sabato 29 ottobre 2016

The Red Turtle [aka La Tartaruga Rossa ] ( Michael Dudok de Wit , 2016 )




The Red Turtle (2016) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Nella tremenda tempesta che sconquassa il mare la piccola imbarcazione arranca tra le onde, il solitario occupante lotta disperatamente per non soccombere, si aggrappa alla barca e vien travolto, in un susseguirsi di onde alte come palazzi.
Finita la buriana l'uomo giace sulla sabbia di un'isola disabitata, dalla vegetazione lussureggiante e abitata da simpatici animaletti , il cielo solcato perennemente da uccelli in gran quantità.
L'isola non è così ostile verso la vita: c'è acqua dolce, c'è cibo sugli alberi e l'uomo solitario la gira in lungo e in largo per capire dove si trova.


I suoi tentativi di abbandonare l'isola su zattere improvvisate viene sistematicamente frustrata da un essere marino che gli distrugge le imbarcazioni di fortuna; la grossa tartaruga rossa sembra volere tenere l'uomo ancorato su l'isola.
In un accesso di rabbia e frustrazione l'uomo approfitta dell'uscita dall'acqua dell'animale per ucciderlo a bastonate, ma un sogno premonitore scatena in lui il rimorso.
Improvvisamente da quel guscio spunterà una donna dai lunghi capelli rossi con la quale l'uomo dopo le iniziali ritrosie riuscirà a trovare un contatto.
Qualche tempo dopo i due sono una famiglia, hanno un piccolo che zompetta felice sulla sabbia e seguiamo nel corso degli anni la loro semplice vita sull'isola, solo di rado sconvolta da eventi drammatici come lo tsunami.
Attraverso un percorso tipicamente circolare la storia si chiude ,nello stesso modo in cui il cerchio della vita ripete incessabile il suo corso.

venerdì 28 ottobre 2016

Al Final del Tunel [aka At The End of The Tunnel] ( Rodrigo Grande , 2016 )




At the End of the Tunnel (2016) on IMDb
Giudizio: 8/10

Joaquin vive da solo, ridotto su una sedia a rotelle, in una immensa casa piena di libri , con un grande giardino ormai incolto, nella quale sopravvivono i tragici ricordi della sua famiglia; trascorre il suo tempo nella cantina, che raggiunge con un montacarichi, armeggiando con apparecchi elettronici; unica compagnia Casimiro, il suo anziano cane malandato; per non essere costretto a vendere la casa per sanare i debiti, decide di affittarne una parte ad una giovane e avvenente donna con la sua bambina.
L'arrivo delle due persone, dapprima accolto quasi con fastidio dall'uomo, porterà in seguito ad un miglioramento della grigia vita piena solo di fumo di sigarette: Berta, la giovane donna, da parte sua non farà nulla per non dimostrarsi esuberante ed allegra, inscenando addirittura delle sinuose e provocanti lap dance sul terrazzo di casa alla presenza di Joaquin.


Ma Berta non è una donna in cerca di emozioni o di sentimenti, è il palo di una banda che sta scavando un tunnel sotto la casa per raggiungere il caveau di una banca attigua.
Quando Joaquin, insospettito da rumori e da voci provenienti dalla cantina, scoprirà il tunnel ,  i ruoli cambieranno, anche perchè Berta non solo è il palo, ma anche l'amante del feroce capobanda.
Da quel punto in poi Al Final del Tunel diventa un thriller a tutti gli effetti con tanto di colpi di scena e di finale ad alta tensione.
Il lavoro del regista argentino Rodrigo Grande è uno dei pochissimi che salvano la Festa del Cinema di Roma dal fallimento totale: non che si erga a capolavoro assoluto, semplicemente è una pellicola ben fatta, con una storia credibile, costruita con folgorante semplicità che dimostra come per confezionare un buon lavoro non sia necessario inventare chissà cosa, anche tenendosi nei canoni del thriller.

giovedì 27 ottobre 2016

Genius ( Michael Grandage , 2016 )




Genius (2016) on IMDb
Giudizio: 6/10

Il debutto cinematografico di Michael Grandage, eminente regista teatrale inglese, presentato in anteprima all'ultimo Festival di Berlino e approdato alla Festa del Cinema di Roma pochi giorni prima della sua distribuzione in sala, è un racconto in parte biografico incentrato da un lato sulla figura di Max Perkins, noto editore americano degli anni venti, curatore, tra gli altri delle, opere di Ernest Hemingway e di F. Scott Fitzgerald e su quella dello scrittore Thomas Wolfe , uno degli esponenti di punta della letteratura americana dei primi anni del secolo scorso.
Perkins fu il primo a concedere a Wolfe la possibilità di pubblicare il suo primo lavoro, dopo che altre case editrici avevano rifiutato l'opera soprattutto per la sua iniziale lunghezza, convincendo l'autore ad intervenire pesantemente sul testo riducendone le mole.


Fu lo stesso Perkins a stimolare Wolfe a scrivere altri romanzi sebbene la sua opera di sforbiciatore e forgiatore del testo probabilmente ne snaturava la vera essenza.
Nonostante le biografie raccontino di un Wolf che dopo la seconda opera non solo rifiutò di pubblicare ancora con Perkins , ma provò per lui un profondo rancore, il film di Grandage è fortemente incentrato sul rapporto di amicizia che legò i due, qualcosa che andava oltre la stima professionale e il normale rapporto editore-scrittore, al punto di ingenerare profonde gelosie nella vita private di entrambi.

Land of the Little People ( Yaniv Berman , 2016 )




Land of the Little People (2016) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

Mentre i padri partono per l'ennesima guerra e le madri si inchiodano davanti alla televisione e alla radio, un gruppetto di ragazzini israeliani ha eletto una base militare abbandonata a loro covo , dove incontrarsi e mettersi al riparo dalle angherie dei ragazzi più grandi; a protezione loro e della base hanno posto un essere immaginario che vive nella profondità di un pozzo, una divinità feroce da sfamare e a cui chiedere la clemenza.
Quando però in quella stessa base trovano rifugio due disertori, preoccupati solo di evitare di finire in guerra, il conflitto tra i due gruppi diventa necessario, dapprima per la semplice difesa del proprio territorio, poi come una escalation di violenza nella quale i ragazzini sembrano trovarsi a loro agio.


Il finale, che potremmo definire disturbante nella sua repentina commistione di poeticità e di violenza, un po' lascia interdetti, anche se probabilmente la giusta lettura del film lo rende più coerente.
Land of the Little People è l'opera prima del regista israeliano Yaniv Berman, autore nel passato di documentari e di corti che avevano sempre come soggetto il rapporto tra i bambini , la guerra e lo spirito militarista del paese.
E' un racconto che parte molto bene: sembra una di quelle storie di ragazzini in vacanza estiva che si concedono qualche azzardo in una ambientazione molto accattivante quale è la base militare diroccata.
Ben presto però scopriamo che la storia ha ben altri connotati e diventa dapprima un racconto sulla condizione di una adolescenza pesantemente condizionata dallo stato di belligeranza continua del paese, che non sembra avere altra via di mediazione che non sia lo scontro.

mercoledì 26 ottobre 2016

Tramps ( Adam Leon , 2016 )




Tramps (2016) on IMDb
Giudizio: 6/10

Opera seconda del regista indipendente newyorchese Adam Leon, Tramps ha il pregio, tutt'altro che trascurabile di riuscire a sollevarsi dalla media infima delle commedie americane viste alla Festa del Cinema di Roma.
Il motivo è semplicissimo: Leon ha una storia da raccontare , banale e poco originale vero, ma pur sempre una storia; inoltre ha la capacità di presentarla con relativo garbo, con uno stile accettabile in un contesto metropolitano che accentua i disagi dei due personaggi principali.


Come detto la storia è semplice e basata su situazioni piuttosto convenzionali che però funzionano abbastanza: Danny è un giovane di origine est europee, gestisce con la madre una specie di bisca clandestina dentro casa; il fratello, finito in prigione per futili motivi, lo incarica di portare a termine un lavoretto semplice col quale guadagnerà 1500 dollari: scambiare una valigetta ad un appuntamento, salire su una macchina e portarla ad un appuntamento. Per un equivoco imperdonabile la valigetta finisce nelle mani sbagliate e quindi lui e la sua autista , Ellie, dovranno vagare alla ricerca di quanto perso per poter ricevere la ricompensa ed evitare guai con dei gangster molto poco credibili a dire il vero.
La valigetta contiene l'oggetto di un singolare furto su commissione per cui i due , risalendo alla proprietaria per sbaglio, decidono di passare all'azione.
Tutto questa impalcatura narrativa serve di fatto a creare un legame tra Danny ed Ellie, che, girando per New York e dintorni, troveranno il modo di conoscersi e di intravvedere uno nell'altra la possibilità di poter voltare pagina alle rispettive esistenze tutt'altro che esaltanti.

The Hollars ( John Krasinski , 2016 )




The Hollars (2016) on IMDb
Giudizio: 3/10

Pensavamo di averle viste tutte o quasi alla Festa del Cinema di Roma; e invece no, almeno in questo riesce a superare i limiti immaginabili e con The Hollars raggiunge il suo livello più basso , ennesima commediola americana , cui sembra essere sufficiente avere il bollino del Sundance Film Festival per avere il lasciapassare per la rassegna di Antonio Monda.
Di fatto il film di John Kresinski è un collage di sketch insulsi in perfetto stile sit-com da quattro soldi che si coagulano intorno alla consueta e abusatissima riunione di famiglia causa malattia della matriarca; quindi padre , figli, nuore gravide  e nuore scappate si raccolgono intorno alla donna malata di cancro al cervello che deve essere operata; “ anche Bob Marley ha avuto il cancro al cervello” dice uno dei figli “ah sì? e cosa ha fatto? “ risponde la madre, “ha venduto un sacco di dischi”.


Questo è il prototipo dei dialoghi si cui si base il film e che ne disegna con una certa precisione i contorni ; e poi: tensioni famigliari, sciroccati che prima chiedono il divorzio e poi vanno fuori di testa se la moglie ha un altro, problemi economici, gravide in attesa di partorire,futuri padri inadeguati, ex fidanzate vogliose, la malattia, funerali e parti, la morte e la vita tutti buttati lì alla rinfusa con il solo collante della idiozia dei personaggi capaci di fare tutto e il contrario di tutto , con la pretesa  autoriale di poter far dire ad un audience di gonzi: “che bella commedia intelligente” o, peggio, di poter aspirare a fregiarsi dell’ambito titolo di “nuovo Woody Allen” o “nuovo John Landis”.

La Ultima Tarde ( Joel Calero , 2016 )



Giudizio: 7.5/10

Laura e Ramon si ritrovano dopo quasi vent’anni di fronte ad un giudice che deve sancire il loro definitivo divorzio; i due non si vedevano dal giorno in cui lei sparì improvvisamente , abbandonando il suo sposo e la lotta armata con Sendero Luminoso nella quale erano entrambi impegnati, facendo perdere le sue tracce.
Laura apparteneva ad una famiglia benestante peruviana e nonostante ciò aveva seguito il suo uomo nella lotta politica.
Ora venti anni dopo lei lavora come grafica pubblicitaria , ha un compagno e una vita ben consolidata, lui è un piccolo promotore finanziario nel quale il passato ha lasciato qualche cicatrice in più, almeno in apparenza. 


Dovendo passare qualche ora a Lima , in attesa di potere espletare la pratica i due si ritrovano a parlare del passato, degli ardori politici di allora, di come perché lei se ne fosse andata e di come lui impiegò molto tempo prima di accettare la separazione, giunta senza una motivazione e porsi domande che erano rimaste sospese per tanto tempo: “perché te ne sei andata da me?” chiede Ramon, “perché avevo paura della lotta armata” risponde Laura; “ti ho chiesto perché sei andata via da me” ribadisce l’uomo; è questa la domanda intorno alla quale gira il ricordo del loro passato.
Poi il discorso si sposta sul presente, su come vivono, su quello che pensano della società peruviana di oggi e di quello che pensavano allora, vent’anni fa, quando il fervore ideologico li aveva portati alla clandestinità.
Utilizzando dei lunghissimi e pregevoli pianosequenza sulle orme dei due protagonisti lungo le viuzze della Lima più pittoresca, il regista peruviano Joel Calero, qui al secondo lungometraggio, ci racconta non solo il passato di una coppia ormai ultraquarantenne che visse gli anni della lotta armata, ma anche il presente di un paese visto con gli occhi ieri iniettati di fervore rivoluzionario oggi molto più disillusi e tutto sommato normalizzati.

martedì 25 ottobre 2016

The Secret Scripture ( Jim Sheridan , 2016 )




The Secret Scripture (2016) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

Liberamente ispirato al pluripremiato romanzo dal titolo omonimo di Sebastian Barry, The Secret Scripture di Jim Sheridan è il racconto ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale della travagliata vita di Rose, donna protestante nel cuore dell'Irlanda cattolica, accusata di infanticidio e ricoverata in un ospedale psichiatrico nel quale cinquanta anni dopo ancora è albergata; dovendo l'ospedale essere trasformato in un hotel il caso della donna viene rivalutato dal Dott. Grene che ne deve decidere la destinazione.
Attraverso la lettura dei pensieri scritti dalla donna sui bordi delle pagine della Bibbia  e il suo racconto dei fatti reso al dottore e ad una infermiera che le si è affezionata ,nei quali afferma a gran voce la sua innocenza, ancora dopo tanti anni, scopriamo come la giovane Rose sia stata vittima della grettezza, dei preconcetti, delle maldicenze e dell'intolleranza religiosa verso le quali lei si è sempre rifiutata di abbassare lo sguardo; la giovane Rose  cerca di affermare se stessa in una società chiusa, dove alla donne non è consentito neppure guardare negli occhi un uomo, motivo per il quale la sua condotta è additata da tutti come sconveniente; la sua storia d’amore con un pilota della RAF , protestante, è il passo decisivo verso l’emarginazione anche perché fortemente alimentata dal prete cattolico del villaggio che mostra sentimenti contrastanti verso Rose.

domenica 23 ottobre 2016

Sword Master 3D / 三少爺的劍 ( Derek Yee / 尔冬升 , 2016 )



Giudizio: 7/10

Presentato in anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma, unico rappresentante della cinematografia cinese, Sword Master  3D di Derek Yee è lavoro che ha avuto una lunga gestazione e che si è avvalso del grande Tsui Hark in veste di produttore e sceneggiatore. Tratto da un romanzo di Gu Long degli anni 70 , il film è un wuxia classico , rivisitato con le tecnologie moderne.
E’ la storia del Terzo Maestro, un invincibile maestro di arti marziali che stanco degli eccidi compiuti nel nome della nobile arte si spaccia per morto, abbandona il clan e si ritira a fare una umile vita da sguattero in un bordello, dopo aver mandato all’aria all’ultimo momento il matrimonio con Qiudi, una spadaccina di un altro clan , causando una faida famigliare; dall’altra parte c’è un cavaliere errante, Yan Shisan, quasi invincibile incaricato di uccidere il Terzo Maestro ma che, in effetti,ha come aspirazione massima il voler combattere con il leggendario maestro per mettere alla prova le sue capacità.


Il Terzo Maestro viene accolto in una famiglia di un piccolo villaggio di contadini, dove troverà l’affetto di una giovane che lavora nel bordello e dove sarà costretto fare ricorso alle sue doti di guerriero per difendere i poveracci contro i soprusi del signorotto locale; in questa circostanza incontrerà finalmente Yan Shisan votatosi anche esso alla causa dei più deboli e la notizia che l’uomo è vivo scatenerà lo spirito vendicativo di Qiudi ; il finale sarà in perfetto stile wuxia.

The Long Excuse [aka Nagai iiwake] ( Nishikawa Miwa , 2016 )




Long Excuses (2016) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Sachio è uno scrittore di successo che perde la moglie in un incidente stradale durante una vacanza con la sua migliore amica; in quel momento lui se la sta spassando con un’altra donna , sintomo di un rapporto coniugale tutt’altro che saldo.
In più di una occasione l’uomo si trova costretto a recitare la parte del marito distrutto dal dolore, soprattutto in trasmissioni televisive piuttosto invadenti;  inizia a frequentare il marito dell’amica della moglie morta anch’essa nell’incidente; forse alla ricerca di nuove ispirazioni, animato da un certo cinismo opportunista che il protagonista ci spiattella davanti in un prologo-dialogo con la moglie prima della morte di quest’ultima, Sachio si offre di badare ai figli in tenera età dell’uomo: una ragazzina in età prescolare vivace e il fratello maggiore che mostra più della piccola i segni della recente perdita.


Ben presto nel protagonista si farà strada un forte legame coi ragazzini; di pari passo si crea anche un legame d’amicizia con il loro padre, sebbene, Sachio guardi a lui come ad un sempliciotto dai modi rudi ; inoltre il lungo processo di elaborazione del lutto subisce un duro colpo quando l’uomo scopre una breve nota della moglie nella quale affermava il totale disinteresse affettivo per lui: da quel momento nel protagonista inizia una lenta e costante metamorfosi che procede di pari passo con l’accettazione della perdita della moglie; il suo cinico opportunismo inizia a vacillare e si fa strada in lui una nuova visione della propria esistenza.

Train to Busan ( Yeon Sang-ho , 2016 )




Train to Busan (2016) on IMDb
Giudizio: 8/10

Il cinema coreano dimostra ancora una volta il fermento vitale che lo pervade negli ultimi anni, soprattutto nel genere dell'action movie, sfornando grazie a Yeon Sang-ho uno dei film di maggiore successo negli ultimi anni e non solo in patria: Train to Busan si arricchisce della tematica da zombie movie innestata sul consolidato genere del disaster movie ed offre un'opera che si configura una delle primissime incursioni degli zombie in una cinematografia solitamente più avvezza ai fantasmi rancorosi ed errabondi.


La storia si svolge in larghissima parte su un treno che collega Seoul a Busan, unica città rimasta immune da una misteriosa follia collettiva che porta gli umani a trasformarsi in zombi assatanati ed ipercinetici con il solo morso di uno di questi esseri colpiti non si sa bene da quale misterioso fenomeno; su quel treno, inizialmente ignaro della situazione, sale un promotore finanziario d'assalto con la sua figlioletta per raggiungere la ex moglie a Busan.
Tutta una altra serie di personaggi si ritrova sul quel treno, che presto diventa un claustrofobico campo di battaglia; sono tutti stereotipi delle varie classi sociali che compongono la società coreana.
L'unica salvezza per tutti è raggiungere Busan prima che l'orda di famelici zombi si moltiplichi a spese loro.
Nello svolgimento della storia trovano posto non solo le tematiche sociali e le riflessioni sulle devastanti capacità che la massa può avere sulla stabilità, ma anche situazioni personali che si configurano, spesso, come semplici espiazioni catartiche: in tal senso la figura del protagonista sembra coagulare su di sè un po' tutte le varie sfumature del racconto.

Una ( Benedict Andrews , 2016 )




Una (2016) on IMDb
Giudizio: 7/10

Conosciuto finora per la sua apprezzabile e vasta attività teatrale come regista , scrittore e autore di interessanti riletture di opere classiche (Cechov, Shakespeare,Tennessee Williams tra gli altri), Benedict Andrews, australiano di nascita e formazione ma islandese si adozione, visto che a scelto Reykjavik come residenza abituale, confeziona la sua opera prima cinematografica partendo da una piece teatrale di David Harrower: Una è lavoro per molti versi coraggioso, inevitabilmente controverso e aperto a molte, forse anche troppe, letture, proprio perché il regista ha fortemente impostato il racconto tenendo ben presente che di lavoro teatrale originale si tratta.


Una è una giovane donna dalla vita scialba e sregolata consumata in serate in discoteca tra alcool e rapporti sessuali occasionali e squallidi  nei bagni dei locali; la sua esistenza è pesantemente segnata da quindici anni dal ricordo della relazione che ebbe a 13 anni con Ray, un amico del padre, ben più grande di lei.
Una mattina la donna decide che è il momento di affrontare il suo passato e di presentarsi di fronte all’uomo che lei amò e dal quale fu abusata , anche se poi tecnicamente vedremo che così non fu in effetti; Ray nel frattempo ha anche cambiato nome dopo la condanna che subì nel processo e i relativi anni di galera.

sabato 22 ottobre 2016

Captain Fantastic ( Matt Ross , 2016 )




Captain Fantastic (2016) on IMDb
Giudizio: 4/10

Basterebbero poche parole per descrivere Captain Fantastic di Matt Ross, incredibilmente premiato a Cannes in Un Certain Regard per la regia : film ruffiano che parla di un fesso che si crede un filosofo, incurante delle conseguenze che il suo patetico credo utopistico comporta e che può far breccia solo nella messe di ipocriti buonisti ( e magari pure radical chic) con il cuore aperto al polpettone (finto)anticonformista.
Ma andiamo avanti, tanto per non far sembrare una sentenza vuota le parole precedenti.


Il protagonista è un hippie anacronistico che sembra uscito da qualche programma TV anni 60 che pensa di educare i figli (ben sei) isolandosi in una foresta tra i monti lontano dall’orrido capitalismo progressista e tecnologico. Quando la moglie muore  l’uomo decide di andarsi a recuperare il cadavere per offrirle il rito finale buddista ( si ricorda agli sprovveduti che il buddhista non va a caccia e non mangia carne cosa che orgogliosamente fa la famigliola al completo…).
Il rientro nella detestabile società civile sarà un trauma soprattutto per i ragazzi che non la hanno mai toccata con mano , visto che non vanno neppure a scuola ma sono indottrinati come un piccolo esercito dal protagonista fesso, il quale in compenso gli insegna come fare una “spesa proletaria” negli orridi templi del consumismo che sono i megastore.

venerdì 21 ottobre 2016

The Birth of a Nation ( Nate Parker , 2016 )




The Birth of a Nation (2016) on IMDb
Giudizio: 4/10

Coloro che pensino ad un omaggio centenario del lavoro di D.W.Griffith dal titolo omonimo faranno bene a riporre una simile idea: The Birth of a Nation dell'attore-regista afroamericano Nate Parker, infatti, è semmai solo una citazione ironica e risentita di quello che  viene considerato come uno dei capolavori cinematografici di tutti i tempi, sebbene molto controverso.
Laddove Griffith tesseva l'elogio dell'America schiavista attraverso la celebrazione del KuKluKlan, Parker, ovviamente canta l'elegia epica della rivolta degli schiavi, attraverso la storia di Nate Turner, personaggio realmente esistito che fu promotore di moti popolari che causarono centinaia di morti nelle piantagioni di cotone dell'America orientale.


Il prologo ci mostra un rito animista nel quale al giovanissimo Nat viene conferito un ruolo messianico e di leader; il ragazzino mostra una curiosità ed una vivacità che porta la sua padrona ad insegnargli a leggere donandogli una Bibbia.
Troviamo poi Nat adulto , benvoluto dal padrone e predicatore che arringa gli schiavi per stimolarli a sopportare con spirito di rassegnazione e di speranza la situazione in cui vivono; non solo, il padrone si ingegna per sfruttare questa capacità di Nat portandolo in giro presso altre fattorie per arringare gli schiavi, dietro pagamento ovviamente.
Quando Nat capisce che le sofferenze da subire, anche personali, sono troppe trasforma la sua tolleranza in spirito di ribellione, facendo leva, alle osservazioni che gli vengono presentate dagli altri schiavi, su una fantomatica e risibile doppia lettura della Bibbia: il Dio compassionevole e misericordioso e quello iracondo e spietato.

giovedì 20 ottobre 2016

Into the Inferno ( Werner Herzog , 2016 )




Into the Inferno (2016) on IMDb
Giudizio: 6/10

Spinto dalla sua inveterata passione per i vulcani, Werner Herzog, in compagnia del vulcanologo Clive Oppenheimer conosciuto durante le riprese di Incontri alla fine del mondo, gira i quattro angoli del pianeta per confrontarsi con alcuni dei vulcani più famosi, o forse semplicemente con quelli che avevano da raccontare qualcosa.
Dall’arcipelago delle Vanuatu all’Islanda, dall’Indonesia all’Etiopia, facendo addirittura tappa nella isolata e autarchica Corea del Nord, Herzog ci racconta come , seguendo tradizioni, usanze e vere e proprie religioni i vulcani possiedano agli occhi dell’uomo una forza oscura, che incute terrore e rispetto e verso la quale si mettono in moto meccanismo finalizzati ad esorcizzare una entità capace  in pochi attimi di cancellare tutto.


Ed ecco allora che attraverso le testimonianze degli abitanti autoctoni o di vulcanologi scopriamo come il catino ribollente lava può essere per le popolazioni indigene di Vanuatu una congrega di spiriti dei defunti pronta a ribellarsi se disturbata, oppure la culla di una nuova divinità scesa dalla montagna ( l’americano John Frum) capace di aggregare una intera comunità sul suo culto, con tanto di scismi e di eresie; per gli abitanti dell’Islanda i vulcani sono invece manifestazioni di miti che affondano nel passato remoto, mentre per i nordcoreani il vulcano ormai ripieno di acqua è il luogo dove la leggenda vuole sia nato Kim Il-Sung e per tale motivo zona sacra e venerata da tutto il paese.

Manchester by the Sea ( Kenneth Lonergan , 2016 )




Manchester by the Sea (2016) on IMDb
Giudizio: 7/10

A causa della morte del fratello Joy, Lee torna a Manchester , sua città natale nel Massachusetts che aveva lasciato anni prima sopraffatto da un  dramma familiare; da allora risiede a Boston dove lavora come tuttofare in un condominio della periferia conducendo una vita minimalista movimentata solo da qualche rissa da bar.
I voleri testamentari del fratello prevedono che Lee si prenda cura del nipote adolescente, visto che la madre da un bel pezzo se n’è andata affogata nell’alcool.


Lee si ritrova quindi nella sua cittadina di mare a dover far fronte a questa incombenza tutt’altro che deciso a onorarla, ma nel contempo, grazie a numerosi flashback, si ritrova a dovere riconsiderare il suo passato, soprattutto famigliare oltre che a confrontarsi con il nipote Patrick in un ruolo per lui assolutamente non adatto.
Questo confronto lo porta a fare i conti con il baratro nel quale si è infilato e che lo ha reso una persona arida e priva di slanci, asociale e perennemente tenebroso: il passato che riemerge, insomma e che impone all’uomo finalmente di aprire gli occhi e di trovare una vita d’uscita.

mercoledì 19 ottobre 2016

The Eagle Huntress ( Otto Bell , 2016 )




The Eagle Huntress (2016) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

Ai piedi dei Monti Altai, nel nord ella Mongolia, vivono delle popolazioni nomadi di religione musulmana che si tramandano da secolil'arte della caccia con l'aquila: in coppia coi rapaci , grazie ad un allenamento che porta ad una simbiosi con l'uomo, queste popolazioni si procurano soprattutto d'inverno le pelli per confezionare gli abiti; la tradizione vuole che dopo sette anni l'aquila dovrà essere liberata perchè il ciclo è terminato e l'animale deve tornare al suo habitat naturale.
Questa pratica che si tramanda di padre in figlio da molte generazioni è riservata solo ai maschi, considerati più adatti a sopportare la fatica e il freddo; la tredicenne Aisholpan, sfidando le consuetudini che si tramutano in leggi non scritte vuole fermamente apprendere questa arte e con l'ausilio del padre che le fa da maestro, e la benedizione del nonno, anch'esso cacciatore con l'aquila, la ragazzina inizia il suo percorso formativo che la porterà a gareggiare nell'annuale raduno in cui tutti i cacciatori si danno appuntamento per eleggere il migliore, nonostante i saggi delle tribù non approvino la condotta della ragazzina.


Dopo la gara , che è pura esibizione di maestria, c'è però da mettere in pratica gli insegnamenti nella caccia vera propria sui monti innevati a temperature glaciali, prima di potersi definire in maniera inequivocabile cacciatore con l'aquila.
The Eagle Huntress, opera prima del regista  Otto Bell è un lavoro che si pone a metà strada tra il documentario e la fiction in una sorta di intento divulgativo che fa somigliare il film ad un prodotto in stile National Geographic.
Nonostante le immagini spettacolari, gli scenari paesaggistici che avvolgono ed emozionano per la loro aspra bellezza, il film manca in tutto o quasi di qualsiasi aspetto cinematografico che possa consentirle di dare quel tocco di personalità che ogni pellicola dovrebbe avere; e la sensazione tangibile di aver perso una occasione unica lo dà il fatto che le basi per una bella storia c'erano tutte.

martedì 18 ottobre 2016

Sole Cuore Amore ( Daniele Vicari , 2016 )




Sole, cuore, amore (2016) on IMDb
Giudizio: 4/10

Lo sfondo è quello delle degradate periferie romane, litorale compreso trasformato ormai in quartieri dormitorio, la storie ha le facce di Eli e Vale, amiche che abitano nello stesso condominio.
Eli lavora come barista e si sveglia ogni mattina alle 4.30 per farsi una ora e mezza di viaggio ( con gli ovvi e  frequenti guasti al pullman) per andare a lavorare in un locale di periferia (ovviamente...) con tanto di collega extracomunitaria e datore di lavoro con tipica mentalità da bottegaio; ha un marito disoccupato e quattro figli (neocatecumenali o risparmio sui preservativi?) ed una innata tendenza a rendersi utile per tutti.
Vale ha velleità artistiche da danzatrice , ma per guadagnarsi la pagnotta lavora come performer in discoteche di periferia (aridaje...) insieme ad una collega, Bianca, e gestita da un coattone delinquente che sembra più un pappone che un impresario; con la madre ha un rapporto conflittuale perchè quest'ultima non riesce a farsi una ragione del modo di vivere della figlia, la quale , scopriamo, ha pure qualche tormento derivato dalla sua non stabilizzata identità sessuale ( l'amica Bianca le crea frequenti turbamenti erotici).
Cosa altro possiamo aggiungere? Che Eli a forza di fare una vita durissima , si ammala, ma lei imperterrita continua come nulla fosse, caffè e sigarette comprese.
Contorno di tradizionali canne procurate da amici poliziotti, slang coatto-borgataro che piace tanto nonostante abbia un po' rotto le scatole, e disagio sociale da fragilità accentuata dal contesto economico osservato con toni elegiaci; aggiungiamoci pure l'assoluta incomprensibilità di una scena che è quella da dove scaturisce (almeno sembra) il titolo del film e abbiamo il più classico dei prodotti cinematografici ormai in serie che nascono da quel recinto pseudosociale stantio nel quale si è racchiuso un bel manipolo di registi italiani.

domenica 16 ottobre 2016

Nocturama ( Bertrand Bonello , 2016 )




Nocturama (2016) on IMDb
Giudizio: 6/10

Un gruppo di giovani si muove in apparente  maniera confusa tra la metropolitana e le strade di Parigi, si scambiano messaggi cifrati via telefono cellulare, spostano pacchi e borse; si incrociano  si sfiorano e si scambiano sguardi furtivi; poi con un rewind assistiamo ad una riunione organizzativa in cui il piano è studiato e ripassato al setaccio: le bombe vengono piazzate, pronte a trasformare il pomeriggio parigino in un incubo; il ritrovo sarà un grande magazzino da dove assisteranno assieme ai risultati dell’azione, rimanendoci chiusi dentro tutta la notte.


Non è un visonario né un vate Bertrand Bonello: la sceneggiatura di Nocturama, presentato nella rassegna collaterale Alice nelle Città dell’ undicesima Festa del Cinema di Roma, infatti è stata scritta dal regista alcuni anni fa, ben prima che la violenza jihadista trasformasse Parigi in un campo di battaglia; la visione di Bonello è piuttosto quella di una implosione generazionale , preoccupante simbolo della decadenza occidentale della società capitalistica-consumistica del terzo millennio.
Il gruppo di giovani rappresenta trasversalmente tutta la società: maghrebini delle banlieu, figli dell’alta borghesia con agganci nelle alte sfere, studenti e lavoratori, uno spaccato completo di una generazione che quasi senza sapere cosa stia facendo vuole dare segno di sé e delle sue frustrazioni con una azione spettacolare, priva quasi di ideologia, tranne che per un fumoso ed equivoco discorso quasi da bar che ascoltiamo in uno dei loro incontri in uno dei tanti flashback. 

sabato 15 ottobre 2016

Snowden ( Oliver Stone , 2016 )




Snowden (2016) on IMDb
Giudizio: 4.5/10

Le vicende legate alla figura di Edward Snowden sono note a tutti a partire da quel giugno del 2013 nel quale l'esperto informatico al servizio della NSA americana, divulgò attraverso alcuni giornali , i dettagli riguardanti i programmi di sorveglianza globale che il governo americano aveva messo in piedi nei dieci anni precedenti, decisione che lo portò alla fuga dal paese e a vivere in esilio forzato in Russia.
Il film di Oliver Stone ripercorre in maniera scrupolosa, rimanendo più che aderente ai fatti e alle circostanze, la vita di Snowden, a partire da quando fu allontanato dal corpo dei Marines in seguito ad un incidente e successivamente arruolato dalla CIA, grazie alle sue indubbie capacità tecniche informatiche.


I dieci anni che seguiranno saranno per Snowden una lenta ma costante presa di coscienza del sistema di controllo messo in piedi dall'amministrazione Bush, ufficialmente ossessionata dalla sicurezza nazionale dopo il tragico 11 settembre; in realtà i programmi di controllo globale e planetario avevano costruito una fitta interconnessione che consentiva alle agenzie governative di controllare praticamente ogni tipo di informazione che correva lungo le linee telefoniche e in rete: mail, sms, chat, tutto veniva filtrato con finalità che di fatto andavano ben oltre quelle della sicurezza, approdando ad una sorta di spionaggio non solo politico ma anche e soprattutto industriale e commerciale che violava le elementari norme relative alla privacy personale.
Stone ci presenta Snowden come un patriota idealista che decide di vuotare il sacco per lavarsi la coscienza, smascherando quel sistema che avrebbe dovuto garantire la sicurezza americana ma che invece violava le più basilari norme costituzionali.

venerdì 14 ottobre 2016

Moonlight ( Barry Jenkins , 2016 )




Moonlight (2016) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

Per aprire la 11° edizione della Festa del Cinema di Roma, il direttore Antonio Monda è andato sul sicuro: sommerso dalle critiche entusiastiche in America, già incoronato come candidato autorevole all'Oscar, Moonlight di Berry Jenkins fotografa in pieno  quella che è l'impronta che la rassegna vuol darsi, plasmata dalle mani stelle e strisce del suo direttore: il mainstream americano come asse portante del discorso cinematografico che ogni rassegna che si rispetti dovrebbe avere.
Il lavoro di Jenkins è un racconto tripartito temporalmente che segue la vita di un ragazzino della periferia di Miami fino alla età adulta, passando attraverso l'adolescenza, un racconto di formazione verrebbe da dire seguendo un clichè troppe volte abusato quando si ha a che fare con tematiche che interessano la giovinezza.


Più esattamente Moonlight è il tentativo di raccontare le tappe di una giovane vita attraversata dalle mille problematiche generazionali e sociali.
Chiron è un ragazzino silenzioso e timoroso, fatto oggetto di prepotenze da parte dei coetanei, vive in uno dei ghetti neri di Miami, madre drogata e padre sconosciuto e per di più catalogato dai suoi coetanei come frocio ( che miscela esplosiva... manca solo una malattia); a fargli da scudo c'è lo spacciatore Juan e la giovane moglie Teresa che si prendono cura di lui attirandosi i malumori della madre. " Tu puoi anche essere gay, ma non farti chiamare frocio" sentenzia Juan al ragazzino aprendo una breccia nella condizione criptogay in cui vive.
Anni dopo Chiron frequenta le scuole superiori, i bulli continuano a tartassarlo con il consueto epiteto , solo Kevin , un suo coetaneo, sembra stare dalla sua parte fino a condurlo alla scoperta della sua sessualità; Juan è morto ma Teresa continua prendersi cura di lui, visto che la madre sembra ormai persa nel mondo della droga. Un violento moto di ribellione di Chiron lo porterà al riformatorio che qualche anno dopo avrà dato esito ad un giovane adulto , diventato spacciatore, quasi contro natura.

giovedì 13 ottobre 2016

Storm Children : Book One [aka Figli dell'Uragano] ( Lav Diaz , 2014 )




Storm Children: Book One (2014) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

C'è voluto il trionfo alla Mostra Cinematografica di Venezia di qualche settimana fa che ha assegnato a The Woman Who Left il Leone d'Oro, seppur accompagnato dai soliti grugniti di protesta dei presunti cineasti (italiani ovviamente), per sdoganare definitivamente anche in Italia Lav Diaz, dopo quasi venti anni di attività che ha prodotto autentici capolavori e una forma personalissima di approcciare l'arte cinematografica: Storm Children ( Figli dell'Uragano è il titolo italiano) è infatti il primo lavoro del grande regista filippino ad approdare in Italia, in sala e in streaming, grazie anche al coraggio di due piccole case di distribuzione indipendenti, Malastradafilm e Zomia.


Il lavoro di Lav Diaz fu concepito nel 2014 all'indomani del disastroso tifone Yolanda che sconvolse l'arcipelago filippino: il regista raggiunse le zone colpite e iniziò a raccontare quello che la catastrofe aveva lasciato alle spalle, incentrando il suo racconto sulle figure dei ragazzini scampati all'uragano.
Storm Children non è però un documentario in senso stretto, è piuttosto il racconto del passaggio di un evento apocalittico che spazzo via migliaia di persone lasciando distruzione ovunque.
Il film si apre con un lungo piano fisso su una notte sconvolta da piogge torrenziali, appena illuminata da luci fioche che sembrano provenire da un altro mondo; a questo prologo fanno seguito tre diversi momenti raccolti subito dopo il passaggio del tifone: strade allagate lungo le quali a fatica si muovono automibili, motocicli e i tipici veicoli adattati a minitaxi simili alle nostre Api che si trovano ormai solo , forse, nelle aree rurali; nelle strade allagate i ragazzini giocano come se si trovassero in una immensa piscina, piena di acqua sporca e carica di rifiuti.

martedì 11 ottobre 2016

Kaili Blues / 路边野餐 ( Bi Gan / 毕赣 , 2015 )




Kaili Blues (2015) on IMDb
Giudizio: 8/10

Consacrato in maniera definitiva dal Festival di Locarno del 2015, Bi Gan si è prepotentemente imposto come uno dei giovani registi cinesi indipendenti di forte stampo autoriale più validi degli ultimi tempi: la sua opera prima Kaili Blues ha infatti ridato fiato a quella straordinaria cinematografia cinese che trova soprattutto in alcuni registi della Sesta Generazione il punto di riferimento più vicino; la visione del film non potrà non richiamare alla mente atmosfere e tematiche proprie a Jia Zhangke o Wang Xiaoshuai dimostrando come , seppur compressi, soverchiati e a volte emarginati dal potentissimo sistema mainstrem cinese in continua crescita, il cinema d'autore conservi ancora una anima limpidissima e una ammirevole tenacia.


Ambientato nel Guizhou , il film narra di Chen Sheng , un medico che lavora in una fatiscente clinica insieme ad una anziana collega, nella città di Kaili. L'uomo ha un passato tormentato trascorso in prigione per aver tentato di fare giustizia per uno sgarbo subito dal suo capo gang, il cui figlio fu sepolto vivo dopo avere subito mutilazioni; tornato in libertà scopre che la moglie è morta di malattia ed il fratellastro, un poco di buono, non si occupa in modo degno del figlio, anzi lo manda a vivere presso un amico, probabilmente vendendolo.
Chen decide che è ora di mettersi in viaggio alla ricerca del nipote e anche del suo passato e di quello della anziana collega che gli chiede di rintracciare il suo vecchio amore.
Sulla strada per Zhenyuan Chen fa tappa presso Dangmei in pieno territorio abitato dall'etnia Miao: qui il suo passato, il suo presente e , forse anche il suo futuro sembrano convergere.
La storia tutto sommato semplice è però resa molto articolata dalla costruzione e dall'uso che ne fa Bi: anzitutto c'è una introduzione letteraria che fa riferimento al Sutra del Diamante in cui si dichiara che la mente , sia essa del passato, del presente o del futuro, non può essere compresa, e questo verso di fatto dà l'impronta a tutta la poetica di Kaili Blues. Una perenne ricerca nello spazio e nel tempo della comprensione dei nostri atteggiamenti e dei nostri pensieri.

mercoledì 5 ottobre 2016

Gone with the Bullets / 一步之遥 ( Jiang Wen / 姜文 , 2014 )




Gone with the Bullets (2014) on IMDb
Giudizio: 7/10

Che Jiang Wen fosse uno tra i registi cinesi contemporanei più geniali era ormai appurato da diverso tempo grazie ai suoi film quasi tutti pietre miliari del cinema  a partire da quel In the Heath of the Sun che nel lontano 1994 alla Mostra del Cinema di Venezia svelò le grandi doti del regista; che il regista stesso sia un personaggio molto sui generis, dalla grande personalità che qualcuno potrebbe scambiare per tracotanza e presunzione, amatissimo e stimatissimo in patria anche per essere attore di indubbie qualità è altrettanto noto; che i suoi lavori siano spesso ricchi di un gusto per il paradosso e l’eccesso colorati di genialità è altrettanto indiscutibile: nonostante tutto ciò Gone with the Bullets è lavoro che riesce comunque a spiazzare e del quale è veramente difficile dare una lettura completa , soprattutto riguardo a quelle che erano le reali intenzioni del regista.


Partiamo da una impressione puramente personale basata solo su qualcosa di sensoriale: sembra che Jiang Wen abbia voluto , provocatoriamente, mettere sul piatto quello che il cinema cinese può esprimere quando tenta di abbracciare Hollywood in modo quasi pedissequo; “volete lo spettacolo puro con lustrini e paillettes , eccovi serviti” sembra voler affermare col suo controverso lavoro che sia in patria che all’estero ha ricevuto commenti che abbracciano tutta la gamma dei valori, da porcata assoluta a capolavoro.
Ed in effetti Gone with the Bullets è per molti versi film non semplice, pur tenendo a mente l’esperienza cinematografica di Jiang Wen.
Nonostante il titolo ingannatore la pellicola non ha nulla a che vedere con il precedente Let's the Bullets Fly, che pur nel suo frequente ricorso alla ridondanza era lavoro coerente con lo stile di Jiang; qui periodo storico e atmosfere son ben diverse così come la struttura del film stesso.
Siamo nei primi anni 20 a Shanghai, durante i primi anni della zoppicante Repubblica Cinese che aveva abbattuto il millenario Impero Celeste; come in tutti i periodi di transizione non tutti erano disposti ad accettare il nuovo ordine , motivo per cui si creò in Cina una serie di autentiche satrapie personali a capo delle quali dominavano i signori della guerra , quasi sempre alti dignitari militari del vecchio regime imperiale cui spesso lo stesso traballante potere della repubblica doveva piegarsi.

martedì 4 ottobre 2016

The Shameless ( Oh Seung-uk , 2015 )




The Shameless (2015) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

The Shameless del regista coreano Oh Seung-uk, un solo lungometraggio all'attivo risalente al lontano 2000, si presenta come un tentativo in larga parte riuscito di deragliare dal consolidato binario del thriller coreano tutto azione e grande costruzione tecnica in favore di un racconto molto più intimo, di atmosfera molto più simile al noir con forte influsso americano e francese.
Pur mantenendosi in territori convenzionali e con una storia tutto sommato lineare, Oh costruisce un racconto nel quale i personaggi in primis, molto caratterizzati ed appartenenti a stereotipi ben riconoscibili, sono il fulcro della narrazione lasciando sullo sfondo le scene d'azione, brevi e tutt'altro che roboanti, in favore di una atmosfera che si costruisce lentamente caricandosi di morbosità e di suspance.


Come detto lo schema narrativo non ha nulla di originale: abbiamo il poliziotto Jung che è sulle tracce di un assassino il quale a sua volta è in fuga dai suoi ex compari visto che ha tirato un bello sgarbo alla organizzazione cui faceva parte; abbiamo la femme fatale, amante dell'assassino ed ex amante del capo, tenuta praticamente in ostaggio in attesa che il suo uomo saldi i conti con i malavitosi e che lavora in uno squallido bar-bordello; abbiamo i soliti poliziotti violenti e spregevoli e i soliti malavitosi privi di alcun scrupolo giusto per ricordarci che sempre di film coreano si tratta.
Jung è convinto che l'unico modo per arrivare a Park , il ricercato, sia mettersi alle costole dell'amante , per cui si infiltra facendosi assumere come direttore del locale presso cui lavora la donna, spacciandosi con essa come un ex compagno di cella di Park.
Condividi