venerdì 4 ottobre 2024

Close Your Eyes [aka Cerrar los ojos] ( Victor Erice , 2023 )

 




Close Your Eyes (2023) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Dopo una assenza protrattatsi per oltre 30 anni, torna alla regia il regista spagnolo Victor Erice una delle voci più interessanti e autorevoli del cinema europeo, regista di soli quattro lavori nell'arco di mezzo secolo di attività: Close Your Eyes, presentato a Cannes dove avrebbe meritato ben altri palcoscenici rispetto a quelli dove lo hanno relegato nel corso della rassegna, si presenta come una opera che può anche apparire complessa , soprattutto per la sua robusta stratificazione sia narrativa che tematica, ma che per chi conosce almeno un po' l'opera del cineasta spagnolo, appare pienamente coerente con il suo stile.
Durante le riprese di un film l'attore protagonista scompare nel nulla, e dopo una indagine forse frettolosa le autorità ne decretano la più che probabile morte per suicidio basandosi sul ritrovamento della auto e di alcuni effetti personali sul bordo di una alta scogliera. La lavorazione del film viene sospesa e il regista  alla sua opera seconda , nonchè amico dell'attore scomparso, costernato dall'evento, si ritira a vita privata in una specie di camping scalcinato in riva al mare.
Oltre vent'anni dopo una stazione televisiva riprende il caso della scomparsa di Julio Arenas, l'attore, e invita il regista Miguel Garay ad intervenire ad un programma che tratta appunto del caso.
Apparentemente malvolentieri Garay accetta , probabilmente con la segreta speranza di poter finalmente sapere che cosa sia successo al suo amico, ritrovandosi dopo tanti anni ad inseguire un ombra scomparsa nel nulla.



La memoria, tema centrale ed asse portante dell'opera , è trattata sia a livello individuale che collettivo. La scomparsa di Julio Arenas rappresenta una perdita per chi lo conosceva, ma anche un vuoto nella storia del cinema stesso. La sua assenza diventa un riflesso dell'amnesia collettiva: la capacità di ricordare è costantemente minacciata dal rischio di dimenticare. Il tentativo del regista Miguel Garay di riscoprire cosa sia successo al suo amico diventa una ricerca del passato, nel tentativo di colmare i vuoti lasciati dal tempo, ma soprattutto è una profonda riflessione su come l'oblio sia l'anticamera dell'amnesia, di come la memoria perde la sua forza ogni qual volta le tenebre dell'oblio nascondono tutto.
L’amnesia è simbolicamente legata all'oblio che minaccia ogni essere umano e ogni opera d’arte. Erice ci invita a riflettere su come la memoria non sia mai completa, ma piuttosto una ricostruzione frammentaria e soggettiva. 
Come nei suoi precedenti film, il passato non è mai del tutto chiaro, e il presente è costantemente invaso dai ricordi e dalle immagini sbiadite del tempo trascorso.
L'identità è invece l'altro tema in cui rientra anche il ruolo dell'attore e quindi del Cinema come mezzo di narrazione; Erice tratta sempre il Cinema come un gioco di ombre in cerca di identità  e   Julio Arenas, l’attore scomparso, rappresenta una figura ambigua: da una parte è un uomo reale, con una vita personale; dall'altra è un attore, la cui esistenza si dissolve nei ruoli che interpreta. Questa duplicità è alla base del concetto di identità fluttuante che Erice esplora, dove la persona e il personaggio si mescolano e confondono.
La scomparsa di Julio può essere vista come una metafora della scomparsa dell'attore una volta che il film finisce: l’attore, contenitore di sogni e realtà, di identità e di doppiezze esiste solo nel momento della performance, poi scompare, diventando un ricordo nella mente degli spettatori. 
Il film invita a riflettere su cosa significhi essere un attore, un mestiere che richiede la continua perdita di sé, dove l'identità individuale è sacrificata in favore della finzione e tra i tanti che hanno affrontato questa tematica risulta sicuramente tra i più efficaci.
Victor Erice ha sempre avuto una visione del cinema come mezzo per esplorare la realtà, ma anche come strumento che crea una sua propria realtà; in Close Your Eyes, il confine tra realtà e finzione è costantemente sfumato. Il cinema viene rappresentato come il luogo dove passato e presente si incontrano, dove il ricordo può essere preservato, ma mai pienamente.
Il cinema, per Erice, è uno strumento imperfetto ma potente, capace di catturare frammenti di vita, ma anche di distorcere e manipolare. 
Miguel Garay, il regista all’interno del film, si scontra con l’incapacità del cinema di ricostruire completamente il passato, poiché ogni immagine è una finzione, anche quando sembra rappresentare la realtà. 
Il tempo è una forza invisibile che permea tutta la narrazione. La scomparsa di Julio Arenas diventa una riflessione sulla precarietà: tutto, compresa la fama e la bellezza, è destinato a svanire. Erice, come ne Lo spirito dell’alveare ed  El Sur,  esplora il passare del tempo come una dimensione quasi fisica, in grado di scolpire la memoria e di creare vuoti. I personaggi del film sono intrappolati in un presente continuamente invaso dal passato, dove il futuro sembra un orizzonte sfuggente, dove i piani temporali spesso collidono e si intersecano per poi rimodellarsi sullo schermo grazie al potere ristrutturante che possiede il Cinema.
Le lunghe inquadrature e i silenzi carichi di significato sono strumenti che Erice utilizza per sottolineare l’inesorabile passaggio del tempo. Il tempo, nel film, non è lineare ma circolare, con eventi passati che si ripresentano sotto forma di ricordi, di filmati incompleti o di dialoghi sospesi. 
Il cinema stesso diventa un tentativo, sempre fallace, non solo di fermare il tempo, ma di ricreare qualcosa che non esiste o si è perso per sempre.
Il tema dell’assenza è trattato in modo quasi fisico. Julio Arenas è un assente che tuttavia domina la scena: la sua mancanza si sente ovunque, e i personaggi non fanno altro che parlare di lui, ricordarlo, cercarlo. Erice costruisce il film attorno all’idea che l’assenza può essere altrettanto potente della presenza, un concetto che si riflette anche nel modo in cui l’attore scompare dal campo visivo per continuare a vivere nella memoria.
Questa tensione tra assenza e presenza riflette anche l'esperienza sensoriale di chi guarda: il cinema, infatti, è un’arte dell’assenza, dove ciò che vediamo è solo un’ombra del reale, e dove l'illusione della presenza è costantemente messa in discussione.
Per Erice  il cinema  diventa uno strumento di immortalità, capace di trattenere volti, voci e momenti che altrimenti sarebbero destinati a perdersi. Ma al contempo,  è anche un’illusione, incapace di fermare davvero il flusso del tempo o di restituire pienamente il passato.
Questa duplicità dell'arte cinematografica, come mezzo per preservare e al tempo stesso distorcere il ricordo, è uno dei pilastri filosofici del film.
Il regista getta sul film il suo messaggio che ogni film sia un tentativo di catturare la vita, ma anche che ogni immagine sia destinata a svanire una volta che il proiettore si spegne, come avviene nel sottofinale.
In Close Your Eyes, Víctor Erice crea un'opera stratificata, dove ogni tematica si riflette nelle altre, dando vita a un film che è, allo stesso tempo, un giallo esistenziale, una riflessione filosofica e una celebrazione della potenza del cinema. Le tematiche del ricordo, dell’oblio, dell’identità, del tempo e del ruolo del cinema si intrecciano, trasformando l’opera in un’esperienza contemplativa e intellettualmente stimolante, certamente non respingente ma che richiede un minimo di compromesso con la sua struttura.
L'opera di Erice è comunque un grande film, dal messaggio sfaccettato ma potente e che invita alla riflessione, di certo tra i lavori più belli su questo tipo di tematiche che sa coinvolgere sfruttando a pieno il potere magico del Cinema.

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