Giudizio: 9/10
Il fiume Inguri nasce dalle catene montuose della Georgia che toccano i 4000 metri e prima di gettarsi nel Mar Nero segna il confine tra la Georgia stessa e la Repubblica Autonoma di Abkhazia, autoproclamatasi indipendente , in conflitto dichiarato da ormai più di due decenni.
Il fiume in primavera, gonfio d’acqua per il disgelo trasporta a valle una gran quantità di detriti che depositandosi creano delle piccole isole composte da terreno fertile e che gli abitanti del luogo usano come terreno di coltura utile per le scorte invernali.
Il vecchio con la barca si avvicina all’isolotto e quasi ripetendo un rito ancestrale ne tasta la consistenza ed il sapore del terreno per poi piantare uni stendardo come farebbe un pioniere che cerca fortuna oltre la frontiera.
Giorno dopo giorno l’uomo, in compagnia della nipote adolescente, costruisce la sua dimora provvisoria, ara il terreno , lo annaffia , riposa scaldandosi al sole dell’ormai prossima estate, consuma i suoi pasti a base di pesce appena pescato o essiccato; in breve l’isolotto diventa una rigogliosa piantagione di mais.
La calma del fiume è rotta solo dal frequente via vai di barche in ricognizione, ora abkhaze ora georgiane, e dal rumore degli spari che giungono dalla terra ferma; la guerra è lì ad un passo ma sembra diluita nel paesaggio dominato dalla natura almeno fino a quando un soldato georgiano ferito trova riparo tra le alte piante di mais.
Il vecchio, abkhazo, presta soccorso all’uomo inseguito dai nemici e dai connazionali che vogliono metterlo in salvo, finchè il soldato non lascerà l’isola ritornando alla sua sporca guerra.