Giudizio: 8/10
L'alito rassicurante del noir di una volta
Edmond "Momon" Vidal è un ultrasessantenne che vorrebbe appendere pistole e fucili al chiodo, godersi la famiglia e starsene in santa pace (come opportunamente ci fa sapere all'inizio del film); il passato è di quelli da romanzo (che infatti fu scritto): capo carismatico, lui di origini gitane , vessato ed emarginato sin da bambino, della banda dei Lionesi che nasce e si plasma negli anni 70 grazie al legame di ferro tra lo stesso Momon e l'amicone Serge; un passato fatto di rapine, omicidi, colpi grossi, ma anche di tradimenti, di voltafaccia e di processi.
Ora Momon vorrebbe godersi la vita, ma il passato riemerge e lui non può fare finta nulla a costo di rimettere in gioco tutto ciò che ha faticosamente e dolorosamente costruito.
Ripercorrendo il sentiero di un genere che sarebbe fin troppo facile ed ovvio far risalire al Melville d'annata, Olivier Marchal, autore dell'ottimo 36 Quai des Orfevres, dirige questo film che ha lo splendore dei film di un tempo, tetri nella giusta maniera, interiorizzazione ben scandagliata, situazioni e facce ritagliate con la squadra e con l'accetta, uomini d'onore e infami, amicizie indissolubili e tradimenti, mondi che crollano sotto i colpi del tempo, rimpianto ed illusione; c'è tutto questo in Les Lyonnais, film d'azione e di tormenti, in cui ogni cosa sembra essere perfettamente al suo posto, anche nelle ambientazioni.
Se, come detto, il lavoro di Marchal non brilla per originalità è altrettanto vero che ci troviamo di fronte ad un autentico classico del genere, riletto con spietato rigore e precisione, adattato ai giorni nostri in cui qualche legge d'onore non scritta è irrimediabilmente andata in frantumi. Il continuo oscillare di Momon tra la condizione di boss in pensione ed la necessità assoluta di tornare in campo per assecondare il richiamo dell'amicizia e della riconoscenza è senza dubbio il pilastro centrale della storia che sa muoversi tra momenti d'azione, soprattutto nei lunghi flash back che ci raccontano la nascita e l'affermazione della banda, e ampie zone crepuscolari dove sono più i sentimenti a dominare.
Il film comunque è di quelli che vanno visti, proprio per il suo forte richiamo, anche estetico, ai lavori classici del passato e può a ben diritto entrare nella ristretta cerchia di quelle opere che ancora riescono a stupire per la loro bellezza e per il modo con il quale riescono ad avvolgere lo spettatore.
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