Giudizio: 6.5/10
La bella e la bestia
Come spesso ha già fatto in passato Takashi Miike trova ispirazione per questo lavoro da un Manga degli anni settanta scritto da Ikki Kajiwara, di cui esitino già svariate versioni cinematografiche oltre che televisive.
Ambientato nel Giappone anni 70 è la storia di Ai , salvata da piccola da Makoto in montagna, episodio che lascia indelebile sul corpo del ragazzino una traccia sottoforma di una cicatrice deturpante; ma per la ragazzina quel salvatore sfacciato e antipatico diventa un eroe che rimane per sempre nella sua memoria.
Una decina di anni dopo a Tokyo, Ai riconosce subito Makoto che nel frattempo è diventato un teppistello arrogante e attaccabrighe e convinta che i guai del giovane prendano inizio da quell'episodio lontano, decide di dare tutta se stessa nella ricerca della salvezza del suo eroe che da parte sua passa il tempo tra scazzottate e risse.
Fondendo il cinema d'animazione con il musical ( forti i rimandi a West Side Story), la love story e il melodramma, la strisciante lotta di classe del Giappone anni 70 e le scorie post atomiche che si colorano di apocalisse, i rapporti genitori e figli e le guerre tra bande, Miike racconta anzitutto una storia d'amore tra una sorta di bella e di bestia, di quelle storie che sembrano destinate al fallimento, in cui la dedizione da un parte e il rancore canagliesco dall'altra non riescono a collimare (ma qui lo faranno, anche se per un attimo); lascia il suo segno indelebile su ambientazioni post-apocalittiche (la scuola che sembra un edificio di una città bombardata) nelle quali si insinua il musical stile anni 70, costruendo il tutto con indubbie qualità alla regia.
Peccato solo che il film alla fine mostri una certa debolezza nelle tematiche , solo parzialmente rafforzate nel finale ben riuscito e che il racconto non proceda speditamente, risultando in alcuni passaggi piuttosto stentato.
Senza dubbio in alcuni frangenti si affaccia prepotente il Miike eccessivo e provocatorio che ben conosciamo, però è altrettanto indubbio che stavolta il regista sembra voler più raccontare una storia di sentimenti, addolcendo molto le sue tematiche ispirative.
Nel complesso il film si fa vedere e si fa apprezzare più per la fusione di stili e di generi che per la sua reale qualità narrativa: un lavoro insomma che non sarà certo considerato tra quelli più indimenticabili ma che alla fine qualcosa lo regala al di là di un testo troppo galleggiante tra supereroi da manga e inquietudini giovanili.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.