Ritorno al passato
E' un film dal sapore antico, oserei dire quasi nostalgico questo Triad di Daniel Chan, uno sguardo indietro a ripercorrere sentieri brillantemente, a volte trionfalmente , battuti dal cinema HKese di genere: in un periodo di evidenti difficoltà e di tentativi spesso maldestri di resuscitare atmosfere e tematiche passate alla storia del Cinema, Triad da la sua lettura proiettata nel tempo del gangster movie in stile Johnnie To; una lettura che arriva fino ai giorni nostri partendo dal post-handover che va considerato ormai lo spartiacque sia dal punto di vista cinematografico che da quello sociale per l'ex colonia britannica.
Questo naturalmente non fa di Triad un capolavoro a prescindere, però il tentativo di far rivivere certe ambientazioni classiche gli dona un qualcosa di stranamente originale nel panorama odierno del gangster movie HKese.
William, giovanotto dalla faccia pulita, decide di votarsi alla causa di una banda legata alle Triadi, affascinato dal forte senso di lealtà e fratellanza; alternando lo studio ai piccoli incarichi di cui viene investito, scala con pazienza la piramide del potere all'interno della gang e , soprattutto, forte delle sue conoscenze in economia, intuisce il punto di svolta che l'handover ha segnato.
Lavori puliti grazie ad acrobazie finanziarie fanno di lui un punto irrinunciabile per la gang, nonostante gli attriti che causa con le gang affiliate, ma ormai la scalata è inziata e in una seconda parte che rimanda con grande forza, anche troppo pedissequamente a dire il vero , a Election, lo vediamo avvicinarsi al vertice dell'organizzazione.
Il finale offre forse l'unico spunto veramente originale, in cui è il conflitto generazionale che prende il sopravvento sulle altre tematiche , tutte classicamente presenti nella storia: melodramma, amicizia virile, lealtà, sacrificio.
Ecco quindi che Triad, oltre ad essere un omaggio alla grande tradizione di genere, è anche un tentativo di rileggere certo cinema seppure con occhi diversi e più moderni.
Ci sono azione, botte, vendette e tranelli, ambizione e trame nascoste come si conviene ad un film che segue certi canoni; c'è il racconto dei riti iniziatori che vengono da secoli lontani, manca certamente l'originalità, ma in fondo il tentativo di reinserirsi in un solco tracciato con tanta grandezza dagli autori precedenti va apprezzato.
Nel complesso la prova degli interpreti è buona, spiccando su tutti un Patrick Tam carismatico e una inquietante dark lady Irene Wan.
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