggeun , 2019 )




Exit (2019) on IMDb
Giudizio: 8/10

Opera prima del regista coreano Lee Sanggeun giunta a Udine carica di riconoscimenti ottenuti prevalentemente in patria, Exit  ha ottenuto al FEFF22 il premio come migliore opera prima in concorso in una edizione del festival che passerà agli annali soprattutto per la stupefacente quantità di opere prime di qualità presentate; Exit ha dalla sua un banale assunto: fare un film di intrattenimento, divertente, se vogliamo senza pretese ma che risulti un'opera splendidamente riuscita nella sua semplicità narrativa che riesce a coniugare due generi un po' agli antipodi ma che per un certo periodo nella storia del cinema andarono a braccetto: la commedia brillante e il disaster movie.
Il film di Lee ha infatti una lunga introduzione da tipica commedia: il protagonista Yongnam è un mezzo sfigato che non trova lavoro, passa il tempo ad allenarsi per la sua passione che è l'arrampicata e l'alpinismo, la ragazza lo ha mollato e in famiglia è un po' lo zimbello di tutti compreso il nipotino che si vergogna di lui con i suoi amichetti , per non parlare della sorella con lo bullizza quasi a forza di schiaffi ed insulti ( " che mai ci potrà fare con tutta quella roba di alpinismo" si domanda aprendo l'armadio del fratello pieno di zaini moschettoni e corde).


Insomma ci ritroviamo con grande brio all'interno di una famiglia piuttosto numerosa nella quale sono presenti le solite tensioni tra parenti; tra l'altro entro pochi giorni è prevista una festa in onore della mamma di Yongnam per i suoi 70 anni.
Nella location scelta , tra canti, balli e clima da festa il nostro eroe ha la sventura di incontrare anche la sua ex fidanzata che lavora nello staff dell'albergo dove si tiene la festa.
All'improvviso però questo clima da commedia ridanciana viene sconvolto da un atto violento che getta nel terrore tutta la città: un pazzo con una cisterna carica di un gas tossico inizia a insufflare il gas per le vie della città, causando il panico, che colpirà anche Yongnam e la sua famiglia al termine della festa: l'unica salvezza per tutti è salire sui tetti per sfuggire al gas che si propaga; messa in salvo tutta la famiglia grazie all'intervento dell'elicottero e alle spericolate arrampicate , per Yongnam rimane da mettere in salvo se stesso e la sua ex fidanzata in una corsa contro il tempo e contro una serie di eventi sempre più incalzanti.
Exit è il prototipo del film in cui lo sfigato di turno diventa l'eroe e riesce a trovare un suo riscatto personale e sociale, grazie alle sue abilità che venivano derise ; diciamo pure che se vogliamo trovare una qualche involontaria aderenza con quanto è accaduto nel mondo negli ultimi mesi, il film veicola il messaggio che chiunque se segue il suo coraggio può risultare decisivo in una situazione difficile, basta credere in quello che si fa.

My Sweet Grappa Remedies ( Ohku Akiko , 2020 )




My Sweet Grappa Remedies (2019) on IMDb
Giudizio: 5/10

In un FEFF che mai come quest'anno ha visto la presenza massiccia di registe donne nei film in programmazione e di conseguenza una abbondanza di storie molto al femminile, un lavoro come quello di Ohku Akiko si presenta coerente con un dei temi dominanti di questo festival e cioè i ritratti di donne , per lo più non giovanissime, solitamente sole, quasi sempre ben inserite nel tessuto sociale e lavorativo che si ritrovano a gettare uno sguardo sulla propria esistenza.
My Sweet Grappa Remedies è probabilmente il più "estremo" all'interno di questa tipologia di racconti perchè si struttura come un lungo diario personale scritto e letto  dalla protagonista del film.
Yoshiko è una donna sulla quarantina, ha un buon lavoro che le consente di vivere comodamente, è single impenitente ormai e senza figli, vive completamente da sola, no amiche, nè animali in casa e da come si capisce ben presto non è neppure frustrata da questa vita in solitudine con se stessa, anzi sembra quasi che ne trovi piacere, al punto di umanizzare i propri rapporti anche con le cose inanimate come la bicicletta cui è legatissima.


E' talmente equilibrata che riesce persino a bere la sera da sola senza che la prenda nè la nostalgia , nè crisi isteriche, anzi è il momento in cui riesce a distendere tutta se stessa con l'aiuto di un bicchiere di vino rosso o di grappa; una donna insomma che sembra avere raggiunto una pace interiore e che non ha demoni che si agitano al suo interno.
Il ritratto che scaturisce dalla prima parte del film è quello quindi di una donna serena, riservata, ma che sa essere anche spiritosa con se stessa, che al lavoro è stimata per la sua riservatezza e che si concede questo lusso personale di scrivere un diario nel quale annota i suoi pensieri, a volte i più insignificanti.
Quando però al lavoro conosce Wakabayashi, una collega più giovane di lei, estroversa e abbastanza casinara, un po' l'opposto di Yoshiko, tra le due nasce una affettuosa amicizia, quasi una magnetica attrazione di poli opposti che però ci inizia a far venire il dubbio che forse la solitudine della protagonista non è del tutto confortante e spontanea.
Allo step successivo poi abbiamo la conferma di quanto sospettato e cioè la comparsa al lavoro di un giovane che attrae subito l'attenzione di Yoshiko che finalmente sente battere il cuore in maniera ben diversa da come le avviene quando periodicamente la vediamo concedersi qualche avventura di una notte spesso con sconosciuti rimorchiati al bar; vediamo fiorire una Yoshiko diversa, come se qualcosa si fosse messo in moto dopo tanto tempo o forse addirittura per la prima volta.
In questa parte del film l'aspetto quasi solipsistico che animava la prima viene un po' meno e diventa il racconto di una grande amicizia , quella con Wakabayashi e di un grande amore , quello con il giovane Okamoto, vissuti da Yoshiko all'unisono e che aprono alla donna nuovi orizzonti.

lunedì 6 luglio 2020

Lucky Chan-sil ( Kim Chohee , 2020 )




Lucky Chan-sil (2019) on IMDb
Giudizio: 8/10

La storia di Chansil, produttrice coreana di pellicole indipendenti, inizia con un episodio tragicomico: marcia funebre di Chopin in sottofondo, adunata intorno ad un tavolo e tutti alticci, un uomo di mezza età stramazza sul tavolo morto; dopo due minuti di film il regista col quale la protagonista lavorava da anni muore miseramente e per lei, che aveva sempre legato il suo nome alle opere del regista finito all'altro mondo, sopravvivere nel mondo del cinema è impresa titanica.
Ben presto infatti Chansil, vende la macchina, trasloca presso una casa in estrema periferia dove vive una anziana signora e per guadagnare qualcosa fa la colf ad ore a casa della sorella attrice in attesa del grande salto nel mondo del cinema.
Per la protagonista  che al cinema ha sempre donato tutta se stessa, inizia un periodo nel quale si trova a riesaminare la sua vita lavorativa e non solo, ma è chiaro che è sempre il cinema quello che rimane il punto fisso della sua esistenza.


Presso casa della sorella incontra un giovane insegnante di francese col quale si imbarca in frequenti discussioni cinematografiche su Ozu da lei amato per la sua semplictà, mentre inorridisce nell'apprendere che il preferito dell'uomo è Christopher Nolan con tanto di dissertazione che ne segue.
Ma la passione di Chansil è per il cinema di Hong Kong e , quella casa dove vive possiede una sorta di museo vivente del cinema, la stanza della figlia della anziana padrona, morta prematuramente: ottenuto il permesso della donna a poterci entrare troverà videocassette registrazioni, libri e soprattutto il cinema si carne e ossa con la presenza del fantasma di Leslie Cheung , rigorosamente in mutande e canottiera; inutile dire che per chi ama il cinema questo è uno dei momenti più alti che abbia offerto il FEFF22, a maggior ragione quando i dialoghi tra Chansil e il fantasma di Leslie assumono connotati esilaranti nella loro leggiadria; " me la immaginavo diversa" dice la donna a lui , per poi citare Maggie Cheung ( " dove stai andando da Maggie Cheung?"); il grande attore morto giovane rivive in quella casa perchè lo spirito del cinema di Hong Kong la permea vista la passione della donna che abitava quella stanza.
Per Chansil è un modo per sopravvivere continuando a vivere il cinema come il sogno della sua vita , come il tramite per permettere a certe cose di succedere, il confine tra realtà e fantasia, mentre Leslie Cheung le continua a ripetere, consigliere spirituale etero come un fantasma ,di cercare di sapere cosa si desidera veramente e di evitare di sentire la solitudine nella quale è immersa, dopo che perfino un approccio con l'insegnante di francese finisce miseramente.
Lucky Chansil è film che fa della cinefilia nel senso più ampio il suo argomento principale, attraverso il ritratto di una donna che ha vissuto per il cinema, ne conosce tutti i meccanismi ma che improvvisamente si trova espropriata di tutto , impossibilitata a lavorare e quindi ad alimentare la sua passione e che rischia di affogare nell'umiliazione personale e nella solitudine.
Un po' i fantasmi che rivivono nella casa, un po' la grazia e la sapienza della anziana proprietaria, un po' il suo poter ancora parlare di cinema citando Ozu e Kusturica di Il Tempo dei Gitani che è stato il film che l'ha folgorata e avvicinata alla settima arte, il tempo riuscirà forse a lenire la delusione di Chansil, anche perchè chi ama il cinema sa benissimo che nel cinema tutto può succedere sempre.

domenica 5 luglio 2020

I WeirDO / 怪胎 ( Liao Mingyi / 廖明毅 , 2020 )




I WeirDO (2020) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Il protagonista assoluto di I WeirDO è un oscuro acronimo, OCD in inglese e DOC in italiano, che sta a significare una alterazione psichiatrico-comportamentale che si manifesta con atteggiamenti ossessivi compulsivi: ne dà una rapida ma esaurientissima spiegazione il protagonista Po-ching nei primissimi minuti del film; probabilmente più chiara ed efficace di mille simposi o articoli specializzati in materia.
Il ragazzo infatti vive la sua esistenza recluso nella sua casa dove tutto è perfetto e ripetuto nello stesso modo per sempre, dove la pulizia, il lavaggio delle mani e le altre attività sono scandite da una efficientissima maniacalità; Po-ching si permette una sola uscita al mese per fare la spesa e lo fa vestendosi come se dovesse andare ad una guerra batteriologica.
Un giorno incontra al supermercato una ragazza che gira protetta come lui, guanti maschera e ogni dispositivo di protezione individuale possibile; i due dapprima si guardano e si scrutano, il giorno dopo venendo meno alle regole lui ritornerà al supermercato così come farà anche lei che fra i suoi disturbi compulsivi scopriamo che ha quello di rubare una confezione di cioccolata sebbene neppure la mangi.


Insomma i due diventano dapprima amici, quindi iniziano a frequentarsi contando su quella solidarietà tipica di chi si trova a condividere la stessa condizione ed infine i due iniziano una relazione e vanno a vivere assieme.
Tutta la prima parte di questo processo di comunione tra due  a loro modo "emarginati" si contraddistingue per le atmosfere da commedia, strappando spesso il sorriso come quando iniziano insieme una sorta di personale liberazione dal DOC attraverso una serie di prove da superare, infondono tenerezza quando si promettono vicendevolmente di non cambiare mai, ben sapendo che se ciò avvenisse sarebbe la fine della loro storia d'amore, a meno che il cambiamento , che poi sarebbe la guarigione, non avvenga simultaneamente.
Una bella mattina poi Po-ching alzandosi, apre la porta perchè un piccione lo disturba e magicamente si ritrova all'aperto senza protezione con le mani nella terra: è la guarigione? E soprattutto sapranno gestire insieme questo momento?
Pur non essendo un thriller o un film che crea suspance penso sia utile fermarci qui con la sinossi, perchè il finale del film oltre a far virare   le atmosfere verso il dramma , seppur molto contenuto nei toni, merita una visione libera da interpretazioni perchè il regista credo centri benissimo quale è la riflessione contenuta nella storia.

Detention / 返校 ( John Hsu Han-Chiang / 徐漢強 , 2019 )




Detention (2019) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Il film horror, sin dai tempi dei primi lavori di George Romero degli anni 60 che vanno considerati come l'alba del genere moderno, ha sempre costituito un ricettacolo di riflessioni politiche , il più delle volte sotto forma di metafora; quello che distingue il film taiwanese Detention è la chiara e inequivocabile dichiarazione di intenti: lo sguardo è posato in maniera esplicita su uno dei periodi più drammatici della storia recente di Taiwan, i quaranta anni cioè in cui l'isola fu sottoposta alla legge marziale, un terrore bianco, come viene universalmente riconosciuto quel periodo , in cui bastava anche il minimo sospetto per finire sotto la scure del potere politico repressivo; migliaia furono i morti e gli scomparsi e quelle pagine rimangono ancora oggi impresse nella memoria di chi le visse.


Il racconto prende il via con due studenti che rimangono intrappolati in una vecchia scuola impossibilitati a fuggire dalle misteriose presenze che la abitano; con un flash back ci ritroviamo in quella stessa scuola, proprio nel periodo del terrore bianco, dove un gruppo di studenti guidati da due insegnanti hanno costituito un gruppo segreto che si riunisce per leggere libri considerati vietati e per copiarli di modo da metterli in salvo dalla eventuale scoperta.
Gli eventi tragici che si succederanno saranno quelli che daranno vita agli avvenimenti terribili e spaventosi che i due ragazzi si troveranno ad affrontare; alla fine la verità su quello che successe e che di come andarono le cose veramente verrà a galla rivelandosi ben più drammatica di quanto potesse apparire.
Detention, una delle tante opere prima di questo per molti versi straordinario FEFF22, tratto da un videogioco pare piuttosto popolare, è un film che colpisce per un motivo soprattutto: la bravura del regista John Hsu a sapere condurre il film sui binari di un horror che appassiona e spaventa e al contempo di saper costruire un film storico, di memoria da conservare e da tramandare che forse , al di fuori dei magari poco attraenti libri di storia possa rimanere come un messaggio vivido e potente nelle menti delle nuove generazione affinchè apprezzino l'evoluzione democratica avuta da Taiwan dopo un periodo così lungo e drammatico.
Se l'avventura dei due studenti, che ovviamente non stanno lì per caso, tra realtà ed incubo dà vita ad un contesto che alimenta la tensione e si arricchisce sempre più di situazioni irrisolte, l'analisi politica e storica del periodo, pur senza pedanterie con intenti pedagogici, ben inquadra il momento e lo stile di vita della Taiwan di quegli anni, dove la delazione era l'ancora della propria salvezza a discapito della morte di qualcun'altro, a maggior ragione quando essa era un modo anche per saldare i conti personali con altri, ed è in effetti quello che accade nella storia che John Hsu ha messo abilmente in piedi, strutturandola in due capitoli ed un breve epilogo.

giovedì 2 luglio 2020

Crazy Romance ( Kim Hankyul , 2019 )




Crazy Romance (2019) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Dopo aver letto tutte le brevi sinossi di presentazione di Crazy Romance, il pensiero è stato subito : " ecco il film che farà il botto al FEFF, anche se soltanto online"; ed in effetti cosa aspettarsi da un film coreano che parla d'amore (ma non solo)  e nel quale i protagonisti sono per la gran parte del tempo ubriachi? Ci sono registi che sui comportamenti dei corani seduti ad un tavolino con davanti il soju hanno fatto uno dei capisaldi delle loro storie ( Hong Sansoo ad esempio) e comunque l'immancabile scena dei coreani ubriachi durante un film è quasi sempre la più divertente e quella che spesso è più carica di significati.


Lui , Jaehoon , è stato mollato dalla fidanzata da poco, proprio il giorno prima del matrimonio, cerca pateticamente di comunicare con lei che lo ignora e passa il tempo ad ubriacarsi praticamente tutte le sere, non ricordando poi il giorno dopo quanto accaduto; lei, Sunyoung sta cercando ti togliersi di torno definitivamente un fidanzato col quale ha rotto ma che non si da per vinto, pure lei beve che è una bellezza ed è stata appena assunta dalla società pubblicitaria dove lavora Jaehoon; si può quindi facilmente immaginare cosa possa accadere quando i due , inevitabilmente, inizieranno a frequentarsi davanti ad una bottiglia di soju e ancor peggio quando lui, al colmo della sua ubriachezza, in piena notte telefona a lei raccontandogli tutte le sue disgrazie e non ricordando nulla la mattina dopo.
Presentando prevalentemente situazioni lavorative Crazy Romance diventa anche una sarcastica analisi del mondo del lavoro dove regna il machismo più spietato che va ad offrire ancora più spunti ai toni commedia di cui il film si nutre.
Il rapporto che si crea tra i due protagonisti  è naturalmente l'asse portante narrativo del lavoro della regista esordiente Kim Hankyul che trova sì la sua sublimazione nei momenti di ubriachezza dei due , ma che getta uno sguardo anche sui difficili rapporti interpersonali, sull'ambiente lavorativo competitivo e spesso trasformato in un nido di serpi, sul sessismo che si basa su tradizioni ormai chiaramente retrograde e soprattutto mette in guardia dal considerarsi privi di scheletri nell'armadio , a maggior ragione in epoca di internet onnipotente: tutti i personaggi del film hanno la loro vita segreta e i loro misteri , e nessuno può considerarsi al sicuro, come brillantemente dimostra il finale di Crazy Romance.

mercoledì 1 luglio 2020

Chasing Dream / 我的拳王男友 ( Johnnie To / 杜琪峰 , 2019 )




Chasing Dream (2019) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

A tre anni dalla sua ultima fatica, Johnnie To ritorna alla ribalta, e virtualmente presente anche al FEFF22, firmando con l'inseparabile sceneggiatore Wai Ka-fai un lavoro che sembra posizionarsi sulla scia di Office; quindi per stavolta, gli appassionati del genere thriller-noir-action che To ha nobilitato in decenni di attività avranno ben poche motivazioni per vedere Chasing Dream , semmai il film è una delle tante incursioni del regista nella commedia romantica che ogni tanto si concede, spesso con uguale successo.
In Chasing Dream abbiamo un giovane di umili origini ( Tiger) che pratica le arti marziali miste e a tempo perso fa lo scagnozzo per un gangster andando a riscuotere i debiti contratti da qualche disgraziato  con la gang, dall'altra parte una ragazza dal passato difficile (Cuckoo Du), aspirante cantante ma pesantemente indebitata proprio con il boss del ragazzo, che sbarca il lunario facendo la ragazza pon pon durante i combattimenti.


Per sottrarla da una brutta fine Tiger  prende la ragazza sotto la sua protezione nel suo umile appartamento, che poi è un magazzino, e quando il medico lo consiglia di smettere con le arti marziali per non incorrere in gravi problemi di salute, inizia ad accompagnare la ragazza nelle varie audizioni e matura il suo sogno di aprire un ristorante.
Due giovani apparentemente agli antipodi, ma con un passato difficile, un presente che si fa pesante e che coltivano però entrambi un sogno di riscatto.
Naturalmente raggiungere gli obiettivi non è facile e quello che si voleva mettere alle spalle spesso si ripresenta e chiede il conto; comunque gli obiettivi dell'uno diventano quelli dell'altra e viceversa, motivo per cui tra i due si stabilisce una comunione di intenti.
Tiger dovrà per una ultima volta salire sul ring , soprattutto per motivi di lealtà col suo maestro e Cuckoo avrà l'occasione della vita in un talent show di grande rilevanza che la metterà di fronte ai soprusi subiti nel passato.

One Night ( Shiraishi Kazuya , 2019 )




One Night (2019) on IMDb
Giudizio: 7/10

Il decimo film di Shiraishi Kazuya, uno degli autori più interessanti del recente panorama cinematografico giapponese è un potente drammone famigliare dalle tinte fosche che in qualche maniera, seppur con un genere e quindi tematiche diverse, sembra accodarsi al recente The Blood of Wolves; ispirato ad una opera teatrale di Kawabara Yuko One Night inizia con un prologo ambientato nel 2004: in una serata piovosa in un parcheggio di una compagnia di taxi di cui è proprietaria Koharu investe deliberatamente il marito e lo ammazza; il contesto famigliare che ci viene presentato in qualche flashback è quello di una famiglia tiranneggiata e abusata da un padre e marito violento che non perde occasione per maltrattare e umiliare i figli; per tale motivo Koharu compie quel gesto di liberazione pensando di rendere la vita migliore ai tre figli adolescenti; finirà in galera dove sconterà quindici anni.


Nel frattempo i figli, con la vita irrimediabilmente segnata da un simile evento, crescono senza genitori e si portano addosso le rovine della famiglia: la femmina, Sonoko, fa la squillo nei locali ed è prossima ad essere una alcolizzata, Yuji sbarca il lunario scrivendo per una rivista porno pur continuando a coltivare velleità letterarie, Daiki è balbuziente, lavora presso il negozio della moglie con la quale è in via di separazione, per cui quando quindi anni dopo vedono bussare alla porta la madre la reazione dei tre è ben lungi dall'essere quella di felicità per il ritorno della donna.
Tutti , seppur con sfumature diverse, pur continuando a detestare persino la memoria del padre, sono coscienti che il gesto della madre ha causato loro solo problemi , da tutti i punti di vista, sia socialmente per essere additati come i figli dell'assassina ed irrimediabilmente emarginati, sia personalmente per avere fatto crescere in loro una sorta di di senso di colpa e di rimorso represso.
Col ritorno della madre saranno inevitabili i confronti e gli scontri anche duri, specialmente Yuji, accusato dai due fratelli di avere usato la loro esperienza personale per tentare la via letteraria: l'uomo infatti possiede registrazioni e documentazione con le quali sta tentando di scrivere un libro.
Nel finale un'altra storia parallela di famiglia disgregata che vede protagonista un tassista della compagnia va a rafforzare la tematica del rapporto genitori-figli e il nesso di causa-effetto che simile rapporto produce sulle esistenze degli uni e degli altri.
Un finale probabilmente troppo frettoloso, uno tra i pochi difetti del film, sembra lasciare spazio ad un certo ottimismo affermando l'importanza fondamentale della elaborazione personali degli eventi della vita che ci segnano.
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