Giudizio: 8/10
Il racconto della vita che fugge via
L'appartamento situato nel tipico palazzone parigino ottocentesco abitato da una coppia di ottantenni della borghesia intellettuale è il palcoscenico della messa in scena da parte di Michael Haneke della vita che scappa scalzata dall'inesorabile e impietosa malattia: Amour, lavoro col il quale il regista austriaco ha vinto la Palma d'Oro a Cannes è una tragedia nella quale i toni spesso sferzanti e cattivi che permeano le opere del regista latitano , ma nella quale c'è comunque lo sguardo algido col quale Haneke indaga da sempre sulla cruda realtà, quella realtà di fronte alla quale spesso ci si tappa gli occhi e si tira avanti indifferenti.
La storia dei due coniugi, entrambi insegnanti di pianoforte, così borghesemente tranquilla viene frantumata dall'improvvisa malattia di Anne che si ritrova emiplegica in seguito ad un colpo apoplettico; la forza dell'affetto reciproco e della stima , e il barlume di amore che ancora scorre tra marito e moglie li porta ad affrontare la realtà ,che ogni giorno che passa si rende più tetra, con grande dignità sì, ma anche con un dolore che diviene il pane reciproco del loro rapporto.
Il viale del tramonto di una vita ricca e piacevole si trasforma in breve in un calvario, al quale neppure il reciproco sostentamento riesce a fare fronte: è la sconfitta di fronte alla malattia che preannuncia la morte e l'incapacità ad accettarla fino al gesto estremo di amore folle.
Relegando tutta la storia all'interno di un appartamento, Haneke ha comunque il grandissimo pregio di non far scivolare mai la narrazione sui sentieri claustrofobici che la tematica e l'ambientazione potrebbero favorire e , col suo consueto realismo carico di fredda obiettività, affronta il tema della malattia e della morte col suo solito rigore stilistico. Il travaglio e la sofferenza che pervade i due protagonisti è magnificamente sublimata dalla straordinaria prova di due monumenti viventi del cinema francese: Jean-Louis Trintignant e Emmanuelle Riva , entrambi assenti dalla scena da quasi 10 anni, 83 anni lui 85 lei, che regalano una prova emozionante nella sua tragicità.
L'unico neo che pare di scorgere in questo lavoro è una ricercata ambientazione (nei temi e nelle situazioni) finalizzata al gusto festivaliero, quello della Croisette in particolare, che unito ad una certa mancanza di "cattiveria" fanno di Amour un film sicuramente degno di lode ma abbastanza defilato rispetto alle precedenti prove del regista austriaco.
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