domenica 27 ottobre 2024

Megalopolis ( Francis Ford Coppola , 2024 )

 




Megalopolis (2024) on IMDb
Giudizio : 8/10

Megalopolis è il viaggio visionario di un regista entrato ormai nel mito del Cinema che all’età di 85 anni , e dopo una gestazione durata decenni, riesce finalmente a gettare sullo schermo tutta la sua forza visionaria nella creazione di una opera che è un po’ il suo ultimo “all-in”  che esplora le crepe del tempo moderno, proiettandolo e mostrandolo come una reincarnazione dell’impero romano; costruisce  una fiaba ( come dichiara apertamente nel sottotitolo del film) dal forte impatto onirico incentrata su un futuro  nel quale l’utopia fronteggia la decadenza e la morte per autodistruzione della nostra civiltà, nello stesso modo in cui la sete di potere di pochi portò alla rovina l’Impero romano. 

Coppola ha plasmato questa opera colossale come un tributo al potenziale umano, celebrando l'innovazione e la capacità di evolvere verso un'esistenza in armonia con la Terra. Nel cuore della storia vi è il personaggio di Cesar (interpretato da Adam Driver), un ambizioso architetto il cui desiderio di ricostruire una “Nuova Roma” in stile futuristico si scontra con le forze retrograde rappresentate dal sindaco Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito). La dinamica tra progresso e conservazione crea un confronto che affonda le radici nel potere e nella possibilità che l'utopia possa trasformarsi in distopia, soprattutto se accompagnata da ambizioni smisurate.




Megalopoli ha tutti i crismi per entrare di diritto nella galleria in quei film cosiddetti “maledetti” che sono stati prima la croce e poi la delizia di tanti cineasti ( ricordiamo I cancelli del cielo di Cimino o lo stesso C’era una volta in America di Sergio Leone), per il semplice fatto che la reale essenza dell’opera non è apprezzabile alla prima visione ( basti pensare ai fischi alla prima a Cannes…) e probabilmente neanche ad una seconda; forse occorrerà che il mondo arrivi al punto narrato da Coppola per rivalutarne l’impatto, ma sta di fatto che Megalopolis è opera controversa, per molti versi difficile, mastodontica, coerente con il credo cinematografico di un autore che ha sempre tentato di plasmare la materia cinematografica portandola agli estremi.

Sebbene non manchi una chiaro riferimento a Trump e alla sua deriva populista becera enfatizzata nel personaggio di Clodio (un eccellente Shia LaBeouf), cugino invidioso di Cesar oltre che vizioso gaglioffo, cui è riservato un epilogo non proprio simpatico,il film allude continuamente al passato, paragonando l'America moderna all'impero romano. 

Questa correlazione storica, utilizzata per riflettere sulla caducità dei grandi imperi, emerge non solo come una critica alle strutture di potere attuali, ma anche come uno spietato avvertimento: persino le civiltà più potenti sono soggette al decadimento. Tuttavia, invece di un giudizio cupo e definitivo, Coppola opta per una narrazione allegorica e fiabesca, densa di colori e scene di festa. Tra balli e momenti di gioiosa espressione, costruisce atmosfere che non si lasciano sopraffare dal peso dei temi trattati, conferendo al film un ritmo vibrante e, in alcuni momenti, quasi onirico.

giovedì 17 ottobre 2024

Crossing ( Levan Akin , 2024 )

 



Crossing (2024) on IMDb
Giudizio : 7/10

Lia è una insegnante di storia ormai in pensione, ha come scopo quello di ritrovare il nipote scomparso in fase di transizione sessuale, le ultime tracce si perdono a Batumi , città della Georgia sul Mar Nero, e siccome la rotta di fuga  per chi frequenta il mercato del sesso porta ad Istanbul, la donna , accompagnata da un ragazzotto, Achi, a lei di fatto sconosciuto, desideroso solo di fuggire dalla realtà misera cui appartiene, intraprende il viaggio alla ricerca della ragazza in una città che è un po' l'approdo di tutti i sogni, spesso fallaci,  di quella zona che sta a cavallo tra Europa ed Asia.
Crossing del regista svedese di origini georgiane Levan Akin affronta il tema dell'identità transgender con un tono sorprendentemente leggero, dove il conflitto tra il diverso e la società non è mai appesantito da atmosfere drammatiche o opprimenti. 
Al contrario, il film è permeato da momenti gioiosi, vibranti di vita e colore, con balli e musica che punteggiano la narrazione, creando un equilibrio tra la profondità dei temi trattati e la vitalità dell'esperienza umana.
Questo approccio stilistico alleggerisce il peso del conflitto, trasformando ciò che potrebbe essere una storia dolorosa in un racconto che celebra la resistenza e la ricerca della propria verità. Le scene di festa, spesso piene di energia e spensieratezza, dimostrano come la vita continui a fluire nonostante le difficoltà, e come anche nei momenti di incertezza ci sia spazio per la gioia e la condivisione.
 


Questi momenti rappresentano una forma di liberazione, non solo per i personaggi, ma anche per lo spettatore, che si ritrova coinvolto in un viaggio emotivo più complesso e sfumato di quanto si possa inizialmente immaginare.
La decisione di Levan Akin di non mostrare mai Tekla,la ragazza scomparsa, se non in un finale dai contorni magici, quasi una apparizione, forse il segmento più bello del film, è un espediente narrativo potente, che permette al film di concentrarsi sul vuoto che lascia dietro di sé e sull'eco delle sue scelte nelle vite degli altri. I personaggi parlano della sua assenza, riflettono su di lei, ma nessuno sa veramente se è ancora viva o dove si trovi. Questa incertezza crea una tensione narrativa sottile, che sottolinea il tema dell'invisibilità delle persone transgender nella società e, più ampiamente, di chiunque si trovi ai margini delle norme sociali.
Il contesto sociale e culturale gioca un ruolo fondamentale nel film: Crossing si interroga  sulla rigidità delle aspettative sociali nei confronti dell'identità di genere e il rifiuto implicito di accettare coloro che sfuggono alle definizioni tradizionali. 
Tekla, emblema quasi eroico nella sua assenza, rappresenta la rottura di queste convenzioni, ma lo fa attraverso il filtro delle parole e delle memorie altrui, un fantasma che aleggia etereo sul racconto. In questo senso, la narrazione diventa un'esplorazione del lutto e della perdita, non solo per un individuo che potrebbe non essere più presente, ma anche per un'idea di identità che non può essere controllata o imbrigliata.
La narrazione che in alcuni tratti diventa frammentaria e indiretta si trasforma in  una meditazione sulla memoria e su come costruiamo le identità delle persone a partire dai nostri ricordi di loro. È un film che parla della percezione degli altri e del modo in cui la società etichetta chi si discosta dalle norme, ma lo fa con una delicatezza che lascia spazio alla riflessione personale e soprattutto con una veste di road-buddy movie ci mostra come da un lato il viaggio e la ricerca siano lo scopo della strana coppia di personaggi sulle orme della ragazza, ma dall'altro è anche l'occasione per portare a galla i disagi dei due in una sorta di viaggio catartico e di liberazione.

lunedì 14 ottobre 2024

Light Light Light [aka Vaola Valoa Valoa] ( Inari Niemi , 2023 )

 




Light Light Light (2023) on IMDb
Giudizio : 7.5/10

Light Light Light (Valoa Valoa Valoa), diretto da Inari Niemi, è un film intenso e poetico che mescola abilmente temi sociali, storici e antropologici. Ambientato durante l'estate del 1986, quando l'esplosione di Chernobyl scuote l'Europa, il film segue Mariia, una quindicenne che vive in un piccolo villaggio finlandese. La sua esistenza tranquilla viene sconvolta non solo dal timore delle radiazioni provenienti dalla vicina Ucraina, ma anche dall'arrivo di Mimi, una ragazza un po’ sopra le righe ma  che porta una ventata di luce e caos nella sua vita. 

Questa relazione estiva e travolgente diventa il punto focale del racconto, in un intreccio di amore adolescenziale, trauma e perdita e sarà talmente potente e totalizzante da gettare ombre sulla vita di Mariia dopo molti anni, quando una volta adulta torna dalla madre nel suo villaggio natale.

Il film affronta con delicatezza la scoperta della sessualità e dell'identità di genere in un contesto rurale e isolato. La relazione tra Mariia e Mimi esplora il risveglio dell'amore lesbico, inserendosi nella più ampia tradizione del cinema queer e venendo riconosciuto per il suo contributo alla rappresentazione LGBTQ+ (ha infatti vinto il premio Queer Film of the Year). 




Il contesto storico dell'incidente di Chernobyl, simbolo del disastro e della paura, crea un parallelo con il tumulto emotivo vissuto dalle protagoniste, rendendo l'intera vicenda un racconto di "esplosioni" personali e collettive.

La pellicola esplora anche la fragilità della vita e la paura dell'ignoto, temi amplificati dalla minaccia radioattiva di Chernobyl, che diventa una metafora del pericolo invisibile ma onnipresente che grava sui personaggi. 

Mariia, nel presente, ritorna al villaggio per assistere la madre malata, e questi temi si intersecano con quelli della cura e del passaggio generazionale, offrendo riflessioni sulla memoria e sulle scelte impossibili fatte nella giovinezza.

Il racconto, po’ coming of age, un po’ dramma esistenziale, esplora inoltre le tematiche relative alle famiglie disfunzionali, ai rifiuti e alle perdite che ne derivano, alla mancanza di una appartenenza famigliare  da parte degli adolescenti  che sfocia nella rabbia e nella ribellione.

La regia di Niemi si distingue per l'uso sapiente della luce, che gioca un ruolo centrale nella narrazione. Come suggerisce il titolo, la luce è usata sia in senso figurato che letterale, illuminando i momenti più dolorosi e trasformando scene altrimenti difficili da guardare in qualcosa di etereo.

venerdì 4 ottobre 2024

Close Your Eyes [aka Cerrar los ojos] ( Victor Erice , 2023 )

 




Close Your Eyes (2023) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Dopo una assenza protrattatsi per oltre 30 anni, torna alla regia il regista spagnolo Victor Erice una delle voci più interessanti e autorevoli del cinema europeo, regista di soli quattro lavori nell'arco di mezzo secolo di attività: Close Your Eyes, presentato a Cannes dove avrebbe meritato ben altri palcoscenici rispetto a quelli dove lo hanno relegato nel corso della rassegna, si presenta come una opera che può anche apparire complessa , soprattutto per la sua robusta stratificazione sia narrativa che tematica, ma che per chi conosce almeno un po' l'opera del cineasta spagnolo, appare pienamente coerente con il suo stile.
Durante le riprese di un film l'attore protagonista scompare nel nulla, e dopo una indagine forse frettolosa le autorità ne decretano la più che probabile morte per suicidio basandosi sul ritrovamento della auto e di alcuni effetti personali sul bordo di una alta scogliera. La lavorazione del film viene sospesa e il regista  alla sua opera seconda , nonchè amico dell'attore scomparso, costernato dall'evento, si ritira a vita privata in una specie di camping scalcinato in riva al mare.
Oltre vent'anni dopo una stazione televisiva riprende il caso della scomparsa di Julio Arenas, l'attore, e invita il regista Miguel Garay ad intervenire ad un programma che tratta appunto del caso.
Apparentemente malvolentieri Garay accetta , probabilmente con la segreta speranza di poter finalmente sapere che cosa sia successo al suo amico, ritrovandosi dopo tanti anni ad inseguire un ombra scomparsa nel nulla.



La memoria, tema centrale ed asse portante dell'opera , è trattata sia a livello individuale che collettivo. La scomparsa di Julio Arenas rappresenta una perdita per chi lo conosceva, ma anche un vuoto nella storia del cinema stesso. La sua assenza diventa un riflesso dell'amnesia collettiva: la capacità di ricordare è costantemente minacciata dal rischio di dimenticare. Il tentativo del regista Miguel Garay di riscoprire cosa sia successo al suo amico diventa una ricerca del passato, nel tentativo di colmare i vuoti lasciati dal tempo, ma soprattutto è una profonda riflessione su come l'oblio sia l'anticamera dell'amnesia, di come la memoria perde la sua forza ogni qual volta le tenebre dell'oblio nascondono tutto.
L’amnesia è simbolicamente legata all'oblio che minaccia ogni essere umano e ogni opera d’arte. Erice ci invita a riflettere su come la memoria non sia mai completa, ma piuttosto una ricostruzione frammentaria e soggettiva. 
Come nei suoi precedenti film, il passato non è mai del tutto chiaro, e il presente è costantemente invaso dai ricordi e dalle immagini sbiadite del tempo trascorso.
L'identità è invece l'altro tema in cui rientra anche il ruolo dell'attore e quindi del Cinema come mezzo di narrazione; Erice tratta sempre il Cinema come un gioco di ombre in cerca di identità  e   Julio Arenas, l’attore scomparso, rappresenta una figura ambigua: da una parte è un uomo reale, con una vita personale; dall'altra è un attore, la cui esistenza si dissolve nei ruoli che interpreta. Questa duplicità è alla base del concetto di identità fluttuante che Erice esplora, dove la persona e il personaggio si mescolano e confondono.
La scomparsa di Julio può essere vista come una metafora della scomparsa dell'attore una volta che il film finisce: l’attore, contenitore di sogni e realtà, di identità e di doppiezze esiste solo nel momento della performance, poi scompare, diventando un ricordo nella mente degli spettatori. 
Il film invita a riflettere su cosa significhi essere un attore, un mestiere che richiede la continua perdita di sé, dove l'identità individuale è sacrificata in favore della finzione e tra i tanti che hanno affrontato questa tematica risulta sicuramente tra i più efficaci.

mercoledì 2 ottobre 2024

Club Zero ( Jessica Hausner , 2023 )




 

Club Zero (2023) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

In uno spazio-tempo che è quasi avulso dalla realtà, in un istituto dove si respira sin da subito l'aria della disciplina e del controllo quasi fosse un film di Michael Haneke, un gruppo di adolescenti viene affidato alle cure di Miss Novak, una insegnante appena giunta sul posto, la quale sin da subito cerca di stabilire coi suoi allievi un clima di unione quasi religioso; seguendo un percorso tra il misterico e l'iniziatico l'insegnante ben presto prenderà il controllo delle menti ( e non solo) dei ragazzi.
Club Zero, ultima opera  di Jessica Hausner è un film che tocca temi profondi e controversi, come il plagio psicologico sugli adolescenti, l’alimentazione trasformata in una fede quasi religiosa e il controllo esercitato sui più vulnerabili. La regista austriaca si avvale del suo stile freddo e minimalista per esplorare il mondo claustrofobico di un'élite scolastica, dove una nuova insegnante, Miss Novak (Mia Wasikowska), introduce ai suoi studenti l’idea di una nutrizione "alternativa", che si trasforma gradualmente in un culto distruttivo.
Uno dei temi centrali del film , affrontato dalla regista con la consueta prospettiva fortemente critica socialmente , è il plagio mentale che si può esercitare sugli adolescenti, una fascia della popolazione particolarmente suscettibile a influenze esterne. 



Miss Novak sfrutta il bisogno di appartenenza e il desiderio di controllo dei suoi studenti, manipolandoli attraverso le sue teorie sull'alimentazione; quest'ultimi a loro volta, in cerca di un'identità e di una guida, cadono facilmente nella trappola della convinzione di fare parte di un gruppo esclusivo e “illuminato”. Hausner ritrae perfettamente la vulnerabilità di questi giovani, evidenziando come le figure autoritarie possano plasmare i loro pensieri e comportamenti, arrivando a far loro abbracciare pratiche autolesioniste. Questo plagio psicologico, sottilmente introdotto e gradualmente amplificato, sottolinea la pericolosità delle sette mentali che possono nascere da idee apparentemente innocue.
L'ossessione per l'alimentazione diventa, in Club Zero, una vera e propria religione: Miss Novak trasforma il semplice atto del nutrirsi in un rituale spirituale, convincendo i ragazzi che possono trascendere i bisogni fisici e raggiungere uno stato superiore riducendo al minimo l’assunzione di cibo. 
Il film esplora la metafora della fede cieca ( tornando circolarmente ad uno dei temi più cari alla regista viennese, dove la scienza dell’alimentazione viene sostituita da un dogma. In un mondo sempre più ossessionato dalle diete e dai regimi alimentari, Hausner critica in modo tagliente l’idea di salute e purezza che diventa ideologia, sottolineando i pericoli delle mode alimentari estreme. L’alimentazione, solitamente una fonte di nutrimento e vita, viene capovolta in uno strumento di controllo e negazione del corpo.
L'opera di Jessica Hausner affronta anche il tema del controllo sugli individui più deboli, rappresentati dagli studenti che, sotto la guida della loro insegnante, perdono progressivamente la capacità di pensare in modo autonomo. 
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