Giudizio: 8/10
Dopo aver prestato fattivamente la sua immagine universalmente riconosciuta alla costruzione di una delle operazioni commerciali cinematografiche più significative e di grosso impatto degli ultimi anni dirigendo The Great Wall , lavoro che ha attirato critiche fin troppo feroci, Zhang Yimou con Shadow sembra tornare al dramma ad ambientazione storica con forti influssi wuxia, quel vasto genere cinematografico che il regista cinese ha sempre privilegiato nei suoi lavori occupandosi di epoche storiche diversissime ma sempre con grande attenzione all'aspetto umano.
Shadow in effetti sembra voler richiamare alla mente la storia tinta di mitologia che già abbiamo apprezzato in Hero ,in La foresta dei pugnali volanti e in Curse of the Golden Flower , se non altro perchè il racconto è ambientato , in maniera molto libera a dire il vero, durante il Periodo dei Tre Regni con l'inevitabile rimando all'epico Romanzo dei Tre Regni del XIV secolo.
Se quindi l'impianto generale del lavoro è chiaramente di tipo storico e se nel suo andamento generale racconta le trame di palazzo , le vendette, i tradimenti e tutto ciò che ogni corte reale o imperiale si tira dietro, Shadow è anche molto altro, grazie al tocco personale che Zhang ha saputo infondere all'insieme della storia.
Il frequente rimando al simbolismo del dualismo Yin-Yang attraverso il Taijitu, emblema appunto del concetto filosofico taoista, segna subito il percorso su cui Shadow si muoverà: quello del dualismo tra bene e male, luce ed ombra appunto.
E l'ombra è quella che un campagnolo dalla somiglianza straordinaria con il comandate supremo delle armate del Regno di Pei viene assoldato ad interpretare per proteggere il vero eroe dai pericoli che si aggirano nella corte di un Re ben poco capace di far fronte alle minacce del vicino regno nemico, usanza pare molto diffusa all'epoca per fuggire agli agguati sempre possibili nelle lotte di potere che si consumavano nelle corti.
L'ombra impersona il grande guerriero, un personaggio scomodo per il sovrano in quanto amatissimo e stimatissimo per il suo coraggio e la sua fedeltà, vive una nuova vita che lo ha strappato da un destino da contadino, nessuno è in grado di riconoscere che non è il grande generale che da parte sua vive nascosto nei sotterranei del palazzo, ferito pronto a dargli disposizioni.
Ma la vita dell'ombra poco alla volta si consolida nella luce, la nuova identità si fa strada in lui e lo spinge a volersi appropriare di tutto quello che appartiene al vero generale, affetti compresi. Il dualismo trona ancora nell'animo dell'ombra: il bene ed il male che si combattono in lui, la fedeltà e la spinta a dare libertà alla propria esistenza.
Ben presto la storia dell'ombra e della corte di Pei, citando in maniera non sappiamo quanto voluta il Kurosawa di Kagemusha, l'ombra del guerriero, si avvia lungo i binari del dramma shakesperiano e si interseca con la lotta per il potere, con le battaglie per la conquista della città contesa, con la resa dei conti del sovrano con l'ombra e con il generale, ai tormenti della moglie del grande guerriero che vede vacillare la sua fedeltà.