mercoledì 30 agosto 2023

Full River Red / 满江红 ( Zhang Yimou / 张艺谋 , 2023 )

 




Full River Red (2023) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Sono trascorsi 35 anni ( e 25 film) da quando la carriera straordinaria di Zhang Yimou ha preso il via, facendo sì che il regista cinese venga universalmente riconosciuto come uno tra i più grandi cineasti viventi, avendo ormai abbattuto anche le ultime barriere culturali-nazionali che relegavano gli autori orientali in un limbo informe visto con una certa indifferenza dal mondo occidentale.
Zhang è regista che soprattutto , e basta scorrere semplicemente i titoli dei suoi lavori, ha esplorato praticamente tutti i generi , muovendosi tra il film a sfondo sociale (con tanto di guai con la censura cinese) a quelli storici, dal kolossal al remake, autentiche citazioni cinematografiche, dal film patriottico con robusta dose di propaganda, al wuxia.
Nella sua ultima fatica , Full River Red, mette in piedi una operazione che cerca con molta ambizione (ma se non lo fa lui chi può?...) di riunire in 3 ore  sprazzi di tutti i generi, partendo da una base, quella del kolossal storico, di sicuro impatto con continui cambi di registro che spaziano praticamente su numerosi generi.
Il collante di questa operazione risiede fondamentalmente nella grande maestria nella regia e nella messa in scena, nell'accuratezza formale che diventa stile che sono i pilastri del percorso cinematografico di Zhang perlomeno in questa seconda fase della carriera.



La trama potrebbe essere raccontata in cinque righe o in un trattato, a seconda di quanto si voglia scoprire le carte di un film che invece fa dell'intreccio , dell'ambiguità e dei clamorosi colpi di scena la vera essenza che riesce a catturare lo spettatore (l'opera è tuttora uno dei film più ricchi del botteghino in Cina e comunque quello che ha incassato di pù tra quelli del regista).
Il periodo storico in cui è ambientato Full River Red è il XII secolo, Dinastia Song ; per cercare di sedare la rivolta del popolo Jin il primo ministro dell'impero, Qin Hui, organizza ai confini del paese un incontro con un messo dei ribelli; quest'ultimo però viene ucciso e la lettera che doveva consegnare al ministro sparita; nel proverbiale clima di sospetto che regna in ogni corte due soldati di rango inferiore , un capitano, Sun Jun e un militare semplice Zhang Da vengono incaricati , non certo per fiducia, di risolvere il caso e recuperare la lettera entro poche ore, pena la morte.
Ci fermiamo qui , perchè di fatto questo è il nucleo narrativo sufficiente per una sinossi che non sveli , anche perchè l'opera di Zhang è molto giocata sul sospetto, sull'apparenza, su quello che è realmente a fronte di quello che appare, tutto piuttosto difficile da raccontare senza cadere in trappola.
Ovviamente Full River Red è moltissimo altro, anche troppo verrebbe da dire , perchè, giusto per raccontare quello che ha convinto meno del film, il difetto principale è proprio la ridondanza narrativa che solo parzialmente la bravura indiscussa di Zhang riesce a governare.
Una ridondanza che non è solo sostanziale, legata cioè al racconto e alla trama con le tematiche più o meno nascoste, ma anche strutturale: i fin troppo rapidi cambi di registri che fanno sì che non è difficile assistere ad una battuta demenziale nel bel mezzo di una climax drammatico, effettivamente spiazza, seppur appare chiaro che è un espediente utilizzato dal regista per accentuare ulteriormente la commistione di stili, quasi dovesse diventare , il film, un compendio di tutti i generei trattati dal regista nella sua luminosa carriera.

martedì 29 agosto 2023

Safe Place ( Juraj Lerotic , 2022 )

 




Safe Place (2022) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

E' un esordio tanto folgorante quanto carico di dramma quello del regista croato Juraj Lerotic con Safe Place, opera che ha raccolto una enorme mole di riconoscimenti in ogni angolo del mondo; un'opera prima che mostra la grande maturità del regista e la impronta stilistica e che , soprattutto, lascia filtrare con lo scorrere lento della storia e delle immagini tutto il dolore personale del regista che si è ispirato ad una pagina intima della sua vita. 
Già il solo fatto di avere avuto il coraggio di prendere di petto una esperienza così tragica per poterla raccontare attraverso il cinema dimostra la grande onestà intellettuale di Lerotic oltre che, come dimostra la pellicola, la profonda sincerità che si percepisce nel racconto.
Il film si svolge nell'arco di circa 24 ore, un lasso di tempo che però molto spesso nell'incedere della storia sembra dilatarsi all'infinito: in queste ore seguiamo Damir, un giovane affetto da una grave crisi depressiva che tenta il suicidio e gli sforzi compiuti dal fratello Bruno ( il regista che interpreta se stesso sotto mentite spoglie) e dalla madre per cercare di risolvere il problema enorme in contrasto con un ambiente esterno con cui debbono relazionarsi in cui prevale la superficialità e l'indifferenza.



Safe Place si apre con una scena fissa magistrale: uno scorcio qualsiasi della periferia di Zagabria, passanti , macchine ferme, un movimento compassato nell'insieme che improvvisamente viene rotto da un uomo che corre, entra in un portone, apre la porta a calci: è Bruno che corre a casa del fratello dopo che questi ha tentato il suicidio e lo vediamo al cambio di scena abbattere anche la porta di casa e trovare il fratello in un lago di sangue.
Da quel momento, dapprima con il personale dell'ospedale, quindi con i solerti e ottusi poliziotti, Bruno e la madre, prontamente accorsa da Spalato, metteranno in piedi una lotta impari contro il male che assilla Damir per cercare di proteggerlo come solo una famiglia sana può tentare di fare.
Lerotic sgombra subito il campo da fastidiosi equivoci: non c'è nulla che possa creare tensione sulla sorte di Damir, una magnifica scena in ospedale, tra sogno e realtà, ci farà immediatamente capire che il ragazzo morirà, e noi per la restante ora e mezzo vedremo il dramma del giovane ma anche quello di Bruno e della madre che saranno disposti a tutto pur di salvarlo, a costo di commettere dei chiarissimi reati.
E' un film triste come pochi Safe Place, ma è una tristezza ben poco ostentata o spettacolarizzata, piuttosto oserei dire sostanziale sostenuta da una massiccia dose di tenerezza, racchiusa in un nucleo di dolore che riesce difficile da essere spostato: la giovane vita di Damir persa nella depressione, nell'enorme tragedia che vive dentro, nell'incapacità di capire se stesso e il quando è iniziato tutto; dall'altra parte c'è una famiglia che non si arrende, che tenta ogni gesto per ricoprire di attenzioni e di affetto il ragazzo, che crede che solo il legame famigliare possa contrastare l'indifferenza e la mancanza di sensibilità che li circonda. 

lunedì 21 agosto 2023

Asteroid City ( Wes Anderson , 2023 )

 




Asteroid City (2023) on IMDb
Giudizio: 4.5/10

Cosa si può dire di un film il cui unico momento che merita di essere citato è la scena finale sui titoli di coda sostenuta da una simpatica canzonetta?  Asteroid City , ultimo lavoro di Wes Anderson , è , purtroppo mestamente, il film in questione, e in questo caso a poco valgono le consuete diatribe fideistiche tra adoratori del regista americano e suoi feroci detrattori: anche le schiere molto nutrite, almeno fino a qualche tempo fa, di fans sfegatati sono rimaste con l'amaro in bocca , sorrette solo da una sorta di adorazione aprioristica che lascia però il tempo che trova.
Come è facile capire quindi sarà molto più semplice e immediato, direi quasi scontato, elencare tutto ciò che non funziona nel film, anche se forse sarebbe il caso di cominciare ad analizzare cosa non convince più nel Cinema di Anderson, da diverso tempo ormai incastrato e impantanato in una palude ispirativa dalla quale stenta ad uscire.
Asteroid City, presentato a Cannes, dove il regista americano era stato solo un'altra volta è un lavoro del quale , come già anticipato, non è semplice parlare: da un lato possiede trama e contenuti appena accennati e anche piuttosto confusi, dall'altra il film si erge come l'ennesima dimostrazione narcisistica  da parte del regista che appare interessato a consolidare il suo stile fino a renderlo puro e semplice manierismo, con la inevitabile carrellata di tutto ciò che Anderson ha reiterato nel tempo fino a renderlo il suo inconfondibile marchio di fabbrica.



In effetti bastano i primi minuti di visione per capire che siamo di fronte ad un'opera del regista texano: un narratore racconta di un drammaturgo che sta scrivendo una piece teatrale che poi un regista porterà sugli schermi; il bianco e nero che gioca a rimpiattino col colore sgargiante fumettistico che ci presenta una città quasi fantasma nel mezzo del deserto, la Asteroid City del titolo, modello film western aggiornato nei meravigliosi anni 50 americani; qui si respira la paranoia e il terrore americano di quegli anni: gli esperimenti nucleari per fortificare la guerra fredda e il timore dell'assalto alieno dallo spazio infinito; in questa parodia di città infatti, tremila anni fa, è piombato un asteroide che ha lasciato un bel buco per terra, attrazione turistica infilata nel bel mezzo del deserto.
In questa località si radunano un po' di persone per partecipare ad una premiazione che intende esaltare i giovani genii dell'astrofisica e delle invenzioni.
Il film di Anderson racconta di questa reunion piuttosto sgangherata, dei giovani genii all'opera, dei loro accompagnatori, dell'arrivo di un astronave alinea , di una quarantena imposta dalle autorità in seguito all'incontro ravvicinato.
Ce ne sarebbe per mettere su almeno una commediola divertente, invece si accenna al clima degli anni 50, si scimmiotta il western, si finge di essere interessati all'esplorazione psicologica dei personaggi , alcuni dei quali con un bel carico potenziale di problematiche, si divaga sulla reazione alla certezza che non siamo soli nell'universo e altre amenità simili, con un paio di deragliamenti sconcertanti ( la scena in bianco e nero sulle scale antincendio tra il protagonista e il personaggio di Margot Robbie è una botta di ruffianaggine degna di una telenovela messicana) e per finire il brivido fugace quasi subliminale del nudo integrale di Scarlett Johansson.
Condividi