Giudizio: 6/10
Inseguendo Infernal Affairs
A conferma del difficile momento che attraversa il cinema di Hong Kong, si susseguono le rincorse a riproporre lavori che ricalchino le tematiche rese celebri dagli action movie dei decenni passati: Infernal Affairs è uno di questi prototipi, spesso e volentieri sbandierato per creare un alone di attesa spasmodica intorno ai nuovi film. Cold War non viene meno a questa tradizione recente del cinema HKese e , un po' troppo pomposamente e pretenziosamente, è stato presentato come un lavoro che intendeva rinverdire i fasti della nota trilogia di Alan Mak ed Andrew Lau.
I due registi esordienti, Sunny Leuk e Longman Leung, entrambi provenienti dall'ambiente cinematografico di Hong Kong, mettono in piedi una storia molto ambiziosa a dire il vero e che possiede anche degli spunti interessanti, però la continua ricerca stilistica mutuata dai polizieschi classici fa sì che il film non abbia una sua identità e ben presto prende la deriva del film d'azione con poca sostanza.
Cold War è il nome in codice di una procedura segreta e d'urgenza che viene imposta dalla polizia nel momento in cui esistono gravi pericoli alla sicurezza; ed in effetti una squadra della polizia HKese sparisce nel nulla, come volatilizziata, lungo il groviglio di superstrade che circondano la metropoli, pomposamente acclamata all'inizio del film come la più sicura dell'Asia.
La decisione di attivare questa procedura trova profonde spaccature al vertice della polizia stessa, che vede contrapposti il duro Waise e il più moderato Lau; quando ben presto si comincerà a sospettare di una talpa all'interno della polizia e i rapitori-terroristi si faranno vivi per chiedere il riscatto, una guerra inizialmente sotterranea e silenziosa si scatena tra le due fazioni all'interno della polizia, guerra che nasconde ambizioni di carriera e di potere.
Finale da spettacolo pirotecnico con qualche colpo di scena che porta alla quadratura del cerchio, compreso l'ultimo ( e sostanzialmente inutile ai fini narrativi) che lascia inequivocabilmente aperta la porta ad un sequel.
Il film ha anche bei momenti di azione, inseguimenti, sgommate, fracassi vari ma difetta in tutto e per tutto di quell'aspetto peculiare del poliziesco made in Hong Kong: manca l'introspezione, il background personale, non c'è melodramma e neppure quel senso dell'amicizia e dell'onore che tanto adornano i film dell'ex colona britannica.
Il risultato è un lavoro che ha buoni aspetti tecnici ma che difetta molto sul piano della profondità e soprattutto sembra voler celare, neppure troppo larvatamente, una gigantesca operazione commerciale; purtroppo però mettere insieme Tony Leung Ka Fai , Aaron Kwok e Andy Lau , Andy On e Gordon Lam, Eddie Pang e Charlie Yeung non è necessariamente sinonimo di successo qualitativo. C'è da credere che il botteghino darà ulteriori soddisfazioni all'inevitabile sequel, però ,per favore ,lasciamo stare Infernal Affairs.
speriamo che Helix sia un po' meglio ...
RispondiEliminaLo spero anche io, anche se alla fine Cold War è piaciuto molto a pubblico e critica.
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