Giudizio: 8.5/10
I grandi fiumi divinità assolute
Le grandi pianure alluvionali del nordovest della Russia ospitano gli ultimi discendenti di una etnia formatasi dall'unione di ceppi finnici, ungarici e slavi, un popolo, quelli dei Mari, che ha via via visto scomparire la sua identità inghiottito dalla globalizzazione di un paese sterminato.
E' attraverso questi spazi sconfinati che dilatano il tempo che i due protagonisti del film viaggiano per dare corpo all'usanza Mari del funerale e del ritorno alle acque.
Come Fedorchenko ci ricorda, attraverso il racconto del protagonista scrittore, i grandi fiumi che solcano le pianure di quella regione sono l'unico legame che ancora lega i Mari alle tradizioni, gli unici di cui sia stato tramandato il nome; fiumi come aspre e accoglienti divinità che danno la vita e che la tolgono regalando la pace , acque nelle quali, anche se nascoste sotto uno strato di ghiaccio, vanno affidate le cose più care affinchè si conservino in attesa di poterle raggiungere una volta sopraggiunta la morte.
Utilizzando una narrazione sospesa tra il magico e l'ermetico, Fedorchenko ci descrive un paesaggio bellissimo, totalizzante, verso il quale il legame simbiotico ancestrale è difficile da rescindere, un paesaggio che sembra a volte incantato altre volte terrificante, nel quale incombe lo spirito vivo della natura e delle sua creature, così splendidamente rappresentate , somma metafora umana, dalla coppia di zigoli che il protagonista si porta dietro in questo viaggio che, da subito sappiamo, sarà senza ritorno.
L'atmosfera quasi fiabesca che avvolge il racconto, che vedremo sublimata nel più recente lavoro di Fedorchenko dedicato alle donne Mari, si nutre di tradizioni, di piccoli gesti, di amori immensi, di tenace attaccamento ad un passato di riti ed usanze, di ricordi e di desideri, offrendo come risultato una storia bella che commuove per la sua struggente semplicità e per la sua profondissima spiritualità.
Due anni abbondanti sono passati prima che qualcuno sfidasse il conformismo cinematografico imperante in Italia presentando questo film che a ben ragione si può considerare uno dei più belli della stagione appena finita; un lavoro che fa di Aleksey Fedorchenko uno dei narratori più profondi e delicati del panorama cinematografico.
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