Giudizio: 8.5/10
E' un esordio tanto folgorante quanto carico di dramma quello del regista croato Juraj Lerotic con Safe Place, opera che ha raccolto una enorme mole di riconoscimenti in ogni angolo del mondo; un'opera prima che mostra la grande maturità del regista e la impronta stilistica e che , soprattutto, lascia filtrare con lo scorrere lento della storia e delle immagini tutto il dolore personale del regista che si è ispirato ad una pagina intima della sua vita.
Già il solo fatto di avere avuto il coraggio di prendere di petto una esperienza così tragica per poterla raccontare attraverso il cinema dimostra la grande onestà intellettuale di Lerotic oltre che, come dimostra la pellicola, la profonda sincerità che si percepisce nel racconto.
Il film si svolge nell'arco di circa 24 ore, un lasso di tempo che però molto spesso nell'incedere della storia sembra dilatarsi all'infinito: in queste ore seguiamo Damir, un giovane affetto da una grave crisi depressiva che tenta il suicidio e gli sforzi compiuti dal fratello Bruno ( il regista che interpreta se stesso sotto mentite spoglie) e dalla madre per cercare di risolvere il problema enorme in contrasto con un ambiente esterno con cui debbono relazionarsi in cui prevale la superficialità e l'indifferenza.
Safe Place si apre con una scena fissa magistrale: uno scorcio qualsiasi della periferia di Zagabria, passanti , macchine ferme, un movimento compassato nell'insieme che improvvisamente viene rotto da un uomo che corre, entra in un portone, apre la porta a calci: è Bruno che corre a casa del fratello dopo che questi ha tentato il suicidio e lo vediamo al cambio di scena abbattere anche la porta di casa e trovare il fratello in un lago di sangue.
Da quel momento, dapprima con il personale dell'ospedale, quindi con i solerti e ottusi poliziotti, Bruno e la madre, prontamente accorsa da Spalato, metteranno in piedi una lotta impari contro il male che assilla Damir per cercare di proteggerlo come solo una famiglia sana può tentare di fare.
Lerotic sgombra subito il campo da fastidiosi equivoci: non c'è nulla che possa creare tensione sulla sorte di Damir, una magnifica scena in ospedale, tra sogno e realtà, ci farà immediatamente capire che il ragazzo morirà, e noi per la restante ora e mezzo vedremo il dramma del giovane ma anche quello di Bruno e della madre che saranno disposti a tutto pur di salvarlo, a costo di commettere dei chiarissimi reati.
E' un film triste come pochi Safe Place, ma è una tristezza ben poco ostentata o spettacolarizzata, piuttosto oserei dire sostanziale sostenuta da una massiccia dose di tenerezza, racchiusa in un nucleo di dolore che riesce difficile da essere spostato: la giovane vita di Damir persa nella depressione, nell'enorme tragedia che vive dentro, nell'incapacità di capire se stesso e il quando è iniziato tutto; dall'altra parte c'è una famiglia che non si arrende, che tenta ogni gesto per ricoprire di attenzioni e di affetto il ragazzo, che crede che solo il legame famigliare possa contrastare l'indifferenza e la mancanza di sensibilità che li circonda.
In mezzo c'è però un oceano infinito di amore fraterno e filiale, una disperata certezza ( o forse illusione) che l'involucro della famiglia possa proteggere da ogni colpo esterno compreso quello che viene inferto dalla malattia, c'è una continua dimostrazione di legame famigliare saldo che sa però generare una tragedia interiore.
Lerotic, e questo è un grandissimo merito, degno di un regista di grandi capacità e maturità, riesce a raccontare tutto con il giusto tono, spesso quasi sussurrato, con le opportune immagini, quasi sempre ferme, impassibili di fronte al dramma che si sta consumando, come fossero le quinte di un teatro nel quale viene rappresentata una tragedia dalle dimensioni enormi.
E infine ci sono poi alcuni momenti, quasi fugaci, che commuovono oltre ogni limite: il frammento in cui vediamo Damir a bordo di una piscina che guarda nella camera da presa con la sua camicia sportiva di cui capiamo finalmente il significato circondato di ragazzini che si tuffano ( che poi è la foto della locandina del film), oppure l'urlo della madre che chiude il dramma, o le corse di Bruno nei luoghi dove il fratello sarebbe potuto andare ad uccidersi.
Grazie anche alle straordinarie interpretazioni di Goran Markovic (Damir) e dello stesso Juraj Lerotic (Bruno), Safe Place risulta senza dubbio uno dei film che più rimangono impressi della scorsa stagione, una pellicola capace di affrontare con onestà, misura e intensità una problematica che troppo spesso vediamo trattata in maniera superficiale e dozzinale: il disagio psicologico trova nel film di Lerotic una magnifica espressione di tragica bellezza e di compassione che colpisce e che sa commuovere nel profondo.
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