domenica 30 dicembre 2012

Amour ( Michael Haneke , 2012 )

Giudizio: 8/10
Il racconto della vita che fugge via

L'appartamento situato nel tipico palazzone parigino ottocentesco abitato da una coppia di ottantenni della borghesia intellettuale è il palcoscenico della messa in scena da parte di Michael Haneke della vita che scappa scalzata dall'inesorabile e impietosa malattia: Amour, lavoro col il quale il regista austriaco ha vinto la Palma d'Oro a Cannes è una tragedia nella quale i toni spesso sferzanti e cattivi che permeano le opere del regista latitano , ma nella quale c'è comunque lo sguardo algido col quale Haneke indaga da sempre sulla cruda realtà, quella realtà di fronte alla quale spesso ci si tappa gli occhi e si tira avanti indifferenti.

giovedì 27 dicembre 2012

Holy Motors ( Leos Carax , 2012 )

Giudizio: 8.5/10
Lo sguardo sull'Uomo attraverso il Cinema

L'uomo che si alza dal letto è Leos Carax, accende una sigaretta , lancia uno sguardo fuori dalla finestra su un panorama cittadino notturno freddamente anonimo, scruta la stanza e con una chiave inglese, che come una protesi tsukamotiana sostituisce un dito, apre una porta che lo conduce nella galleria di un cinema all'interno del quale spettatori immobili come statue di sale guardano immagini di Cinema ancestrale, passa barcollando un marmocchio, seguito da un gigantesco cane.
In questo allucinato e surreale prologo Carax mette sul tavolo sin da subito il filo di Arianna con cui seguire la sua riflessione, trasportata sullo schermo dalle gesta di Oscar, attore, trasformista, lavorante camaleontico che seguiamo per una giornata intera aggirarsi per Parigi sotto le più varie spoglie.

domenica 23 dicembre 2012

Three Sisters / 三姊妹 ( Wang Bing / 王兵 , 2012 )


Giudizio: 8.5/10
Il grande respiro di una piccola storia

Finalmente anche un Festival importante come quello di Venezia omaggia uno dei personaggi più importanti del Cinema contemporaneo: con il premio assegnato a Wang Bing per Three Sisters nella rassegna collaterale Orizzonti, si spera che il regista cinese possa trovare sempre più spazio in un panorama che mostra spesso e volentieri preoccupanti segni di asfissia.
La magica telecamera di Wang Bing stavolta si sofferma in una delle regioni più belle e ricche di fascino della Cina, lo Yunnan, noto soprattutto per le sue spettacolari piantagioni di riso adagiate come immensi gradoni sui fianchi delle maestose montagne: qui, tra spazi immensi, il regista ci racconta la storia di un piccolo villaggio di contadini in cui vivono tre sorelle da soli di 10, 6 e 4 anni con il solo sussidio del nonno e della zia, da quando la madre se ne è andata abbandonandole e il padre ha preso la via dell'emigrazione forzata in cerca di lavoro.

martedì 18 dicembre 2012

Vita di Pi / Life of Pi ( Ang Lee , 2012 )


Giudizio: 7.5/10
La favola fantastica di Ang Lee

Quando nel 2003 la Fox 2000 Pictures acquistò i diritti per l trasposizione cinematografica di uno dei romanzi di maggior successo degli ultimi anni, Life of Pi del franco-hispanico-canadese Yann Martel, probabilmente non si rese conto sin da subito dell'enorme sfida che veniva lanciata, nè tanto meno il lungo travaglio che avrebbe condotto dopo quasi 10 anni alla uscita del film: registi che prendono e lasciano il progetto ( Night Shyamalan, Alfonso Cuaron, Jean-Pierre Jeunet) sceneggiatori che scrivono e buttano alle ortiche l'adattamento cinematografico, fino a che nel 2009 Ang Lee prende in mano l'idea portandola a compimento, chiudendo la sfida con un'opera che mancava nella sua premiatissima e lunga carriera.
Il film, così come il romanzo, è anzitutto una favola moderna, ricca come è di quell'atmosfera incantata e sospesa, in cui spiritualità e gusto del fantastico si congiungono.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

sabato 15 dicembre 2012

Old Fish / 千钧。一发 ( Gao QunShu / 高群书 , 2007 )



Giudizio: 7.5/10
Ritratto di un artificiere

Nel nord est della Cina, in una freddissima e spesso imbiancata Herbin, qualcuno semina bombe più o meno artigianali; l'unico poliziotto in grado di fungere da artificiere è il Vecchio Yu, esperienza da vendere fatta a forza di sminamenti di bombe giapponesi rimaste inesplose e passione per la pesca , praticata tra una chiamata e l'altra di servizio. Un personaggio assolutamente privo di qualsivoglia  aspetto eroico, un onesto lavoratore come tanti che si preoccupa del futuro del figlio e che sopporta di buon grado le bonarie ramanzine della moglie.
Rimanendo tenacemente adeso ad un relismo, a partire dalla scelta del protagonista, nella realtà un ex tecnico della polizia esperto in esplosivi, Gao QunShu dirige una storia semplice in cui neppure i fatti hanno troppa importanza al punto che capiremo cosa sta succedendo ad Herbin solo sui titoli di coda , grazie alla voce di un notiziario televisivo; quello che rimane sempre al centro del racconto è Vecchio Lu, nella sua semplice umanità, nella sua dedizione al lavoro, nel suo tenace attaccamento al ruolo di capofamiglia: lo seguiamo quasi fosse un instant movie muoversi tra edifici fatiscenti e bombe piazzate nei luoghi più strani, riuscendo sempre a risolvere il problema facendo affidamento solo sui suoi sistemi empirici, fatti di buon senso e di esperienza.

lunedì 10 dicembre 2012

The Bullet Vanishes / 消失的子弹 ( Law Chi Leung / 羅志良 , 2012 )

Giudizio: 7/10
I proiettili che spariscono

Co-produzione Cina-Hong Kong, che ha ottenuto un notevole successo di pubblico, The Bullet Vanishes segna il ritorno di La w  Chi Leung alla regia dopo alcuni anni di silenzio.
Il film , ambientato nei primi anni trenta, è un thriller nel quale confluiscono piccoli rivoli di altri generi e che racconta le indagini intorno alle morti misteriose che fanno seguito ad una tragica roulette russa ,spacciata come segno della volontà del cielo da parte di un bieco proprietario di una fabbrica di armi e a cui è sottoposta una giovane operaia accusata di avere rubato dei proiettili.
Da quel momento una serie di omicidi si susseguono: per gli operai è il fantasma della giovane donna che torna per farsi vendetta, per gli investigatori un serial killer che uccide con una pistola che non lascia proiettili.

venerdì 30 novembre 2012

Double Xposure / 二次曝光 ( Li Yu / 李玉 , 2012 )

Giudizio: 7/10
Scavare a ritroso

Reduce da Buddha Mountain , uno dei lavori più apprezzati della cinematografia cinese del 2010, la regista Li Yu, controversa autrice di film che spesso hanno subito l'attacco della censura per le tematiche trattate, dirige Double Xposure, storia di intimo disagio mascherato dietro un'apprezzabile abito da psyco-thriller.
Giocando su piani temporali diversi e su binari narrativi sovrapposti, la storia racconta di Song Qi, giovane dal presente apparentemente agiato, lavoro eccellente e vita affettiva appagante, la cui esistenza subisce una brusca e drammatica sterzata allorquando tutte quelle che fino ad un attimo prima erano sue certezze assolute improvvisamente si dissolvono come sabbia portata dal vento.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

Dangerous Liaisons ( Hur Jin-ho , 2012 )


Giudizio: 6.5/10
Relazioni pericolose a Shanghai

Ennesima trasposizione cinematografica della novella francese dal titolo omonimo scritta nel XVIII secolo da Pierre Choderlos de Laclos, Dangerous Liaisons ambienta i fatti nei primi anni 30 in quella Shanghai considerata allora una delle città più cosmopolite e alla moda dell'epoca.
Quella che in origine per lo scrittore era una acerrima denuncia sulla corruzione dell'animo umano e del periodo  borbonico, in tutte le varie versioni cinematografiche si è sempre tramutata in un racconto fitto di seduzione, inganno e sensualità tra intrighi passionali e non.
Anche la versione diretta dal coreano Hur Jin-ho, ma di totale produzione cinese, non viene meno a questa regola, arricchendola con un finale in cui il gusto per il melodramma tipico di certo cinema cinese si appalesa in maniera deflagrante.

mercoledì 28 novembre 2012

Kotoko ( Shinya Tsukamoto , 2011 )


Giudizio: 8.5/10
L'incubo allucinatorio di Tsukamoto

Il rapporto tra il cinema di Tsukamoto e la corporalità ha creato sin dagli inizi dell'attività cinematografica del regista una delle tematiche più interessanti e affascinanti, coinvolgendo i sostenitori dell'autore nipponico ed aprendo vie perigliose all'interpretazione delle sue opere. 
Se stavolta in Kotoko mancano quegli ibridi cyber tecnologici, ammassi di carne e ferraglia dilatati, il corpo che sprizza richiesta di vita in una mente vicina all'annientamento è pur sempre una pagina pregnante di dolore e di dicotomia corpo-mente.
Utilizzando una tecnica narrativa se vogliamo più convenzionale, in Kotoko, Tsukamoto ,in coppia con la pop singer Cocco, da vita ad una storia che è prima di tutto un incubo cinematografico in cui gli spunti autobiografici dell'uno e dell'altra sono chiaramente intellegibili.

martedì 27 novembre 2012

Populaire ( Regis Roinsard , 2012 )

Giudizio: 5.5/10
L'ottimismo vola...e la Commedia americana riciccia

Palese omaggio alla Commedia americana degli anni d'oro ( ci manca solo Audrey Hepburn sbucare fuori dallo schermo...), il film del francese Denis Roinsard, presentato Fuori Concorso al Festival del Cinema di Roma, è anche uno sguardo nostalgico ad una epoca in cui fare la segretaria era una ambizione di tante ragazze, forti del loro talento a battere a macchina su carcasse ferrose sempre pronte al tranello, e in cui le favole spesso avevano un lieto fine , anche nella dorata vita di tutti i giorni intrisa di ottimismo e di luce.

Judge Archer / 箭客柳白猿 ( Xu HaoFeng / 徐浩峰 , 2012 )




Giudizio: 7/10
Nuova frontiera per il Cinema Marziale ?

Scritto e diretto da Xu Haofeng, qui alla sua opera seconda dopo The Sword Identity, sceneggiatore di Wong Kar-wai nell'attesissimo The Grandmaster, Judge Archer è stato relegato nella sezione collaterale CinemaXXI del Festival del Cinema di Roma, seguendo un criterio che, vista la qualità dei lavori in Concorso, appare ancora più incomprensibile.
Xu Haofeng, ancor prima di essere sceneggiatore e regista è studioso di Taoismo e di filosofia nonché scrittore di numerose novelle di Arti Marziali, impostazione culturale che nel film, come era anche nella sua opera prima, è chiarissima: Judge Archer è ben lungi dall'essere un film d'azione in senso classico, semmai rimanda lontanamente a certe atmosfere di Ashes of Time ( chissà il connubio tra Xu e Wong dove porterà…), aspetto da non trascurare , soprattutto per chi si aspetta combattimenti, salti, spadaccini invincibili e tecniche di gongfu.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

lunedì 26 novembre 2012

The Sword Identity / 倭寇的踪迹 ( Xu HaoFeng / 徐浩峰 , 2011 )

Giudizio: 7.5/10
La filosofia del Wuxiapian

Opera prima di Xu HaoFeng, noto studioso taoista e scrittore di novelle sulle arti marziali, nonchè sceneggiatore e consulente di Wong Kar Wai per l'attesissimo The Grandmaster, lettura personale del regista di Ashes of Time di una delle figure leggendarie del mondo degli artisti marziali , Ip Man, al centro già di numerosi racconti cinematografici, The Sword Identity è opera che fa dell'innovazione e del coraggio narrativo, basato più sulla filosofia del wuxiapian che sulla tecnica di combattimento, il suo motore propulsivo.
Lasciando da parte combattimenti ed epica, melodramma e tecnica, Xu HaoFeng, fedele al suo credo filosofico, imposta il racconto prevalentemente sulla ricerca del profondo significato delle arti marziali, utilizzando quasi un approccio intimista che va in direzione opposta ai canoni consolidati del genere da tanti anni e tante opere di registi Hkesi e cinesi.

lunedì 19 novembre 2012

The Motel Life ( Gabriel Polsky , Alan Polsky , 2012 )


Giudizio: 7/10
Il legame fraterno ultima ancora di salvezza

The Motel Life dei fratelli Polsky è la storia di un legame fraterno fortissimo, tra solitudine e disperazione cui solo la fantasia può dare energia.
Tratto dall'omonimo romanzo di Willy Vlautin, The Motel Life chiude i film in Concorso al Festival di Roma e nel complesso l'opera prima dei fratelli Gabriel e Alan Polsky, attivi fino ad ora più che altro come produttori, è una storia  con buone radici che per alcuni aspetti fa centro in pieno, mostrando al contempo qualche sbandata non di secondaria importanza.
Storia di un legame fraterno fortissimo, tenuto insieme e saldato da una infanzia difficile e culminato con la morte della madre che li lascerà orfani indicandogli come testamento spirituale la ricerca della loro unione e ad ogni costo, The Motel Life sviluppa una trama su cui aleggia sempre una atmosfera fin troppo marcata di dramma incombente.
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Eternal Homecoming ( Kira Muratova , 2012 )


Giudizio: 3.5/10
Provini in bianco e nero e fuga dalla sala

Deludente prova per Kira Muratova in un film in cui la circolarità è sinonimo di noia e fuga dalla sala.
Una storia semplice, quasi uno straccio di sceneggiatura: lui e lei si incontrano dopo tanti anni dai tempi della scuola; lui sta nei guai sentimentalmente e cerca lei per chiedere consiglio.
Mostrando dei provini messi in piedi da un regista che nel frattempo è morto ( ma attenzione questo lo si scopre fugacemente solo verso la metà del film), assistiamo al va e vieni di attori e attrici che interpretano a modo loro , mostrando le doti recitative e i più nascosti lati caratteriali, la scarna partitura che ovviamente viene più e più volte ripetuta e rimestata.
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Drug War / 毒战 ( Johnnie To / 杜琪峰 , 2012 )



Giudizio: 8/10
La guerra alla droga in Cina

Ritorno alll'action movie per Johnnie To, sempre affiancato dal fido sceneggiatore Wai Ka Fai, dopo la parentesi romantica di Romancing in Thin Air, ed è un ritorno dio quelli che rischiano di passare alla storia , non tanto e non solo per la qualità artistica del film, ma perchè Drug War è il primo film d'azione poliziesco che viene girato e prodotto interamente nella Cina continentale , dove , fino a d ora, la censura aveva visto sempre con occhio malevolo tematiche che riguardassero storie di poliziotti e di delinquenza.
La storia , inoltre, va a squarciare , seppure sotto l'aura della finzione filmica, uno spesso velo che le autorità cinesi hanno sempre steso sul problema del consumo e del traffico della droga in quel paese.
Ed è appunto una storia di trafficanti senza scrupoli e senza coscienza contrapposti alle forze di polizia che cercano di stroncare il commercio, il filo guida di Drug war, film nel quale Johnnie To sembra volere continuare nel solco iniziato con Life Without Principle.
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domenica 18 novembre 2012

A Glimpse inside the mind of Charles Swan III ( Roman Coppola , 2012 )




Giudizio: 7/10
Il tocco burlesco di Roman Coppola

Commedia dai toni cangianti, A Glimpse inside the mind of Charles Swan III  di Roman Coppola è lavoro nel quale nonostante il regista omaggi ( o ironizzi) su svariati canoni del genere, si vede chiara la ricerca di una sua identità nella quale è evidente il tentativo di creare uno stile peculiare.
Ambientato negli anni 70 è un ritratto, tra il serio ed il farsesco, con tanto di incursioni musical, fumettistiche e fantastiche , della vita di Charles Swan, disegnatore, donnaiolo impenitente, in crisi affettiva e di identità nel momento in cui l'ultima fidanzata lo molla a brutto muso.
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Bullet to the head ( Walter Hill , 2012 )

Giudizio: 6.5/10
Sly, killer un po' retrò

L'accoppiata Walter Hill-Sylvester Stallone, unici veri sprazzi di star system al Festival di Roma, presentano Bullet to the head, poliziesco classico ambientato nella Louisiana che ci regala come maggiore spunto di interesse una interpretazione di Stallone più che buona, grazie ad un personaggio costruito ad hoc per lui.
Jimmy Bobo è un killer spietato ormai avanti con l'età, fermo sulle sue personali regole etiche, passato da galeotto e presente fatto di una vita pericolosa , di lavori sporchi da portare a termine e di un rapporto con la figlia che si basa solo ( o quasi) sulla comunanza biologica.
Quando un lavoro va storto e ci rimette le penne il fidato partner di Jimmy, sulla strada del killer si pone un poliziotto mandato da Washington ad indagare sulla morte di un ex collega in odore di corruzione: i nemici da combattere per trovare vendetta e per portare allo scoperto trame affaristiche sono gli stessi e l'accoppiata per necessità prende forma.
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Ixjana ( Michal Skolimowski, Jozef Skolimowski , 2012 )

Giudizio: 5/10
Un incubo diabolico

Opera seconda per i fratelli Skolimowski che promette bene , crea atmosfere maledette ma poi scade in una narrazione confusa che lascia l'amaro in bocca.
Una prima parte stratificata nel tempo con continui salti, spesso carpiati, che però contribuiscono alla creazione di un racconto d'atmosfera piuttosto oscura, fa da prologo ad un secondo segmento in cui l'interesse suscitato dalla prima cala in maniera esponenziale , naufragando quasi in una confusione narrativa che lascia alquanto interdetti.
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sabato 17 novembre 2012

E la chiamano Estate ( Paolo Franchi , 2012 )

Giudizio: 1.5/10
E la chiamano arte?

Imbarazzante prova per Paolo Franchi in Concorso al Festival di Roma: film drammatico che carpisce risate becere. E' normale?
Cosa pensare di un film che vorrebbe essere drammatico ma che agli spettatori carpisce risate sguaiate?
E soprattutto cosa dovrebbe instillare nella mente del regista una simile situazione?
Tutto ciò è alla fine quello che si evince da uno dei lavori più incomprensibili, brutti e privi di qualsiasi interesse che non sia lo scorrere sempre troppo lento delle lancette dell'orologio.
E la chiamano estate di Paolo Franchi , presentato in Concorso (!) al Festival del Cinema di Roma  è tutto ciò: film pretenzioso, volutamente e ricercatamente provocatorio grazie ad una scabrosità di immagini totalmente gratuita che non sfigurerebbe in qualche XXX movie di infima qualità.
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venerdì 16 novembre 2012

Mai Morire ( Enrique Rivero , 2012 )

Giudizio: 8/10
La morte per riflettere sulla vita

Il primo soffio di grande Cinema spira sul Festival di Roma grazie alla profonda riflessione sulla morte e sulla vita del regista messicano Enrique Rivero
Un angolo remoto del Messico in cui il tempo sembra avere perso il suo ritmo, dove la nebbia si fonde con l'acqua dei fiumi: in questo scenario Enrique Rivero , regista messicano giunto all' opera seconda, mette in piedi la sua riflessione pacata e profonda sul rapporto dell'uomo con la morte.
E' il racconto di Chayo, una donna che torna nel suo villaggio natale, immerso in una natura ostile, dove il progresso sembra non essere ancora approdato, per accudire la madre quasi centenaria gravemente ammalata.
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Marfa Girl ( Larry Clark , 2012 )

Giudizio: 3/10
Chiacchiere e fumo

Marfa, piccola cittadina polverosa e squallida di quel Texas sempre più prototipo di "buco del culo" del mondo nell'immaginifico cinematografico di certo cinema americano, adolescenti sempre con la canna in bocca, derelitti ancora prima di iniziare a vivere, ragazze dedite al sesso libero, donne sposate ma sole e inquiete che se la spassano, poliziotti ovviamente psicopatici con le immancabili ferite irachene, persino una sciamana-fattucchiera che disquisisce della coniugazione delle anime tra uomo e gatti: ecco pronto il lavoro di Larry Clark, esponente del cinema indie stelle e strisce; gli ingredienti ci sono tutti, ma mescolati senza costrutto come fa il regista non serve ed il risultato è a dire poco sconcertante.
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mercoledì 14 novembre 2012

Il Volto di un'altra ( Pappi Corsicato , 2012 )


Giudizio: 6.5/10
Una colata di merda vi seppellirà


Show business e ossessione di apparire, chirurgia estetica e spettatori inebetiti davanti al gioco realtà e finzione, avidità e spettacolarizzazione come sistema di vita: Pappi Corsicato ne ha per tutti in una maniera forse fin troppo qualunquistica ma che indubbiamente coglie nel cuore del problema di una società sempre più avviata verso una vita artificiosa e priva di ogni indirizzo morale ed etico.
Il Volto di un altra, in concorso al Festival di Roma è la storia tra il farsesco e il surreale di una coppia di VIP ben intenzionata a mantenere accesi le luci della ribalta nonostante tutto: chirurgo estetico lui, soubrette televisiva lei conduttrice di un programma sul presunto benessere, coniugi nella vita arroccati nella loro magione di lusso tra bellissime montagne, dove transita ogni tipo di umanità alla ricerca affannosa della bellezza e della giovinezza eterna.
Quando il fato ci mette lo zampino e tutto sembra voler contribuire affinchè la coppia perda tutto, il colpo di genio della truffa in stile Totò e Peppino prende piede; ma dal destino non si sfugge e la colata fecale che si abbatte sul film è il giusto e degno epilogo per i prototipi di una società sempre più finta e avviata all'autodistruzione.

Back to 1942 / 一九四二 ( Feng XiaoGang / 冯小刚 , 2012 )

Giudizio: 7.5/10
La Storia sconosciuta

Nel 1942, in piena guerra mondiale in svolgimento, le popolazioni della regione cinese dell'Henan furono sopraffatte da una carestia che diede il colpo di grazia ad una condizione già gravemente compromessa da decenni di guerre e occupazione giapponese.
Per queste popolazioni non rimase altro che intraprendere un esodo verso le regioni occidentali alla ricerca di condizioni di vita più accettabili.
Questo è il contesto storico nel quale Feng Xiaogang ambienta il suo ultimo lavoro , Back to1942, presentato in concorso al Festival del Cinema di Roma.
La rilettura storica mira a rendere chiaro un episodio che anche a detta del regista finora è rimasto abbastanza sepolto nella memoria della Cina all'epoca ancora in mano al governo nazionalista.
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Lesson of the Evil ( Takashi Miike , 2012 )

Giudizio: 7.5/10
Quel diavolo di Miike

Come è consuetudine nei film di Takashi Miike, le reazioni al suo ultimo lavoro, Il Canone del male, presentato in anteprima mondiale in Concorso al Festival del Cinema di Roma, sussurrate in sala e negli inevitabili commenti post-proiezione spaziano dall'invocazione al capolavoro fino all'etichetta dell'ignominiosa porcata, dimostrando ancora una volta che pochi autori possiedono una capacità innata come Miike di non lasciare indifferenti.
Tratto da un best seller dal titolo omonimo di Yusuke Kishi, il film racconta la storia di un professore di liceo apparentemente irreprensibile, ben voluto da colleghi e allievi; ma già a partire dall'inquadratura della casa in cui vive, fatiscente in mezzo a sterpaglie e pattume, strettamente sorvegliata da due corvacci neri,qualche certezza granitica viene meno di pari passo  ad una trasformazione comportamentale, specchio di vecchie follie sepolte.
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lunedì 12 novembre 2012

Waiting for the sea ( Bakthiar Khudojnazarov , 2012 )


Giudizio: 6.5/10
Il Mare scomparso


Waiting for the sea, film d'apertura del Festival Internazionale del Cinema di Roma, si muove tra atmosfere ecologiste-antropologoiche e l'Apocalisse che viene citata sui titoli di coda. Favola dai toni drammatici e romantici, racconta di come , in un luogo imprecisato , il mare scompaia all'improvviso per lasciare il posto ad una arida distesa desertica.
Nella tempesta che porta la catastrofe la nave capitanata da Marat affonda e solo lo stesso nocchiero si salva, gettando nel dramma famiglie intere di pescatori e se stesso che perde la moglie.
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Spose celestiali dei Mari della pianura / Celestial wives of meadow Mari ( Alexey Fedorchenko , 2012 )


Giudizio: 7.5/10
Leggende e tradizione nella Terra dei Mari


L'etnia Mari appartiene a quel grande ventre dela madre Russia: sebbene l'alfabeto usato sia quello cirillico, per il resto la cultura è assolutamente peculiare, appartenendo a quella zona finnica della Federazione Russa che risente degli influssi dell'europa continentale orientale.
A questa comunità raccolta sotto la bandiera di una Repubblica autonoma svolge il suo sguardo Alexey Fedorchenko nel suo ultimo lavoro, Celestial wives of meadow Mari, mediante un lavoro che più che un film sembre essere una raccolta di frammenti di immagini e di storie che hanno tutte al centro una figura femminile.
Attraverso racconti, alcuni fatti di pochissimi fotogrammi, intrisi di tradizioni, superstizione, religione e credi Fedorchenko crea un atmosfera a metà tra il fiabesco e l'antropologico, creando una carrellata di personaggi femminili, alcuni dei quali molto ben riusciti, quasi dei fotogrammi cristallizzati di vite vissute nella solitudine di distese innevate e di villaggi minuscoli.

Alì ha gli occhi azzurri ( Claudio Giovannesi , 2012 )

Giudizio: 4.5/10
Extracomunitari di seconda generazione

Opera seconda per Claudio Giovannesi, presentata al Festival di Roma che come il precedente lavoro, affronta (o almeno cerca di farlo) il problema dell'integrazione degli immigrati.
Qui il protagonista è un ragazzotto di origini egiziane, appartenente a quella seconda generazione di nati in Italia da genitori extracomunitari,che seguiamo nell'arco di una settimana  in una sorta di diario audiovisivo.
Ambientato in una Ostia livida che rimanda a luoghi tragicamente pasoliniani, Nader ha le sue amicizie, la ragazza italiana, i suoi guai in famiglia e quelli in strada , in perfetto stile da ragazzo di vita.

giovedì 1 novembre 2012

La collina dei papaveri / From up on Puppy Hill ( Goro Miyazaki , 2011 )

Giudizio: 8/10
Il Giappone che volta pagina

Presentato nel 2011 al Festival del Cinema di Roma, ultimo lavoro del rinomato Studio Ghibli, regia di Go Miyazaki e sceneggiatura del padre Hayao, La collina dei papaveri è una delicata storia d'amore adolescenziale tra liceali, ambientata a Yokohama nel pieno del boom economico degli anni 60 che ha visto il Giappone uscire da un dopoguerra drammatico e lanciarsi verso il benessere e i traguardi che ben conosciamo.
Alle soglie dell'Olimpiade di Tokyo, col paese percorso tra fremiti di modernità e di ripudio quasi iconoclasta del passato, la storia dei due ragazzi, figli del dramma della guerra, assurge ad un intelligente e mai ovvio "come eravamo"che cerca di fondere la voglia di tagliare col passato e il richiamo alle tradizioni.
Al di là della consueta maestria tecnica che contraddistingue i prodotti dello Studio Ghibli, La collina dei papaveri è un film bello, divertente e ,a tratti, commovente che non deluderà di certo i culturi del Cinema e soprattutto di quello d'animazione targato Japan.
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mercoledì 24 ottobre 2012

Hahaha ( Hong Sang-soo , 2010 )

Giudizio: 6.5/10
I simpatici ciarlatani

Puntuale come sempre da anni, anche Hahaha , film del 2010 del regista coreano Hong Sang-soo si porta a casa il premio a Cannes, divenuto ormai l'abituale trampolino di lancio di un regista che sempre più nettamente si sta spingendo verso una forte contaminazione francese nelle sue opere.
Con questo lavoro, che giunge dopo una serie di pellicole  indubbiamente importanti, alcune di notevolissimo spessore, sembra di assistere ad una metamorfosi sia dello stile narrativo che delle tematiche e soprattutto ad un cambiamento dello sguardo del regista.
Vero che la struttura del film ricalca in maniera quasi maniacale quella della quasi totalità delle opere di Hong, ma il suo modo di porsi e quindi di raccontare le storie perde molto di quel sarcasmo e di quella cattiveria che avevano caratterizzato i lavori precedenti.

domenica 14 ottobre 2012

Our Homeland ( Yang Yonghi , 2012 )

Giudizio: 8/10
La Patria e le famiglie divise

Candidato al prossimo Premio Oscar per il Giappone, Our Homeland è diretto dalla documentarista nippo-coreana Yang Yonghi, al suo primo lavoro di fiction.
E' un film di dichiarato stampo autobiografico e porta in primo piano la realtà delle famiglie nordcoreane espatriate in Giappone dopo avere abbandonato la "terra promessa" raggiunta negli anni 60.
La regista fa parte di una di queste realtà famigliari e la storia raccontata è quella della sua famiglia e della sua vita.
Famiglia che si riunisce per un breve periodo in occasione del viaggio del figlio seriamente malato in Giappone, scortato e braccato stretto dai poliziotti nordocoreani.
Ben presto quella che è la realtà della vita in Corea del Nord e le sue profondissime contraddizioni si esplica: padre che presiede una associazione nordcoreana (filogovernativa) in Giappone, figlia (l'autrice) che scopre come dietro la frattura famigliare si nascondono ideologie e politiche contrapposte, madre che si affida al suo istinto innato di sopravvivenza filiale per cercare di salvare il figlio, tutto descritto senza alcun fragore e senza rimarcare connotazioni politiche o peggio propagandistiche, soprattutto perchè Our Homeland è essenzialmente un film sulla famiglia separata, su una diaspora silenziosa che ha colpito decine di migliaia di persone.

sabato 13 ottobre 2012

Here, Then / 此处与彼处 ( Mao Mao / 茅毛 , 2012 )


Giudizio: 6.5/10
L'inesorabile trascorrere del tempo


Sebbene sia solo al suo primo film, presentato al Festival di Edimburgo, Mao Mao è uno dei giovani registi cinesi più promettenti e con la sua opera prima Here, Then ha attirato una certa attenzione su di sè soprattutto per il suo stile narrativo che sembra volere prendere le distanze dai filoni cinematografici e dalle correnti più conosciute nel panorama cinese.
Here, Then è lavoro che ostenta una certa ambizione nel suo costante richiamo a quel cinema che rimanda fortemente ad Antonioni, in cui dialoghi e movimento sono quasi banditi.
La storia, per certi versi anche confusa, ruota intorno alle esistenze alienate di alcuni personaggi che sono mostrati nella loro solitudine alle prese con il trascorrere del tempo, impietosamente rappresentato dai lunghissimi piano-sequenza in cui la macchina da presa , immobile, si limita a  lente ed inesorabili zoomate che restringono ed amplificano lo spazio.

mercoledì 10 ottobre 2012

Wind Blast / 西风烈 ( Gao QunShu / 高群书 , 2010 )

Giudizio: 6/10
Western nel deserto del Gobi

Reduce dal semi kolossal storico The Message, Gao QunShu dirige questo Wind Blast in cui dilata i confini dell'action movie fino a farli collidere con quelli del western.
Indubbiamente l'idea di concepire un western ( ebbene sì, per struttura e sviluppo è proprio un Chinese Western) nelle zone desertiche della Cina del nord è indubbiamente originale e ricca di fascino, che poi i risultati siano pari alle aspettative questo è sicuramente meno certo.
La storia è una variazione sul tema del guardie e ladri che parte ad Hong kong con un killer che ammazza un uomo in un bar e che conserva per sè  una foto del mandante dell'omicidio e che ben presto vediamo braccato nella regione che lambisce il deserto del Gobi da una squadra di poliziotti con tanto di cappellone alla John Wayne e di nomi da battaglia che richiamano ai soprannomi di sceriffi e bounty killer; ma a braccare l'uomo c'è anche una coppia di killer che debbono impossessarsi della foto in suo possesso.

Man with no name / 无名者 ( Wang Bing / 王兵 , 2009 )


      Giudizio: 8.5/10
La solitudine dell'individuo

Come Wang Bing abbia incontrato il protagonista del suo documentario Man with no name non è dato sapere, probabilmente si sarà trattato del solito scherzo del fato, sta di fatto che il regista cinese, dopo le monumentali e commoventi dissertazioni cinematografiche sugli aspetti più profonda della Cina autentica, si sofferma stavolta su un individuo che con il suo gesto di ribellione assoluta, privo di ogni connotato sociale e politico vuole affermare la sua centralità come essere umano.
Seguire il ciclo delle stagioni, vivere come un moderno Robinson Crusoe, chiudersi nel suo mutismo rotto solo da qualche imprecazione non comprensibile, è per Wang Bing l'affermazione dell'individualismo spazzato via da decenni di collettivizzazione.
E il regista con la solita garbata maestria interagisce col protagonista senza influenzare nulla della sua esistenza, scrivendo un'altra pagina memorabile di Cinema.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

Days we stared at the sun / 他們在畢業的前一天爆炸 ( Cheng Yu Chieh / 郑有杰 , 2011 )

Giudizio: 4.5/10
Storie (confuse) di giovani taiwanesi

Chi attendeva al varco il regista taiwanese Cheng Yu Chieh, dopo un lavoro che mostrava sicuramente grandi doti di regista quale è stato Yang Yang, dovrà ancora una volta rimandare il giudizio definitivo: il suo ultimo lavoro, infatti, pur confermando a pieno la bravura tecnica  e la scelta delle tematiche narrative, lascia intravvedere, addirittura ingigantite, le medesime pecche che mostra la pellicola precedente.
Quella che all'inizio sembra essere la tipica storia da film sentimental-giovanilistico taiwanese, filone che comunque è stato capace di regalare anche lavori più che buoni, ben presto si arricchisce , quasi per un fenomeno di iperfagia ,di numerose altre tematiche e situazioni che fanno virare il film verso la confusione, quando non verso un vero e proprio guazzabuglio narrativo.

Killer Joe ( William Friedkin , 2011 )

Giudizio: 8/10
Facce gonfie, violenza e risate

Dopo alcuni anni di silenzio torna al lavoro William Friedkin, un regista che già ha il suo nome indelebilmente iscritto nella Storia del Cinema grazie a L'esorcista, lavoro che appartiene di diritto alla categoria dei film che hanno cambiato della storia dell'Arte.
Il ritorno è la black comedy Killer Joe, presentata a Venezia nel 2011 dove riscosse enorme credito: è una di quelle pellicole che hanno la rara capacità di strappare risate anche nel veder facce gonfie e sanguinanti esito di esplosioni di violenza che sembrano uscire da un film di Tarantino.
Storia di una famiglia volatilizzata in cui tra droga rubata, omicidi progettati e commissionati ad un killer prezzolato , detective della polizia a tempo perso, o viceversa, idioti patentati , cupidigia e totale assenza di moralità, tutto si riduce al possesso e alla morbosità.
Black comedy sì, ma vivisezionata e ricostruita su canoni cui neppure i fratelli Coen sono mai approdati che trascina in un vortice in fondo al quale c'è la perdita di tutto.
Attori , tutti, in forma strepitosa e conferma della bravura di Friedkin cui lo star system americano continua a voltare le spalle; per fortuna però che c'è ancora qualcuno che sa riconoscere la maestria cinematografica.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

martedì 2 ottobre 2012

Submarino ( Thomas Vinterberg , 2010 )

Giudizio: 8/10
Vinterberg guarda indietro

Abbandonato da anni il Dogma di cui fu uno dei rappresentanti più illustri e dopo avere dato alcune prove non proprio esaltanti, Thomas Vinterberg torna con una ottica diversa a temi e ambientazioni che si avvicinano come non mai al suo lavoro più importante , Festen.
Cambia il punto di vista, non più la borghesia danese racchiusa nella sua ipocrisia, bensì una famiglia disintegrata sin dall'inizio che porta su di sè le stigmate della tragedia immane, quale è quella dei due fratelli protagonisti che vediamo in un bellissimo e livido inizio e che ritroviamo anni dopo segnati indelebilmente  dalla vita.
Nick, cupo e violento, solitario e avanzo di galera, l'altro (che non è degno neppure di un nome) vedovo e drogato con un amatissimo figlioletto da tirare avanti tra espedienti e illusorio benessere da spacciatore, raccontati in due storie parallele che si intersecano solo in alcuni momenti drammatici e sentiti, soprattutto il finale.

domenica 30 settembre 2012

The Tokyo Trial / 东京审判 ( Gao QunShu / 高群书 , 2006 )

Giudizio: 5/10
Storia dei crimini giapponesi

Film storico , a metà strada tra la cronaca processuale e il racconto personale, The Tokyo Trial del regista cinese Gao QunShu è ambientato durante il processo tenutasi a Tokyo sui crimini di guerra commessi dal Giappone in Estremo Oriente e svoltosi alla fine del conflitto mondiale ed è raccontato in prima persona dal rappresentante cinese della giuria internazionale.
Condito dal consueto nazionalismo cinese che si contrappone al revisionismo nipponico il film ha l'impianto del racconto storico, arricchito anche da immagini di repertorio e la cronaca del processo mette di fronte il punto di vista cinese e quello giapponese, tratteggiati tra l'altro con una certa approssimazione.
Accanto all'evento storico c'è il racconto personale sia del giudice cinese che quello di un giornalista al seguito che incontra a Tokyo una sua vecchia fiamma giapponese.

sabato 29 settembre 2012

Coal Money / 煤炭,钱 ( Wang Bing / 王兵 , 2008 )


Giudizio: 8/10
All'ombra del commercio del carbone

Nello stesso anno in cui usciva l'interminabile Crude Oil, Wang Bing dirigeva Coal Money, breve documentario di poco più di un ora, in cui era il commercio del carbone prodotto nello Shanxi l'oggetto dell'attenta osservazione del regista. A partire dalle miniere dove si allineano centinaia di camion fino alla vendita passando attraverso trafile burocratiche, intermediazioni, mercanteggiamenti sul prezzo, vediamo il fossile percorrere le strade polverose del nord della Cina tra faccendieri con ben pochi scrupoli, operai a cottimo e rivenditori alla ricerca del profitto.
E' una Cina  popolata dalle mani sporche e dai volti segnati dall'abbrutimento, una fetta di un paese che se da una parte avanza ad un ritmo impressionante dall'altra di sfalda sotto i piedi di chi rimane ai margini, dove sopravvivono vecchie regole e tradizioni sociali.
Più vicino a West of the Tracks rispetto agli altri lavori, Coal Money è un altro fulgido esempio di storia sommersa scritta con le immagini.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies




Un sapore di ruggine e ossa / De rouille et d'os ( Jacques Audiard , 2012 )

Giudizio: 7/10
Sentimento e melodramma

Sorretto da una accoppiata di attori in forma strepitosa, Jacques Audiard esce dalle atmosfere buie, cupe, vagamente claustrofobiche che contraddistinguevano i suoi lavori precedenti culminati ne Il Profeta , film che impose in maniera definitiva il regista francese, per approdare ad un racconto che , pur nel suo substrato fortemente inquieto, sceglie una ambientazione luminosa, dall'orizzonte vasto quale è la Costa Azzurra dove ambienta la sua trasposizione cinematografica, piuttosto libera, della raccolta di novelle di Craig Davidson dal titolo omonimo.
E' una storia quasi bipolare stavolta in cui al personaggio di Alì, sbandato, rude che vive ai margini della società in una specie di autismo sociale, si affianca quella di Stephanie, addestratrice di orche presso Marineland di Antibes.
Sono, come sempre nei lavori di Audiard, due solitudini che attraverso una osmosi sentimentale avviano il loro processo di metamorfosi e di risalita dal buio.

giovedì 27 settembre 2012

Le Belve / Savages ( Oliver Stone , 2012 )

Giudizio: 6.5/10
Più del denaro e del potere potè il sentimento

Tratto dall'omonimo romanzo best seller di Don Winslow, l'ultimo lavoro di Oliver Stone è uno sguardo su un mondo cattivo e violento nel quale si scannano i fabbricanti di droga fai -da-te americani, che prima di essere soci sono amici per la pelle a costituire un bel terzetto a base di buddhismo, cannabis e sesso stile anni 70,e i narcos veri, quelli messicani, spietati e sanguinari.
Ma il destino di questa guerra , all'apparenza scontato, sarà disegnato non dal denaro nè dal potere, bensì dalla forza dei sentimenti.
Lavoro onesto che si lascia ben vedere dove la parte da leone la fanno i personaggi cattivi , o comunque ambigui, che risultano i più validi cinematograficamente; qualche spruzzo tarantiniano e un finale da revival western ipertecnologico regalano una nota di ironia e di vivacità.
La recensione completa e l'articolo sulla conferenza stampa di presentazione possono essere letti su LinkinMovies.it

venerdì 21 settembre 2012

Crude Oil / 采油日记 / 原油 ( Wang Bing / 王兵 , 2008 )

Giudizio: 7/10
Il pozzo sull'altopiano

In 14 ore di documentario dai molti aspetti claustrofobico, nonostante tutto, Wang Bing racconta la vita in uno sperduto campo di estrazione petrolifera a 3900 metri nel nord montuoso della Cina, uno dei luoghi meno ospitali della terra.
La telecamera, quasi un Grande Fratello, rimanda la vita dei lavoratori passando dai luoghi condivisi alle stanze per poi seguirli nelle loro occupazioni presso le macchine.
Il pozzo si erge come un monumento solitario in uno spazio sconfinato che però induce una sensazione di oppressione e gli uomini devono combattere anche contro i malanni che l'altitudine comporta.
Oltre al peso della durata, il lavoro di Wang Bing non possiede la forza di West of the Tracks, qui tutto sembra più uno studio sui comportamenti umani e non una fotografia su una metamorfosi sociale. Sta di fatto però che anche Crude Oil conferma la grande capacità del regista di raccontare con le immagini pezzi di vita.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

mercoledì 19 settembre 2012

Happy Hotel / 乐翻天 ( Wang YueLun / 王岳伦 , 2012 )

Giudizio: 6/10
Sembra un cinepanettone, ma non lo è

Prendendo a prestito uno dei canoni cinematografici più abusati , da Agatha Christie fino ai cinepanettoni nostrani , passando per tutta una gamma intermedia fatta di film dell'orrore, thriller, commedie, gialli etc etc, quella del luogo che diventa epicentro di storie che tendono a cozzare una contro l'altra, Wang YueLun  dirige una commedia brillante leggera che regala anche qualche momento in cui ci si diverte di gusto, giocando su una serie di personaggi, tutti a modo loro stereotipi: la coppia di ricconi in crisi coniugale per l'incapacità a proliferare, il tirapiedi del boss coreano in missione, scarpe bianche e camicia maculata, per riscuotere un riscatto che passa il tempo a spalmarsi il burro di cacao sulle labbra, il direttore dell'albergo che deve mettere in salvo il figlio idiota che perde tutto al gioco d'azzardo, la bamboletta in cerca di affetto e di soldi, grandi firme dell'industria che tramano alle spalle e cornificano.

domenica 16 settembre 2012

The Brother / 黑暗中的救贖 ( An Zhanjun / 安戰軍 , 2012 )

Giudizio: 6/10
Legami fraterni

Piccola premessa: queste righe potrebbero apparire come un gigantesco spoiler, contenendo la descrizione dell'apparente colpo di scena su cui il film si impernia; evento però che avviene dopo 20 minuti di film, motivo per il quale la sua conoscenza non inficia la visione.
The Brother è ben lungi dall'essere un thriller, al limite una crime story, nella quale però si vogliono mettere in evidenza aspetti peculiari e personali dei protagonisti.
C'è il poliziotto di provate capacità ed esperienza, dalla vita coniugale in frantumi, il cui fratello viene ucciso in una discoteca durante una retata della polizia; accusato è uno spacciatore che dopo una serie di eventi a cascata tipo domino si scopre essere il vero fratello di sangue del poliziotto.
Da qui , lungo antefatto in pratica della storia, nasce un racconto in cui da un lato prima la rabbia e poi il legame di sangue che crea un filo infrangibile portano il poliziotto a valutare le sue scelte di vita sotto un'altra ottica, dall'altro il legame e la riscoperta di una madre ritenuta persa creano nel malvivente una spinta alla redenzione con l'accettazione del suo nuovo ruolo.

Fengming, a Chinese Memoir / 和凤鸣 ( Wang Bing / 王兵 , 2007 )



Giudizio:10/10
L'insostenibile peso della Storia

Se con West of the Tracks Wang Bing dipingeva il crollo e le macerie della industrializzazione cinese pesante nel nord del paese, con He Fengming, confessione in stile monologo di una anziana donna, reduce degli eventi più importanti della Repubblica Popolare Cinese, il centro del racconto è la Storia che passa sulle teste degli individui lasciando tracce indelebili, esperienza che ha segnato la vita di centinaia di milioni dei persone, ammaliate e poi travolte dalla speranza rivoluzionaria, dai campi di rieducazione e dalla Grande Rivoluzione Culturale fino alla tardiva e , spesso inutile e grottesca riabilitazione.
In questo fiume impetuoso che ha percorso la Cina fino alle soglie della sua prodigiosa metamorfosi sociale in senso capitalistico, galleggiano brandelli di storie personali, quali quelle di He Fengming, seduta sul divano di casa sua, verso cui Wang Bing punta la sua telecamera che diventa testimonianza di un dramma personale che è un minuscolo tassello di un dramma nazionale.
Opera di grande forza espressiva grazie al carisma col quale He Fengming impressiona lo schermo, questo documento visivo regala attimi di commozione e di pathos altissimi, confermando la grandezza di Wang Bing.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies

sabato 15 settembre 2012

Wang Bing, il cantore della Cina dimenticata




Il Festival di Venezia appena concluso ha probabilmente definitivamente consacrato Wang Bing come uno tra i più grandi cineasti cinesi: dopo avere raccolto premi in vari Festival, il riconoscimento ricevuto per il suo Three Sisters in una delle kermesse più importanti del mondo, lo pone sotto gli occhi di un ambiente cinematografico a volte un po' troppo miope , incapace di apprezzare a pieno la qualità di certi registi e di certi lavori.
Da quando, telecamera in mano che fruttò centinaia di ore di riprese, confezionò quell'autentico capolavoro monolita che è West of the Tracks, Wang Bing ha mantenuto intatta la sua coerenza narrativa regalando lavori documentaristici splendidi e un film , The Ditch, che sempre a Venezia due anni prima ne svelò l'immensa bravura.
Attentissimo a raccontare con discrezione, quasi nascondendosi, alcuni degli aspetti sociali della Cina, è stato capace di creare capolavori grandiosi (West of the Tracks e He Fenmgin) con la semplice forza dell'immagine e del racconto diretto, attento sempre a focalizzare la sua attenzione su aspetti di respiro nazionale o individuale, non mancando mai di offrire il volto vero di un paese sterminato e ricco di contraddizioni dalle mille facce.
L'articolo completo può essere letto su LinkinMovies

venerdì 14 settembre 2012

Beijing Blues / 神探亨特張 (Gao QunShu / 高群書 , 2012 )

Giudizio: 7/10
Guardie e ladri a Pechino

Dopo essersi dedicato a lavori pretenziosi e non perfettamente riusciti, Gao QunShu ripiega su racconti molto più terreni e di presa immediata non da Cina "epica" , bensì da Cina "di tutti i giorni".
Inseguendo con meticolosità e con uno sguardo pieno di simpatia Brother Zhang, veterano poliziotto di quartiere della periferia di Pechino, la storia si perde nei mille rivoli di vite vissute che strisciano nel ventre della grande metropoli.
Affidandosi ad una schiera di attori non professionisti, tutti personaggi però in qualche modo legati al mondo dello spettacolo o dell'editoria, Gao mostra uno spaccato pechinese che diverte con un malcelato umorismo nero e un tocco di malinconia: truffe, imbrogli, atti delinquenziali passati sotto l'occhio attento del poliziotto che , da buon veterano, sa fiutare la tempesta al primo stormire di fronde.

giovedì 13 settembre 2012

West of the Tracks / 铁西区 ( Wang Bing / 王兵 , 2003 )

Giudizio: 10/10
Il monumento ad una civiltà che muore

Poco più che trentenne il giovane Wang Bing, spinto dalla nostalgia (sua affermazione) per un luogo che era stato, come molti altri, il cuore della attività industriale del paese e che cominciava a traballare sotto i colpi della modernità e del capitalismo alla cinese, si armò di fotocamera ed iniziò a girovagare nel Distretto di Tiexi, tra enormi industrie, anelli ferroviari usati per i trasporti e sterminati quartieri dormitorio dove le famiglie dei lavoratori risiedevano.
Quello che doveva essere un racconto che in qualche modo si sarebbe dovuto riunire in un unico filone, divenne un maestoso documentario imperniato su tre tematiche essenziali che produsse ore e ore di ripresa e che impegnò Wang Bing in un massacrante lavoro di montaggio per potere racchiudere il tutto in cinque ore di pellicola da presentare al Festival di Berlino nel 2002 tre anni dopo, prima di vedere la sua definitiva versione un anno dopo al festival di Rotterdam, che con grande sapienza ne contribuì alla produzione. Finalmente nello stesso anno vide la luce anche a livello di distribuzione europea, in Francia per la precisione.

mercoledì 12 settembre 2012

Pieta ( Kim Ki-duk , 2012 )

Giudizio: 8/10
Ritorna il Cinema primordiale di Kim Ki-duk

Trionfatore a Venezia 69 con l'immancabile e squallida coda di polemiche innescate da mediocri personaggi frustrati del sottobosco cinematografico, Pieta è un vorticoso tuffo all'indietro nel magma di celluloide del  coreano Kim Ki-duk; chi ha amato e apprezzato questo regista, a partire dagli esordi fino al suo lento e apparentemente inarrestabile declino iniziato già dal pur bello Primavera , Estate... che nascondeva già i germi di una certa pedanteria pedagogica e concluso con la deludentissima prova di Arirang, non potrà che ritrovare tratti che sembravano persi in una storia che fa della sua durezza e del suo divenire dramma inarrestabile il principale caposaldo.
Quella violenza primordiale, intesa in senso lato, che grondava da Bad Guy e da Address unknown ad esempio, in Pieta torna a rifulgere, magari a sprazzi, ma con una forza di penetrazione quasi immutata.

martedì 11 settembre 2012

The Millennial Rapture ( Koji Wakamatsu , 2012 )

Giudizio: 6/10
La maledizione dei puttanieri

Forte dell'enorme credito che gli hanno consegnato alcuni tra i lavori più rivoluzionari della cinematografia nipponica, il nuovo film di Koji Wakamatsu, seppur nella sezione collaterale Orizzonti, era uno degli eventi più attesi del recente Festival di Venezia.
Aspettative andate, ahimè, in gran parte deluse , perchè The millennial Rapture è un lavoro fiacco, a tratti induce la noia e , andando al nocciolo, ha la pretesa di essere una metafora sulla ciclicità della vita e della morte.
Quasi tutto narrato come un lunghissimo flashback da parte della morente Oryu, in uno spazio e in un tempo dilatati dove i kimono si mescolano alle insegne al neon , alle antenne televisive e all'abbigliamento da pifferaio magico, è il racconto di una maledizione che affonda nella notte dei tempi della leggenda e che si protrae in eterno e che colpisce i rampolli maschi della famiglia Nakamoto, "stirpe nobile ma viziosa" di un piccolo paesino adagiato sul mare.

Thy Womb ( Brillante Mendoza , 2012 )

Giudizio: 7/10
L'Islam sulle palafitte

E' un viaggio ai confini dello sterminato arcipelago filippino questo lavoro di Brillante Mendoza presentato a Venezia  nei giorni scorsi. Il regista abbandona le variopinte e desolate ambientazioni urbane  del bellissimo Lola per girare un film che ha il forte sapore dello studio documentaristico etnologico-antropologico tra le palafitte abbarbicate alle isole di una comunità che vive tra riti tradizionali e islam.
Se è vero che il centro della storia è pur sempre la carrellata di umanità variegata, va detto che il regista tende molto ad annacquare il suo stile duro e diretto in favore di ambientazioni policromatiche tutto sommato rassicuranti nelle quali , in un paio di occasioni, non manca però di lasciare la sua crudissima firma.
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